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Un sogno rosa e nero

Tutti i record del Palermo 2006/2007, partito a razzo, in Italia e in Europa, fino a vedere svanire il proprio sogno di fronte a sfortuna, accadimenti esterni e fretta di vincere.
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Palermo vs West Ham - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Si dice che settembre sia il periodo migliore, per un turista, per visitare Londra. Prezzi dei voli più abbordabili, meteo maggiormente benevolo, città non ancora intasata come nei mesi di maggiore produttività.

I ragazzi del Città di Palermo, tuttavia, nell’estate del 2006, si sarebbero volentieri risparmiati la gita settembrina londinese. Perché, se è vero che non è più il West Ham di Bobby Moore, Geoff Hurst e Martin Peters, è altrettanto vero che tra le palline dell’urna di Nyon, incaricata di stabilire l’avversario dei rosanero per il preliminare di accesso alla Coppa UEFA, c’erano sicuramente avversarie più abbordabili.

E invece no. West Ham – Palermo, gara di andata da disputare ad Upton Park il 14 settembre.

Né i giocatori né tantomeno i tifosi possono saperlo, ma da quella sera londinese inizierà probabilmente la più bella stagione nella storia del club siciliano. Arresosi solo di fronte alla sfortuna, prima che il carattere di un vulcanico presidente arrivasse a rovinare tutto.

Il nuovo Palermo

Il Palermo che si presenta ai ranghi di partenza della stagione 2006/2007 è una squadra che si professa molto molto ambiziosa. Al termine di un’estate indimenticabile per il calcio italiano, dopo aver alzato da protagonista assoluto la Coppa del Mondo, Fabio Grosso si è trasferito al Lione (l’anno prima Luca Toni aveva fatto la stessa cosa, accasandosi alla Fiorentina). Degli eroi di Berlino sono tuttavia rimasti Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo, che si presentano in ritiro con l’oro della Coppa ancora impresso nei loro occhi.

La società si muove molto bene nel mercato. Dal Parma arriva una coppia molto duttile di centrocampisti: il brasiliano Fabio Simplicio e l’australiano Mark Bresciano. In cabina di regia è confermatissimo Eugenio “Il Genio” Corini, che oltre al proprio contributo di regia arriverà pure in doppia cifra alla voce “gol segnati”. Davanti, oltre ai “folletti di provincia” Di Michele e Brienza, e a un Caracciolo deciso una volta per tutte a scrollarsi di dosso l’etichetta di vice-Toni (lo è stato prima a Brescia e poi pure in Sicilia) e impaziente di volare con le proprie ali da airone, si decide di scommettere su Amauri Carvalho de Oliveira, detto più semplicemente Amauri, o Calimero. Brasiliano, sposato con Cynthia, di lontane origini italiane. Al ChievoVerona ha dimostrato di essere un attaccante quasi completo, dotato di tecnica, fisico e acume tattico. Sul fiuto del gol, invece, c’è parecchio da lavorare.

Il vero top player, tuttavia, quel Palermo ce l’ha in panchina. Nel turbinio di allenatori, cacciati e richiamati dall’irascibile presidente Maurizio Zamparini, con Francesco Guidolin il Palermo può andare sul sicuro. È un “esperto in miracoli”, dal momento che in precedenza ha fatto toccare il cielo con un dito sia ai tifosi del Vicenza sia a quelli dell’Udinese, che con il mister di Castelfranco hanno vissuto, senza dubbio, i migliori anni della propria vita.

Proprio con il Vicenza, oltretutto, Guidolin a Londra ha lasciato un conto in sospeso, che non vede l’ora di tornare a riscuotere. Nella capitale londinese, ma una quindicina di miglia più a ovest rispetto ad Upton Park, e per la precisione a Stamford Bridge, Guidolin e il Lane sono stati depredati di una finale di Coppa delle Coppe per via di un osceno arbitraggio contro il Chelsea di Vialli, Zola e degli altri italiani.

