Riccardo Zampagna, dall'acciaio nascono i fiori
Una storia che ha il retrogusto trionfante del riscatto sociale, una storia di acciaio e fango, di cucchiai e pugni chiusi: la storia di bomber Zampagna.
Non è facile per chi scrive raccontare la storia di Riccardo Zampagna senza provare un minimo di commozione.
Nel calcio moderno si sentono spesso storie di giocatori strapagati e fuoriclasse arroganti, di calciatori divi e di privilegiati, storie di fronte alle quali è difficile non storcere il naso e domandarsi quale sia stato il momento esatto in cui il mondo del pallone ha cominciato ad uscire dal tracciato.
Quella di Zampagna non è una di queste. Poche persone nel mondo del calcio possono dire di essere state così meritevolmente artefici delle proprie fortune e di avere restituito così tanto a chi ne aveva bisogno.
Ripercorriamola insieme.
Come tuo padre
C’è una canzone di Bruce Springsteen i cui primi versi sembrano raccontare esattamente l’inizio della storia di Riccardo Zampagna.
La canzone è The River, e il suo testo comincia così: “Vengo dal fondo di una valle dove, amico mio, quando sei giovane / ti fanno crescere per farti fare il lavoro che faceva tuo padre”.
A leggere queste righe si potrebbe quasi pensare che il Boss sia nato a Terni, città situata al centro esatto della nostra Penisola e famosa per i suoi grandi stabilimenti siderurgici. Qui, i suoni degli altoforni e dei laminatoi sono il vero metronomo che scandisce le giornate degli operai che ci lavorano.
Tra questi operai ce n’è uno che di nome fa Ettore e di cognome Zampagna.
Suo figlio, Riccardo, è un ragazzo umile e in gamba. Gioca bene a pallone, ma non ha tempo per dedicarvisi come vorrebbe: a casa servono soldi, e così lui lavora tutto il giorno nella tappezzeria di Giampiero Riciutelli appena fuori città. Riesce a consacrare al calcio solo la domenica, giorno della partita, qualche volta un allenamento infrasettimanale, ma nulla di più.
Il giovane attaccante milita nell’Amerina, squadra di Prima Categoria, e per l’Amerina segna pure un sacco di gol. Eppure, dentro di lui negli ultimi anni un pensiero ha cominciato a farsi strada a poco a poco: Riccardo, devi smettere. Troppo stress, troppa fatica nel condurre questa doppia vita da calciatore-lavoratore, e poi per cosa? 800mila lire al mese, un sacco di scomodità, e anche un vago senso di malinconia e frustrazione all’idea che a 22 anni il treno per le categorie più importanti ha comunque già lasciato la stazione.
Se non fosse per i genitori che lo spronano, anzi, avrebbe già appeso gli scarpini al chiodo da un pezzo. Il padre Ettore, però, una volta gli ha detto una cosa, una cosa che sembra voler spezzare le catene dell’eterna schiavitù operaia cantata da Springsteen:
“Riccardo non seguire le mie orme. Alle acciaierie nessuno ti darà mai una pacca sulla spalla per un tubo fatto bene”.
Riccardo ascolta, comprende, agisce. Non sa ancora che il padre perderà la vita per colpa di quell’acciaieria, perché nel 2007 la sua vita verrà stroncata da un tumore. Del resto, quando lavori alle acciaierie di Terni, sai bene che con certi mostri un giorno forse ti ci dovrai confrontare. Riccardo no, non vuole tutto questo.
Homo faber fortunae suae, l’uomo è artefice della propria sorte: Riccardo vuole costruirsi un destino diverso, e il destino stesso vuole dargli una mano.
Il riscatto
Proprio quando sta per mollare, infatti, la storia di Zampagna cambia improvvisamente: l’attaccante riceve un’offerta dal Pontevecchio, una squadra di Perugia che milita in Serie D. I soldi sono comunque pochi, anzi sono meno di quelli che prende da tappezziere, e la sua famiglia non può certo mantenerlo.
