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Felice Natalino, vivere per raccontare

Felice Natalino si ritira a soli 21 anni per un grave problema cardiaco quando la sua carriera è appena decollata e ha debuttato anche in Serie A ed in Champions League con l’Inter. Non si è abbattuto, ora fa l’osservatore e racconta in giro la sua storia.
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Felice Natalino - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Lamezia Terme è, insieme a Reggio Calabria e Crotone, uno dei tre aeroporti della Calabria. Dei tre, è quello “internazionale” e con più traffico durante l’anno. Intitolato a Sant’Eufemia per via del quartiere in cui è collocato, dalle sue piste volano ed atterranno ogni giorno tanti aerei colmi di calabresi che partono verso Nord in cerca di fortuna e che tornano al Sud per raccontare ad amici e parenti i loro successi una volta “saliti”.

Chissà quante volte si è imbarcato ed è atterrato al “Sant’Eufemia” il protagonista della nostra storia, lametino di nascita: Felice Natalino. Natalino oggi ha 32 anni e da undici anni è un ex giocatore. Il motivo?

Un grave problema al cuore ha posto fine alla sua carriera in rampa di lancio (giusto perché si parla di aeroporti). Eppure in quei pochi anni da calciatore professionista, Felice Natalino ha fatto molto, aveva un bell’avvenire ma un problema più grande di lui gli ha detto “Stop!: o ti ritiri o morirai”.

Da quel momento, Natalino non si è abbattuto, si è ricostruito una nuova vita, è ancora nel mondo del calcio e gira le scuole per raccontare la sua storia. Ed ecco qua la sua storia.

Lamezia-Milano (come Brunori Sas) via Crotone

Felice Natalino nasce il 24 marzo 1992 ed è un ariete. Come tanti coetanei si appassiona al calcio, gioca per strada ma è più forte degli amici: ha un altro passo. E uno che ha un altro passo non può giocare in strada, ma deve giocare. Seriamente.

Inizia nella “sua” Lamezia (tra l’altro nella scuola calcio gestita dal padre), ma è troppo bravo e viene tesserato dal Crotone. La squadra pitagorica in quel periodo gioca tra Serie C1, Serie B e crede ciecamente in quel ragazzo alto e con un buon senso della posizione.

Siamo nel 2008, Felice ha 16 anni, nel Crotone fa cose importanti, inizia ad essere convocato nelle Nazionali giovanili e tanti si accorgono di lui. Una squadra in particolare si fa avanti, una squadra non come tutte le altre: Felice Natalino finisce sul taccuino degli osservatori dell’Inter. Parliamo di Serie A, parliamo di una squadra forte che se ti cerca significa che sei bravo.

Felice, nato centrocampista e poi diventato difensore, ha le stimmate del predestinato: forte fisicamente, buona tecnica e impegno costante perché se si vuole sfondare è necessario fare sacrifici. E i sacrifici pagano, tanto che viene tesserato dalla squadra campione d’Italia. Il destino per l’adolescente Felice è segnato: il sogno di diventare un calciatore professionista si sta avverando.

A 16 anni Natalino si imbarca su un volo “Lamezia-Milano” (come la canzone del cantautore calabrese Brunori Sas) e, carico di speranze e aspettative, atterra nella gran Milan. E' un giocatore della Beneamata che, in compartecipazione con il Genoa, stacca un assegno da oltre un milione di euro per tesserare questo giovane talento. Un milione di euro è tanto per un ragazzo di 16 anni, ma se la società ha deciso così, così è.

 

Debutto in Seria A, debutto in Champions. La fiducia di Rafa Benitez

La Primavera nerazzurra si allena dove si allena la prima squadra e i giovani ragazzi hanno la possibilità di incontrare i giocatori che (nel caso dell’Inter) giocano in Serie A e scendono in campo nelle partite di Champions League. Felice Natalino gioca e si allena anche con i “grandi”: tutta esperienza.

