Dal Purgatorio al Paradiso: Catania 2005/06, la rinascita
È il 1994: il Catania, ammesso in sovrannumero nel girone A di Eccellenza, si classifica terzo e viene ripescato in D. Nel cuore degli appassionati, però, c’è una ferita che difficilmente può rimarginarsi. La società l’anno prima non si è iscritta alla C1 per colpa di una fideiussione e la battaglia legale non ha avuto esito positivo. I fasti di un tempo, secondo molti, sono ormai irraggiungibili.
Eppure, è da lì che comincia una nuova, bellissima storia. L’anno dopo, i rossazzurri tornano tra i professionisti, venendo promossi in C2. Nel 1999, è C1 al termine di un appassionante duello col Messina. Nel 2002, dopo i playoff vinti contro Pescara e Taranto, la Serie B diventa realtà per la prima volta dal 1987, grazie ai Gaucci proprietari, a Ciccio Graziani e Maurizio Pellegrino in panchina e ai gol del fratello di Roberto Baggio, Eddy.
Il 9 maggio 2002 viene ricordato dai tifosi catanesi col club 9 maggio nella tribuna B dello stadio Cibali, quell’anno divenuto Angelo Massimino in memoria del presidente scomparso nel 1996 che, anche in Eccellenza, non aveva abbandonato la barca.
Ma u liotru, l’elefante, non ha finito di barrire.
Il caso Catania e la nuova proprietà
I tribunali sono ancora protagonisti nella storia del club siciliano nel 2003. La squadra sul campo non riesce a salvarsi, ma con una serie di peripezie giuridiche, le retrocessioni per quell’anno vengono cancellate e il solo Cosenza, per dissesto finanziario, lascia la Serie B a vantaggio della Fiorentina.
Il Catania conduce poi due campionati più tranquilli, giungendo nono e dodicesimo, mentre nel 2004 cambia proprietà: i Gaucci vendono all’imprenditore etneo Nino Pulvirenti, ex patron del Belpasso e dell’Acireale. Con lui arrivano il direttore generale Pietro Lo Monaco e il tecnico Maurizio Costantini, poi sostituito da Nedo Sonetti. Inoltre, dalla società acese vengono prelevati Maurizio Anastasi, Ciro Polito e Orazio Russo.
Pasquale Marino e il Catania che attacca
Nel 2005, Pulvirenti non bada a spese e rivoluziona la rosa: già a gennaio erano giunti Cristian Silvestri e, dal Lecce, Cesar, per puntellare una difesa esperta composta anche da Andrea Sottil, Rocco Sabato e Paolo Bianco, sicura di avere un forte ultimo baluardo nel portiere Armando Pantanelli.
A centrocampo, l’ex Napoli Giorgio Lucenti e Davide Baiocco sono affiancati da Ezio Brevi, la diga mobile giusta per permettere a un trio spettacolare di fare faville: dalla fantasia di Roberto De Zerbi alle accelerazioni di Giuseppe Mascara, pronti a fornire assist alla punta Gionatha Spinesi.
A scrivere lo spartito nella città di Vincenzo Bellini, è uno che nel Catania ci ha giocato, negli anni della promozione in C2, il tecnico marsalese Pasquale Marino, chiamato sulla panchina catanese proprio per la stagione 2005/06, dove può varare un 4-3-3 spregiudicato, che consente anche ricambi importanti, vista la propensione alla corsa e al gioco offensivo dei suoi.
Per questo, giocatori come Giovanni Marchese, Renato Olive (arrivati a gennaio 2006) i già citati Anastasi e Russo, Fabio Caserta e Umberto Del Core permettono una rotazione di qualità, che rende tutti fondamentali nell’economia della squadra.
La Serie B si preannuncia molto combattuta in quell’anno, con avversarie di rilievo quali il Torino, l’Atalanta, il Bologna, il Brescia. Ma il giovane presidente Pulvirenti ha un piano triennale ben preciso, sogna in grande e la piazza con lui.
Un campionato di Serie B senza paura
La truppa agli ordini di Marino esordisce a Piacenza, pareggiando in extremis 1-1. Le prime uscite sono altalenanti: difatti seguono una vittoria casalinga contro il Brescia, una sconfitta a Cesena e un pari con l’Arezzo. Poi due convincenti successi, 2-0 a Bari e un sonoro 4-1 al Massimino ai danni dell’Atalanta, in quel momento già ai piani alti col Mantova.
Tra la settima e la quattordicesima giornata, riprende l’altalena: due vittorie, quattro pareggi e due sconfitte, che però tengono il Catania in gioco, dato che a parte orobici e virgiliani, gli altri battistrada stanno faticando. Eppure, in città non si respira un’aria pesante, quello che ci si augura è di condurre un campionato tranquillo. Ma qui i rossazzurri cambiano passo.Sei successi, cinque consecutivi, con in coda un 1-1 a Bergamo contro l’Albinoleffe. Spinesi si rivela implacabile goleador, Mascara e De Zerbi ispirano. Difficilmente si mantiene la porta inviolata, ma la squadra è uno spettacolo e segna a raffica.
La B, si sa, è un campionato sui generis, perché anche con una retroguardia non eccelsa, se si ha un attacco mitraglia, si può sperare. Così, dopo la sconfitta di Brescia alla ventitreesima, il Catania vince contro il Cesena, pareggia con l’Arezzo e perde a domicilio col Bari, ma alla ventisettesima sbanca l’Atleti Azzurri d’Italia in rimonta, col 2-1 siglato da Mascara, e balza in testa alla classifica superando proprio gli atalantini.