Riccardo non può dunque mollare il lavoro per seguire i suoi sogni: la sua storia come calciatore finirebbe qui, se non fosse per l’aiuto del padre, che coi soldi della pensione gli regala una Fiat Tipo per fare la spola tra Perugia e Terni, e del suo datore di lavoro, che gli concede (cosa inaudita) di ridurre il suo orario di lavoro a mezza giornata.
La quotidianità di Zampagna cambia radicalmente. Così racconta in un’intervista rilasciata 6 anni fa a Gianlucadimarzio.com:
“Mi svegliavo tutti i giorni alle 6, alle 13 staccavo, prendevo la mia macchinina e andavo a Perugia. Alle 8 di sera tornavo a casa: cenavo e andavo al letto. Altro che discoteche! Sono stati otto mesi intensi, ma non potevo rinunciare al lavoro e non volevo rinunciare al calcio.”
Il giovane va avanti così per 8 mesi, 8 mesi di levatacce, lavoro, allenamenti sfiancanti e tante, tante ore a bordo di quella Fiat Tipo. Che è una macchina squadrata, magari non elegantissima, ma robusta ed efficace, che ti porta esattamente dove devi andare. Proprio come bomber Zampagna, che in 22 presenze mette a segno ben 13 gol.
La determinazione può valere molto per un calciatore. Nel caso del ragazzo di Terni vale ancora di più: vale tutto. Perché un certo Walter Sabatini, che a fine anni ‘90 è il ds della Triestina, un giorno come un altro infila nel suo lettore VHS una cassetta contenente alcune delle giocate di Riccardo, e decide di portarlo per la prima volta tra i grandi, tra i professionisti, tra i signori.
Zampagna il professionista
Comincia così la carriera da calciatore professionista di Riccardo Zampagna, lontana dalle sirene delle acciaierie e dalle tende della tappezzeria di Giampiero.
La sua nuova vita lo tiene lontano da casa per sette anni, durante i quali realizza con costanza la sua ineluttabile scalata al successo: Triestina, Arezzo, Catania, Brescello, Cosenza, Siena, Messina. Partito dalla prima categoria, Zampagna si arrampica a poco a poco su per lo scoscesa parete di roccia che lo separa dai riflettori e dai boati degli stadi di Serie A.
Passa infatti per la C2, poi la C1 e poi la B. E proprio durante il suo temporaneo soggiorno in Serie B, Riccardo torna a casa.
Viene infatti acquistato dalla Ternana, la squadra della sua città, in comproprietà con il Messina.
A Terni Zampagna torna da trionfatore, il suo cuore è gonfio di gioia all’idea di poter giocare nello stadio di Terni sotto gli occhi di quello stesso padre che sognava per lui un destino diverso dal proprio.
È con queste parole che Riccardo descrive il suo ritorno a Terni a zonacesarini.net:
«Quando mi hanno detto “Sarai un giocatore della Ternana”, mi sono venuti i brividi. Sono andato sotto la curva per togliermi la maglia. Guardo la curva per vedere chi conoscevo, e conoscevo un po’ tutti. Ad un certo punto, vedo mio cugino che piange».
Con ben 20 gol in 40 partite, Zampagna contribuisce a quello che sarà uno dei migliori campionati della Ternana in Serie B.
A fine stagione viene però riscattato alle buste dal Messina, che non vuole rinunciare alle sue reti e alla sua determinazione sul campo da gioco. E il Messina, sotto la guida di mister Bortolo Mutti, è appena stato promosso in Serie A.
La massima serie
Tra Messina e Atalanta, Zampagna in A ci rimane per ben 4 stagioni, con una breve parentesi in B durata un anno proprio con la Dea.
Anche tra i migliori dei migliori il bomber di Terni, nonostante al suo arrivo in Serie A abbia già 30 anni, non fa mancare i suoi gol.