Le prime due stagioni vedono il difensore calabrese giocare solo nella Primavera di Esposito e Pea sognando di approdare in Serie A. Del resto, la massima serie è lì ad un tiro di schioppo. In più quell’Inter vola in Italia ed in Europa E nel 2010 conquista il Triplete Scudetto-Coppa Italia-Champions League e a dicembre il Mondiale per club. Natalino vuole andare a giocare con i “grandi”. Del resto, negli Allievi prima e nella Primavera poi è un pilastro e va da sé che se tutto va bene, potrà giocare in Serie A.

L’estate 2010 è la sua estate: via Mourinho, arriva Rafa Benitez ed il difensore classe 1992 entra a far parte della prima squadra. 

Natalino arriva in prima squadra fresco di vittoria della Champions Under 18 vinta a Madrid contro il Bayern Monaco ed il Torneo di Viareggio con la Primavera, per non parlare che con la Nazionale Under 17 ha contribuito al raggiungimento del terzo posto agli Europei di categoria.

E alla fine arriva il debutto in prima squadra: domenica 28 novembre 2010 Benitez getta nella mischia il 18enne Natalino, maglia numero 57 sulla schiena, al posto di Santon. L’Inter gioca al Meazza contro il Parma e vince 5-2. Sugli spalti c’è anche papà Pasquale che assiste dal vivo alla realizzazione del sogno del figlio: non lo vede praticamente giocare perché, dalla troppa emozione, esce dallo stadio perché è troppo emozionato.

Natalino non fa male contro i ducali e il tecnico castigliano gli dà ancora fiducia la giornata successiva: domenica 3 dicembre è titolare contro la Lazio all’Olimpico. Arriva una sconfitta per 3-1, ma tant’è: è il “Natalino’s moment” visto che mercoledì 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, Benitez lo fa debuttare anche in Champions League mandandolo in campo al 54’ al posto di capitan Zanetti nel match contro il Werder Brema.

Se in nove giorni Felice Natalino raggiunge lo zenit, a riportarlo sulla Terra ci pensa un fatto tragico e luttuoso: la morte dello zio investito, insieme a degli amici ciclisti, in un incidente stradale, per colpa di una persona ubriaca alla guida. Questo avviene due giorni prima del suo debutto in Champions: sentire l’inno della Champions League dal campo è da brividi, ma Felice dedica quella mezz'ora di gioca allo zio.

Peccato che quell’Inter non giri e a dicembre il mentore di Natalino, mister Benitez, è esonerato e al suo posto arriva Leonardo. Da allora, Felice Natalino non gioca più e nell’estate 2011, in accordo con tutti, lascia Appiano Gentile per giocare di più e tornare l’anno dopo alla base con più minutaggio ed esperienza. Non sarà né il primo né l’ultimo: se serve, si deve fare.

I prestiti di Verona e Crotone

Natalino viene girato in prestito al Verona, in Serie B. Succede un patatrac e per un errore di compilazione delle liste, Natalino viene tesserato come “Under 23” ed essendo in prestito non può giocare fino alla riapertura del mercato. In pratica, niente campionato fino a gennaio.

Natalino può giocare solo in Coppa Italia e gioca la sua unica partita con la maglia gialloblu contro la squadra che lo aveva visto debuttare (da avversario) in campionato, il Parma. L’Hellas supera gli emiliani ed approda agli ottavi, ma Natalino a gennaio prende un aereo e torna a Crotone dove gioca ancora in prestito fino al termine della stagione.

Il difensore lametino accetta il passaggio ai pitagorici per tre motivi (almeno): si avvicina a casa, torna nella squadra che lo ha lanciato, ritrova mister Massimo Drago, un altro suo mentore. Con i calabresi però Felice Natalino gioca una sola partita, quella dell’11 febbraio 2012 contro il Grosseto allo Scida dove è in campo solo 45’.

Da lì a alla fine della stagione non giocherà più.

Qualcosa non va. La sentenza: cardiomiopatia aritmogena

Natalino sparisce dai radar: il difensore enfant prodige del nostro calcio non trova più spazio. Si dirà: avrà altre occasioni per giocare, crescere, formarsi. Ed invece no, non le avrà più perché quel Crotone-Grosseto terminato 2-2 l’11 febbraio 2012 è stata la sua ultima partita da giocatore.

