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Reginaldo, la provincia come scelta

Reginaldo ha dovuto dribblare tutti: dagli avversari al gossip. Da Treviso parte la scalata dell’ala paulista. Che forse, se non fosse stato per quella storia d’amore….
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Reginaldo - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

Cosa ci fa un brasiliano, anzi un paulista, da più di 150 presenze in serie A, a Picerno, lì dove la Basilicata si immerge nella Campania?

Semplice. Gioca a calcio. Con la maglia numero 19 del AZ Picerno.

E cosa ci fa al Picerno, alla non più tenera età di 38 anni?

Anche qui, la risposta è semplice. Gioca a pallone. Perché lo fa? Perché si diverte ancora. 

E allora perché smettere? Perché tirarsi indietro? Perché non incantare l’ennesima provincia italiana? Perché non deliziare ancora i propri tifosi, con giocate da alta scuola? Da brasiliano. Da paulista puro.

Arriverà il momento di arrendersi e di lasciare il gioco più bello del mondo. Anche per lui. Ma non è ancora questo il giorno.

Reginaldo il governatore di Treviso

Il nome Reginaldo è una variante di Rinaldo. È composto dai termini “ragin” e “walda” e significa, letteralmente, “colui che governa con il consiglio divino”.

E dev’essere stata esattamente questa l’impressione che si sono fatti i tifosi del Treviso quando accolgono, nel 2001, questo ragazzo nativo di Jundiai.

Treviso, insieme a Siena, saranno le tappe senza dubbio più importanti della sua carriera. Con la squadra della Marca Reginaldo passa, in pochi anni, dalla serie C1 alla serie A. A Siena invece si consacrerà nel grande calcio, dopo che due grandi piazze come Firenze e Parma non cedettero fino in fondo alle sue qualità, nonostante le ottime prestazioni.

Seconda punta molto dinamica, in grado di agire alle spalle di un 9 o anche largo nel tridente, magari rientrando sul piede forte. Ottima visione di gioco, ottima capacità di inserimento, grande potenza muscolare, soprattutto nell’1 contro 1. Non segna caterve di gol, quasi mai è riuscito ad arrivare in doppia cifra in carriera. In compenso non si contano gli assist sfornati per i compagni.

Che giocatore, Reginaldo! Eppure di lui si è parlato sempre troppo poco. O meglio: le copertine dei giornali le ha riempite, ma per altri motivi.

Non chiamatelo “stallone”

È il 2008 quando il nostro eroe conosce, complice una cena organizzata dal compagno di squadra Bernardo Corradi, Elisabetta Canalis. All’epoca, e probabilmente tuttora, una delle ragazze più belle del nostro Paese.

I due si intendono subito, si piacciono. Ben presto sboccia l’amore, che altrettanto repentinamente finisce sulle pagine dei rotocalchi rosa.

Che c’è di strano? Nulla. 

Non fosse che il gossip,  in un paese come il nostro, che di queste cose si ciba quotidianamente, è in grado di divorarti. E di comprometterti anche una carriera ben avviata.

Senza che ci sia bisogno per forza di un nesso causa-effetto. Senza che poi, effettivamente, come nel caso di Reginaldo, le tue prestazioni in campo ne risentano. Non serve.

Basta poco e dall’ala brasiliana del Parma diventi per tutti “lo stallone della velina mora”.

Lui stesso a fine carriera ammetterà: “Non ho rimpianti, ma quella storia probabilmente mi ha compromesso la carriera”.

Divertirsi, ancora

Che fare allora? Dal momento che pare che solo le case di moda facciano la fila per averti.

A quel punto Reginaldo decide di scegliere la provincia. Per continuare a divertirsi, tirando calci ad un pallone.

Il percorso è davvero lungo: si va dal Giappone al ritorno in Brasile, da Pagani a Monza, da Reggio Calabria a Vercelli. Fino, appunto, ad arrivare a Picerno.

Accolto come un messia, in Basilicata Reginaldo si diverte a mettere la propria classe e la propria esperienza al servizio dei compagni, impelagati nella lotta per non tornare tra i dilettanti.

Chissà se il viaggio proseguirà o si fermerà in Basilicata.

Finchè c’è divertimento, c’è speranza.

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