Julio Cruz, El Jardinero del calcio
Julio è per tutti semplicemente «El Jardinero», ovvero il giardiniere. E non perché in un’altra vita lo facesse di professione, no no, non c’entra nulla. Di mestiere, Julio Ricardo Cruz, ha fatto il goleador, e per diversi anni anche. Quasi cinquecento partite nel calcio e centosessanta reti di cui ottanta in Serie A con le maglie di Bologna, Inter (soprattutto!) e Lazio. Di testa, destro-sinistro, in acrobazia e su rigore: «El Jardinero» l’ha messa dentro in ogni modo nel corso della sua carriera ma era per tutti il «giardiniere» perché un giorno, quando era negli Allievi del Banfield, si è messo a giocare con un tagliaerba. Un giornalista l’ha visto lì, poi l’ha rivisto segnare un gol importante e decisivo alla Bomboniera, nel weekend, contro il Boca, e ha fatto due più due, affibbiandogli uno dei soprannomi più originali nella storia del pallone.
La sfida nerazzurra
Se dovessimo descrivervi Julio Cruz in tre momenti non avremmo dubbi su quali scegliere. Il 17 settembre 1997 ha debuttato in Champions League all’età di 22 anni con la maglia del Feyenoord, la sua prima squadra in Italia è stata il Bologna di Francesco Guidolin e Beppe Signori, all’Inter è arrivato come sostituto di un certo Hernan Crespo proprio nel momento storicamente più basso per la storia nerazzurra, ovvero dopo quel «tragico» 5 maggio. Ma Cruz ha sempre amato le sfide e all’Inter sentiva che avrebbe potuto vincere qualcosa di davvero importante, percepiva che sarebbe stato speciale e così è andata. Quattro scudetti, quattro Supercoppe e due Coppe Italia rimangono nella storia del club e nel palmares del «giardiniere» più famoso d’Argentina.
Il giardino di casa
A proposito di Argentina. C’è da dire che da buon argentino, Julio, è cresciuto con la passione per il Napoli di Maradona anche se, ironia della sorte, contro una delle rivali più sentite degli azzurri – ovvero la Juventus – ci ha perso una finale di Coppa Intercontinentale nel 1996. Aveva 20-21 anni e sperava di portare una gioia al suo popolo, Buenos Aires. In nerazzurro, all’Inter, ha ritrovato tanti argentini tra cui l’allenatore – Hector Cuper – esonerato poi qualche settimana dopo, ma il compagno con cui ha legato di più è sicuramente Francesco Toldo. Mai una parola fuori posto, uomo squadra, leader. Alto, magro ma con le spalle belle large: dalla «provincia» Bologna alle grandi piazze di Milano e Roma, Julio Cruz è stato uno dei pochi calciatori che non ha mai cambiato modo di affrontare la vita e lo sport. Uomo serio, educato, rispettoso. Decisivo, in particolar modo in mezzo all’area, il giardino di casa che curava al centimetro, da buon giardiniere qual è stato.