Marco Verratti, I have a dreAm
5 novembre 2025. Scatta la mezzanotte. A Doha, dove gioca con l’Al-Duhail SC, Marco Verratti è un’ora avanti. Il fuso orario Italia-Qatar gli permette di festeggiare in anticipo un altro compleanno lontano da casa. In realtà, non c’entrano la geografia e le convenzioni sociali, il “Gufetto” ha sempre anticipato le mosse.
Precoce col pallone, precursore in ogni dichiarazione. Il cuore a Pescara, le azioni dirette alla propria ambizione. “Dica 33”, Verratti soffia sulle candeline. Il desiderio? Giocare in A con il Delfino.
Gli esordi in Abruzzo: da Manoppello a Pescara
Un filo biancazzurro ha sempre legato Verratti e la sua terra. Nasce a Pescara, novembre ‘92. Cresce a Manoppello, piccolo comune dell’entroterra adriatico. Nei campetti di provincia, con i colori locali, tira i primi calci al pallone. Esile e scaltro, incanta fin da bambino.
All’età di 14 anni, il Pescara lo soffia alle concorrenti. Illumina da sotto età, tutti gli addetti ai lavori ne rivendicheranno la putativa paternità. Da Manoppello alla costa, mezz’ora di tragitto, è accompagnato agli allenamenti dalla mamma. I sacrifici ripagano, è presto aggregato in prima squadra.
Parte la scalata con la squadra del cuore. L’esordio in Coppa Italia: 15 anni e 9 mesi. Stagioni tutt’altro che agevoli per il Delfino in Serie C. A tratti il gioco è mediocre, serve un lampo. Sugli spalti si propaga il quesito: “Quando entra il ragazzetto della Primavera, quello di talento?”. Non tutti ne riconoscono il viso, tutti ne parlano, le qualità si avvertono. Subentra in qualche spezzone, dimostrando la stoffa del campione.
Nemmeno diciassettenne realizza il primo gol in campionato. Pescara-Rimini, parziale di 1-0. Cuccureddu lo lancia in corsa, gli bastano 5 minuti. Conduce verso la porta, ubriaca due avversari, palla in rete. 2-0. Nell’esultanza prosegue la corsa verso la Nord. E’ la sua Curva. Riceve la benedizione di quelli che erano soltanto amici, ora tifosi, poco più tardi seguaci.
L’esplosione. Pescara in Serie A
Il prodigio rispetta le attese. Cresce con i compagni più esperti, apprende anche dalle panchine. La definitiva consacrazione porta il nome di due maestri: Eusebio Di Francesco e Zdenek Zeman. Innamorati del fantasista, gli ritagliano l’abito su misura, concreto ed elegante al punto giusto.
Il primo lo sperimenta più arretrato, regista davanti alla difesa. Il secondo ne completa la definizione, impacchettandolo per il calcio delle stelle. Proprio lì, da playmaker, Marco è un due per uno. Esplosività raffinata, Zemanlandia ruota. Il Boemo, con Verratti & Co, ringiovanisce di vent’anni.
L’assist per Insigne col Torino è masterclass di fisica mista a storia. Ridisegna il concetto di “traiettoria”, chiedere a Benussi e Darmian. Sul piano tattico matura a dismisura. Sulla carta d’identità fa un metro e sessantacinque. In campo, però, fa tre metri e settantatré. A chi lo sposta? Risponde “Ritenta”.
Lo sradicamento palla in scivolata, il marchio di fabbrica. C’è tutto questo, molto di più, nel ritorno in Serie A dei biancazzurri. Nel talento, le piroette e il fosforo di un pescarese innamorato di Pescara.
Il distacco da casa: il calcio delle stelle
All’età di vent’anni, il PSG chiama. Lui ribatte: “No grazie, sogno di giocare in Serie A con il Delfino”. Servono nottate in bianco, riflessioni a tavolino per convincerlo ad accantonare il sogno. In quel momento, forse è meglio per tutti.
Sarà la cessione più onerosa della storia della società adriatica. Insieme alla chiamata in Nazionale, il volo a Parigi è l’occasione della vita. Con la sagoma di Pirlo sulle spalle, all’ombra degli Champs-Élysées. Sorride a trentadue denti, la spensieratezza che l’ha sempre contraddistinto. Ridisegna le ambizioni, modificandole soltanto in parte.
Il nuovo desiderio: esportare Pescara e l’Abruzzo nei più grandi stadi del mondo. Umile e goliardico, alla partenza, dichiara a Sky: “Non conosco l’italiano, figuriamoci il francese”. Rigorosamente in dialetto. Quando l’Italia viene eliminata ai Mondiali dall’Uruguay di Suarez, per accusarlo in diretta si appiglia al gergo locale. Se nella Treccani è “mordere”, con lui diventa “moccicare”.
