Marco Di Vaio, fare gol sempre e comunque
Nato il 15 luglio 1976 a Roma, Di Vaio ha vissuto una carriera che l’ha portato a indossare maglie prestigiose, a segnare gol in Serie A e in Europa, e a lasciare un segno indelebile nel cuore dei tifosi. Non è stato un uomo da copertine, ma sul campo ha parlato con i fatti: Marco Di Vaio la buttava dentro. Sempre.
Gli inizi e l'esplosione a Salerno
Cresciuto nelle giovanili della Lazio, Di Vaio è uno di quei talenti che si distinguono fin da subito. Nel 1993, a soli 17 anni, fa il suo esordio in Serie A con i biancocelesti ma il suo spazio è limitato in una squadra ambiziosa. Per crescere, viene mandato in prestito al Verona in Serie B e poi al Bari. È qui che Di Vaio costruisce le basi del suo stile: movimenti intelligenti, senso della posizione e una capacità innata di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
Il vero salto di qualità arriva alla Salernitana, che trascina in Serie A con la bellezza di 21 reti. In particolare, la terza delle tre reti che Di Vaio mette a segno contro il Perugia nello scontro in casa del 1998 è uno di quei momenti che restano scolpiti nella memoria, non solo per la sua bellezza, ma anche perché segna il momento in cui emerge tutta la straordinarietà di questo giovane attaccante.
Su un passaggio arrivato dalle corsie laterali, Di Vaio si trova a correre in campo aperto, ma anziché cercare un controllo semplice per avanzare, si esibisce in un gesto tecnico sublime. Con la coscia, in piena corsa, stoppa il pallone in modo perfetto, portandolo nella sua zona di comfort. Ma è il passo successivo a rendere la rete memorabile: senza lasciar rimbalzare il pallone una seconda volta, calcia di collo pieno da oltre 30 metri. La sfera parte come un missile, una traiettoria secca e precisa che si infila all’incrocio dei pali.
La consacrazione al Parma e l'avventura alla Juve
Nel 1999 arriva la grande occasione con il Parma, una delle squadre più ambiziose dell’epoca. Qui, Di Vaio trova la sua consacrazione. Nella stagione 2001-2002, forma un’accoppiata straordinaria con Nakata, mettendo a segno 20 gol in Serie A.
Con il Parma, Di Vaio vince anche la Coppa Italia nel 2002, segnando gol decisivi durante il torneo. La sua capacità di adattarsi a qualsiasi contesto tattico lo rende un attaccante completo, in grado di giocare sia da prima punta che da seconda.
Le sue prestazioni con il Parma attirano l’attenzione della Juventus, che nel 2002 sborsa circa 23 milioni di euro per assicurarsi il suo cartellino. Con i bianconeri, sotto la presidenza di Vittorio Chiusano, Di Vaio gioca due stagioni, contribuendo alla vittoria dello scudetto del 2002-2003 e raggiungendo la finale di Champions League. Anche se non è sempre titolare, si fa trovare pronto quando chiamato in causa.
Tra i momenti più alti della sua avventura juventina spicca il gol del pareggio contro il Milan, il 1 marzo 2003, in un San Siro gremito. Su un’azione veloce, la Juve verticalizza verso Di Vaio, che simula un movimento verso Trezeguet per poi scattare al limite dell’area e ricevere un appoggio sporco dal compagno. Il pallone prende una traiettoria imprevedibile, ma Di Vaio non si lascia intimorire: lo colpisce al volo con il sinistro di collo esterno, trasformandolo in un tiro potente e angolato che si infila sotto l’incrocio, lasciando Dida immobile. Dopo il gol, si punta il dito alla testa, come a dire: "Sono stato folle a provarci, ma ha funzionato".
Gli anni a Bologna: l'amore dei tifosi
Dopo le esperienze in Spagna con il Valencia e in Francia con il Monaco, dove alterna buoni momenti a difficoltà, Di Vaio torna in Italia nel 2007 per vestire la maglia del Genoa e, in seguito, del Bologna. Ed è qui che Marco, a 32 anni, vive una seconda giovinezza, diventando il simbolo della squadra e il beniamino dei tifosi emiliani.
Nella stagione 2008-2009 segna 24 gol in campionato, sfiorando il titolo di capocannoniere. Quella stagione resta nel cuore dell’attaccante, come del resto l’intera esperienza rossoblù, che lui descrive così:
"Il primo anno ho fatto 24 gol, giocavo come unica punta. In quegli anni sono passati tanti buoni giocatori, da Ramirez a Diamanti a Viviano. La società però scricchiolava, sono cambiati tanti presidenti. I personaggi come Morandi ci hanno aiutato tanto, anche a coinvolgere la gente. Ho vissuto un'esperienza bellissima e sono ancora tanto legato al Bologna".
Nel 2010, ormai trentaquattrenne, Di Vaio chiude la stagione da quinto miglior marcatore della Serie A, segnando 19 gol e contribuendo ancora una volta in maniera determinante alla salvezza del Bologna. In questa fase della carriera, il passo si è fatto meno agile, ma la tecnica e l’istinto dell’attaccante romano restano intatti, facendone ancora un giocatore letale sotto porta.
La rete segnata al Dall’Ara contro il Brescia, in quella stagione, è una fotografia del Di Vaio maturo. Anzi, è una delle ultime cartoline che Marco ci manda prima di lasciare il nostro calcio, ed è una di quelle che fa sempre piacere ricevere.
Di Vaio riceve un passaggio arretrato, con la palla che gli arriva mentre è spalle alla porta. Con un controllo preciso di interno destro, lavora il pallone creando lo spazio per girarsi. Nonostante abbia la testa bassa al momento dell’impatto, calcia con potenza e precisione, trovando l’angolo perfetto.
L'ultimo capitolo: il Montreal Impact e il ritiro
Tra il 2012 e il 2014, Di Vaio chiude la sua carriera in Nord America, con il Montreal Impact in MLS. Anche qui, nonostante l’età, continua a fare ciò che gli riesce meglio: segnare. Lascia certamente un bel ricordo anche al club canadese, chiudendo la carriera con 34 gol in 76 partite.
L'eredità di Marco Di Vaio
Marco Di Vaio è molto più di un semplice attaccante. È stato l’emblema di un calcio fatto di passione, sacrificio e istinto. Non aveva bisogno di essere un fenomeno per conquistare il cuore dei tifosi: bastavano la sua dedizione e la sua capacità di trovare la via del gol, sempre e comunque.
Lui stesso ha dichiarato che il punto più alto della sua carriera sono stati i quattro anni vissuti a Bologna, considerandoli la sua rinascita calcistica. In quell’esperienza, Di Vaio ha dimostrato di essere un giocatore capace di ripartire da zero e impegnarsi con la passione di un bambino che gonfia per la prima volta il suo SuperTele sulla spiaggia, affrontando ogni partita come un nuovo inizio.
Si dice che Marco Di Vaio abbia raccolto meno di quanto seminato, e forse è vero, perché le sue doti tecniche avrebbero meritato palcoscenici ancora più alti. Ma il calcio, come la vita, non si misura solo in trofei: l’amore che ha dato e ricevuto si è sempre visto, e continua a vedersi ancora oggi.
Il Bologna, che ha rappresentato la sua rinascita calcistica, l’ha voluto fortemente come dirigente, segno di un legame che va ben oltre il terreno di gioco. Marco Di Vaio non è solo un grande ex giocatore, ma una figura che incarna i valori di passione, dedizione e appartenenza che rendono il calcio qualcosa di speciale.
Racconto a cura di Andrea Possamai