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Francesco Tavano, un toscano d'adozione

Fiorentina, Pisa, Livorno, Prato, Carrarese. Ma anche Rondinella, Tuttocuoio e Ponsacco. E, naturalmente, Empoli. Scopriamo insieme Ciccio Tavano, il bomber di provincia casertano che ha esplorato la Toscana in ogni suo angolo.
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Francesco Tavano - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Gli inizi

I primi anni da calciatore Ciccio li passa nella sua terra natìa, la Campania, e più precisamente a Caserta, la sua città natale.

Nel cuore degli anni 70’, quando nasce il piccolo Tavano, i suoi genitori possiedono un tabacchificio nel piccolo comune di San Prisco. Lì c’è una squadra di pallone, il Real San Prisco, che incuriosisce il giovane Francesco. I colori sono quelli della sua città, il blu e il rosso, la squadra è un gruppo di amatori, ma del resto da qualche parte si deve pur cominciare.

Ciccio si diverte e fa intravedere il suo potenziale, tanto che il Nola, nel Napoletano, lo mette sotto contratto al compimento dei suoi 16 anni. Lì, a due passi da Napoli, città dove l’amore per il calcio si esprime in modo puro e autentico, il giovane continua a regalare emozioni. Migliora sempre di più, e più lo avanzano in campo più diventa forte:

“Ho iniziato come difensore da piccolo, poi sono diventato centrocampista e infine attaccante. Sono andato sempre più avanti nel campo con il passare degli anni. Quando sono arrivato davanti è arrivata la svolta.”

Questa svolta arriva quando nientemeno che la Fiorentina decide di aggiudicarsi le prestazioni sportive di questa giovane seconda punta che sa giocare molto bene anche sulla trequarti. Per Tavano questo è il primo incontro con la regione toscana: lui ancora non lo sa, ma il 90% della sua carriera la trascorrerà lì, e nella terra del buon cibo e delle acca aspirate incontrerà la sua fortuna.

Calciatore professionista: Pisa, Rondinella e… Empoli

La carriera da professionista di Ciccio comincia dunque nella città di Dante, dove vive per ben tre anni. La casacca viola lo accompagna fino all’approdo nel calcio dei grandi, anche se purtroppo non scenderà mai in campo con la prima squadra della Fiorentina in Serie A.

Nel 1999 viene infatti spedito in prestito al Pisa, in serie C1, e l’anno successivo al Rondinella, squadra fiorentina che milita in C2. A soli 22 anni, Tavano ha già vestito tre casacche di altrettante squadre toscane.

Con la Rondinella, poi, il giovane attaccante riesce a distinguersi, risultando il miglior marcatore della squadra e andando a segno con una media di una rete ogni due partite.

Ma è nel 2001 che arriva la svolta per il calciatore casertano: Tavano passa infatti all’Empoli, la squadra che lo farà veramente emergere.

Nonostante in quegli anni ad Empoli giochino gli ancora giovani Totò Di Natale, Massimo Maccarone e Tommaso Rocchi, Ciccio riesce subito a trovare un certo spazio. Non riesce ad andare a segno con regolarità, ma lascia subito intravedere il suo grande potenziale al tecnico Baldini e ai tifosi azzurri, dando il suo contributo alla promozione in Serie A della squadra. L’anno successivo, al suo esordio in A, mette a segno una rete all’Inter di Cuper, tanto per presentarsi nel migliore dei modi nel massimo campionato della Penisola.

Questo andazzo, fatto di prestazioni buone ma non eccellenti, dura per tre stagioni: Ciccio è un ottimo giocatore, si vede, ma è una Ferrari con il freno a mano sempre un po’ tirato, forse perché in pista ci sono comprimari troppo veloci che non gli lasciano il tempo di prendere le misure. Poi, a un tratto, cambia tutto.

“Totò palleggiava con qualsiasi cosa, aveva una tecnica strepitosa, faceva quello che voleva con il pallone. Quando sono andati in club più importanti io ho preso il loro posto. L'Empoli ha creduto in me e sono esploso.”

Ed è proprio questo ciò che succede. Nel 2004 l’Empoli retrocede in B, e Tavano esplode. Di Natale e Rocchi partono per unirsi alle squadre di cui diventeranno due assolute bandiere, l’Udinese e la Lazio, e l’attaccante di Caserta decide che è il momento di spiccare il volo ad Empoli. Ciccio riporta in Serie A la squadra segnando 19 reti: alla fine del campionato è dietro solo a Gionatha Spinesi e ad un coetaneo che farà strada chiamato Diego Milito.

Insomma, dopo aver segnato appena 7 reti nelle prime 3 stagioni in azzurro, Tavano ne segna 40 nelle ultime due, diventando un idolo per i tifosi empolesi e la carta vincente del tecnico Somma.

Valencia, Roma e il sogno amaranto

Dopo un’infelice esperienza al Valencia, che lo acquista nell’estate del 2007 ma lo rimette sul mercato dopo appena sei mesi non facendolo quasi mai giocare, Tavano torna in Italia in prestito per stabilirsi a Roma, alla corte di Luciano Spalletti.

In giallorosso Ciccio ci resta solo fino alla fine del campionato 2006-2007, ma riesce a scendere in campo con regolarità e distinguersi abbastanza da attirare l’attenzione dell’altra squadra simbolo della sua carriera, il Livorno.

Tavano indossa per la prima volta la maglia amaranto nell’estate del 2007, ma ancora oggi conserva un bel ricordo della sua breve esperienza nella Capitale:

Il compagno più forte? Resta Totti. Che peccato però non vederlo in campo: mi mancano le sue giocate... Spalletti? Si vedeva che sarebbe diventato un top della panchina. Stava 24 ore su 24 sul pezzo e aveva dato alla squadra un’organizzazione maniacale"

Come dicevamo, quell’estate Tavano torna in Toscana, questa volta nella città di Livorno, e questa si rivelerà una scelta più che saggia: Ciccio diventerà una bandiera per i labronici, che fin dal primo momento di concedono quello spazio e quel rispetto che altrove gli era mancato.

