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Grafite, Maggiolino Paulista

Il verdeoro più amato di sempre nella città dei lupi. Dalla vendita porta a porta di sacchetti di plastica in Brasile, alla conquista della Bundesliga a suon di gol col Wolfsburg. Grafite è Batman, Edin Dzeko il suo Robin. Un tandem così se lo sono dimenticati in pochi, e quel gol…
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Grafite - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

È il 4 aprile 2009, siamo a Wolfsburg, cittadina tedesca delle Bassa Sassonia tutt’altro che celebre per regalare ai propri abitanti una vita piena di stimoli socio-culturali in un clima meteorologico mite e piacevole. Una piccola realtà urbana priva di storia e costruita interamente intorno agli stabilimenti Volkswagen, la cui fama è,  perciò, legata esclusivamente al colosso automobilistico produttore dello storico maggiolino. 

Ma no, non questa volta. Quel fatidico giorno, tutta Europa parlerà di Wolfsburg per un’altra ragione. Nel primo pomeriggio, alla VolkswagenArena, i padroni di casa ospitano il Bayern München campione di Germania.

Grafite riceve palla all’altezza della trequarti in posizione leggermente defilata sulla sinistra. Porta avanti la sfera a grandi falcate, sterza a destra, poi a sinistra e nuovamente a convergere verso il centro puntando l’uomo che, però, indietreggiando resiste alla tentazione di provare ad anticipare il funambolo brasiliano. Entra in area di rigore, ma ora i difensori avversari diventano due. Gioco di gambe di istinto puro e, allungandosi il pallone, riesce incredibilmente a passare proprio tra le due maglie bavaresi arrivando ai limiti dell’aria di porta. Il portiere, Rensing, sembra in netto anticipo, ma lui è troppo veloce e arriva per primo sulla palla, spostandola e scartando così l’estremo difensore che va a terra. Tra lui e la porta ora però ci sono ben quattro giocatori avversari a coprire quasi interamente lo specchio. 

Quasi, sí, perché è lì che accade il miracolo. 

La postura del corpo non promette nulla di buono e un eventuale tiro di collo o piatto del carioca sembra destinato ad essere fiacco e ad infrangersi sul muro dei difensori del Bayern. 

Invece, il tempo si ferma, e succede quello che nessuno mai si sarebbe aspettato: colpo di tacco lentissimo sul primo palo a prendere tutti in controtempo ed infilarsi lentamente quanto inesorabilmente in fondo al sacco.

…per la cronaca.. Wolfsburg 5, Bayern München 1

Grafite nella storia del calcio

Perdonerete, ma sarebbe stato impossibile non partire dalla rete di quel pomeriggio di aprile.

Un gol così surreale e fuori di testa, da brasiliano vero – di quelli con il futsal nel sangue – rimarrà per sempre nelle menti di tutti gli appassionati di questo sport.

Ma non è proprio questo a rendere immortale un giocatore? 

La magia del calcio, quello che più amiamo: quello di provincia…

I palloni finiti sui tetti delle case circostanti i campi di periferia perché qualcuno ha provato a segnare in voleé come Zidane in finale di Champions 2002 o Van Basten nel 1988; le schiene doloranti il giorno dopo l’aver cercato di rovesciare come Rooney col City, CR7 con la Juve o di Ibra con l’Inghilterra, magari su un terreno di gioco senza erba e duro come il cemento; i traumi cranici di chi ha voluto spostare il pallone con la testa tra due avversari come Kaka a Manchester; o i poveri gioielli di famiglia dei giocatori in barriera colpiti dal goffo tentativo (fallito) di farla girare intorno al muro umano di collo esterno, sentendosi molto Roberto Carlos.

Nello spirito puro di un ragazzino che cerca maldestramente di ricreare quelle gesta memorabili risiede il suo culto più autentico per il pallone.

Insomma, ognuno di noi cresce con il ricordo di questi momenti fuori dal comune visti alla TV o allo stadio che ci fanno innamorare fin da piccini di questo sport. 

Facile che il gol di Grafite sia tra questi, perciò sarebbe stato impossibile non partire da qua nel raccontare la storia di questo giocatore.

La parte più dura: sfondare

Talento ce n’è da vendere, sì , ma strutture capaci di coltivarlo e valorizzarlo, molte meno. Parliamo dell’hinterland di San Paolo e di un ragazzo con un potenziale enorme, ma costretto a spendere le sue giornate a vendere porta a porta sacchetti di plastica per poter racimolare qualche soldo. 

