Salta al contenuto principale
TDP Originals

Atalanta, la bella di notte

Gasperini e la sua Dea, un dualismo che continua da diversi anni, regalando gioie e spettacolo. La “bella di notte” di Bergamo, nonostante i grandi risultati in campionato, ha indossato il miglior vestito nelle competizioni europee. E quella sfida di Lisbona….
Image
Sogni Infranti Atalanta – Illustrazione di Tacchetti di Provincia

L’episodio di oggi è dedicato alla squadra che più ci ha fatto sognare negli ultimi anni. Capace di superare i suoi limiti stagione dopo stagione, quando tutti la davano per finita, diventando una vera e propria realtà italiana ed europea. Stiamo parlando dell’Atalanta, la squadra di Bergamo, la Dea.

Fondata nel 1907 da cinque studenti universitari ispirati dall’eroina della mitologia greca, si unisce nel 1920 alla Bergamasca scegliendo di indossare la divisa nerazzurra.

Nonostante le 61 partecipazioni al campionato di serie A, il vento d’alta classifica non ha mai soffiato sulla cittadina lombarda. Un solo trofeo, la coppa Italia del 1963, e il saliscendi da nobile provinciale con il record assoluto di promozioni nella massima serie. (E di conseguenza, di retrocessioni..)

Poi, in un lampo, cambia tutto.

L’inizio di una storia d’amore

Arriva Gian Piero Gasperini, tecnico sottovalutato che ha incantato con il suo Genoa prima di ricevere una mazzata gratuita dall’Inter. Dopo la parentesi a Palermo e il ritorno a Genova, l’ottimo presidente Percassi gli affida la panchina della Dea. È il 2016.

Il fenomeno nel valorizzare talenti mai esplosi, con il suo 3-4-3 che regala spettacolo puro, inizia l’avventura a Bergamo con le difficoltà di chi vuole imprimere un’idea di gioco chiara e complessa unita a una preparazione estiva impegnativa.

E così il 12 dicembre tutto sembra finito: sconfitta contro il Palermo di De Zerbi che significa penultimo posto e probabile esonero. Ma, contro ogni pronostico, è la partita della svolta.

La squadra inizia a girare, seguendo il mantra del tecnico di Grugliasco, e arrivano sei vittorie consecutive, un girone di ritorno senza precedenti che significa quarto posto in campionato e qualificazione in Europa League.

Un premio al bel calcio, una squadra che incanta e che obbliga chi scrive ad acquistare la Dea card per seguire da vicino questa realtà.

La stagione 2017-18, dopo l’uscita di scena in Europa League per mano del Borussia Dortmund, si conclude con un settimo posto in serie A che sembra il preludio a un ritorno nell’anonimato.

La successiva eliminazione europea contro il modesto Copenaghen ai preliminari di Europa League sembra confermare la fine di un ciclo, ma è proprio qui che ha inizio la vera favola Atalanta.

Senza coppe e distrazioni, gli orobici danno vita a una stagione di qualità e quantità straordinarie raggiungendo la finale di coppa Italia 2019, persa malamente contro la Lazio, ma soprattutto… centrando la prima e storica qualificazione in Champions League grazie al terzo posto in campionato con il miglior attacco, capace di segnare 77 gol.

Atalanta, che spettacolo!

E arriviamo quindi alla stagione del nostro sogno infranto, quel campionato surreale e interrotto dalla pandemia che ha consacrato la squadra di Bergamo nelle grandi del calcio.

Il presidente, dopo aver ottenuto la fondamentale proprietà dello stadio e aver iniziato i lavori di ristrutturazione, trattiene gli oramai fenomeni forgiati dal mister  e compone una rosa adatta a più competizioni acquistando, tra gli altri, Luis Muriel.

Gollini a difendere la porta atalantina; Toloi, Palomino, Caldara e Djimsiti resi difensori di ottimo livello dal tecnico piemontese; Hateboer, Gosens e Castagne sembrano i migliori esterni d’Europa; le incursioni di Freuler e la sostanza di De Roon; il tridente delle meraviglie, dei gol e dello spettacolo indipendentemente dai titolari, formato da Papu Gomez, un signor nessuno: diventato uno tra i migliori fantasisti in Europa ; Ilicic, mister qualità e discontinuità: ora un fenomeno vero; Muriel, spesso fuori forma e inconcludente: diventato un cecchino infallibile; Zapata, buon prospetto ma disordinato: alla Dea potenza pura; Pasalic, un normale centrocampista: trasformato in equilibratore e goleador.

