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Rodrigo Palacio, umilmente fenomenale

Rodrigo Palacio è stato un attaccante unico, in grado di segnare tanti gol e regalare miriadi di assist. Tecnica e visione di gioco da numero 10 ma killer instinct da numero 9, sgusciante e brevilineo come le grandi seconde punte quanto maledettamente opportunista e decisivo nei momenti topici.
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Rodrigo Palacio - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Nato il 5 febbraio 1982 a Bahia Blanca, la sua parabola calcistica lo ha portato ad indossare alcune tra le maglie più ambite del mondo, disputare due Mondiali ed una Copa America con la sua Nazionale Argentina, oltre a sfiorare il traguardo delle 100 reti in Serie A.

Idolo Xeneizes

Dopo gli inizi con Huracàn e Banfield, si fa notare dal Boca Juniors che lo acquista nel 2005. Con la maglia “Bostera” Rodrigo Palacio diventa per tutti “la joya” – il gioiello – e con Martin Palermo e Juan Roman Riquelme fa sognare il pubblico “Xeneizes” vincendo tutto quello che in Sud America si può vincere: 3 campionati argentini, 1 Coppa Sudamericana, 1 Copa Libertadores (segnando nella finale di andata)  e 3 Recope Sudamericane. 

Durante il suo periodo al Boca entra stabilmente nel giro della Nazionale Argentina e viene convocato sia per i Mondiali giocati in Germania nel 2006, sia per la Copa America 2007. 

L’unica delusione del suo percorso in maglia Xeneizes è la finale del mondiale per club persa per 4-2 nel 2007 contro il Milan, dove comunque si rende protagonista realizzando la rete del momentaneo 1-1

Un guasto d'amore

Estate 2009, Genova. Aria di grandi cambiamenti. La stagione che si è appena conclusa ha fatto letteralmente sognare il capoluogo ligure, sponda rossoblù. Il Genoa allenato dall’emergente Gian Piero Gasperini (ne sentiremo a lungo parlare) ha appena sfiorato l’accesso alla Champions League, guidata dalle reti del suo bomber Diego Milito e dalle geometrie del redivivo Thiago Motta. Peccato che a luglio il castello sembra sgretolarsi: Enrico Preziosi cede i suoi due gioielli all’Inter incassando circa 40 milioni di euro. 

Poco male perché dall’Argentina il DS Stefano Capozzucca acquista per 5 milioni di euro Rodrigo Palacio, oltre a un suo connazionale che in passato ha fatto “qualche” gol: dall’Inter arriva infatti a parametro zero Hernan Crespo

L’ accoppiata con Crespo dura giusto 5 mesi perché “El Valdanito” se ne torna nella sua amata Parma a gennaio. Non di certo meglio va la campagna europea del Grifone nella neonata Europa League: i rossoblù infatti vengono eliminati alla fase a gironi.

Il primo anno sotto la Lanterna de El Trenza – così soprannominato per la treccina che porta all’altezza della nuca -  si conclude con il 9° posto in campionato e 8 gol totali tra Serie A ed Europa. 

Altra estate – questa volta quella del 2010 – e altro bomber che il Presidentissimo Preziosi prova a far resuscitare a fianco di Palacio: è il turno di Luca Toni. 

Non andrà bene nemmeno stavolta, così come fu per Crespo anche Toni sembra ormai a fine carriera ed a gennaio 2011 migrerà alla Juventus.

Alla decima giornata del campionato scatta il terremoto: Gasperini dopo 5 anni viene esonerato e al suo posto subentra Ballardini. Stagione abbastanza anonima per il Grifone, ma non per il bomber argentino che si rende protagonista segnando 9 gol, tra cui una epica doppietta alla Roma che contribuisce nell’incredibile rimonta da 0-3 a 4-3 del febbraio 2011 in un Marassi impazzito di gioia. 

Sembra che la stagione 2010-2011 possa essere l’ultima sulla riva del Mar Ligure per l’argentino: lo vuole il suo vecchio mister Gasperini. Lo vuole nella sua neonata Inter. La trattativa non va a buon fine e con buona pace di tutti, El Trenza resta a Genova.

