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Il Bari dei baresi

C’è stato un tempo in cui l’attaccamento alla maglia, al territorio e alle tradizioni veniva vissuto come consuetudine. Oggi, invece, si rischierebbe d’esser tacciati di nostalgia. È la storia del Bari dei Baresi, una squadra che dava spettacolo. Una squadra che usciva dal campo tra gli applausi. Talvolta anche quando perdeva. Una squadra che giocava bene e divertiva. Anche quando non vinceva.
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C’è stato un tempo nel quale la formula della Coppa Italia regalava exploit inattesi nei pronostici ma sognati dai sostenitori delle cosiddette provinciali.

Uniti questi due fattori nel 1984 si verificò qualcosa di mai accaduto, una squadra di serie C1 si spingeva fin quasi alla finale, era il Bari dei baresi.

Che la vendetta é un piatto da servirsi preferibilmente freddo e, con tutte le attenzioni del caso, a Bari lo avevano capito benissimo già in quel febbraio 1983, il 23 per la precisione; davanti ad oltre 40.000 spettatori, Platini proprio al tramonto dei 90 minuti, metteva a segno la rete dell' immeritato 1-1 che estrometteva i galletti dalla Coppa Italia dopo lo striminzito 1-0 con il quale la Vecchia Signora si era aggiudicata la gara d'andata (sempre Le Roi l'autore del gol).

Era il Bari di Catuzzi, il Bari dei baresi, una covata di talenti più o meno sbocciati che regalarono una stagione indimenticabile ai cuori biancorossi; i fratelli Loseto, il portiere Caffaro, Cuccovillo, De Trizio e tutti gli altri, quella sera il Bari perse, quell'anno scese in C1 da ultimo in classifica nonostante l'intervento a cuore aperto di Gigi Radice che nelle ultime 12 giornate tentò l'impresa disperata, ma era l'inizio di qualcosa che sarebbe restato nel cuore di tutti, e con la Juventus i conti erano solamente rimandati.

Bolchi ma buoni

Come accennato sopra, il Bari si ritrovò in Serie C1 tra lo sconforto generale, ma in società si era lavorato bene e si poteva fare affidamento su una nidiata di giovanotti a Km zero; per la panchina venne scelto Bruno Bolchi, il maciste di nerazzurra memoria, uno che alle chiacchiere ha sempre preferito i fatti.

Rosa costruita per ritornare immediatamente in cadetteria con Paolo Conti tra i pali e il barese Caffaro a fare da dodicesimo, poi una difesa imperniata sul libero De Trizio, sulla grinta di Giovanni Loseto, sull'esperienza del trevigiano Cavasin (dal Catanzaro) e la gioventù di Cuccovillo e Guastella. Settore nevralgico del campo in un mix di esperienza, classe, duttilità e sacrificio composto da Acerbis (antidivo per eccellenza), Onofrio Loseto, Antonio Lopez (idolo ed eccelso), Gigi De Rosa, Franco Baldini da Reggello e l'operoso Luciano Sola che un giorno si cucirà sul petto uno scudetto al fianco di Maradona!

Davanti é guerra al mondo il Galluzzo che debuttò nel Milan, Lele Messina animale da gol, sua maestà De Tommasi ed il giovane De Martino che, se non fosse stato per Platini all'ultimo minuto, avrebbe portato ai supplementari la Juventus con quel gol segnato al monumento Zoff.

Campioni in campionato

Insomma, Bolchi ha una fuoriserie e deve solo evitare sbandate inattese, per il resto il campionato di C1 dovrebbe essere quasi una formalità. 

A fine andata i baresi sono saldamente al comando con ben 26 punti (due ne valeva la vittoria) e ben quattro di vantaggio sul sorprendente Casarano. Il ritorno vede una leggera e fisiologica flessione che porta 19 punti utili a confermare il primo posto a +3 sul Taranto, 16 vittorie, 13 pari e 5 sconfitte delle quali una sola al "Della Vittoria" (giornata no con la Ternana di Meregalli).

La Serie B é immediatamente riacciuffata e il Bari dei baresi è solo all'inizio visto che la stagione successiva volerà in Serie A.

Vento in Coppa

In Coppa Italia, invece, la storia è diversa e particolare. I galletti di Bolchi sono inseriti nel girone 2 assieme ad altre 5 squadre, passeranno solamente le prime due.

