Marco Marchionni, che fantasia!
Al contrario della maggior parte dei giocatori che entrano nei settori giovanili delle squadre professionistiche in giovane età, Marco Marchionni ha giocato fino a 18 anni nella sua Monterotondo, compagine dilettantistica della provincia romana.
Fino a 18 anni, appunto, perché nel 1998 viene notato dall’Empoli che in estate lo acquista e lo proietta subito nella grande Serie A. In quel momento Marco gioca come seconda punta, e il 31 gennaio 1999 mister Sandreani lo fa esordire in Serie A nel match contro la Roma.
La stagione per la compagine empolese è tutt’altro che positiva e termina con la retrocessione in Serie B.
Nelle due stagioni successive resta in Toscana, in Serie B, e grazie a mister Baldini, da seconda punta si trasforma in ala destra. Il livello delle sue prestazioni nel nuovo ruolo si alza in maniera vertiginosa e così, nell’estate del 2001, l’ala romana è corteggiata da mezza Serie A.
Parma A/R
Il presidentissimo empolese Fabrizio Corsi si sta già leccando i baffi: ha in casa un talento formidabile e a bussare alla sua porta c’è l’offerta dei vicini di casa della Fiorentina. Dieci miliardi di lire è la richiesta del club empolese. Dieci miliardi è l’offerta dei viola. Affare fatto: Marchionni è la nuova ala destra della Fiorentina.
C’è un problema però, un grandissimo problema: la Fiorentina di Cecchi Gori, a inizio anni 2000, non ha più una lira, e l’affare salta clamorosamente.
Poco male per Marchionni: arriva comunque l’offerta di un’altra grande piazza, il Parma di Stefano Tanzi, e così il ventunenne romano vola in Emilia.
Il Parma dove Marco arriva nell’estate 2001 è pieno zeppo di talenti: tra gli altri ci sono Fabio Cannavaro, Sébastien Frey come nuovo portiere, Nestor Sensini, Alain Boghossian, Hidetoshi Nakata e il bomber Marco Di Vaio.
Complice anche la concorrenza di un vero e proprio treno come Aimo Diana, Marchionni nella prima stagione in Emilia non trova tantissimo spazio, ma si toglie comunque la soddisfazione di esordire e segnare in Coppa Uefa, e di realizzare la rete pesantissima del 2-0 nella semifinale di andata di Coppa Italia contro il Brescia.
In finale, nel doppio confronto con la Juve, sarà il Parma ad avere la meglio sui bianconeri e Marchionni giocherà da titolare la finale di andata: niente male, considerando che fino a 18 anni calcava i campi della periferia romana.
Nella stagione successiva, a gennaio, a causa del poco spazio trovato, viene spedito in prestito al Piacenza, dove trova più minutaggio, segna il suo primo gol in Serie A contro il Milan, ma non riesce a scongiurare la retrocessione della compagine piacentina.
Nell’estate 2003 torna in terra ducale e partecipa attivamente a una delle annate che la Curva Nord gialloblù ricorda con più affetto. Il Parma, infatti, è travolto dai debiti ma realizza un campionato strepitoso in cui sfiora la qualificazione alla Champions League. In questo contesto emergono finalmente, con la maglia gialloblù, il talento e la fantasia di Marchionni, che si regala anche la soddisfazione dell’esordio in Nazionale nel novembre 2003.
Nell’estate 2004 mister Prandelli saluta, e le prestazioni del Parma calano vertiginosamente, portando il club a stazionare nella zona calda della classifica. Nonostante i risultati non siano eccezionali, le prestazioni di Marchionni restano sempre positive, soprattutto nella stagione 2005/2006, quella che porta ai Mondiali in Germania. Marco sogna la convocazione, e viene tenuto in considerazione da Lippi fino al giorno della partenza per Duisburg, a causa delle precarie condizioni di Totti, che però in extremis recupera e vola in Germania, lasciando Marchionni a casa.
A fine stagione termina anche il suo contratto con il Parma e si accasa alla Juventus, accettando di ripartire dalla Serie B.
La Vecchia Signora
Nella stagione 2006-2007 la Juve torna prontamente in Serie A e, nell’annata successiva, centra subito l’obiettivo del ritorno in Champions League. Nelle prime due stagioni Marchionni trova poco spazio, complice gli infortuni e la concorrenza sulla fascia destra di un certo Mauro German Camoranesi, che lo relega molto spesso in panchina.