Il campionato 2011-2012 è un vero incubo per la compagine rossoblù. Talmente brutto che sulla panchina genoana si alternano 3 allenatori: si comincia con Alberto Malesani e si finisce con Gigi De Canio. Nel mezzo la parentesi di Pasquale Marino ed un fugace ritorno del “Male”. L’unico a brillare in quella nefasta annata è Palacio: segna 19 gol e trascina il suo grifone verso una durissima salvezza.

Questa è davvero l’ultima stagione con la maglia del club più antico d’Italia per l’argentino: l’Inter questa volta fa sul serio e Moratti sborsa 10.5 milioni di euro per accaparrarsi le sue prestazioni e metterlo al servizio del nuovo mister Stramaccioni.

Dannata Inter

L’Inter dove Rodrigo approda nell’estate 2012 è avvolta da molto ottimismo. Il finale della stagione 11-12 sotto la guida di Stramaccioni è stato più che positivo. Tra i pali Julio Cesar ha passato il testimone ad Handanovic, e nel reparto offensivo oltre a Sneijder, Milito – reduce da un’annata di “tripletiana” memoria – si aggiunge Antonio Cassano, arrivato in uno scambio col Milan che vede Pazzini finire dalla parte opposta del Naviglio.

Con la maglia numero 8 sulla schiena, l’inizio di Palacio è super positivo: segna infatti sia all’ andata che al ritorno contro il Vaslui ai preliminari di Europa League, peccato che poi fino a metà ottobre viene fermato da continui problemi muscolari.

Passati gli infortuni El Trenza in autunno entra in campo e non ci esce più: alla prima da titolare in Serie A  col Catania a San siro, segna una splendida rete con un bolide dal limite dell’area di sinistro, e con Milito e Cassano va a comporre un tridente che fa sognare tutta la Curva Nord. 

L’ Inter vola in questo momento del campionato: il nuovo portiere Handanovic ha già fatto dimenticare Julio Cesar, il terzetto difensivo composto da Juan Jesus, Samuel e Ranocchia da grande sicurezza e Cambiasso si conferma la solita garanzia in mediana. Sulla fascia l’eterno capitan Zanetti sgroppa come negli anni migliori e davanti “quei 3” fanno faville: Milito segna con grande regolarità, Cassano partendo da sinistra realizza assist a grappoli e Palacio sulla destra completa il tridente facendosi trovare sempre pronto in zona gol.

3 novembre 2012. Torino. Juventus Stadium. E’ la partita delle partite: la Juventus di Conte contro la nuova Inter di Strama. Vucinic e Giovinco contro il trio delle meraviglie nerazzurro. Al 90° è tripudio nerazzurro: la Juve per la prima volta cade nel suo nuovo stadio sotto i colpi di uno straordinario Milito e un eroico Palacio che al 90° raccoglie un assist di Nagatomo segnando il gol del definitivo 3-1. Al termine del match l’Inter è seconda in classifica ed in piena lotta scudetto.

E’ un fuoco di paglia. Dopo la vittoria dello “Stadium” i nerazzurri crollano finendo il campionato al 9° posto, ma Rodrigol è uno dei pochi volti positivi della compagine meneghina: segna infatti 22 gol in tutte le competizioni e si rende protagonista anche di uno spezzone di partita da portiere in Coppa Italia durante Inter-Verona.

A 10 minuti dalla fine Castellazzi si infortuna e mister Stramaccioni ha esaurito i cambi: nessun problema, Palacio senza alcun tipo di timore reverenziale verso l’ inusuale  sfida che ha davanti non si spaventa, e pur di difendere la porta nerazzura dagli assalti finale dei veronesi, indossa i guantoni da portiere, compiendo un autentico miracolo su un colpo di testa ravvicinato di Carrozza. Per tutti in quel momento nel suo cognome la “L”, è sostituita da una “R”. Non è più Palacio. E’ Paracio.

Nell’estate 2013 sulla panchina dell’Inter viene messo Walter Mazzarri e Palacio è il faro della nuova Inter del neo tecnico toscano. Rodrigo alterna al ruolo di prima punta in tandem con Alvarez, il ruolo di seconda punta in coppia con uno tra Icardi e Milito, segnando 17 gol in Serie A, grazie ai quali  la compagine meneghina raggiunge il 5° posto che vale l’accesso all’Europa League. 

