Erano in 13.000!
La stagione calcistica 2009/2010 vide il dominio, in Italia, dell’Inter: campione d’Italia e vincitore della Coppa Italia e della Supercoppa. Inoltre, i nerazzurri vinsero la Champions League e il Mondiale per club, perdendo la finale di Supercoppa Uefa contro l’Atletico Madrid ad agosto. Zanetti e compagni quella stagione fecero il triplete: per la prima volta, una squadra italiana era riuscita a vincere quei tre trofei in una sola stagione calcistica, diventando la sesta squadra europea a riuscirci (e da allora solo altre tre squadre riuscirono a vincere campionato-coppa nazionale-Champions in una sola stagione calcistica).
Focalizziamoci però sulla Coppa Italia: l’Inter vinse la finale contro la Roma 1-0 con gol di Milito, l’eroe di quella strepitosa stagione interista. L’Inter per la sesta volta nella sua storia vinceva la Coppa Italia, un trofeo da anni bistrattato e che da anni si pensava (e si pensa ancora oggi) di riformare.
Il motivo? La formula non convince visto che tutte le partite (salvo la semifinale) sono in partita secca con partita giocata nel campo della squadra che la stagione precedente si è classificata meglio o che la stagione precedente gioca in una serie maggiore rispetto all’avversaria. Un format che non piace visto che solo dagli ottavi di finale entrano in campo le prime otto classificate della precedente Serie A. In pratica, è impossibile che una squadra di Serie B o Serie C arrivi in finale o solo si spinga fino alle semifinali. Per carità cose già successe, ma, come si dice, una volta ogni morte di papa. Solo una squadra ha vinto la Coppa Italia non militando, l'anno della vittoria, in Serie A, il Napoli nella stagione 1961/1962. In cinque occasioni invece altre quattro squadre della serie cadetta sono arrivate in finale (Catanzaro, Padova, due volte il Palermo e l'Ancona) e due squadre di Serie C sono arrivate fino alle semifinali (due volte il Bari e una volta l'Alessandria, rispettivamente nelle stagioni 1962/1963-1983/1984 e 2015/2016).
Quell’edizione della coppa nazionale vide negli ottavi la partecipazione, dopo anni, di due squadre di Serie C: il Lumezzane, squadra della Provincia di Brescia, e il Novara. I bresciani rossoblù affrontarono l’Udinese e persero 2-0, mentre i piemontesi affrontarono il Milan e persero per 2-1. Nei quarti si sono poi affrontati Milan e Udinese con vittoria dei friulani che poi persero in semifinale contro la Roma .
Mai quelle due squadre di Serie C (allora Lega Pro) si erano spinte così avanti in Coppa Italia (anche se il Novara nella stagione 1938/1939 si era giocato la finale di Coppa Italia contro l’Inter, perdendola), ma delle due chi ha una bella storia da raccontare di quell’ottavo di finale è senza dubbio il Novara.
Vediamo perché.
Il prologo: stagione 2009/2010 a caccia della Serie B
Il Novara che si apprestava a disputare la stagione 2009/2010 era una squadra alla caccia del suo ritorno in Serie B: mancava da quella categoria da trentatré anni, dalla stagione 1976/1977. E il Novara ogni anno, da quando era tornato nella terza categoria nazionale (stagione 2003/2004), cercava di tornava finalmente in un campionato che nella storia l’aveva visto giocare ventotto volte (con anche dodici presenze in Serie A, l’ultima nella stagione 1955/1956). Erano anni che il Novara lottava per salire in Serie B, ma ogni volta non ci riusciva: sempre metà classifica e mai in posizioni di vertice. I tifosi erano stufi.
Nel 2006 la società era diventata di proprietà di un imprenditore brianzolo di 32 anni impegnato nel business delle cliniche di cura, Massimo de Salvo. Aveva ambizioni e voleva far fare finalmente il grande salto alla sua squadra, ma la stagione 2008/2009 non fu entusiasmante: ottavo posto in classifica a otto punti dai play off e a -14 punti dal Cesena promosso in cadetteria. Top scorer Bertani con 10 gol. Era ora di fare il salto di qualità e per farlo era ora di cambiare assetto: via per prima cosa il direttore sportivo e l’ allenatore. L’ultimo era stato Egidio Notaristefano e il suo allontanamento non generò malumori, ma il cambio ds sì perché si trattava di Sergio Borgo, ovvero il cuore del Novara operaio di quegli anni. Separarsene fu necessario, anche se i tifosi non presero bene la decisione.
