Francesco Caputo, è andato tutto bene
Altamura è una città in provincia di Bari, da cui dista una trentina di chilometri. Ha due peculiarità: il suo pane e il fatto che è l’ottantatreesima città più abitata d’Italia, più popolosa di quarantadue capoluoghi di provincia. Altamura ha dato i natali a uno dei calciatori che può dire: “Sì, ce l’ho fatta!”. Lui è Francesco Caputo, detto “Ciccio”, feticcio fantacalcistico, amato dai propri tifosi e fortemente voluto dagli altri. Perché uno come Ciccio Caputo fa sempre comodo. Il motivo? Impegno, gol, impegno, gol, impegno, gol e via discorrendo.
Caputo, lo scorso 28 gennaio, ha deciso di dire “basta”: basta calcio, basta gol, basta tutto. E la sua decisione, legittima, ha mandato nello sconforto non solo i tifosi dell’Empoli, la sua ultima squadra, ma anche tutti quelli che hanno gioito ai suoi gol: dai baresi del Toritto al Bari, da quelli della Virtus Entella a quelli del Sassuolo, fino a quelli dello stesso Empoli. Insomma, un giocatore che non ha mai militato in un top club ma che si fanno amare da gente come lui. Gente che suda la maglia, gente che segna, gente che ringrazia il proprio DS e il proprio Presidente per avergli fatto indossare la loro maglia.
Dalla provincia barese a... “La Bari”
Dici Caputo e dici Toritto, Altamura e Noicattaro. Queste squadre sono la rampa di lancio del ragazzo barese, uno che crede sempre in sé stesso e che decide che da grande farà il calciatore. Una gavetta che inizia in Promozione nel 2005 e termina nel 2009 nella squadra più rappresentativa della regione Puglia, il Bari, anzi “la Bari”.
Ma c’è da focalizzarsi sull’esperienza nel piccolo Toritto, espressione di un paese attaccato ad Altamura. Se uno vuole fare il calciatore, deve fare tanta gavetta e fare sacrifici. E tra questi c’è anche la possibilità di allontanarsi da casa e, nel caso di Ciccio, allontanarsi da casa significa andare a giocare a Grosseto, a oltre seicento chilometri, con la prima squadra in Serie B. L’affare sfuma (Caputo è ancora minorenne) per motivi economici (tutto sarebbe a carico della famiglia Caputo), Francesco ci rimane male e arriva a pensare di lasciare tutto. Non ci sta il suo tecnico, Onofrio Colasunno, che gli dice che è bravo e che un giorno verrà il suo momento. Tale scelta si rivela azzeccata (con il senno di poi, ovviamente) e Caputo affianca il lavoro da muratore con quello di attaccante di Prima Categoria.
Imbeccato da un amico, partecipa ai provini per entrare nel nuovo reality di Italia 1 Campioni – Il sogno: a Castellammare scende in campo con oltre duecento aspiranti calciatori. Non viene preso, altri sì e vanno in TV, lui no. Ancora tra i dilettanti.
In quattro stagioni consecutive, Caputo passa dalla Promozione (sesto livello del nostro calcio) a segnare dieci reti che portano i galletti del Bari in massima serie sotto gli occhi di Antonio Conte, pugliese di Lecce, che più di tutti smussa gli angoli di Ciccio. Non importa la categoria: date una palla a Caputo e al resto ci pensa lui. Il mondo calcistico scopre questo attaccante che nella stagione 2006/2007 milita nell’Altamura, in Seconda Categoria, penultimo gradino del nostro calcio. Il mondo è pieno di gente che, sudando, correndo e lottando, arriva dagli inferi al paradiso (del calcio), e Francesco Caputo è uno di questi. La prima rete di Caputo con la maglia dei galletti arriva il 25 ottobre 2008: ne rifila tre al Grosseto. Quando si dice il destino.
Però, nonostante la promozione in massima serie con gente del calibro di capitan Gillet, Barreto, Parisi e Guberti, Caputo non gioca in Serie A nella stagione 2009/2010, ma si fa un altro giro in Serie B con la Salernitana. I granata, quella stagione, fanno male e retrocedono in Serie C, e lui segna sei reti.
