Hidetoshi Nakata, Gioiello d'oriente
È il 1997. Un ventenne di Yamanashi, cittadina di trentacinquemila anime all’ombra del monte Fuji, emula le imprese di Oliver Hutton e dopo aver incantato in J League conquista la convocazione in nazionale.
Va bene, ci sono delle piccole differenze rispetto al famoso anime con cui è cresciuto: il campo è appena un centinaio di metri, la superficie è apparentemente pianeggiante, la forza di gravità è tangibile e, soprattutto, il Giappone non vince il mondiale. Ma, con il trequartista dai capelli color carota, la prima storica qualificazione diventa realtà. Gol decisivo nello spareggio vinto 3-2 contro l’Iran, e il Paese del sol levante strappa il pass per la fase a gironi di Francia ‘98.
Ha inizio così la storia di Hidetoshi Nakata, il gioiello d’Oriente, Hide per gli amici.
Pres Gaucci
La vecchia volpe colpisce ancora, e per 3 milioni di dollari porta il “calciatore asiatico dell’anno” nel suo Perugia, in una Serie A brulicante di campioni.
Lo scetticismo regna sovrano, perché nella mente del popolo pallonaro del Belpaese è impresso il ricordo del suo unico predecessore arrivato da Oriente con furore e squagliato come neve al sole: l’attaccante Miura. Il primo giapponese ad approdare nella massima serie italiana, dopo esser stato peraltro nominato calciatore asiatico dell’anno, arrivato nel 1994 a Genova sponda rossoblù e rispedito al mittente dopo venti partite e un misero gol.
Ma il nostro protagonista ha intenzioni ben diverse e, colpo mediatico a parte, Gaucci si trova tra le mani un fuoriclasse.
In un “Renato Curi” gremito di tifosi giapponesi, il nuovo acquisto si presenta con una doppietta contro la Juventus e, nonostante la sconfitta per 3-4, ha inizio la Hide Mania.
A fine campionato i gol saranno addirittura dieci, con la salvezza perugina conquistata, e la Roma mette sul piatto 30 miliardi di buone ragioni per lasciar partire il gioiello d’oriente.
Nakata: un giapponese a Roma
Leggenda narra che, oltre l’Oceano Pacifico, tutte le maglie del nuovo numero 8 giallorosso siano state vendute per 1000 euro (l’una) in pochi giorni. Quel che è certo è che le agenzie di viaggio giapponesi organizzavano dei “Nakata tours” in Italia. Ma non finisce qui.
www.nakata.it. Esisteva veramente ! Era uno dei pochissimi domini di proprietà di un calciatore, con cui l’idolo nazionale passava ore e ore ad interagire con i suoi tifosi.
Sembrava il preludio a una stagione di successi ... peccato che nel suo ruolo giocasse un certo Francesco Totti, e Nakata viene arretrato nel trio di centrocampo con Tommasi e Di Francesco. Risultato? appena 3 gol e Scudetto vinto dagli acerrimi rivali.
“Non credo che farò ancora il centrocampista. Andarmene? Possibile, se non ci sarà spazio per me”.
E ai cancelli di partenza della Serie A 2000/01 sembra andare anche peggio. Entra infatti in vigore la nuova regola che consente un numero massimo di tre extracomunitari in campo, con il trequartista che si trova regolarmente a scaldare la panchina. La sua squadra gira peró a meraviglia, stabilmente in vetta al campionato grazie alla difesa diretta dal futuro “the Wall” Samuel, Cafù e Candela, il nuovo acquisto Emerson a centrocampo , Totti a inventare e Batigol a gonfiare la rete. E il buon Nakata.. è un corpo estraneo. Poi, arriva quel 6 maggio 2001. Al Delle Alpi va in scena lo scontro al vertice Juventus – Roma , e dopo cinque minuti Del Piero e Zidane tramortiscono la capolista: 2-0. Totti sembra un fantasma, la squadra non reagisce e al minuto 60’ mister Capello opera una sostituzione per cuori forti: Nakata entra al posto del capitano incredulo.
“Quando Capello mi sostituì con Nakata, pensai che stava facendo una str…e invece..” bastano una manciata di minuti per ammirare il suo destro da fuori che riapre la partita. Poi, in pieno recupero, quando tutto sembrava finito , il giapponese si accentra e lascia partire una sassata respinta da van der Sar, l’aeroplanino Montella si fa trovare pronto e insacca il gol del pareggio.
Grande festa e scudetto conquistato poche settimane più tardi con due punti di vantaggio sui bianconeri.
Nakata, entrato in punta di piedi nel cuore dei tifosi romani , in estate passa al Parma per la bellezza di 60 miliardi. Certo, è protagonista della vittoria in coppa Italia dei ducali con gol in semifinale e finale, ma la continuità è smarrita, e dopo le brevi parentesi a Bologna con Mazzone e Firenze si trasferisce al Bolton per abbandonare a soli 29 anni un mondo che non lo appassiona più.
Nakata: L’antidivo
Perché il fascino di Hideoshi Nakata e la simpatia suscitata negli appassionati di tutto il pianeta, passa inevitabilmente anche da qui. La stella del Giappone detestava apparire, rilasciare dichiarazioni, persino essere fotografato. Un antidivo esempio di umiltà con gli scarpini ben piantati per terra.
“Ovunque mi riconoscevano non tanto perché fossi famoso io, quanto per la popolarità planetaria del calcio.
Ho capito la grandezza di questo sport, la sua forza comunicativa. Mi sono detto: devo usarla per scopi benefici”
E forse uno di questi scopi è stato dare lavoro a questo bizzarro quanto inutile interprete
Crea una fondazione, lavorando a stretto contatto con le onlus locali, e decide di mettersi in viaggio per conoscere il mondo. Zaino in spalla e un centinaio di paesi visitati in tre anni prima di tornare a casa per esplorare il suo Paese.
“Mi chiedevano spesso del Giappone e io ne sapevo poco. Spesso mi vergognavo di questa mia ignoranza. Così decisi di scoprirlo a fondo, in questi anni l’ho setacciato tutto. Non il volto tecnologico delle città. Volevo conoscere quello della tradizione, del saper fare artigianale…”.
E, dopo aver conosciuto e amato la sua terra, diventa produttore di Sake, il “vino di riso” dalle origini antichissime.
Hidetoshi Nakata, eroe introverso e riflessivo che evoca ricordi d’infanzia, di un calcio diverso.