Il nuovo direttore sportivo divenne Pasquale Sensibile, 38 anni, uomo navigato nonostante l’età, mentre il nuovo allenatore divenne Attilio Tesser. La notizia dell’arrivo di Tesser fu presa in malo modo, non per particolari motivi personali, ma perché Tesser la stagione precedente era al Padova, in Lega Pro, dove fu esonerato nel girone di ritorno dopo cinque partite e il Padova con il suo sostituto (Carlo Sabatini, che era stato esonerato precedentemente per Tesser) andò in Serie B. Sensibile dal canto suo, stravolse la squadra perché oltre a Borgo salutarono il Piemonte colonne come Morganti, Brizzi, Gallo, Maggiolini, Chiappara e Matteassi ripartendo con solo nove giocatori della vecchia guardia (Centurioni, Evola, Gheller, Ludi, Tombesi, Porcari, Bertani, Lanteri e Rubino). Per il resto, oltre venti giocatori nuovi in rosa.
I tifosi capirono che il tasso tecnico di quei giocatori, come curriculum, era il più elevato degli ultimi anni, forse pari solo alla rosa che vinse il campionato di Serie C2 della stagione 1995/1996, portando il Novara in terza serie nazionale dopo 16 anni consecutivi di Serie C2.
C’era però scetticismo., Ma già a novembre i dubbi erano un ricordo dato che la squadra risultò la più forte del girone: vinse il titolo di campione d’inverno e arrivò al 18 aprile 2010 senza aver perso ancora una partita in campionato. Il primo arresto lo ebbe a Benevento sotto una pioggia battente perdendo il primo match point promozione contro la Cremonese. E il destino volle che il 25 aprile, la domenica successiva, ci fosse proprio Novara-Cremonese. La città attese quella partita con spasmodica trepidazione con due animi: da un lato, il fatto di avere due risultati su tre a favore e dall’altro che un’altra sconfitta avrebbe potuto abbattere psicologicamente la squadra che avrebbe perso ancora il “treno” per la Serie B.
Quel 25 aprile fu il giorno della Liberazione, “dalla Serie C”: 3-3 e il Novara tornava in cadetteria dopo 33 anni, dai tempi di Udovicich, Vivian, Veschetti, Enzo e Lugnan. La città impazzì di gioia per il traguardo raggiunto e finalmente i tifosi azzurri ottennero quella gioia che mancava da tanto tempo e che tanti non avevano mai assaporato prima.
In più, il 23 maggio 2010 il Novara fece il double vincendo anche la Supercoppa di Lega Pro contro il Portogruaro, la squadra veneziana che, a sorpresa, vinse l’altro girone di Serie C. Niente male per una squadra rifatta da zero ed affidata ad un allenatore arrivato tra tanto scetticismo.
I tifosi del Novara non dimenticheranno mai quella stagione, in particolare per il sogno infranto del 13 gennaio 2010 negli ottavi di Coppa Italia contro il Milan.
Il cammino in Coppa Italia ed un sogno: San Siro
Da qualche stagione la Coppa Italia vedeva la partecipazione anche delle squadre di Serie C (Lega Pro) e Serie D. Una specie di FA Cup inglese (molto una specie…) aperta a tutte le squadre professionistiche italiane e alcune dilettantistiche. La stagione 2009/2020 vide ai nastri di partenza della coppa nazionale 78 squadre: due sole sarebbero arrivate alla finale di Roma e una sola avrebbe alzato al cielo la coppa che dava un tempo l’accesso alla Coppa delle Coppe e poi alla Coppa Uefa/Europa League.
Il Novara avrebbe partecipato giusto per partecipare e non aveva nessuna velleità di vittoria.
Il cammino degli azzurri iniziò il 2 agosto con la partita casalinga contro gli abruzzesi del Pescina Val Giovenco: si giocò al “Piola” in quanto, rispetto agli abruzzesi, il Novara la stagione precedente era in Lega Pro 1° divisione mentre la squadra aquilana era in Lega Pro 2° divisione.