Torna alla base e la “base” è in Serie A: il Bari è in massima serie e quindi il sogno di Ciccio si realizza. In Puglia rimane solo sei mesi, gioca dodici partite e segna una rete: è il 28 novembre 2010 e realizza il suo primo gol in massima serie. Solo quattro stagioni prima segnava in Seconda, ora segna al San Nicola, lo stadio dove una domenica era andato con mister Colasunno a vedere “la Bari”: gli aveva detto che un giorno lì avrebbe giocato. E inizia a pensare che forse Colasunno, quello che gli diede una spalla nel suo momento più triste (da calciatore), ci aveva visto lungo.
Una favola, quella di Francesco Caputo da Altamura a Bari? Certo, e anche bella.
Bari odi et amo: la definitiva consacrazione
Però, con il Bari non c’è questo feeling: i galletti non credono veramente in lui e, perciò, nella seconda parte della stagione 2010/2011 va a giocare… al nord, firmando un prestito con il Siena, ancora in Serie B. Poca roba, ma Ciccio sa quello che vuole: vuole Bari e la Bari. E finalmente l’avrà.
A Siena ritrova Antonio Conte, uno dei suoi mentori. Segna poco, ma è determinante per la promozione in massima serie del club toscano. Ma la massima serie non vuole arrivare. Il Bari retrocede in B e Caputo vi gioca per quattro stagioni consecutive, segnando quarantanove reti totali. Ciccio non gioca tutta la stagione 2013/2014 perché è invischiato nello scandalo calcioscommesse legato a due partite del Bari nel periodo 2007-2009 (contro Salernitana e Treviso). È squalificato per omessa denuncia: Caputo non ha avvisato le autorità del “problema” pur vivendo lo spogliatoio del Bari ed essendone il capitano. La prima condanna è di tre anni e mezzo, poi ridotta a un anno (saltando, come detto, l’intera stagione 2013/2014) e infine arriva l’assoluzione piena nel processo penale.
Un brutto stop che può compromettere la sua carriera: vuole lasciare, ma la moglie Anna Maria gli è da supporto e lo convince a proseguire.
La vita da bomber di provincia: due anni da sogno a Chiavari
Arriviamo nel 2015, Caputo ha 28 anni e ha segnato un bel po’ di gol in cadetteria, ma punta alla Serie A. Ha ancora l’età dalla sua, ma l’offerta non arriva. Che si fa? Si prende e si va nella provincia più provincia del calcio italiano: Chiavari. Con l’offerta della Virtus Entella, Caputo sceglie la piazza più a nord della sua carriera fino a quel momento. Lui, uomo di entroterra, sceglie il mare. A Bari, sul mare, ha fatto bene e in Liguria sa di avere una grande opportunità. E la sfrutta in pieno: un nono e un undicesimo posto, ma 35 reti segnate non sono affatto male.
L’Entella affronta il suo secondo e terzo campionato cadetto della sua storia, non punta al grande salto, ma a mantenere la categoria senza troppe sofferenze. Niente play-off, niente promozione, ma la consapevolezza di essere un vero bomber: se la Serie A chiama, io ci sono.
Ed è in quel periodo che inizia a esultare in un modo particolare: apre la bocca e si avvicina la mano a mo’ di spanna, imitando il gesto di chi beve. Il motivo? Con un amico si è messo a produrre una birra artigianale, la Pagnotta, in uno stabilimento a Perugia. Bomber e imprenditore, quindi.
Empoli bel suol ... di gol
E invece nella stagione 2017/2018 è ancora Serie B, ma Ciccio si sposta in Toscana accettando l’offerta dell’Empoli, neoretrocesso e pronto a tornare subito in massima serie. E per farlo, la società di Fabrizio Corsi rifà l’attacco e dà a mister Vivarini prima e a mister Andreazzoli poi due bomber di provincia, due che vedono la porta, due che tendono a gonfiare spesso le reti avversarie: uno è il nostro, l’altro è Alfredo Donnarumma.
Morale? L’Empoli è promosso in Serie A con tredici punti sul Parma, secondo classificato, 88 gol in quarantadue partite, di cui 49 realizzate dai due bomber (26 Caputo, 23 Donnarumma). Caputo è confermato e dopo nove stagioni torna a giocare in massima serie. E torna in grande spolvero, con ben sedici gol segnati e l’ottavo posto nella classifica marcatori. Peccato che i toscani retrocedano perdendo (a testa altissima) l’ultima partita contro l’Inter al “Meazza”.
