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Mauro Esposito, il folletto del Vesuvio

Mauro Esposito 172 centimetri di rapidità e tecnica. A Cagliari è stato prima un idolo, poi quasi prigioniero. Perdendo il pass per Berlino 2006, e smarrendo la polverina magica anche nell’occasione offertagli dalla Roma.
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Mauro Esposito – Illustrazione di Tacchetti di Provincia
" Se hai tanti giocatori offensivi forti, trova il modo di farli giocare tutti insieme "

Un’assioma semplice e lineare, alle volte sottovalutato nelle visioni tattiche di molti allenatori. Ma se si trovano i giusti ingredienti, questo mix rischia di diventare maledettamente micidiale. Per gli avversari, si intende.

Carlo Ancelotti, al Real Madrid, capì che Casemiro era l’uomo-chiave per potersi permettere di schierare una squadra che, dalla cintola in su, vedeva gente come Modric, Kroos, Bale, Cristiano Ronaldo e Benzema.

Allo stesso modo, Edoardo Reja, sedutosi sulla panchina del Cagliari nel novembre del 2003, intuì che, avendo un reparto offensivo molto abbondante, avrebbe dovuto trovare il modo di farli coesistere, per rendere il Casteddu più forte di tutti.

Arrivò così una rimonta in classifica che riportò il Cagliari in serie A.

Ma soprattutto fu la definitiva consacrazione di un ragazzo originario di Torre del Greco, che prima di tutti riuscì ad adattarsi a quel nuovo modo di giocare. E che, dopo poco tempo, riuscì a coronare il sogno di vestire la maglia azzurra.

Mauro Esposito. Il folletto del Vesuvio.

A Cagliari si cambia

23 novembre 2003. Il presidente Cellino è su tutte le furie.

Il suo Cagliari, da molti additato come una delle più serie pretendenti per la vittoria finale del campionato di serie B, è appena uscito malmenato nella partita giocata in casa, per modo di dire, contro il Piacenza. 2 a 0.

Il Casteddu gioca le proprie partite casalinghe al “Nino Manconi” di Tempio Pausania, a causa del rifacimento del manto erboso del Sant’Elia, consueta casa dei rossoblù.

In panchina c’è Giampiero Ventura. Che già al termine di quella partita capisce però che forse è il caso di fare i bagagli.

La squadra finora ha avuto un rendimento molto incostante: spavalda, sorniona, a volte persino ingiocabile tra le mura amiche; distratta, allegra, a tratti somigliante ad uno scolapasta in trasferta.

Cellino affida le chiavi della squadra a Edoardo Reja, detto Edi. Un esperto in promozioni, visto che ha già fatto il salto di categoria 2 volte in precedenza: prima con il Brescia, nel 1997, poi con il Vicenza 3 anni più tardi.

Il mister goriziano, data una rapida occhiata alla rosa a disposizione, intuisce subito quale potrebbe essere la chiave giusta.

Davanti ci sono: David Suazo, Gianfranco Zola, Andrea Capone, Antonio Langella, Marcello Albino e Mauro Esposito. A gennaio all’allegra brigata si unirà pure Rolando Bianchi, in comproprietà dall’Atalanta.

“Perché 4 di questi non li facciamo giocare insieme? Spieghiamo loro che, se si sacrificano tutti, la cosa è possibile. Insegniamogli ad iniziare la fase difensiva, facciamogli capire che il sacrificio e il gioco di squadra sono alla base di tutto”

All’arrivo di Reja il Cagliari si trova all’ottavo posto, a 10 lunghezze di distanza dalla vetta. Chiuderà la regular season al secondo posto, con in tasca il biglietto direzione Serie A.

Mauro Esposito sarà uno dei protagonisti assoluti di quell’annata, chiusa con 17 gol (2 in meno del capocannoniere Suazo). E su di lui molte big del calcio italiano cominceranno a posare lo sguardo.

Esposito, un folletto dai mille volti

Mauro, d’altronde, non ha mai avuto paura dei cambiamenti, anche se repentini e stravolgenti.

Scovato da Pierpaolo Marino mentre milita da mezzala nella Virtus di Somma Vesuviana, approda a Pescara, dove mette a referto le sue prime esperienze nel calcio professionistico giocando da seconda punta.

Il direttore lo porta con sé pure a Udine, dove Esposito fa conoscenza con il campionato di serie A.

Nel 2001 il passaggio al Cagliari, in prestito con diritto di riscatto della metà del cartellino. Cosa che i sardi prontamente fanno l’anno successivo.

Sull’isola l’attaccante incontra un grande vecchio del nostro pallone, Nedo Sonetti. Che gli spiega che le sue caratteristiche, da brevilineo molto rapido e dotato di un ottima tecnica individuale, meglio starebbero se giocasse un po’ più largo, in un attacco a 3.

A rifinire l’opera arriverà poi, come detto, Reja. Che gli insegnerà a cominciare l’azione da qualche metro più indietro, dove può pure aiutare la squadra in fase difensiva, per sfruttare la sua imprevedibilità quando arriva, a quel punto quasi privo di marcatura, a colpire in area di rigore.

Se poi, a metterti la palla, hai uno come Magic Box Gianfranco Zola, ovviamente il tutto diventa più semplice.

Serie A e, subito, Azzurro

Mauro torna, dunque, assieme al Cagliari in serie A. E non pare soffrire minimamente il salto di categoria.