Il suo picco massimo lo raggiunge il 22 dicembre 2013: derby di Milano. La partita delle partite. In una stracittadina senza coreografie – le due curve infatti sono in protesta – lo spettacolo lo regala l’argentino direttamente dal campo: sul risultato inchiodato sullo 0-0, al minuto 86 riceve in area un cross rasoterra di Guarin e con un incredibile colpo di tacco infila Abbiati.  il gol dell’1-0 che regala il successo alla beneamata nella stracittadina numero 180. Diventa uno dei gol più belli nella storia dei derby di Milano.

Al termine della stagione arriva la chiamata della sua nazionale e così El Trenza partecipa al suo 2° mondiale. Non è una prima scelta, davanti a sé oltre al fenomeno generazionale Messi, ha due campioni come Higuain ed Aguero ma ha comunque l’opportunità per entrare nella storia.

Al minuto 78 della finale Mondiale contro la Germania, fa il suo ingresso in campo al posto del “Pipita” Higuain e sul punteggio di 0-0 ha una chance gigantesca per mandare il suo popolo in paradiso. Cosa che non gli riesce. Tempo pochi minuti e Götze infila la difesa Albiceleste, così in paradiso ci va la Germania.

Le successive 3 stagioni con la maglia nerazzurra di Palacio, lo vedono declassato al ruolo di riserva di lusso ma trova comunque il tempo per prendersi alcune soddisfazioni.

Si prende lo sfizio di realizzare una doppietta nel mitico “Celtic Park” in Celtic-Inter 3-3 nei sedicesimi di Europa League del febbraio 2015, ma il tributo più grande glielo riserva la sua amata Curva Nord in Inter-Udinese, ultima giornata della stagione 2016-2017.

Ad inizio partita un enorme striscione viene esposto nella prima transenna del Secondo Anello Verde di San Siro: "Hai sempre dimostrato di onorare la nostra maglia, grazie di tutto Rodrigo Palacio”. A completare la serata perfetta de El Trenza ci pensa tutto il resto dello stadio: al minuto 56 Rodrigo fa il suo ingresso in campo al posto di Perisic, e la Scala del Calcio si alza in piedi per applaudire per l’ultima volta il suo campione. 

La sua avventura con la maglia nerazzurra dopo 5 anni - conditi da 58 gol segnati - giunge al termine, ed anche se non ha vinto nessun trofeo con la gloriosa maglia dell’ Inter, avrà sempre l’affetto dei suoi tifosi.

Ultime cartucce

A 35 anni suonati El Trenza però ha ancora l’entusiasmo di un 20enne qualsiasi e accetta la chiamata del Bologna dove rimane per 4 stagioni. 

Anche qua si prende le sue soddisfazioni: il 2 maggio 2021 in un match contro la Fiorentina, diventa il marcatore più anziano della  storia della Serie A a realizzare una tripletta, battendo il record di Silvio Piola che resisteva dal 1950.

Il momento più emozionante però della sua esperienza in maglia felsinea avviene però 3 anni prima, in Inter Bologna: sul punteggio di 1-0 per la squadra di casa, Palacio realizza il gol del momentaneo 1-1. Non esulta. Tutto San Siro si alza in piedi e invece di sbraitare per il gol subito inizia ad applaudire il suo idolo, realizzando una standing ovation di quelle che si riservano solo ai più grandi.

Nella sua ultima stagione- la 21-22 - pur di continuare a giocare El Trenza scende in Serie B per indossare la maglia del Brescia.

Alla fine del suo percorso calcistico dichiarerà: Io non sono un campione, non sono un giocatore fortissimo. Però sono contento di quello che ho fatto. Mi dispiace non aver vinto nulla in Europa, ma vincere non è per tutti”. 

In queste parole c’è tutta l’essenza di un giocatore che ha fatto innamorare di sé, tutti i tifosi delle piazze dove ha giocato.

... ma non finisce qui

Dopo una vita sotto i riflettori del grande calcio, a 41 anni suonati Palacio ha ancora stimoli per tentare una nuova incredibile avventura: diventa un giocatore di basket della Polisportiva Garegnano.

Intercettato da un giornalista durante un post-partita rilascia una breve dichiarazione dove afferma: "gioco a pallacanestro per puro divertimento, ed apprezzo il fatto che per i miei compagni ed avversari sono esattamente uguale agli altri nonostante il mio cognome. Amo questo sport sin da quando sono bambino e ci ho sempre giocato anche in Argentina.”

Rodrigo Palacio, umilmente fenomenale! 

Racconto a cura di Nicola Pedrini

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