Si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo. E quasi 10 anni dopo ecco l’occasione perfetta, con la sfida al temibile West Ham

Il blitz londinese

Come detto, non è sicuramente il West Ham di Bobby Moore. Ma non si può dire che nella squadra di Alan Pardew manchi il talento cristallino. In difesa c’è Ferdinand, ma si tratta di Anton, fratello di Rio, perno dello United di Ferguson. Ci sono due argentini, pescati dagli Hammers mentre militano nel Corinthians, e che faranno discretamente parlare di sé: Javier Mascherano e Carlos Tevez. C’è l’esperto Bowyer a centrocampo, pronto a ereggere la diga con l’eterna promessa Reo-Cocker. C’è Bobby Zamora centravanti, che se ai meno appassionati di Premier League potrà sembrare uno sconosciuto, non lo è sicuramente per chi segue da neanche troppo vicino le vicende del campionato inglese.

Palermo. Fontana in porta (per il momento, più avanti ci sarà spazio anche per Agliardi e per un giovanissimo Salvatore Sirigu). Coppia centrale con i due campioni del mondo, ai loro lati Mattia Cassani e Marco Pisano. Non c’è il Genio, in mediana tocca dunque a Bresciano e Parravicini. Aimo Diana, terzino, si alza per fare l’ala, e per comporre con Simplico e Di Michele il tridente offensivo in supporto all’unica punta Caracciolo.

Gara dura, scorbutica. Dopo qualche tentativo dei padroni di casa, sul quale Fontana deve mettere una pezza, nel finale del primo tempo proprio Caracciolo, più come un falco che come un airone, si avventa su un cross di Diana dalla destra e la mette alle spalle di Carroll. Uno a zero che rimarrà fino al 90esimo, facendo mettere al Palermo un passo e mezzo alla fase a gironi.

incredibile giovamento da quella vittoria. E la domenica successiva ne firma un’altra, battendo la Lazio all’Olimpico con doppietta di Di Michele. Poi, nell’infrasettimanale, arriva pure la roboante vittoria interna nel derby contro il Catania (5-3, rosanero in rete con 5 marcatori diversi). Quindi, dopo un passo falso a Empoli, la gara di ritorno con gli inglesi, spazzati via con un pesante 3-0 firmato Simplicio (due gol) e ancora Di Michele.

La vendetta di mister Guidolin è finalmente servita.

L’infame urna di Nyon sarà poi ancora nemica del Palermo. I rosanero non supereranno il terribile girone successivo (con Eintracht, Newcastle, Fenerbahce e Celta Vigo). Unica vittoria a Francoforte, targata Brienza-Zaccardo; doppia sconfitta contro inglesi e turchi (pesante quella a Istanbul, 3-0) e pari striminzito al Barbera col Celta.

In campionato, in compenso, sta accadendo qualcosa di straordinario.

I rosanero in vetta

Alla terza giornata il Palermo è, per la prima volta nella propria storia, al comando della Serie A a punteggio pieno con 9 punti. All’undicesima arriva la quinta vittoria di fila (un 3-0 al Torino), equivalente alla miglior striscia positiva dei rosanero nella massima serie. La squadra rimane prima fino al 18 novembre, quando, dopo una sconfitta a Cagliari, arriva il sorpasso dell’Inter di Mancini. Vengono poi sopravanzati anche dalla Roma, chiudendo comunque il girone d’andata con un fantastico terzo posto.

La salvezza è già, ormai, cosa fatta. L’impressione, tuttavia, è che in una Serie A ancora sconvolta dai risvolti di Calciopoli, senza la Juve, finita in serie B, e con Milan, Lazio e Fiorentina penalizzate in termini di punti già dall’avvio del campionato, i ragazzi di Guidolin siano una delle più serie candidate per la qualificazione alla Champions League.