Segna subito, alla prima, contro il Bologna. Gol decisivo, tra l’altro.

Alla terza e alla quarta si ripete ancora, contro Siena e Lecce. Quindi viene espulso in un parapiglia contro il Brescia, e salta la gara di San Siro contro il Milan. Al suo ritorno, ricomincia subito a segnare, mietendo, per di più, altre vittime eccellenti: Atalanta, Parma, Inter, Lazio, Reggina e Messina.

Al termine del girone d’andata sono già 9 le marcature messe a referto.

Uno score, e un rendimento, che ovviamente non passa inosservato nemmeno dalle parti di Coverciano.

Marcello Lippi rimane ammaliato dalla sua facilità di giocare a calcio, e lo fa esordire nella gara del 9 ottobre, persa 1 a 0 a Lubjana contro la Slovenia e valevole per le qualificazioni ai mondiali del 2006A. 69 minuti prima di lasciare il posto a Stefano Fiore.

Il 9 febbraio parte invece dalla panchina, nel match che l’Italia si appresta a disputare contro la Russia. Scenario? Il Sant’Elia, dove nel frattempo il Cagliari è ovviamente tornato a giocare.

Il pubblico sardo non vede l’ora che sia Esposito che Langella entrino nel terreno di gioco. Per osannare i figli della propria terra. Entrambi metteranno piede in campo ad inizio ripresa, al posto di Totti e Vieri (roba da pelle d’oca).

E dopo appena 10 minuti proprio il folletto del Vesuvio si rende protagonista di un delizioso assist, che Alberto Gilardino spedisce, alla sua maniera, alle spalle di Malafeev.

Queste prestazioni, e soprattutto i 16 gol al primo vero anno da protagonista in massima serie, rendono incandescente il telefono cellulare di Cellino. Arrivano offerta da mezza Europa per il suo gioiellino classe ’79.

Il presidente fa però orecchie da mercante. E decide di tenerselo stretto, il suo folletto. Ma le stagioni successive, di Mauro e del Cagliari, non saranno all’altezza delle precedenti.

Il 2006/2007, poi, è forse l’annata più difficile per lo scugnizzo. Costretto a guardare dalla televisione i compagni con cui fino a pochi mesi prima aveva condiviso la camera a Coverciano alzare la Coppa del Mondo, col pensiero di “lì sarei potuto esserci anche io”. A gennaio, oltretutto, il suo legamento crociato decide di partire per altri lidi, lasciando Mauro con la sensazione di essere rimasto con il classico “pugno di mosche”.

Salvagente Roma

L’imprevisto salvagente ha i colori dell’AS Roma. La società capitolina rileva le sue prestazioni in compartecipazione alla tutto sommato modica cifra di 2 milioni di euro, nel luglio del 2007.

Mauro, a Roma, andrà a far parte di un reparto offensivo potenzialmente da sogno. Oltre a lui, e all’eterno capitano Francesco Totti, ci sono infatti grandi giocatori come Giuly, Vucinic, Taddei, Mancini e Perrotta.

Spalletti lo ha fortemente voluto proprio per la sua duttilità. In una squadra priva di una prima punta di ruolo, Esposito potrà giocare in tutti e 4 i ruoli offensivi del collaudatissimo 4-2-3-1.

In giallorosso Esposito ha pure l’occasione di assaporare le magiche notti europee, con l’esordio nello spettacolare scenario dell’Old Trafford nella gara persa contro i diavoli rossi del Manchester United.

L’esperienza nella capitale, tuttavia, si rivela un fiasco quasi totale. 16 presenze, nessun gol e un solo assist, quello recapitato sul destro onirico di Francesco Totti nella gara poi vinta 4 a 0 contro il Parma.

La sensazione è che il ragazzo si sia smarrito, che abbia perso quello spunto e quell’imprevedibilità viste a Cagliari con la maglia rossoblu.

La conferma arriva dalla successiva esperienza al ChievoVerona, in un ambiente più familiare e a misura d’uomo, che, secondo i dirigenti romanisti, gli potrebbe dare l’opportunità di rilanciarsi in maniera definitiva. 27 presenze e, anche qui, nessun gol.

Ritroverà solo a Grosseto la via della rete, in serie B. Penultima tappa di una carriera che vedrà il capolinea proprio a Roma, ma stavolta con la maglia dell’Atletico.

Chi o cosa gli ha tarpato le ali?

Qualcuno dice che, a compromettere la sua definitiva ascesa, e anche la sua partecipazione ai Mondiali del 2006, sia stato proprio l’ostruzionismo di Cellino, che gli ha impedito, nel periodo di maggiore fulgore della carriera, di spiccare il volo nel grande calcio.

Mauro Esposito, dal canto suo, non rinnega nulla. All’ambiente di Cagliari è rimasto legatissimo, ed è forse il posto che più sente di poter chiamare “casa” (oltre a quella natia, stretta tra il golfo di Napoli e il cratere del Vesuvio). Si rammarica, quello sì, di non aver saputo dimostrare il suo valore con la maglia della Roma, la vera grande occasione di un intera carriera.

Nell’immaginario di tutti rimane la foto di questo folletto di 172 centimentri, in grado di terrorizzare le difese di mezza Italia. Il terzo del tandem magico, composto anche da Suazo e Langella, capace di regalare sogni all’intera Sardegna (una terra, un popolo, una squadra).

Il mistero di dove si sia smarrito tutto quel talento, tutt’ora ci attanaglia.

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