Gli avversari non sono, almeno sulla carta, alla portata della pur forte squadra biancorossa, c'è la Juventus di Boniek e Platini, segue la Lazio della coppia Giordano-Laudrup e poi il Catanzaro di Mister foglia morta Mariolino Corso, il Perugia di Vitali con Morbiducci, Caneo e il vice Falcao Valigi e infine il Taranto che con i cugini duella nel girone B della C1.

Taranto a parte, trattasi di formazioni di categorie superiori, il pronostico lascia chiaramente poco spazio ai ragazzi di Bolchi.

Domenica d'agosto

La kermesse prende il via il 21 agosto 1983, il Bari è di scena a Taranto in un derby che ha già il sapore del duello rusticano (le due squadre poi saliranno a braccetto in Serie B) e nel quale Bolchi e Giammarinaro provano gli schemi per il campionato, arbitra Esposito di Torre del Greco.

Gara dal tipico sapore agostano, vogliamoci bene e non facciamoci male, ma il libero De Trizio la vede a modo suo e a cinque dal termine la decide trafiggendo il portiere tarantino Paese, 0-1 e testa della classifica assieme al sorprendente Perugia capace di regolare la Juventus con un Gol di Mauti, Catanzaro-Lazio termina 0-0.

Mercoledì 24 si è nuovamente in campo per la seconda giornata, a Bari arriva la Juventus che Trapattoni, memore della stagione precedente, mette giù in abito elegante: Tacconi, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek, scusate se é poco!

Bolchi non è tipo da piagnucolare e carica i suoi a molla, Paolo Conti in porta, Elia Acerbis a sgobbare in mediana e là davanti Lele Messina che al 29' batte Tacconi per poi ripetersi in apertura di ripresa (47') e portare il Bari su un clamoroso 2-0, peccato il calo finale che vede Cabrini e Platini pareggiare negli ultimi sei minuti, ma va bene così visto che il Perugia perde con la Lazio e il Catanzaro ha vita facile (2-0) con un Taranto già dimesso, per i calabresi segna anche il leggendario Viorel Nastase.

La terza giornata si disputa il 28 agosto, la Juventus ottiene la sua prima vittoria regolando, a fatica, il Catanzaro e la Lazio ci lascia le penne a Taranto (1-0 con rete rossoblù di Carmine Caricola), per il Bari un nulla di fatto a Perugia che serve ad isolarsi in solitaria al comando del girone, già di per sé questa è una notizia, una squadra di serie C1 in testa al girone di Coppa Italia.

Agosto si chiude con la penultima giornata del girone,  la Juventus passeggia col Taranto (3-1) ed il Perugia va a prendersi un punto a Catanzaro. Per la banda di Bolchi, invece, la giornata prevede uno 0-0 casalingo con una Lazio alla quale nulla serve schierare dall'inizio Giordano, Laudrup e D'Amico.

A questo punto la classifica dice che Bari e Juventus comandano a sei punti, Catanzaro, Lazio e Perugia seguono a cinque e il povero Taranto chiude a tre, tutto è ancora più o meno aperto.

Il 4 settembre le tre gare in programma si chiudono con altrettante X, Bari-Catanzaro senza reti e Lazio-Juventus assieme a Taranto-Perugia sull'1-1, alla luce di questi risultati Juventus e Bari staccano il pass per gli ottavi di finale dove per uno scherzo del destino si incontreranno in doppia sfida.

Da Crotone con furore

Si chiama Gabriele Messina ed è nato a Crotone, classe 1956 ha il gol nel sangue e Bolchi lo ha voluto a Bari dopo averlo allenato quattro anni prima in un'Atalanta che dopo un torneo cadetto disastroso precipitò in C1.

Il Bari lo ha prelevato dal Modena squadra con la quale Messina ha messo a segno 12 reti in campionato (C1), il classico bomber di categoria insomma, 30 gol in due anni ed equamente distribuiti tra Cavese e Salernitana, oltre 20 a Trapani più gli inizi a Crotone e una sfortunata parentesi a Brescia; il centravanti non delude le aspettative, in campionato ne segnerà altri 12 e in Coppa pare avere un conto aperto con sua maestà la Vecchia Signora e il suo portiere Stefano Tacconi già battuto due volte nel girone. 

