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Luciano Zauri, la stella di Malta

Lo storico trionfo dell’allenatore italiano a Malta, con l’Hamrun Spartans. Un successo che riporta in auge la bravura di questo tecnico, volato sull’Isola per ridare slancio alla propria carriera. E ora pronto per una nuova sfida.
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Luciano Zauri - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Per la sua collocazione geografica, posta così com’è nel bel mezzo del Mar Mediterraneo, l’arcipelago di Malta ha da sempre rappresentato una meta di conquista molto ambita. Fenici, Greci, Cartaginesi, ma anche più recentemente francesi e inglesi hanno, nel corso dei secoli, cercato di prendere il controllo di questa terra per monitorare la situazione commerciale di quello che i romani chiamavano Mare Nostrum.

Per altri, e in particolar modo per noi italiani, l’isola ha da sempre rappresentato un rifugio perfetto, dove estraniarsi dal caos continentale. È qui infatti, e più precisamente nella baia di San Paolo, che ben 76 navi della nostra Marina Militare, incluse l’Andrea Doria e la Duilio, trovarono rifugio, consegnandosi agli alleati ed evitando la rappresaglia tedesca post armistizio dell’8 settembre 1943.

C’è però un nostro connazionale che, in questa terra incantata, oggi meta turistica molto ambita, ci ha visto un trampolino atto a dare slancio alla propria carriera da allenatore, dopo un inizio difficile, anche a causa di alcune sfide accettate senza paura, che hanno poi però rischiato di inghiottirlo in un vortice negativo.

E ci ha visto bene, quella volta. Perché il 27 aprile 2024 Luciano Zauri, alla guida degli Spartans di Hamrun, entra nella storia di questo piccolo paese, conquistando uno storico scudetto, il decimo per il club rossonero, che gli vale così l’ambitissima stella da apporre sulle proprie maglie.

Un trionfo arrivato addirittura con una giornata di anticipo rispetto alla fine del campionato, e per di più rifilando un sonoro 5 a 0 al Floriana, insieme allo Sliema Wanderers la squadra più titolata dell’isola. Un trofeo che si aggiunge alla Supercoppa vinta l’anno precedente, e che va ad arricchire la bacheca del club.

Rilanciando, proprio come un trampolino, la carriera di questo giovane allenatore, che ora si dice pronto a tornare nel calcio italiano. Imparando dall’iniziale scottatura subita, alla ricerca di un progetto col quale identificarsi.

Figlio della Dea

Al termine di una nobilissima carriera, iniziata nel florido vivaio atalantino, solo ultimo membro di una incredibile nidiata di talenti (come Pellizzoli, Doni, i fratelli Zenoni e tanti altri), e proseguita poi altrove, con tanto di Champions League giocata con la maglia della Lazio e di esordio in nazionale (nel 2001, per un totale di 5 presenze in azzurro), Zauri decide immediatamente di cimentarsi con il ruolo di allenatore.

Troppo preziosi gli insegnamenti messi da una parte, lungo il percorso, grazie ai maestri incontrati da calciatore: da Prandelli a Vavassori, da Mancini a Delio Rossi. Ora è il momento di farne tesoro per cominciare a scrivere il proprio percorso.

La prima occasione gliela dà il Pescara, il club con cui ha concluso la propria carriera nel calcio giocato, che l’estate del 2014, pochi giorni dopo l’annuncio del proprio ritiro, gli affida la panchina della squadra Beretti.

Con il Delfino nascerà in seguito un rapporto davvero speciale, fatto di un continuo andirivieni, con Luciano che per diverse volte, nel corso degli anni, risponde al quasi disperato SOS della società.

Dopo essere diventato assistente tecnico di Massimo Oddo, in prima squadra, e dopo averlo seguito nell’avventura del mister campione del mondo del 2006 all’Udinese, Zauri nel 2018 torna in Abruzzo per assumere l’incarico di allenatore della squadra Primavera. Vince il girone B del campionato Primavera 2 e fallisce il clamoroso double, perdendo la Supercoppa contro il Bologna.

Le prestazioni, tuttavia, dei suoi ragazzi convincono il presidente Sebastiani ad affidargli la guida della Prima Squadra, nell’estate del 2019, con i biancazzurri che si apprestano ad affrontare il sempre rognosissimo campionato di Serie B.

La prima esperienza vera da allenatore non si rivela però particolarmente felice. La squadra è la copia sbiadita del brillante Pescara visto con Zeman un paio di anni prima, e capace di dominare la cadetteria, ritornando così in Serie A. Zauri raccoglie 27 punti in 20 partite, e, al termine di una sconfitta interna contro la Salernitana, il 20 gennaio 2020 viene esonerato. Un attimo prima che il Covid interrompa quella stagione, che vedrà il Pescara salvo solo grazie ai tiri dal dischetto ai playout con Sottil in panchina, dopo che nemmeno Nicola Legrottaglie era stato capace a tirare fuori un ragno dal buco da quella squadra mal congeniata

Pescara ancora nel destino

L’estate seguente mister Zauri torna in pista, accettando l’incarico di allenatore della Primavera del Bologna.

Una stagione appena. Poi, nell’aprile del 2022, il Pescara chiama di nuovo. Stavolta si parla di Serie C. Biancazzurri partiti con grandi ambizioni, ma impelagati al quinto posto, a un abisso oramai di distanza dal vertice della classifica, che significherebbe promozione diretta senza transitare dalle forche caudine dei playoff.

Zauri si siede sulla panchina che fino al giorno prima era stata di Gaetano Auteri, e in poco tempo riesce a dare una nuova anima alla squadra. Due vittorie e un pareggio nelle ultime 3 giornate di campionato. Quindi, ai playoff, la squadra avanza, eliminando Gubbio e Carrarese con due pareggi, sfruttando la propria miglior posizione in classifica.