La squadra è solida, gioca bene, e ha carattere. È poi definitivamente esploso il talento di Amauri, che a Firenze segna un gol manifesto del “fenomeno wannabe” che il brasiliano ha sempre dimostrato di poter essere, e per il quale pare ora che pure Marcello Lippi, commissario tecnico della Nazionale, voglia fare un pensierino (anche se la cittadinanza italiana, e dunque la convocabilità, arriverà solo nel 2010).

Il Palermo è nettamente la squadra rivelazione del nostro campionato. Cosa potrà mai fermare l’uragano rosanero?

Da Natale in poi

23 dicembre. Ultima partita dello straordinario 2006 del calcio italiano. Palermo impegnato nella non facile trasferta di Siena, all’Artemio Franchi, contro i tenaci ragazzi di mister Mario Beretta. Il risultato finale dice 1-1: vantaggio di Simplicio e pareggio immediato, dopo appena un minuto, di Leandro Rinaudo (beffa delle beffe, palermitano doc). Ma l’umore del Palermo è nero come i bordi della propria maglia.

Si è fatto male Amauri, schiantandosi contro il portiere avversario, l’austriaco Alex Manninger, e pare sia qualcosa di serio. Il giorno successivo arriva l’impietosa diagnosi: trauma distorsivo del ginocchio destro con rottura parziale del legamento crociato posteriore e stiramento contestuale del collaterale mediale.

Tradotto in poche cupe parole: per il brasiliano campionato finito.

La società corre ai ripari durante il mercato di gennaio, acquistano dal Danubio il giovane centravanti uruguaiano Edinson Cavani, al quale tuttavia servirà qualche mese, sia per adattarsi al nostro calcio sia per imparare la lingua (parla un dialetto spagnolo difficile da capire anche per chi è madrelingua), prima di far detonare tutto il proprio talento, e diventare uno dei migliori attaccanti stranieri mai visti in serie A.

Per la squadra è un colpo durissimo. Smette, di fatto, improvvisamente di vincere, cominciando a frantumare il vantaggio sulle inseguitrici.

Il 2 febbraio 2007, poi, è in programma l’attesissimo derby di Sicilia tra Catania e Palermo. I rosanero vinceranno quella partita, prima, durante e dopo la quale fuori dallo stadio accadrà di tutto. Scontri violentissimi tra le opposte tifoserie, città di fatto in stato d’assedio. Al termine dei tafferugli rimane sull’asfalto il corpo dell’ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, morto in circostanze mai, ancora oggi, del tutto chiarite.

Il calcio si ferma, a tempo indeterminato, per riflettere sull’accaduto e per darsi norme più stringenti.

È un episodio che, in qualche modo, di riflesso, colpisce il Palermo anche da un punto di vista del calcio giocato. La squadra entra in una crisi profonda di risultati che permette anche alle squadre inizialmente penalizzate di rientrare in corsa per la Champions. È un Palermo lontano parente di quello visto a inizio stagione, e non può essere solo l’infortunio di Amauri a giustificare una tale involuzione.

Il 22 aprile del 2007 la squadra perde male (3-4) in casa contro il Parma, impelagato a centro classifica. Il giorno successivo la scellerata decisione del presidente Zamparini, che esonera Francesco Guidolin, affidando la panchina all’improvvisato tandem formato da Renzo Gobbo e Rosario Pergolizzi.

Nelle ultime giornate la squadra sana solo parzialmente le ferite date dalla crisi.

Al termine del campionato il Palermo è quinto in classifica, con 58 punti, dietro all’Inter, campione, e a Roma, Lazio e Milan, qualificate a discapito dei rosanero alla prossima Coppa dei Campioni.

Finisce con un po' di amaro in bocca, dunque, un’annata comunque da record per il Palermo.

Miglior piazzamento di sempre in Serie A, maggior numero di vittorie in trasferta (7) nella massima serie, maggior numero di punti in classifica mai totalizzati nel principale campionato italiano (record frantumato poi dai rosanero, nel 2010, con Walter Zenga e Delio Rossi).

Ma la sensazione comune è che mai come stavolta il sogno Champions fosse realmente a portata di mano.

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