L'8 febbraio va in scena l'andata e per le squadre di Torino non è certo una serata da ricordare, i granata soccombono a Varese dove Auteri sigla l'uno a zero finale per i bosini, al "Comunale" invece succede di peggio.

Vento e freddo dominano la scena, i paganti sono appena sopra le cinquemila unità e lo spicchio barese sogna l'impresa, almeno non perdere per dare un pò di pepe alla sfida di ritorno;  Bolchi schiera i suoi accorti e pronti ad approfittare del contropiede mentre il Trap deve rinunciare a Penzo e opta per l'avanzamento di Platini al fianco di Rossi. La Juve pare assente nel gioco, il Bari ha vita facile e mette in mostra buone trame, si distinguono Cuccovillo, Loseto, Lopez e la sua classe più un Cavasin mostruoso che annulla Rossi in ogni frangente. I galletti devono rinunciare a De Tommasi dopo appena sedici minuti a causa di una scontro con Caricola, entra Galluzzo che ben si intende col resto della squadra; al 27' ecco la sorpresa, Cavasin serve Messina che dal limite trafigge Tacconi il quale è al rientro dopo due mesi di stop forzato, 0-1 ma nessuno si preoccupa.

La Vecchia Signora però non esce dal torpore nel quale si trova da inizio gara, acciuffa l'1-1 al 65' ma solo grazie ad un'invenzione di Platini che libera Scirea lesto e chirurgico a battere Paolo Conti; Bolchi a quel punto si copre togliendo Galluzzo per Acerbis, il pareggio sarebbe oro colato in vista del ritorno, Totò Lopez però vuole di più e proprio in chiusura, a novantesimo già scoccato, raccoglie un passaggio di Cuccovillo e infila Tacconi con un destro che gela ulteriormente il pubblico di fede bianconera e convince Trapattoni ad abbandonare la panchina prima del triplice fischio, l'impresa é compiuta.

Per la gara di ritorno, in programma il 22 febbraio, lo stadio "Della Vittoria" risulta pieno in ogni ordine di posto, si abbatte il muro dei 40.000 e l'entusiasmo è alle stelle; Bolchi ha in Cuccovillo una freccia velenosa e il Trap deve ancora rinunciare a Penzo, la gara incomincia con una fase di studio da entrambe le parti, poi lo scatenato Cuccovillo all'ennesima incursione costringe Gentile al fallo da rigore che l'arbitro Redini concede e il solito Messina trasforma alle spalle di Tacconi, 1-0 Bari.

A differenza della gara d'andata la Juventus non difetta di grinta ma è evanescente in zona gol, il pareggio è l'ennesimo atto d'astuzia di un Platini che anticipa Conti in uscita ma il Bari non rischia più di tanto nonostante la pressione bianconera lo costringa schiacciato nella propria trequarti; a nove dalla fine Vignola si libera sulla fascia, mette dentro una palla invitante che il generoso Tardelli spedisce in rete di testa, 1-2 con vista sui supplementari pensano tutti, ma anche stavolta Totò Lopez vuole di più e ancora al 90' salta Scirea al quale non resta che agganciarlo fallosamente provocando il rigore.

Sullo stadio cala un velo di silenzio, qualche secondo che pare lunghissimo divide i sogni dalla realtà, il tutto nei piedi di Totò Lopez uno che con quelli stessi piedi realizza magie, Tacconi è battuto e il Bari dei baresi vola ai quarti, ci sarà la Fiorentina, altra compagine d'élite.

La porti un bacione a Firenze

Un'altra squadra di massima serie sulla strada di Bolchi e i suoi baresi, ma dopo aver fatto fuori Madama non ci si può certo spaventare davanti al pur forte complesso viola che sfoggia nomi altisonanti quali Giovanni Galli tra i pali, gli argentini Passarella e Bertoni e i vari Monelli, Massaro, Pecci e Oriali. 

L'andata é fissata per mercoledì 7 Giugno e il Bari è libero da ogni pensiero visto che quattro giorni prima ha chiuso trionfalmente il campionato di C1 con lo 0-0 ad Agrigento e la promozione in Serie B. Lo stadio "Della Vittoria" mette l'abito da cerimonia e accoglie la Viola con gli onori del caso; i galletti di casa si esaltano davanti a quella folla festante e Lele Messina ci mette appena cinque minuti a sbloccare la partita, Guastella scappa a destra, crossa e il bomber non ha difficoltà a insaccare con un perfetto colpo di testa, la Fiorentina è tramortita.