La stagione empolese può essere la migliore dell’attaccante di Altamura, non tanto per i gol segnati, ma per il fatto che in pochi anni Caputo si è sgrezzato, davanti è diventato più letale ed è consapevole che ora si è “manifestato” come un giocatore che può starci in Serie A.
Ed in Serie A ci rimane, andando ancora una volta in provincia. Inizia la stagione 2019/2020, una stagione “particolare”… per il mondo.
Sassuolo, Covid-19 e la Nazionale
Nell’estate 2019, Ciccio Caputo firma con il Sassuolo, la nuova “provinciale” terribile del nostro calcio. Da un anno, i neroverdi sono allenati da De Zerbi, uno dei tecnici emergenti del calcio europeo, e il suo dogma è il 4-3-3. E Caputo si incastra alla perfezione con Domenico Berardi e Jeremie Boga.
Caputo parte bene, segnando subito alla prima giornata al “Grande Torino” contro i granata. “Ciccio” sa di giocare per la squadra e non è la squadra che gioca per lui. E con questo nuovo mantra, Caputo disputa la sua migliore stagione in massima serie. A fine campionato, “Ciccio” segna ben 21 gol, quarto marcatore della stagione dietro a mostri sacri come Lukaku, Cristiano Ronaldo e Ciro Immobile, autore di 36 reti e vincitore della Scarpa d’Oro.
È stato un campionato particolare, il 2019/2020, diviso in due tranche: dalla prima alla venticinquesima giornata e dalla ventiseiesima alla trentottesima. Perché? Perché è stata la stagione caratterizzata dal Covid-19 che ha portato l’Italia e il Mondo al lockdown dal 9 marzo al 18 maggio 2019. Due mesi tragici, tra paura, persone infette, zone rosse, ospedali intasati, morti su morti e la paura del futuro.
Fino allo stop del campionato (9 marzo 2020), Caputo aveva segnato undici reti e nel secondo step segnerà le successive dieci. Eppure Francesco Caputo passa alla storia, il 9 marzo, per un’esultanza diventata iconica: il Sassuolo vince 3-0 al “Mapei” contro il Brescia e Caputo segna i primi due gol. Dopo il primo, in uno stadio vuoto, si dirige dal team manager neroverde che gli dà un foglio. Caputo prende quel foglio, lo apre, si dirige verso la telecamera e mostra il contenuto: “Andrà tutto bene. Restate a casa”. Una semplice frase, un semplice messaggio pensato e scritto negli spogliatoi di suo pugno per rincuorare tutti dicendo di stare a casa e di non preoccuparsi, perché alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio e tutto sarebbe andato bene. L’immagine di Caputo fa il giro del Mondo e diventa virale nel web.
La stagione termina il 2 agosto 2020 ed il Sassuolo si classifica ottavo. La stagione era ripresa il 24 giugno: Caputo sigla la rete del vantaggio sull’Inter dopo quattro minuti.
Il 2020 però è un anno importante per Francesco Caputo: i suoi gol e la sua presenza in area non passano inosservati, tanto che arriva il sogno di una vita, ovvero la convocazione in Nazionale. Il Ct Roberto Mancini lo convoca il 27 agosto 2020 per le due partite contro Bosnia Erzegovina e Paesi Bassi (un’amichevole e la seconda giornata di UEFA Nations League). La convocazione è poi confermata per i due impegni successivi degli azzurri, vale a dire l’amichevole del 7 ottobre a Firenze contro la Moldavia ed il match di Danzica contro la Polonia, nella terza giornata della fase a gironi di UEFA Nations League: nelle due partite, Caputo gioca titolare nella prima e subentra nella seconda.
L’emozione è palpabile: il ragazzo che a 21 anni giocava nel Noicattaro in Serie C2 ce l’ha fatta a coronare il suo sogno. Al 23’ poi Caputo fa la storia: cross di Biraghi e il bomber pugliese supera il portiere moldavo e fa 2-0. Il ragazzo di Altamura diventa con quel gol un recordman: più anziano giocatore a segnare in Nazionale, avendo allora 33 anni e 62 giorni. Uscirà al 75’, sostituito da Lasagna, mentre contro la Polonia gioca una ventina di minuti subentrando a Belotti.