Il motivo? Non supera le visite mediche di routine per problemi cardiaci. Felice cade dalle nubi: non può giocare, non ha l’idoneità. Ma qua il problema non è uno strappo muscolare o il lungo decorso post operatorio per ricomporre un ginocchio, qui si parla di cuore e di morte.

E’ anche fresca nella memoria di tutti i fatti del 14 aprile 2012 quando a Pescara muore in capo Piermario Morosini. Tra l’altro, a Natalino viene riscontrato lo stesso problema che aveva il centrocampista allora in forza al Livorno.

Nel febbraio 2013 Natalino ha un malore e deve essere portato in ospedale: altra crisi cardiaca, più seria delle precedenti. In Calabria non possono fare nulla se non trasferire il difensore allora in forza ancora all’Inter ad operarsi al Nord. Natalino affronta il suo peggiore viaggio in aereo della sua vita, ma a Milano lo operano e tutto è a posto. O meglio, “sarebbe a posto” se non fosse uno sportivo professionista ed infatti quell’operazione gli costa l’idoneità sportiva.

Felice Natalino a 21 anni è costretto a ritirarsi dal calcio. A dire il vero potrebbe ancora giocare, ma non in Italia in quanto da noi l’applicazione di un pacemaker (per intenderci) porta all’uscita dal mondo agonistico. Può giocare, ma solo all’estero. Natalino ci pensa perché non vuole dire basta al “suo” sport a 21 anni e ne parla con tutta la famiglia ma alla fine ci ripensa: “basta, mi ritiro, preferisco vivere”.

Mercoledì 30 ottobre 2013 Felice posta su Twitter il suo addio al calcio giocato con una sua immagine in cui è in allenamento con Samuel Eto’o. Una immagine da brividi se si pensa che se la crisi che ha avuto in Calabria gli fosse accaduta in campo sarebbe morto.

Va bene, ma allora che si fa ora?

Da giovane calciatore osservato ad osservatore di giovani calciatori

L’Inter è scossa da questi fatti: il suo miglior talento difensivo è costretto a ritirarsi. Ma ciò che scuote la società interista è che per la terza volta in sedici anni un altro suo giocatore è colpito da gravi problemi cardiaci: prima di Natalino, il destino aveva toccato Nwankwo Kanu nel 1997 e nel 2004 il neoacquisto Khalilou  Fadiga. Entrambi poi tornano a giocare a livello professionistico, ma non con la squadra nerazzurra.

In casa Inter c’è molta vicinanza verso gravi problemi che affliggono i propri calciatori e fa lo stesso con Natalino: una borsa di studio in marketing ed il passaggio dal rettangolo verde ad osservare il rettangolo di gioco in quanto Felice Natalino viene assunto come osservatore del settore giovanile interista. In pratica ora Natalino deve fare ciò che hanno fatto con lui ai tempi di Crotone: dovrà girare i vari campi (italiani e stranieri) e cercare i giovani calciatori da consigliare alla Beneamata e portarli ad Appiano Gentile.

Diventare un osservatore è una cosa che fanno tanti calciatori una volta ritirati, ma il loro ritiro avviene a fine carriera, mentre per Natalino ciò è iniziato quando un giovane calciatore diventa professionista. Il ragazzo è molto amareggiato e triste, ma è contento del suo nuovo ruolo. In più aiuta nella palestra fondata da quello zio morto in un incidente, va nelle scuole a raccontare la sua vicenda e collabora con il padre con la sua scuola calcio oggi è affiliata con l’Inter.

Quel padre che quel giorno di fine novembre non resse all’emozione di vedere giocare in Serie A il figlio e che uscì dallo stadio per andare nel parcheggio a sentire da fuori l’esito della partita.

Felice Natalino all’Inter deve tutto: non lo ha abbandonato, gli è stata vicino e tutti i suoi compagni gli sono stati vicini. Alla fine, anche se a 21 anni un giovane calciatore deve giocare e farsi trovare sempre pronto, Felice Natalino ha scelto la vita al posto di vincere qualche trofeo. E va bene così: può raccontare ciò che gli è successo. Altri non lo possono fare perché non sono più tra noi.

 

Racconto a cura di Simone Balocco

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