Marino e i suoi viaggiano sulle ali dell’entusiasmo, perché specialmente contro chi sta in alto, gli etnei riescono spesso a fare risultato. 3-2 al Crotone, 1-1 ad Avellino, preambolo a due successi cruciali al Menti di Vicenza e al Massimino sul Mantova, con una tripletta di Peppe Mascara che sa di prova di forza senza appello.
Però non si può abbassare la guardia: il Cesena è lì, minaccioso, e può approfittarne, insieme col Mantova. I catanesi subiscono una battuta d’arresto a Bologna, l’Atalanta torna prima, è il trentaduesimo turno. Mancano dieci gare per sapere se il sogno rimarrà tale o se può diventare una splendida realtà.
L’ultimo respiro: Catania–Albinoleffe
Trentatreesima giornata: pari di Catania e Cesena, Mantova sconfitto a Torino. Tutto uguale, coi rossazzurri secondi a 61 punti, Cesena 58, Mantova 56. Poi il Catania vince tra le mura amiche sulla pericolante Ternana e guadagna tre punti sul Cesena, sconfitto a Torino e sorpassato dai virgiliani.
Adesso in casa granata deve andare proprio la squadra etnea, che starebbe guadagnando un punto prezioso (a segno De Zerbi e Abbruscato) ma un rigore di Rosina al 90’ rimette tutto in discussione. Dalle parti del Danilo Martelli matura solo uno 0-0 contro il Brescia, così al rientro a casa Marino può respirare, ma dietro il Catania la lotta playoff è punto a punto, e il +4 sul terzo posto non è ancora uno scudo sufficiente per proteggere la promozione diretta. Perché l’Atalanta è prima con soli 3 punti di vantaggio, ma il finale di stagione sta facendo vedere i primi segni di fatica, che portano a guardare più indietro che avanti.
Il 36° turno vede uno 0-0 col Rimini, ma ancora una volta il Cesena e il Mantova non ne approfittano. Sette giorni dopo, a Cremona finisce 2-4: Mascara, Spinesi, De Zerbi e Caserta regalano ossigeno puro, rendendo vana la vittoria a Catanzaro del Mantova e tenendo un +5 prezioso. Da dietro però risale il Torino, che è in grandissima forma e si asside a -2 dai biancorossi. La guerra dei nervi continua, il Catania si spegne nei due turni successivi: 0-0 casalingo col Verona e brutto rovescio a Modena, 2-1, negli ultimi minuti di una gara quasi vinta. Il Toro ringrazia e si fa sotto, Catania 69, Torino 67, a tre gare dalla fine.
Ed è proprio quando il pericolo incombe che il carattere dei siciliani fa la differenza. 3-0 al Massimino sul Pescara (2 Spinesi, De Zerbi), granata vincenti sul Rimini. +2 conservato. Penultima giornata, Brescia-Torino 0-1, a Lecce in campo neutro il Catania sconfigge l’ormai retrocesso Catanzaro, con una doppietta di Mascara e un gol di Caserta. Tutto rinviato al 28 maggio 2006, agli ultimi 90 minuti.
Il Torino se la vedrà in casa contro la Cremonese già condannata alla C1; gli etnei, con De Zerbi squalificato, ricevono l’Albinoleffe di Mondonico, ancora in lotta per evitare i playout e quindi motivatissimo. Al Delle Alpi, dopo mezz’ora, una doppietta di Vryzas praticamente chiude i giochi (3-0 finale). Al Massimino, al 15’, Spinesi di testa fa esplodere di gioia i tifosi con la sua 23esima marcatura della stagione. Ma al 41’, Nello Russo pareggia i conti. In quel momento, Catania e Torino sarebbero appaiati a 76 punti, ma con gli scontri diretti a favore dei piemontesi.
Lo spavento dura però solo 9 minuti nella ripresa: Umberto Del Core, entrato al posto di Orazio Russo nell’intervallo, su un lancio di Caserta tocca quel tanto che basta di punta per anticipare il portiere Ginestra in uscita. Con un sospiro lo stadio accompagna la sfera che lemme lemme si insacca per il 2-1 e le urla di gioia di quel momento, nella città ai piedi dell’Etna, non le hanno mai dimenticate.
La gara finisce praticamente lì e la festa può partire. Per la prima volta dal 1984, Catania è in Serie A, è la quinta promozione in 13 anni, coi tifosi che hanno assistito all’impresa di passare dall’Eccellenza all’Olimpo del calcio italiano, spingendo i propri beniamini verso quello che pareva impossibile.
Con onore ed onestà
Fa effetto quel giorno uno striscione del Massimino: “Con onore ed onestà andiamo in A”. Perché in quei giorni lo scandalo Calciopoli è appena scoppiato e sta ridisegnando per sempre le sorti del nostro calcio. E mentre mezza Italia dovrà attaccarsi alle TV in attesa delle sentenze, c’è una città siciliana costruita con la pietra lavica che è ebbra di felicità.
Pasquale Marino è orgoglioso e ringrazia la società nel post-partita per averlo “messo nelle condizioni di lavorare bene”. “È una vittoria - dice l’allenatore - dedicata anche ai due giovani tifosi catanesi, morti mentre andavano a vedere la loro squadra a Lecce (contro il Catanzaro) e a Vincenzo Delvecchio”, ex difensore rossazzurro colto da infarto fatale in campo nell’aprile 2006, durante Cinisi-Trecastagni in Eccellenza.
Il presidente Pulvirenti si gode l’impresa con un anno di anticipo sulla tabella di marcia, pronto per insidiare le grandi della Serie A e porta in massima serie, nel 2006/07, la terza squadra siciliana, con Palermo e Messina, per la prima e unica volta fino ad oggi. L’elefante è tornato.
Racconto a cura di Carmelo Bisucci