Con i “se” e con i “ma” non si fa nulla, calcio compreso, ma se Caputo non fosse stato bloccato dai troppi guai muscolari, magari Mancini lo avrebbe convocato per l’“Europeo 2020 giocato nel 2021”, poi vinto dagli Azzurri a Wembley in finale contro l’Inghilterra ai rigori.
L’attaccante pugliese rimane in Emilia complessivamente due stagioni (2019-2021), segnando trentadue reti e diventando il secondo marcatore di sempre del club emiliano in Serie A, dopo Mimmo Berardi, un altro figlio del Sud come lui.
I diciotto mesi alla Sampdoria e “The last dance” a Empoli
Sul finire della finestra del mercato estivo 2021, Caputo lascia il Sassuolo e decide di ripartire ancora dalla Serie A, ma vestendo una maglia importante, quella della Sampdoria. Rimane sotto la Lanterna blucerchiata per una stagione e mezza, andando in doppia cifra nella prima, ma non è stata nel complesso un’esperienza esaltante, anche se con 11 reti sarà il miglior realizzatore del club e segnerà anche un gol nel derby contro il Genoa. Qualcosa a Genova non aveva funzionato e nel gennaio 2023 ritorna a Empoli.
Già Empoli, la piazza che, praticamente, lo aveva fatto decollare nel calcio di Serie A. Quello che torna nella città di Sant'Andrea è un altro Caputo: più acciaccato, più in là con gli anni, ma sempre “goal addicted”. Riparte da Empoli lasciandosi alle spalle la sconfitta contro l’Inter che il 26 maggio 2019 aveva decretato la retrocessione in B del club di Fabrizio Corsi: Caputo se lo sentiva, che non poteva finire così. E infatti, con la maglia azzurra, in una stagione e mezza non è un cecchino (nove reti totali spartite in 18 mesi), ma ha consapevolezza di aver chiuso un cerchio.
Il cerchio si era aperto in provincia nel 2005 e si chiude in provincia il 28 gennaio di venti anni dopo: quel giorno Francesco Caputo, nato ad Altamura il 6 agosto 1987, rescindendo con il club, dice addio al calcio giocato, appendendo una volta per tutte le scarpe al chiodo lo scorso 28 gennaio. Come ha detto lui stesso: "Non è un addio ma un nuovo inizio" infatti qualche settimana più tardi, Caputo annuncia il suo ritorno in Kings League, dove tra guizzi, perle e gol sta trascinando la sua nuova squadra al successo.
Grazie, Ciccio!
Il “calciatore di provincia” è come l’ossigeno: non finisce mai male. Ci sono stati tanti Caputo nel nostro calcio e tanti ce ne saranno. Rispetto a qualche anno fa, dicono gli esperti, non c’è più il calcio di strada, quello giocato dai bambini (appunto) in strada con un pallone rabberciato e i giubbotti come pali. Ora è tutto diverso: è tutto social, con calciatori superstar e uomini immagine. Ma la gavetta fa parte di questo sport, anche se tanti, nonostante i vari tentativi, non ce l’hanno fatta per sfortuna o per pianeti non allineati. Francesco Caputo ce l’ha fatta, anche se a 16 anni rischiava di dire addio al calcio. Grazie al suo tecnico di allora e alla perseveranza, ce l’ha fatta: ha debuttato nel Bari, ha segnato al “San Nicola”, ha giocato in Serie A e ha segnato. E nessuno si dimenticherà del suo pensiero semplice sul Covid: stiamo a casa, andrà tutto bene.
È andato tutto bene: il Covid-19 ha però portato a 190.000 morti in Italia e oltre 7 milioni nel mondo, ma grazie al lockdown, alle mascherine e ai vaccini si sono contenuti i problemi. Quel biennio ce lo ricorderemo fino alla fine dei nostri giorni, ma per smorzare la tensione penseremo anche al biglietto che Caputo ha mostrato a tutto il mondo. Un gesto semplice e un messaggio chiaro, ma semplice e chiara è stata la carriera di questo ragazzo che, partendo dalla terra battuta della Seconda categoria barese, è arrivato ad ascoltare in campo il “Canto degli italiani”. Grazie, “Ciccio”, per ciò che hai dato e, brindando con un bicchiere di birra “Pagnotta”, ricorderemo ogni tuo gol.
Racconto a cura di Simone Balocco