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Al di là del muro, Hertha vs Union Berlino

Hertha ed Union. Le due anime calcistiche della capitale tedesca. Un passato da quasi gemellate, dalla lotta contro la DDR alle amichevoli post unificazione. Ora semplicemente i due club che si contendono l’onore di Berlino nel calcio tedesco
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Berliner Derby - Illustrazione Tacchetti di Provincia
" Ragazzi, vi prego. Lasciate perdere, non vincete questa partita "

Pare difficile da credere, ma questa frase sembra sia stata detta da un allenatore di calcio, tal Hannes Bongartz, ai suoi ragazzi del Wattenscheid.

È l’11 novembre 1989, e la squadra di mister Bongartz sta giocando una partita amichevole contro l’Hertha Berlino all’Olympiastadion.

Ma con una particolarità: sugli spalti non ci sono solo i soliti 10-15mila fedelissimi che seguono costantemente l’Hertha. Gli spettatori sono ben 55 mila.

Perché quel giorno una fiumana di appassionati ha attraversato la città per recarsi allo stadio della capitale. Per il semplice motivo che prima non potevano farlo, dal momento che c’era un muro a spaccare in due Berlino.

E ora Bongartz non se la sente di rovinare quel clima di festa. E dice ai suoi che va bene così, l’1-1 non va messo in discussione.

Leggenda, forse. Ma la realtà non deve essere stata molto diversa.

Perché questa è la storia di Union ed Hertha. E nel derby di Berlino tutto può realmente accadere.

Due storie diverse

Nel 1892, nel quartiere di Gesundbrunnen, nella capitale tedesca, nasce l’Hertha Berlino. Che per i club dell’odierna Bundesliga è semplicemente Die Alte Dame, la Vecchia Signora. L’equivalente, in sostanza, della Juventus per la nostra serie A.

Uno dei club più antichi, uno dei club più famosi, non sicuramente uno dei club più vincenti del calcio germanico, con due soli titoli nazionali all’attivo.

Misteriosa l’origine del nome Hertha: pare derivi addirittura dal nome di una barca a vapore sulla quale uno dei padri fondatori aveva fatto, anni prima, una gita con il padre. Mah…

Qualche anno dopo, nel 1906 per la precisione, a Oberschonweide, altro quartiere della capitale, nasce invece il primo Union Berlino. Il vero club vedrà luce, in realtà, molto più tardi, dopo la profonda rifondazione attuata a seguito del secondo conflitto mondiale, che in Germania, anche nel mondo sportivo, ha avuto l’effetto di una tabula rasa.

Squadra di matrice operaia, con molti lavoratori del ferro nei primi anni di attività. Da qui il soprannome che da sempre accompagna i biancorossi: die Eisernen (i ferrai).

Un club la cui filosofia prevede fin da subito di sedersi dalla parte del torto, navigando in direzione ostinata e contraria.

Di recente cronaca le polemiche dei tifosi dell’Union contro il neonato Red Bull Lipsia, club accusato di essere finto, artificiale e senza storia. Con il pubblico dell’Alten Forsterei, casa dei ferrai, zitto per i primi 15 minuti, tutti vestiti a lutto con sacchetti neri di plastica.

Nel 1989, subito dopo la caduta del muro, il club decide di indossare una maglia sponsorizzata. Fin qui nulla di strano, se non fosse che la ditta di pulizie capace di sborsare 30 marchi per vedere la scritta Brauer comparire sulle maglie dell’Union sia un’azienda sita nell’altra parte della Germania, la zona Ovest.

Sembra l’inizio di una delle più classiche rivalità del mondo dello sport. Da un parte il club più antico, prestigioso e borghese, dall’altro il mondo proletario, in costante lotta contro il potere.

E invece non è così.

Fratelli contro un nemico comune

I rapporti tra le due anime della tifoseria, dell’Hertha e dell’Union, per qualche decennio possono tranquillamente essere definiti come “amichevoli”. Talvolta addirittura fraterni.

I motivi sono da ricercare dapprima nel fatto che hanno pochi motivi per odiarsi, dal momento che l’Union, fin dai propri albori, naviga costantemente nei bassifondi del calcio tedesco. La prima divisione, che solo negli anni ’90 diventerà Bundesliga, è da sempre un miraggio per i Ferrai. Per l’Hertha, invece, quasi una costante.