Anzi, forse i più attenti tra i lettori si ricorderanno che Riccardo comincia col botto: alla sua prima presenza mette a segno una splendida rete contro la Roma, che consente al Messina di battere i Capitolini nei minuti finali con un pirotecnico 4-3.
È l’ottantesimo minuto di una domenica di metà settembre, allo stadio San Filippo di Messina la squadra di casa sta pareggiando contro la Magica per 3-3 in un tripudio di azioni spettacolari e amnesie difensive.
D’un tratto, Zampagna si ritrova lanciato in contropiede dal serbo Iliev, si invola verso la porta e si presenta a tu per tu con Pelizzoli. Ad un attaccante di Terni che non ha nemmeno mai frequentato le scuole calcio e che fino ad 8 anni prima faceva il tappezziere potrebbero tremare le gambe, ma a Zampagna no: lui tocca con dolcezza il pallone da sotto, scavalca il portiere giallorosso e fa esplodere i tifosi messinesi in un boato. Proprio sotto gli occhi di Francesco Totti, il figlio delle acciaierie si esibisce in un magistrale cucchiaio.
A questo gol straordinario ne seguiranno poi altri, tra cui un pallonetto al volo contro la Lazio, una rovesciata ancora contro la sventurata Roma e un’altra ai danni della Fiorentina, grazie alla quale conquista il premio AIC Oscar del calcio per il miglior gol del 2007.
Gli ultimi anni ed il dopo calcio
La meravigliosa storia calcistica di Riccardo Zampagna si conclude con un’esperienza al Vicenza e poi al Sassuolo e alla Carrarese di Gigi Buffon.
Questa storia è costellata di una miriade di momenti indimenticabili, così tanti che è impossibile raccontarli tutti.
C’è ad esempio quella volta in cui, assieme ai compagni di squadra della Ternana, Riccardo è sceso in piazza a manifestare contro i licenziamenti di massa di alcuni operai delle acciaierie, passate nelle mani di una multinazionale tedesca.
C’è anche quel giorno del 2005 in cui Zampagna, al tempo giocatore del Messina, ha alzato il pugno chiuso in direzione della curva del Livorno, una delle poche curve dichiaratamente “di sinistra” del calcio italiano, quasi a voler ricordare a tutti la sua fiera estrazione operaia. Appena qualche settimana prima, Paolo Di Canio aveva invece rivolto il famoso saluto romano alla curva della Lazio, e i due calciatori sono così diventati, agli occhi dell’opinione pubblica italiana, uno l’antitesi dell’altro.
Ci sono anche quegli innumerevoli episodi che hanno visto Riccardo protagonista di gesti di solidarietà e donazioni in beneficenza, come quella volta in cui ha devoluto l’intero incasso della sua autobiografia (“Il calcio alla rovescia”) per l’acquisto di un mammografo da consegnare all'ospedale “Santa Maria” di Terni.
Insomma, quando si parla di Zampagna c’è sempre tanto da dire. Quasi a volerci stupire ancora, al termine della sua carriera l’ex attaccante decide di ritornare alle origini e tornare ad una vita onesta e tranquilla lontana dai riflettori, e apre così una tabaccheria nella sua città.
La gestisce per diversi anni, vivendo quasi nell’anonimato, ma alla fine il richiamo del calcio è troppo forte e intraprende la una carriera da allenatore e, in seguito, quella di opinionista sportivo.
Quale che siano i piani che il destino ha in serbo per lui, noi non possiamo che ringraziare Riccardo Zampagna per la straordinaria storia di riscatto sociale che è stato in grado di regalarci. E da grandi appassionati del calcio romantico di provincia vogliamo ringraziare anche chi, lavorando dietro le quinte, timbrando il cartellino tutte le mattine tra i fumi delle acciaierie, ha contribuito a rendere questa storia possibile.
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