La musica cambia nella stagione 2008-2009, la sua ultima in bianconero: Camoranesi è spesso in infermeria e Marchionni sulla fascia destra sgasa più che mai, fornendo assist a grappoli per Amauri e Del Piero.
Nell’estate 2009 però il suo rapporto con la Juventus termina, e si trasferisce alla Fiorentina.
Firenze, questa volta per davvero
Inserito nell’affare che porta Felipe Melo da Firenze a Torino, Marchionni ritrova in viola Cesare Prandelli.
La stagione 2009-2010 per i viola ha due volti: deludente in campionato, dove stazionano a metà classifica, ma esaltante in Champions League, dove i toscani vincono il girone battendo addirittura il Liverpool nella cattedrale di Anfield. La campagna europea si conclude agli ottavi contro il Bayern Monaco, con l’eliminazione causata da un gol in clamoroso fuorigioco non annullato a Klose nel match in terra tedesca.
Marchionni sulla fascia destra è uno dei fari della squadra, e quella stagione è la migliore della sua carriera: segna infatti ben 7 gol tra Serie A e Champions League, trovando il suo unico centro europeo contro il Debrecen. Le sue prestazioni sono talmente buone che mister Lippi lo riporta in Nazionale, facendolo giocare in due occasioni nelle amichevoli contro Olanda e Svezia.
Le due stagioni successive in maglia viola saranno negative, sia a livello di squadra che personale. Nella stagione 2011-2012 scende in campo soltanto 8 volte, a causa di alcuni dissapori con il nuovo mister Mihajlovic.
Parma III e titoli di coda
Dopo aver passato tutta l’estate 2012 da svincolato, a settembre decide di tornare al Parma, voluto a tutti i costi dal mister Roberto Donadoni.
Qui Marchionni trova una seconda giovinezza e, grazie a una geniale intuizione di Donadoni, passa dalla sua amata fascia destra al ruolo di regista.
I due anni in gialloblu saranno fantastici, sia a livello di club che personale: nel primo anno la squadra centra un ottimo decimo posto, ma è nel secondo che la Curva Nord torna a sognare, con Marchionni che talvolta indossa addirittura la gloriosa fascia di capitano.
Nell’estate 2013, infatti, dall’Inter arriva Antonio Cassano, che in coppia con Amauri porta la squadra fino al 6° posto, che vorrebbe dire qualificazione ai preliminari di Europa League. Peccato che, per alcuni problemi societari, il Parma sia costretto a cedere il diritto alla partecipazione alla coppa europea al Torino, giunto settimo.
A 34 anni suonati, Marco prova a raccogliere le ultime soddisfazioni tra Sampdoria, Latina e Carrarese, ritirandosi definitivamente a 38 anni con la maglia della Carrarese.
Mister Marchionni
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, riparte subito dalla Carrarese dove per due anni è il vice del suo scopritore calcistico: Silvio Baldini.
Nella prima esperienza da primo agguanta la qualificazione ai playoff per accedere alla Serie B col Foggia, dove viene eliminato al secondo turno dal quotatissimo Bari.
Riparte poi successivamente da Novara, nobile decaduta in Serie D che riporta prontamente in C.
Dopo una serie di divergenze col club piemontese a giugno 2022 abbandona il club, salvo poi essere richiamato a gennaio 2023 per salvare la squadra dallo spettro di una nuova retrocessione. Quest’ultima viene prontamente scampata, raggiungendo addirittura i playoff per accedere alla Serie B.
Dopo una fugace esperienza a Potenza, viene ingaggiato a ottobre 2024 dal Ravenna che porta a vincere la Coppa Italia di Serie D.
Marchionni è stato il giocatore di provincia per eccellenza: estro e fantasia al servizio di piazze che ne avevano terribilmente bisogno per raggiungere salvezze e qualificazioni alle coppe europee. Ma non è stato solo questo: ha sfiorato la convocazione per i Mondiali del 2006 e si è fatto valere anche con la maglia della Juventus, giocando in stadi mitici come Stamford Bridge e il Santiago Bernabéu.
Ora come allenatore parte di nuovo dalle retrovie, esattamente come fece da calciatore, nella speranza di raggiungere i gloriosi picchi che ha raggiunto nei suoi anni da giocatore.
Racconto a cura di Nicola Pedrini