In secondo luogo, il nemico, per entrambi i popoli, a Berlino veste colori diversi. Sono quelli della Dinamo Berlino, società che dal 1966 diventa di proprietà assoluta della Stasi (l’allora ministero per la sicurezza dello stato), il cui massimo dirigente, Erich Mielke, è grande tifoso. I “vinaccia” saranno autori di una vera e propria egemonia nel calcio di Germania, vincendo ben 10 campionati consecutivi tra il ’78 e l’88, e 3 Coppe della Germania Est.

In anni bui, fatti di spionaggio e contro-spionaggio, fughe, sparizioni e morti misteriose, inevitabile che la Dinamo rappresenti per tutti l’emblema del “potere da combattere”. Soprattutto per una tifoseria da sempre anti-conformista, come quella dell’Union. E ad appoggiare i propri cugini, in questa lotta di classe, intervengono spesso e volentieri i tifosi dell’Hertha, cittadini di un’altra Germania, quella Ovest, e perciò autorizzati a passare da una parte all’altra.

I tifosi dell’Union, dal canto loro, ricambieranno seguendo l’Hertha nelle sue trasferte di Coppa nell’Europa dell’Est. Nel 1979, a Praga, per un match di Coppa Uefa, si conteranno ben 30 mila tifosi tedeschi al seguito della Vecchia Signora.

Il derby della riunificazione

Il muro di Berlino serve dunque, in questo caso, più a unire che dividere. Il bello dello sport è anche questo.

Dove la storia va in una direzione, i campioni e le persone che li sostengono percorrono spesso il senso contrario. Dando una grande lezione di civiltà ai politicanti, e al resto del mondo in generale.

E una volta abbattuto, quel muro, sarà una grande festa.

Verrà organizzata addirittura un’ amichevole, per celebrare la ritrovata libertà. Il Wiedervereinigungsspiel. O, detto in parole povere, il derby della riunificazione.

La data è il 27 gennaio 1990, e lo scenario non può che essere l’Olympiastadion, gremito da più di 52mila spettatori.

Il risultato non conta, non sposta gli equilibri di questa storia. Anche se l’1-1 di Sirocks per l’Union, applaudito anche da giocatori e tifosi avversari, resta un momento semplicemente meraviglioso.

Da un punto di vista tecnico appare però piuttosto chiaro come ci sia un abisso di differenza tra il calcio dell’Ovest e quello dell’Est.

Ad occidente si gioca già in maniera molto Europea. E già tanti campioni stanno crescendo o hanno militato in nazionale nei vari Campionati del Mondo.

A Oriente l’orologio del calcio è rimasto indietro di 30 anni. I pochi giocatori buoni, col crollo del muro, si fiondano nelle più titolate squadre dell’ovest, acuendo ancora di più il divario tecnico tra le due ex metà della Grande Germania.

La Dinamo dal canto suo, di fatto, crollerà insieme al muro. E l’Union si toglierà pure lo sfizio di seppellirla con un rotondo 8-0, riscattando anni e anni di sofferenze sportive e non.

Il nuovo derby. Onesti nemici

I tempi moderni qualcosa hanno cambiato di questo legame tra Hertha ed Union. Sono spariti gli striscioni tipo “Amici dietro il filo spinato”, e gli scambi di carinerie tra le due tifoserie.

Già dalla seconda occasione, in cui Hertha e Union incroceranno le spade, stavolta all’Alten Forsterei, si capisce subito che il clima è mutato. Gli spettatori, stavolta, sono solo 4 mila. E non c’è più quell’aria da “volemose bene” della partita precedente.

Ai giorni nostri c’è poi la scalata dell’Union. Passato da un fallimento quasi annunciato fino alla prima storica promozione in Bundesliga, arrivata nel 2019, quando i ragazzi allenati da Urs Fischer vincono lo spareggio interdivisionale contro lo Stoccarda.

Il che riporta le attenzioni sul derby, da disputare per la prima volta ai massimi livelli del calcio tedesco.
Ma stavolta è derby vero. Le due tifoserie, le due anime hanno trovato motivi, sportivi e non, per starsi reciprocamente sulle palle. Ma sempre col dovuto rispetto.

Nel 2020, alla vigilia della stracittadina, i tifosi dell’Hertha riempono Berlino di bandiere bianco-blu, i colori del club. Ma saltano la zona dell’Alten Forsterei, quasi a non voler invadere lo spazio vitale dei propri cugini.

La gara, al giorno d’oggi, è un trionfo di passione, con coreografie spettacolari da una parte e dall’altra. È partita vera, non ci si risparmia più nulla.

Perché a volte divide più un pallone che rotola in porta rispetto a un muro di cemento armato.

Scopri un altro derby tedesco. Scopri Il derby del popolo, Borussia Dortmund vs Schalke 04.

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