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L'inizio di un'epopea

Quarto di finale di Euro2008, stadio Hernst Happel di Vienna. In campo la partita tra Italia e Spagna, dopo 120 minuti è ancora inchiodata sullo 0-0. Si va ai rigori. Sul dischetto si presenta un ventunenne catalano, che da anni indossa la maglia gloriosa dell’Arsenal. Il suo nome è Francesc “Cèsc” Fabregas. Ha di fronte a sè il miglior portiere del mondo e sta per cambiare la storia del calcio.
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La selezione guidata da Luis Aragonès arriva all'Europeo di Austria e Svizzera con l’ormai consueta nomea di possibile Underdog. La Roja è una squadra piena di talento e viene inserita in un girone abbordabile con Svezia, Russia e Grecia. 

Nel primo match contro la Russia, Aragonès stupisce tutti: lascia in panchina due pedine fondamentali come Xabi Alonso e Fabregas, preferendo loro l’oriundo Marcos Senna e il giovane astro nascente del Valencia David Silva. In attacco, invece, salutata ormai l’era Raul-Morientes, si affida a David Villa e Fernando Torres.

La prestazione degli iberici è superlativa e il risultato finale di 4-1 pare persino stretto. I mattatori del match sono Villa con una tripletta (da manuale del calcio l’assist che gli viene servito da Iniesta per il gol del 2-0)  e Fabregas, entrato dalla panchina.

Nella seconda partita l’avversario è la Svezia del fenomeno generazionale Zlatan Ibrahimovic. Le esclusioni di Xabi Alonso e Fabregas a favore di Senna e David Silva non fanno più notizia, ed è proprio grazie a una giocata di quest’ultimo che la Spagna trova il gol dell’1-0: con un cross dalla trequarti  imbecca El Niño Torres, il quale con una spaccata da bomber consumato insacca al minuto 15. 

Passano 9 minuti e il baluardo difensivo Puyol si fa male. Al suo posto entra Albiol che va ad affiancare Marchena. Sicuramente tu che stai leggendo in questo momento ti starai chiedendo:  "E Sergio Ramos?". Beh, Sergio Ramos è regolarmente in campo, ma occupa la fascia destra, perchè in quel momento della sua carriera è un purissimo terzino e nessuno sospetta che da lì a pochi anni diventerà uno dei migliori difensori centrali della storia. 

Ma torniamo a noi: la Svezia è davvero un avversario ostico e al 34’ Ibra pareggia con un’azione da puro opportunista. Ibrahimovic però non sta bene, il famoso “buco al ginocchio” che lo tormenta da mesi torna a farsi sentire e all’intervallo da forfait. Il match rimane inchiodato sull’ 1-1 fino al 92’, quando è di nuovo El Guaje Villaa segnare il gol definitivo 2-1.

L’ultimo match del girone contro la Grecia è una pura formalità e vede La Roja di nuovo trionfare grazie a una gemma di De la Red e un colpo di testa del bomber del Mallorca Daniel Guiza.

Passaggio di consegne

Ai quarti di finale la compagine iberica è attesa dall’Italia Campione del Mondo in carica. 

La formazione azzurra guidata da Roberto Donadoni si presenta con Buffon in porta; Zambrotta e Grosso come terzini; Panucci e Chiellini in mezzo alla difesa (capitan Cannavaro si è infortunato pochi giorni prima dell’inizio del torneo); a centrocampo pesano le assenze di Pirlo e Gattuso: tocca a De Rossi impostare, coadiuvato dall’espertissimo Ambrosini e dal giovane talento Aquilani. Sulla trequarti agisce Perrotta, pronto a supportare Toni e Cassano. Aragones, invece, schiera i suoi soliti 11: Casillas; Ramos-Marchena-Puyol-Capdevilla; Iniesta-Senna-Xavi-David Silva; Torres e Villa.

Il match è combattutissimo, anche se è la Spagna ad avere il predominio del gioco. Iniesta stravince il duello dei classe ’84 con Aquilani, facendolo letteralmente impazzire. Nonostante ciò la parata più importante la compie comunque Casillas su Camoranesi, entrato per un evanescente Perrotta. Al minuto 108 per gli azzurri entra anche Alex Del Piero, in vista dei sempre più probabili calci di rigore

Terminati i tempi regolamentari sullo 0-0, durante i supplementari ci sono occasioni da ambo le parti, ma niente da fare, anche dopo 120 minuti il punteggio rimane immutato e si va ai rigori. 

Per gli spagnoli segnano tutti: Villa, Cazorla, Senna. Per gli azzurri vanno a segno Camoranesi e Grosso, mentre sbagliano Di Natale e De Rossi. A questo punto il destino della Spagna è tra i piedi di Fabregas, che spiazza Buffon e manda le Furie Rosse in semifinale.

Ancora tu

In semifinale per le Furie Rosse c’è la Russia, già annientata nel girone, ma forte del fatto che ai quarti ha eliminato la quotatissima Olanda, vera e propria dominatrice del girone di ferro composto da Italia, Francia e Romania.

I russi si rivelano molto ostici e nel primo tempo ingabbiano le geometrie di Senna e Xavi, ma l’uomo più pericoloso degli spagnoli è Sergio Ramos che sulla fascia destra imperversa continuamente. Al 34’ però arriva la doccia fredda: Villa si infortuna ed è costretto a chiedere il cambio in favore di Fabregas, lasciando così Torres da solo in attacco. Poco dopo Pavlyuchenko, per la Russia, ha una grande occasione ma fallisce malamente. La prima frazione termina sul punteggio di 0-0.

Nella ripresa però la Spagna cambia copione e al 50’ passa in vantaggio con Xavi, in seguito ad uno splendido uno-due con Iniesta. Xabi Alonso entrato al posto di Xavi sfiora il raddoppio, ma a  chiudere i conti ci pensano  il neoentrato Guiza e David Silva, serviti  entrambi da uno straripante Fabregas.

Atto finale

Ad attendere la Spagna in finale c’è la Germania, che ha eliminato la Turchia nelle semifinali. Villa non ce la fa, a sostituirlo c’è Fabregas a dare supporto a Torres. Per la Germania, invece, Ballack recupera e parte dal primo minuto.

Torres è in forma strepitosa: prima sbatte sul palo un colpo di testa, poi brucia Lahm in velocità e porta in vantaggio gli iberici al 33’ . Nel secondo tempo la Spagna ha più volte l’occasione del raddoppio, ma nessuno riesce ad infilare Lehmann. 

Poco importa perchè al triplice fischio La Roja è di nuovo Campione d’Europa, 44 anni dopo l’ultima volta. E’ l’inizio di un’epica epopea, che continuerà nel 2010 ai mondiali e culminerà nel 2012 con un altro trionfo continentale.

Racconto a cura di Nicola Pedrini

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