L’inizio carriera del classe ’79 non è tra i più folgoranti. Grafite a 20 anni riesce ad essere ingaggiato da club di quarta o quinta divisione come il Matão o la Ferroviária. La successiva esperienza in seconda divisione al Santa Cruz gli vale l’attenzione del Grêmio che lo acquista, ma senza mai riuscire a godere delle sue doti, arrivando persino a girarlo per un breve periodo all’FC Seoul, in Sud Corea. Insomma, il suo destino non pare possa essere quello di vestire la maglia della nazionale più vincente della storia, e invece…

Rinascita di Goiás e scalata sul tetto del mondo

Una vera e propria rinascita. Dovuta alla maturazione? All’aria nuova di Goiânia? All’intesa con Dimba e Araújo?

Chi lo sa. Sta di fatto che quello apprezzato in maglia Goiás è un giocatore nuovo, che non passa inosservato nemmeno ai dirigenti del São Paulo che, nel 2004, lo prelevano e lo “riportano a casa”, ma questa volta non a vendere sacchetti. 44 presenze e 17 gol in due anni, la prima convocazione (senza esordio) in maglia verde-oro e soprattutto le vittorie di Copa Libertadores e Mondiale per club in Giappone contro il Liverpool nel 2005.

Soddisfazioni clamorose, certo, ma vissute da attore non protagonista: 0 minuti in finale di Libertadores e appena 15 in quella del mondiale per club. 

A 27 anni ormai è ora di tentare il salto di qualità definitivo. L’Europa chiama, Grafite risponde.

Grafite verso il vecchio continente

Campione del mondo per club, nazionale brasiliano e giovane promessa del San Paolo, dove finisce? Real Madrid? Milan? Barça? United?

No, Grafite non è un giocatore da grandi club. In Europa ci entra dalla porta di servizio, o forse per meglio dire …dalla gattaiola: la neopromossa in League1 Le Mans FC.

Non proprio il massimo del prestigio, ma il brasiliano si dimostra umile e dedito al lavoro. Un anno basta e avanza per gonfiare la rete ben 15 volte. La stagione successiva comincia nel migliore dei modi con altri 2 centri per i transalpini, ma non è con loro che disputerà il resto della stagione.

Nel frenetico ultimo giorno di calciomercato estivo è il Wolfsburg a riuscire ad aggiudicarsi il cartellino del giocatore al fotofinish. 

L’avventura in Bundes è già cominciata e l’amore con i Wolves sembra scoccare subito. Prima stagione: 11 reti in 24 presenze.

Il meglio deve ancora venire

Già,  perché la stagione 2008-09 è semplicemente quella che ogni tifoso del Wolfsburg non potrà mai dimenticarsi. 

Mr Felix Magath allena sapientemente una di quelle squadre che sembrano cinte da un’aura magica. 

Tra i pali lo svizzero Benaglio. Due italiani (campioni del mondo) arrivati entrambi dal Palermo: Barzagli e Zaccardo. Con loro, a completare la linea difensiva sono Ricardo Costa e Schäfer. In mediana un altro brasiliano: capitan Josué che agisce alle spalle di Hasebe, Gentner e Masimović ( ben 20 assist stagionali per il bosniaco).

In attacco: Batman e Robin (alias Grafite e Dzeko)! 

La coppia gol più prolifica della storia della Bundesliga! 

54 reti in una stagione. 28 Graffa e  26 Edin. 

Parliamo di una pioggia di gol che fa dei lupi bianco-verdi il migliore attacco del campionato. 

Con una storica serie di 10 partite vinte consecutive, 16 vittorie e 1 pareggio in 17 gare in casa e, soprattutto, con quei due lì davanti l’epilogo può essere uno solo: per la prima ed unica volta della sua storia il Wolfsburg è campione di Germania. 

Sempre primi in classifica fino alla fine proprio da quel magico 4 aprile che verrà sempre ricordato per il 5:1 subito dal Bayern, il sorpasso in classifica proprio ai danni dei bavaresi e…quel gol…

Terzo posto al premio Puskás, votato gol dell’anno in Germania, così come Grafite stesso sarà il giocatore dell’anno nonché capocannoniere di Bundes. 

Stagione semplicemente magica valsa al nostro eroe uno dei 23 biglietti per il Mondiale di Sudafrica 2010 distribuiti dall’allora c.t. della Seleção Dunga.

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