Gli viene data la maglia numero 10, 10 come i gol che segna Tavano alla sua prima stagione in amaranto. Un buon bottino per la Serie A, ma purtroppo non è sufficiente ad evitare la retrocessione della squadra.

Poco male! Tavano si ricorda molto bene come si segna in Serie B. L’altra volta aveva sfiorato il primato per due lunghezze, ma adesso è cresciuto, il suo fiuto del gol si è affinato, la sua tecnica è migliorata ulteriormente. Ciccio segna la bellezza di 24 gol, capocannoniere della Serie B, e trascina i suoi nella massima serie.

Sono anni bellissimi per Tavano: tanti i ricordi che lascia alla città di Livorno, tanti i gol, tante le emozioni. Dalla seconda stagione è il capitano della squadra, e lui ripaga la fiducia con giocate di classe e tanti gol.

Peraltro, proprio in quegli anni nasce la sua celebre esultanza, in cui Tavano è solito esibirsi ponendo la mano chiusa sul capo. L’origine dell’esultanza è legata ad un simpatico aneddoto vissuto in compagnia di un compagno di squadra:

Una sera io e Francesco Volpe eravamo andati a cena fuori e avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo. Io ad un certo punto, verso il dolce, gli ho fatto questo gesto per mimargli che ero un po’ brillo. Lui subito mi fa… ‘Bene, allora se segni domenica devi esultare così’. Era la prima giornata di campionato, feci tripletta. E via con l’esultanza… Che avendomi portato bene ho continuato e continuo a farla”.

Nel 2009 segna anche la rete che permette agli amaranto di imporsi sulla Roma per 1 a 0 in casa dei giallorossi: Pulzetti ha spazio per correre sulla fascia sinistra, scarica un rasoterra raccolto che Tavano raccoglie al limite dell’area e che scaraventa in rete con una precisa conclusione di prima.

Il Livorno espugna l’Olimpico, non succedeva da sessantadue anni.

Di nuovo Empoli

Tutte le cose belle prima o poi finiscono, talvolta perché ne possano cominciare delle altre. O, a volte, ricominciare.

Eh sì, perché nell’estate del 2011 Tavano torna ad Empoli, la squadra che lo aveva lanciato.

La prima stagione è una montagna russa emotiva: la squadra è costruita per andare in Serie A, ma l’inizio del campionato è disastroso, con appena 6 punti raccolti in 7 partite. Il tecnico Aglietti viene esonerato e al suo posto si avvicendano due successori che non hanno maggior fortuna: al giro di boa la squadra è penultima in classifica, la situazione è tragica.

Viene richiamato Aglietti, gli viene chiesto di compiere un miracolo. Trascinata da Tavano, che segna la bellezza di diciannove gol, la squadra riesce a risollevarsi e chiude la stagione in zona playout: si giocherà la salvezza con il Vicenza.

All’andata, in casa dei veneti, è 0-0. Ci si gioca tutto ad Empoli, dove i biancorossi vanno in vantaggio di due reti grazie ad una doppietta di Paolucci. La Lega Pro non è mai stata così vicina. Mancano appena venti minuti.

Ad un tratto, gli Azzurri hanno un sussulto d’orgoglio. Mchedlidze segna una rete in mischia, accorciando le distanze. Pochi minuti dopo, Tavano subisce un fallo in area: è rigore.

Cicco si presenta sul dischetto, è tutto sulle sue spalle. Rincorsa, botta potente all’incrocio, è fatta. L’Empoli è salvo.

Le stagioni successive sono più tranquille, ed è meglio così per i cuori dei poveri tifosi empolesi. Tavano continua a brillare e a rendere orgogliosi i suoi sostenitori, arrivando nel 2013 a segnare la sua centesima rete in Serie B che, per una curiosa coincidenza, è anche la centesima rete con la maglia dell’Empoli.

Tavano lascia l’Empoli nel 2015, ma non prima di aver riportato in Serie A la squadra che l’ha lanciato e che gli ha dato tanto.

Ad oggi, con 120 reti, Tavano è ancora il miglior marcatore della storia dell’Empoli. Al secondo e terzo posto ci sono quei due, Maccarone e Tavano, che in azzurro gli hanno insegnato tanto prima di concedergli lo spazio necessario per brillare di luce propria.

Ciccio infinito

Tavano lascia dunque la squadra del suo cuore a 36 anni, dopo aver segnato in tutto 120 reti in 311 partite, un contributo talmente importante che l’Empoli decide di ritirare la maglia numero 10 in suo onore.

Carriera finita? Assolutamente no: dopo una breve esperienza ad Avellino, Tavano continua a girare la regione che l’ha adottato per altri sette anni. Prato, Carrarese, Ponsacco e Tuttocuoio, squadra di cui oggi è allenatore e che nel 2022 vede il suo addio al calcio.

Con la Carrarese, poi, segna la bellezza di 39 reti in 79 presenze in serie C. Davvero niente male per un calciatore che nella città del marmo ci arriva a 38 anni e che la lascia dopo aver compiuto i quaranta!

Insomma, gli ultimi anni di carriera di Tavano sono emblematici di ciò che è sempre stato: un calciatore estroso, cinico, caparbio, ma soprattutto un giocatore inappagabile, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove sfide.

E guardando i risultati ottenuti nella sua carriera, non possiamo che augurargli - e augurarci - che lo stesso spirito lo accompagni in questa nuova avventura in panchina.

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