C’erano pochi spettatori e il Novara vinse 1-0 con gol di Cristian Bertani, uno dei pochi superstiti della stagione precedente. Nel secondo turno la squadra di Tesser avrebbe giocato fuori casa in quanto avrebbe affrontato una squadra di Serie B: il 9 agosto ci fu Modena-Novara. Il Novara superò i “canarini” emiliani ai rigori 4-6: 1-1 al 90’ (Ledesma e Pinardi), 2-2 al 120’ (Rubino e Giampà) e poi vittoria ai rigori. Novara qualificato al terzo turno, ancora una volta avrebbe giocato in Emilia ma l’avversario questa volta era più tosto, visto che avrebbe affrontato una squadra di Serie A, il Parma di Guidolin. I tifosi più pessimisti erano già soddisfatti di aver visto la loro squadra giocare partite ufficiali a Ferragosto e non le solite amichevoli estive, ma il vento era in poppa: 1-2 con gol di Juliano e Bertani intervallati dal pareggio di Alessandro Lucarelli, Parma eliminato e Novara qualificato al quarto turno.
Nei posti di villeggiatura (ma anche in città, per quelli che rimasero sotto la Cupola), molti iniziarono a strofinarsi gli occhi e a chiedersi se davvero quello che sarebbe iniziato nove giorni dopo sarebbe stato il campionato della tanto sospirata promozione in Serie B, categoria che dalle parti di viale Kennedy non si vedeva da anni.
Il 25 novembre il Novara avrebbe affrontato un’altra squadra di Serie A, il Siena di Alberto Malesani. I tifosi sognavano perché ora erano carichi e sapevano che la loro squadra avrebbe affrontato chiunque e vinto. E visto che sognare non costava nulla, i tifosi sognavano che se avessero superato il turno avrebbero giocato a Milano contro il Milan.
Il Novara che si presentò allo stadio “Franchi” era una squadra che in campionato non aveva ancora perso una partita e nel suo girone di Lega Pro iniziava a dare, come si dice, la polvere. E in Coppa Italia (allora marchiata Tim Cup per motivi di sponsorship) la squadra di Tesser ci aveva preso gusto, sfoderando prestazioni importanti e da applausi. Doppietta di Pablo Andrés Gonzalez e Novara agli ottavi: a gennaio avrebbe affrontato il Milan a “San Siro”.
L’attesa per il match e tutti in autostrada
Non appena l’arbitro Doveri fischiò la fine di Siena-Novara, nella città di San Gaudenzio si iniziò a sognare: il Novara avrebbe affrontato il Milan in una partita ufficiale, gli ottavi di finale di Tim Cup. L'ultimo match tra le due squadre risaliva all'8 settembre 1971 nella fase a gironi di Coppa Italia e a prevalere fu l'allora squadra allenata da Nereo Rocco con in campo Rivera, Prati e Schnellinger contro la squadra di mister Parola che schierava, tra gli altri, Udovicich, Jacomuzzi e Giannini.
I social network in Italia erano agli albori, e tutti i tifosi azzurri riempirono le loro bacheche con il risultato della partita contro i toscani postando che gli azzurri sarebbero andati a San Siro ad affrontare la squadra rossonera e sperando di poter assistere alla partita.
Non solo: anche i giornali e i programmi sportivi nazionali iniziarono a mettere in risalto l'undici di Attilio Tesser, la “cenerentola” che sarebbe stata di scena alla “Scala del calcio”. Il Novara, che non giocava partite ufficiali contro una delle grandi del nostro calcio da quell’8 settembre 1971 e che negli anni aveva sempre militato ai margini del grande calcio, visto che tra il 1977 ed il match del “Franchi”, aveva militato solo dodici stagioni tra Serie C, Serie C1 e Lega Pro. Il resto, Serie C2 e qualche settimana “virtualmente” in Interregionale dopo aver perso il play out contro il Pontedera del 7 luglio 1990. Ma il vento era cambiato: il “piccolo” Novara aveva eliminato in pochi mesi (e tutte fuori casa) una squadra di Serie B e due di Serie A. Insomma, una bella pagina di sport.