In Francia ne riconoscono subito la classe. Al Parco dei Principi gli tributano un coro: “Italien et Parisien, le talent d’un magicien”. In undici stagioni dirige una squadra di campioni, risultando il più titolato del club.
Sconfitti alcuni problemini fisici, illumina anche la Nazionale. A Wembley, dopo 53 anni, nell’Italia che riporta l’Europeo in bacheca: Verratti in mezzo, davanti Insigne e Immobile. Un pezzo di Pescara sul tetto continentale.
Il trasferimento in Qatar, il cuore in Abruzzo
Per qualità e successi, Verratti è tra i migliori centrocampisti del mondo. Glielo riconoscono gli allenatori più grandi, i colleghi più vincenti. Negli anni lo accostano al Barcellona, al Real Madrid, ai club più prestigiosi. Resta a Parigi, un punto di riferimento.
Nell’estate del 2023, si trasferisce in Qatar. Il nuovo capitolo lo proietta tra i giocatori più pagati. Non si affievoliscono fuoco e passione. Sono in tutte le dichiarazioni d’amore dedicate al Pescara. Appena sbarcato in Medio Oriente, Marco rilancia: “Prima di ritirarmi vorrei tornare a giocare nel Delfino. Lo farò per i miei amici e la mia famiglia, adesso guardo sempre le partite dei biancazzurri in tv".
Volontà già ribadita in tutte le stagioni lontano da casa. Il filo biancazzurro non si è mai spezzato, contrastando ogni distanza. Nascosto nella commozione dei tifosi alla lettura del suo nome nei big match internazionali. In ogni sua partita, ha giocato un pezzo d’Abruzzo. In attesa di ricongiungersi.
Giugno 2025. Il ritorno a casa
In primavera rimbalzano le voci sui giornali. Verratti è pronto a rilevare il 40% delle quote societarie del Pescara. Rumors più consistenti proprio il 20 maggio. Data chiave nella storia del Delfino. Nel 2012 tornava in Serie A, Verratti in campo. Tredici anni dopo, si delinea il suo rientro in altra veste.
La squadra prepara la finale play-off con la Ternana. II 7 giugno, la gara di ritorno. In città si vocifera della sua presenza in tribuna. Nel prepartita, all’annuncio dello speaker, si alza e saluta riconoscente. Durante la gara, non sta mai fermo. Ammetterà di averla vissuta come se avesse giocato, il battito a mille.
Sfilerà sul prato verde alla premiazione. Poi la conferma: entra in società. Da ragazzino salutava Pescara in uno stadio gremito e festante. La riabbraccia nello stesso scenario. In una serata piena di stelle, nel cielo dell’Adriatico, è tornata a splendere la stella più bella. Verratti riparte dove spingeva il cuore.
Stesso sogno. Anche un solo minuto in Serie A
Nell’estate corrente il nuovo ruolo è definito: co-presidente al fianco di Daniele Sebastiani. Lo conosce, lo stima, lo ringrazia. Intende sdebitarsi con la società che l’ha lanciato. Lo fa con affetto, mettendoci la faccia e gli investimenti. Spalanca nuove prospettive al calcio abruzzese.
Dismessi definitivamente gli scarpini, ragionerà da presidente, veste al momento divisa a metà. Prosegue nel calcio internazionale, quello giocato, ma dagli uffici dirigenziali il sogno risuona fortissimo: “Mi piacerebbe giocare anche solo un minuto in A col Pescara. Da ragazzino è stata dura rinunciare al sogno. Dissi a Sebastiani che se non mi fossi trovato bene a Parigi sarei tornato dopo sei mesi. Magari adesso riuscirò a realizzare quest’obiettivo”.
Il primo passo è compiuto. Una scarpa dov’è cominciato il viaggio. Da lì è riuscito ad affermarsi, vincere, diventando grande. Ha sempre amato la sua gente, rendendola orgogliosa. Torna con entusiasmo e una consapevolezza rinnovata. Ci sarà tanto da battagliare, per difendere la B riconquistata dopo 4 anni. Patrimonio da preservare nel nuovo percorso. L’ambizione però non muta.
Festeggiando un altro compleanno lontano da casa, tra gli invitati qualcuno sussurra: “Dica 33...”. Marco chiude gli occhi, soffia sulle candeline. Ha espresso un desiderio. E’ lo stesso del bambino al campetto, dell’esordio all’Adriatico. Dell’aereo a Parigi, del mare in Qatar. “In A con il Delfino...”. Tanti Auguri, Gufetto.
Racconto a cura di Simone Sebastiani