Tutti, nelle mani del tecnico, riuscivano a esprimere a pieno il loro potenziale.

Ha inizio quindi la stagione 2019-20 della consapevolezza.

In campionato la Dea parte alla grande ed è stabilmente nelle posizioni di vertice.

Il debutto in Champions League è invece disastroso, le gambe tremano e arrivano tre batoste contro Dinamo, Shakhtar e City: 0 punti e addio Europa che conta.

Questo è quello che la matematica suggerisce, ma mai dare i nerazzurri per spacciati.

Dopo il 5-1 subìto a Manchester, infatti, arriva un pareggio meritato (1-1) in casa per il primo punto nel girone. La successiva vittoria per 2-0 contro la Dinamo Zagabria è il preludio alla festa: 3-0 a Donetsk e incredibile passaggio del turno. Una vera impresa.

Agli ottavi c’è il Valencia? Nessun problema, Bergamo ormai è capitale europea. Vittorie per  4-1 in casa e 4-3 in Spagna con lo storico poker  di un immenso Josip Ilicic per un dominio mai in discussione.

E poi… tutto si ferma, per la causa che conosciamo fin troppo bene.

Mentre il campionato ricomincia in giugno e si conclude con l’ennesimo grande terzo posto atalantino con record di punti (78), per la ripresa della coppa dalle grandi orecchie bisogna attendere il 12 agosto, quarti di finale, ATALANTA vs PSG.

Gara secca, nel campo neutro di Lisbona. Nonostante l’assenza del pokerista in terra spagnola, distrutto psicologicamente dalla pandemia, i protagonisti della nostra storia dominano la corazzata francese portandosi in vantaggio grazie a Pasalic. Proprio lui, un centrocampista “normale”, ennesima invenzione del Gasp nazionale.

1-0 e sofferenza pura, con i parigini che non riescono a trovare il gol del pari. L’Italia intera spinge la nobile provinciale a un‘impresa storica, ma quando sembrava fatta arriva la beffa clamorosa. L’ex Roma Marquinhos insacca il gol del pari al 90’ con tap-in dentro l’area, e Chupo Moting scrive la parola sogno infranto al 93’. Senza avere il tempo di rendersene conto, la Dea è fuori dalla Champions.

Il risultato degli altri campi rende l’epilogo ancora più amaro: in semifinale avrebbe incontrato il Lipsia, per una finale decisamente alla portata.

Atalanta, è la fine di un’era?

La stagione successiva si apre con la tanto celebre quanto ridicola lite tra il Gasp vs l’ingrato Papu. La dirigenza deve prendere una posizione: il tecnico dei miracoli o il numero 10 fondamentale nei successi ottenuti? Fantasista spedito a Siviglia, fine dei problemi. E l’annata conclusa con un altro grande terzo posto in campionato e gli ottavi di Champions, certifica la bontà di una scelta per nulla scontata. Perché tutto quello che è successo a Bergamo, è merito di un allenatore straordinario supportato da un’ottima proprietà. Forse, dopo questa stagione 21/22 difficile, al di sotto delle aspettative e con un impronosticabile cambio al vertice, siamo alla fine di un ciclo… Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni, è che non bisogna mai sottovalutare Gian Piero Gasperini e la sua banda.

Forza Atalanta, incantaci ancora, con la speranza che arrivi un meritato trofeo.

Per scoprire subito gli altri episodi dei più memorabili Sogni Infranti del calcio, clicca qui

Ti potrebbero interessare anche ...

Sangre y pasión, il Superclásico Boca-River

È la partita più famosa al mondo. Il derby più sentito, il più iconico. Dagli anni ’30 in avanti, la gara tra Boca Juniors e River Plate ferma non solo l’Argentina, ma tutto il mondo. Due anime, nate nella stessa parte di Buenos Aires, eppure così radicalmente diverse tra loro. Benvenuti al Superclasico!
8 minuti Leggi subito

Gianni Comandini, niente compromessi

La storia di Gianni Comandini: un’ascesa folgorante, stroncata prematuramente da infortuni e disillusioni, che ci consegna la storia di un uomo che ha anteposto la coerenza ai servilismi e alle mezze misure.
5 minuti Leggi subito

Napoli, la meraviglia di Sarri

Una squadra autentica garanzia di spettacolo, con un sogno infranto… in albergo. La creatura che ha consacrato il tecnico toscano tra gli innovatori di questo sport, concedendo una speranza tricolore ai napoletani trent’anni dopo l’avvento di un certo Diego.
5 minuti Leggi subito