Il Novara, intanto, aveva iniziato il 2010 con due vittorie: 1-0 in casa contro il Figline Valdarno e 0-2 a Sorrento. I ragazzi di Tesser in campionato avevano realizzato una striscia positiva di diciannove risultati utili consecutivi (tredici vittorie, sei pareggi, zero sconfitte) e viaggiavano al comando del girone A di Lega Pro.
In città partì l’”ansia da biglietto” e quando aprirono le filiali della banca cui il Milan si appoggiava per la vendita dei biglietti sia per il settore “locali” che “ospiti”, già al mattino c’erano fila di tifosi in coda con la speranza di accaparrarsi quel ticket che sapevano sarebbe diventato storico. Le filiali novaresi (di tutta la Provincia) di quella banca furono prese d’assalto e tanti supporter presero il biglietto anche in Provincia di Milano, vista la grandissima richiesta. E per tanti prendere il biglietto di Milan-Novara fu una vera impresa.
Il 12 gennaio si chiuse la vendita e i tickets venduti furono tantissimi: 15 mila. Che per un match di Coppa Italia che si sarebbe giocato in un mercoledì di metà gennaio alle ore 16 non erano pochi, tenuto conto anche che i tifosi novaresi acquistarono ben 13mila biglietti, ovvero l’87% del totale. Una vera febbre azzurra: ci sarebbero stati più tifosi novaresi al “Meazza” che tutta la capienza del settore “locali” del “Piola”: 13mila contro 7,5mila.
Ma ciò che stupì ancora di più fu che il 13 gennaio il centro della città fu deserto con i negozi con la scritta “Chiusi per partita”: Novara quel pomeriggio si fermò, gli uffici fecero metà giornata e i negozi avevano le serrande abbassate. Anche Adriano Galliani, allora vice-presidente del Milan, rimase stupito dall’hype novarese verso la partita.
I novaresi o erano a “San Siro” o erano davanti alla televisione a vedere lo storico match con la telecronaca di Carlo Nesti e Fulvio Collovati.
Già dopo pranzo l’autostrada A4 in direzione “Milano” era una colonna di auto e pullman. Pullman organizzati dalle scuole, da diverse associazioni e dagli ordini professionali. Nessuno voleva perdersi per nessuna ragione il “Match dei match”.
La partita: un sogno mancato
Per motivi di ordine pubblico (e per rafforzare il tifo novarese) tutti i tifosi che avevano acquistato il biglietto nel secondo anello arancione potevano accomodarsi nel primo anello verde, dove c’era la maggior parte dei tifosi. Il colpo d’occhio fu fortissimo, visto che i tifosi del Milan, siti nella Curva Sud, nonostante i bandieroni sventolanti, erano davvero in minoranza rispetto agli ospiti.
Quando il Novara entrò in campo per il warm up pre partita, “San Siro” esplose e la squadra azzurra si posizionò sotto la Curva Nord dove c’erano i tifosi giunti oltre Ticino.
Alle 15:55 il momento solenne: le squadre entrarono in campo. Davanti a tutti, i capitani: Massimo Ambrosini e Carlalberto Ludi seguiti dai portieri Marco Storari e Alberto Fontana. Arbitro dell’incontro fu designato Renzo Candussio. Una cosa si notò subito: i giocatori del Milan avevano il cognome sulla schiena mentre quelli del Novara no, in quanto in Lega Pro non c’era questa disposizione (cosa che poi avverrà solo a partire dalla stagione 2016/2017).
Lo speaker dello stadio invertì i giocatori del Novara con le maglie 9 e 11 (Gonzalez e Bertani), lesse prima il numero 10 (Rigoni) del 9 (Gonzalez) e poco dopo apparve anche il simbolo del Genoa sul tabellone.
Il Novara scese in campo con Fontana tra i pali; difesa a quattro formata da Cossentino e Gheller terzini e in mezzo Centurioni e Ludi, centrocampo con il trio Porcari-Shala-Tombesi, davanti tandem Bertani-Gonzalez e dietro Rigoni. Leonardo rispose inserendo anche le terze linee per dar loro spazio non avendo convocato contemporaneamente Dida, Nesta, Beckham, Pirlo, Borriello, gli infortunati Oddo, Zambrotta, Seedorf, Pato e lo squalificato Ronaldinho. I rossoneri scesero in campo con Storari a cura dei pali, difesa a quattro Bonera-Khaladze-de Vito-Favalli, in mezzo Flamini-Jankulovski-Ambrosini e davanti il trio Huntelaar-Inzaghi-di Gennaro.