In semifinale l’ostacolo si chiama Feralpisalò. E nonostante il nome dei gardesani possa spesso non incutere grossi timori, la squadra di Vecchi è davvero quadrata e ben messa in campo. All’andata, allo Stadio Adriatico, va in scena una delle più belle partite degli ultimi 5 anni di Serie C, conclusasi con un clamoroso 3-3. Vantaggio abruzzese con Memushaj, mezzora di fuoco degli ospiti, che la ribaltano grazie ai timbri di Spagnoli, Di Molfetta e Legati, gol della speranza biancazzurro di Cernigoi e pareggio definitivo di Rauti di testa.

Al ritorno, di nuovo, la Feralpi piazza un uno-due micidiale, firmato Guerra-Siligardi in soli 8 minuti. Poi Clemenza su punizione la riapre, ma ai ragazzi di mister Zauri servirebbero altri due gol. Che non arrivano, lasciando al Pescara solo il rimpianto, per quella che sarebbe stata una vera e propria impresa.

Si aspettano tutti la riconferma per l’anno successivo, con la possibilità magari di poter costruire dalle fondamenta la squadra, dal giorno 0. Ma Sebastiani punta le proprie fiches sul più esperto Alberto Colombo, e Zauri se ne rimane con il classico, proverbiale, “cerino in mano”.

Destinazione Malta

Dopo un anno trascorso a studiare ed aggiornarsi, nel giugno del 2023 inizia il proprio lavoro come allenatore dell’Hamrun Spartans, nel massimo campionato maltese.

Diciamoci la verità: ci vuole coraggio ad accettare una chiamata così. Il football dell’isola non è sicuramente uno dei più appetibili a livello europeo. E sono stati tanti gli allenatori che, negli anni, hanno scelto di allenare a Malta per provare a dare slancio alla propria carriera, tra club e nazionale. Pochi quelli che si sono riusciti veramente. Da Terenzio Polverini a Devis Mangia, fino a Gianluca Atzori. Più recentemente anche Alessandro Zinnari, Enzo Potenza, Mauro German Camoranesi e Giovanni Tedesco.

Ad Hamrun, però, Zauri instaura subito un ottimo feeling: sia con la squadra che col proprio gruppo di lavoro. Si sente addirittura coccolato, e dunque in grado di poter trasmettere in serenità alla squadra le proprie idee.

Già, la squadra. Dal campionato italiano Luciano porta con sé in rossonero Federico Marchetti, ex portiere della Nazionale azzurra, deciso, a 40 anni suonati, a scrivere un ultimo romantico capitolo della propria carriera. Il resto è un mix di giocatori balcanici, brasiliani (ben 5) e autoctoni. Tra questi ultimi anche l’implacabile bomber Luke Montebello, che in Nazionale non segna neanche con le mani (ancora a secco dopo 33 presenze), ma che chiuderà la stagione con 21 reti a referto, vincendo la classifica cannonieri con 8 gol più del secondo in graduatoria (il brasiliano Yuri del Marsaxlokk).

L’inizio è molto incoraggiante. L’Hamrun passa due complicatissimi turni dei preliminari di Champions League, spedendo a casa prima gli israeliani del Maccabi Haifa e poi anche i georgiani della Dinamo Tblisi. Al terzo turno ballano la rumba in casa con il Ferencvaros (6 a 1 per gli ungheresi) ed escono di scena.

Il campionato conferma le buone indicazioni, con 4 vittorie nelle prime 4 giornate. A dicembre arriva pure uno storico titolo, il primo per Mister Zauri alla guida di una prima squadra. I rossoneri strapazzano il quotato Birkirkara 4-0 (tripletta del brasiliano Jonny) e portano a casa la Supercoppa maltese, che il club non vinceva dal lontano 1991.

Ma il lavoro non è finito. C’è un campionato da vincere. E l’Hamrun procede spedito.

Clamoroso il 7-1 inflitto al Balzan il 27 gennaio. I rossoneri calano il poker anche contro Naxxar Lions, Gudja United e Mosta. Il 30 marzo una piccola amarezza, allorchè il Birkirkara si prende la rivincita, eliminando Marchetti e compagni dall’FA Trophy ai rigori (errore decisivo, guarda il destino, proprio del carneade Jonny).

Il 27 aprile, però, i conti si sistemano. Penultima giornata di campionato, e scontro diretto al Ta Qali di Rabat contro il Floriana di Camoranesi, secondo in classifica. Ci si gioca tutto lì, in una specie di “chi vince regna”.

La partita, in realtà, praticamente non comincia neppure. 8 giri di lancette e il ghanese Seth Paintsil, con la sua folkloristica acconciatura, ha già siglato il vantaggio. Al 18esimo segnerà pure il raddoppio, su assist di Montebello, prima della tripletta personale al minuto 41. Prima del the caldo c’è spazio anche per il poker del brasiliano Elionay. La ripresa non ha praticamente senso, se non per permettere a Painstil di chiudere il proprio personale show con il suo quarto gol della partita.

L’Hamrun si laurea così campione di Malta! Per la decima volta nella storia, con tanto, dunque, di stella da cucire sul petto. Per Mister Zauri una soddisfazione enorme, e la soddisfazione di aver vinto la propria sfida personale con il destino.

A fine stagione la sua strada e quella degli Spartans si separano. Ma, come ci tiene lui stesso a precisare, “non è un divorzio”. Nessuna incomprensione quindi, in un ambiente che lo ha adottato quasi come un figlio.

Semplicemente la volontà di accettare nuove sfide professionali. Dove poter finalmente, una volta per tutte, rilanciare una carriera già molto promettente.

Racconto a cura di Fabio Megiorin

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