Gli uomini di De Sisti in effetti accusano il colpo, il Bari insiste e la prima risposta viola è una girata di Monelli che termina a lato; la gara è maschia, volano schiaffi e interventi non proprio da educande, ma l'arbitro Longhi ha l'incontro sotto mano, sul tramonto della prima frazione poi ecco il pareggio ospite. Pecci batte una punizione da posizione defilata, la palla spiove in area e Passarella colpisce di testa, Paolo Conti respinge come può ma Oriali in versione rapace d'area insacca più lesto di tutti, 1-1.

La seconda parte di gara vede una Fiorentina più intraprendente, il Bari pare non aver la forza di attaccare e così al 70' Bolchi gioca d'astuzia, toglie il centrocampista Loseto e mette il centravanti Galluzzo, i biancorossi guadagnano metri. Poco dopo Acerbis subentra per Guastella e i pugliesi fanno il colpaccio, dalla destra Lopez centra una punizione che Galluzzo incoccia di testa provocando un boato spaventoso che viene duplicato al minuto 88 quando Paolo Conti con un miracolo toglie il possibile 2-2 a Passarella, finisce così e qualcuno incomincia a parlare di semifinale, ma c'è da andare a Firenze.

In Toscana si gioca tre giorni più tardi,  De Sisti ripropone dieci undicesimi della formazione dell'andata cambiando solamente Massaro (dolorante alla schiena e perciò inutilizzabile) con il riccioluto Alessandro Bertoni, Bolchi invece conferma in toto l'undici dell'andata.

La partita somiglia a uno di quei derby sudamericani dove non esistono regole, ci si picchia sin da subito. Dopo pochi minuti Passarella stende Lopez senza tanti complimenti. Al quarto il primo giallo è per Guastella mentre tre minuti più tardi arriva un rosso diretto a Miani che si mette a fare a pugni successivamente ad un'entrataccia di Oriali su Onofrio Loseto; al 16' é il turno di Sola che falcia Pecci generando una punizione dal limite che Passarella trasforma magistralmente, vantaggio viola.

La gara è una battaglia e nello scontro gli uomini di Bolchi si esaltano, passano appena nove minuti e Lopez tocca una punizione per Guastella il quale lascia partire una fucilata di sinistro che pareggia i conti, 1-1 e tutto da rifare; la gara prosegue sui binari della rissa, Messina dà filo da torcere a Pin e le botte arrivano un pò a tutti tanto che, a due minuti dal riposo, anche Giovanni Loseto guadagna un rosso per aver malamente reagito a un fallo di Pecci. Tutti negli spogliatoi e con gli animi più che riscaldati.

Il canonico quarto d'ora stempra leggermente la tensione e la Fiorentina si ripresenta in campo decisa a far valere un tasso tecnico enormemente maggiore, ma il Bari non ci sta;  Daniel Bertoni prima, Alessandro poi e Oriali vanno vicini alla rete in più d'un occasione, ma l'attenzione di Paolo Conti evita il peggio e quando tutti attendono la rete viola ecco la doccia fredda: Acerbis, in campo da nemmeno trenta secondi al posto di De Tommasi, si trova smarcato da un lancio di Onofrio Loseto ed ha il tempo di involarsi e battere Galli, Bari in vantaggio

A questo punto De Sisti prova la carta Puliciclone ma gli uomini di Bolchi chiudono ogni varco e le occasioni vengono quasi azzerate, passano gli ultimi venti minuti, che dalle parti della Puglia paiono infiniti, e il Bari si ritrova proiettato in semifinale.

Dalla Serie C1 sfiderà quel Verona che da qualche anno staziona ai vertici del calcio italiano, Bolchi-Bagnoli, sfida tra giganti.

La Fatal Verona

Il Bari la gloria l'ha già ottenuta, non era mai capitato che una squadra di Serie C si trovasse in semifinale di Coppa Italia e questa è già una vittoria sensazionale, quando si è in tavola però si deve mangiare e così i galletti pugliesi cercano di sgambettare un'altra grande del calcio nostrano.