Tesser lasciò in panchina i giocatori più esperti e di peso: Nicola Ventola, arrivato a Novara a novembre da svincolato, chiese al mister di non schierarlo in quanto voleva che al suo posto giocasse chi non aveva mai giocato a “San Siro” in carriera e chi aveva contribuito a portare la squadra agli ottavi di finale.
Pronti via ed il Novara, all’11° è sotto: sulla sinistra Inzaghi ha la meglio su Cossentino e batte Fontana. 1-0 e applausi dei tifosi azzurri verso la loro squadra.
Il Milan ci provò ancora, ma si trovò davanti un “Jimmy” Fontana in condizione strepitosa che parò in maniera “mundial” altri due tiri di Inzaghi e di Jankulovski. Il Novara c’era in campo, era un po’ troppo timido ma il Milan non straripò.
La ripresa si aprì con il cambio di Abate per Bonera, mentre Tesser non cambiò nulla.
E dopo un minuto di gioco, anzi dopo quaranta secondi dal calcio di inizio, “venne giù San Siro”, come si dice in questi casi: triangolazione Porcari-Bertani-Gonzalez e l’attaccante argentino con la maglia numero 9 si trovò in posizione defilata sulla sinistra, superò Khaladze e fece partire un sinistro incredibile che superò Storari. La palla si schiantò sul palo ed entrò in rete: 1-1 e palla al centro. Gol del pareggio sotto la parte di stadio dove c’erano i tifosi del Novara. Per l’attaccante argentino allora 24enne, tre gol in due partite nella coppa nazionale (oltre a tre gol in tredici partite di campionato). Lui che fino a pochi mesi prima di approdare a Novara faceva di mestiere il postino nella sua città, Tandil.
Urla, gioia, abbracci, qualche lacrima: il Novara aveva pareggiato e ora si sarebbe visto un secondo tempo diverso rispetto al primo.
La partita rimase sul punteggio di 1-1 fino all’80 quando Flamini fece partire un destro dai 30 metri che non lasciò scampo a Fontana. Gol del Milan e partita indirizzata verso i rossoneri.
Dopo quattro minuti di recupero, Candussio chiuse le ostilità: Milan qualificato ai quarti, Novara eliminato. Gli azzurri di Tesser uscirono tra gli applausi scroscianti di tutto lo stadio che premiò con un abbraccio collettivo la matricola che aveva giocato quasi alla pari con il più quotato Milan. Il Novara perse con grandissimo onore visto che era una squadra composta da giocatori senza esperienza in massima serie (salvo i soli Centurioni e Fontana) e con qualche apparizione in Serie B.
L’Italia scoprì il “miracolo Novara” e i vari Fontana, Lisuzzo, Gheller, Porcari, Motta, Tombesi, Rubino, Bertani e Gonzalez. Giocatori che fecero la differenza durante il corso del campionato.
A fine stagione, il Novara fece il double campionato-Supercoppa di Lega e tornò in B dopo 33 anni. Serie che vide poi il Novara vincere i play off e tornare in Serie A dopo 55 anni. E, ironia della sorte, il Novara nell’anno in Serie A giocò due volte contro il Milan (ancora negli ottavi di Coppa Italia ed una volta in campionato)perdendo entrambe le partite per 2-1. Nella partita di campionato, giocata il 13 maggio 2012 (ventotto mesi dopo il primo match di Coppa Italia), Fontana era ancora in porta mentre i gol milanisti furono segnati dagli stessi giocatori che segnarono quel 13 gennaio 2010, Flamini e Inzaghi, ma invertiti (“SuperPippo” segnò il gol del 2-1 sotto la “Sud” in quella che fu la sua ultima partita e il suo ultimo gol in carriera, mentre il numero 13 francese pareggiò il momentaneo vantaggio di Garcia).
Peccato che quel 13 maggio 2012 ci furono solo 2mila tifosi novaresi a seguire la squadra nel terzo anello del “Meazza”. Gli altri undicimila si erano invece…persi, ma quel mercoledì 13 gennaio 2010 rimarrà una grande pagina della storia del Novara Calcio e dei suoi tifosi.