Mario Götze, Un provinciale campione del mondo
Mario Götze, di provinciale, ha ben poco. D’altronde come può un calciatore che il 13 luglio 2014 ha segnato il gol decisivo in una finale mondiale essere considerato… provinciale?
Non può in alcun modo, oseremo dire. Ma sì. Qualcosina di provinciale ce l’ha, Mario. Provinciale nel senso marginale, ossia una persona la cui importanza è ritenuta non determinate. Già ci siamo. Perché un numero dieci come Mario Gotze ha trascorso una buona fetta di carriera a non risultare determinante. Fumoso, poco incisivo, evanescente. Qualcuno ha esagerato, definendolo ‘scarparo’. Lo è stato – evanescente – ma soprattutto per colpa di una malattia.
Nel 2017 infatti, quando vestiva la maglia del Bayern, gli viene diagnosticata una miopatia metabolica ovvero un disturbo del metabolismo energetico che impedisce di bruciare correttamente i grassi, causando una mancanza di forza nei muscoli. Ahi. Guai seri. Che ovviamente lo hanno condizionato anche sul lavoro. Mario ha vissuto un momento difficile, complicato. E quell’immagine quasi iconica di lui che stoppa e tira al volo in semi-acrobazia dentro l’area di rigore dell’Argentina, in finale mondiale, quasi non se la ricordava più nessuno.
Il Golden Boy
Se dici Gotze pensi a… sua moglie. La modella, cantante e showgirl Ann. Molto bella. Con cui ha avuto un figlio: Rome. Se dici Gotze e pensi al nome del figlio allora avresti potuto immaginare un Mario nella Capitale, o alla Roma o alla Lazio. E la possibilità c’è stata nell’estate 2020 quando si è trovato con un contratto in scadenza col Bayern Monaco. «C’è la Roma che ti vuole», gli era stato detto, ma alla fine non si è arrivati a nulla. Tutto fumo!
Quello che Gotze non era all’inizio della sua carriera, al Borussia Dortmund. Che coppia con Marco Reus. Lui, Mario, per tutti era il Golden Boy. Un calciatore speciale con delle doti differenti, da talento vero. Poi, nel corso del tempo e dando retta a quello che ha scritto la stampa tedesca, è passato a essere un Giuda – per il suo trasferimento al Bayern Monaco, dov’è stato allenato anche da Pep Guardiola che lo utilizzava come falso nove – a eroe di Germania, poi delusione e infine bollito.
Nell’estate del 2016 fa ritorno al Borussia Dortmund, club in cui era cresciuto. La sua carriera, attualmente, prosegue in Olanda, al PSV. Nella ‘provincia’ del calcio, rispetto a quanto siamo abituati noi ma soprattutto lui. Golden Boy che di provinciale avrebbe avuto molto poco – giusto qualche alto e basso – se fosse stato sempre bene fisicamente.