La partita si gioca il 13 giugno e a Bari l'aria è di quelle speciali, l'atmosfera permeata di magia raggiunge vette inavvicinabili già due ore prima della gara, lo stadio è tutto esaurito e dal cielo piovono i paracadutisti uno dei quali porta la palla con la quale si disputerà l'incontro. 

Bagnoli schiera entrambi gli stranieri a disposizione (Zmuda e Jordan), Bolchi risponde con il solito collaudato undici che ringrazia incominciando la gara a spron battuto. I veronesi reggono l'urto barese e rintuzzano gli attacchi biancorossi con rapidi e ficcanti contropiedi ma la prima mezz'ora trascorre senza grosse occasioni.

Poco dopo i trenta minuti ecco che un zoppicante Guastella commette l'errore dal quale nasce il vantaggio gialloblù, il retropassaggio è un ibrido che rimane a metà tra Loseto II e De Trizio, ne approfitta Di Gennaro che scaglia un bolide all'indirizzo di Paolo Conti, il portiere respinge ma ecco Jordan "lo squalo" che anticipa tutti e insacca di destro.

La situazione di dover rincorrere mette il Bari in difficoltà psicologica, il Verona se ne accorge e nel giro di sei minuti raddoppia con un Iorio da applausi, la punta salta come birilli i difensori avversari, poi si presenta davanti a Conti e insacca senza esitazioni; da parte barese la risposta si infrange sul palo ad un attimo dal termine del primo tempo, Sola serve Messina e il bomber conclude sul montante.

Bolchi cerca di dare verve ai suoi togliendo Onofrio Loseto per Galluzzo e la ripresa in effetti vede un Verona meno padrone della situazione, tutto però tace, il risultato pare in calce ed invece al 63' la coppia De Tommasi-Galluzzo dà speranze alla rimonta, il primo batte l'angolo e il secondo, di testa, la spedisce sotto l'incrocio dei pali, è l'uno a due. 

A questo punto il Bari ci crede, il Verona è obbligato ad asserragliarsi nella propria area ma non succede più niente, tutto rinviato al "Bentegodi" dove si giocherà tre giorni più tardi.

A Verona il Bari è chiamato a compiere un'autentica impresa, in più Bolchi dovrà rinunciare a Giovanni Loseto e Cavasin, imposta Sala libero e schiera dall'inizio Messina, Lopez e Galluzzo, si gioca insomma il tutto per tutto davanti ai 25,000 del "Bentegodi".

In effetti il Bari parte forte, i veneti cedono volentieri l'iniziativa in quanto forti del vantaggio dell'andata, qualche grattacapo lo devono risolvere ma Garella non rischia mai seriamente di soccombere.

Al 37' poi Galderisi è lesto ad approfittare di una respinta di Paolo Conti e insacca l' 1-0 mandando in visibilio la torcida gialloblù, i pugliesi non ci stanno e dopo quattro minuti solo il palo nega ad uno scatenato Cuccovillo la gioia del pari. Un quarto d'ora per ricaricare le batterie ed ecco in campo gli stessi ventidue dell'inizio, al 48' Lopez inventa e Galluzzo conclude, ma Garella è strepitoso nel deviare sopra la traversa; a due minuti dall'ora di gioco però le speranze di rimonta del Bari subiscono il colpo del ko. Iorio sgroppa per trenta metri palla al piede e crossa in mezzo per Volpati, al futuro dottore non resta che appoggiare in rete il 2-0, il raddoppio è servito!

Un Bari generoso e pieno di buone intenzioni rischia di naufragare quando Galderisi triplica al 68' dopo un pregevole dialogo con Iorio e Fontolan, ma Bolchi e i suoi hanno la stoffa dei grandi e Messina al 75' sfrutta un suggerimento di De Rosa siglando la rete della bandiera, poi non pago al 90' si procura un rigore che solo il fenomenale Garella evita si trasformi nel 3-2.

Finisce l'avventura così, con tanto amaro in bocca per un sogno accarezzato ma molto più orgoglio per un'impresa impronosticabile alla vigilia, al tempo il legame con la propria terra unito ad una formula decisamente più accattivante regalava favole di questa portata, chiedere a Bari per eventuali chiarimenti.

Racconto a cura di Fabio Mignone

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