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Hernanes, profetico e poetico

Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima altresì noto come Hernanes è un brasiliano … langarolo. Il motivo? L’ex centrocampista di Lazio, Inter e Juventus è tornato in Italia da qualche anno e si è reinventato imprenditore attraverso un’azienda vitivinicola e un relais da sogno. E nel tempo libero gioca ancora a calcio e quando segna fa ancora la capriola. Come ai vecchi tempi.
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Hernanes - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Cosa hanno in comune Recife e Montaldo Scarampi? Di primo acchito, nulla. E come non potrebbe essere: la prima è una città baciata dal sole e dal mare, l’altra è in Provincia di Asti immersa nelle Langhe dove in autunno e in inverno c’è la nebbia. Tra loro migliaia di chilometri di distanza e quattro fusi orari. Eppure queste due cittadine sono molto care a Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima altresì noto come Hernanes. Nella prima ci è nato il 29 maggio 1985, nella seconda ha iniziato la sua nuova vita, legata al vino, elemento trainante dell’economia di quella parte di Italia nota per il buon cibo e per i suoi vigneti. 

Ma anche in terra langarola, Hernanes non ha dimenticato il suo amore per il futbol tanto che dall’ottobre 2023 gioca nel Sale, squadra militate nella Prima categoria alessandrina. Che per uno che ha giocato tra Campionato paulista, Serie A e indossato ventotto volte la maglia della Nazionale brasiliana può sembrare strano, ma così è: la nuova vita professionale è in quel paese che dista una ventina di chilometri da Asti, mentre quella calcistica è nei campi spelacchiati e brutti della Prima categoria. Ma a lui questi dettagli non interessano affatto. 

Ma forse è meglio fare un rewind di tutta la vicenda e capire meglio il personaggio “Hernanes” calciatore ed imprenditore. 

 

Brasile “num país tropical, abençoado por Deus, e bonito por natureza (mas que beleza)". E pazzo per il calcio.

Hernanes è un “gemelli” quindi è una persona curiosa, aperta a nuove conoscenze e furba. Ed essendo brasiliano non può che essere un amante del calcio. Come non esserlo quando il Paese che ti ha dato i natali è detto il Paese del calcio bailado, quello dove tecnica, estro, fantasia e spettacolo sono il sale di tutto? E infatti da adolescente Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima muove i primi passi (anzi i primicalci) nel Pernambuco dopo aver giocato alcuni anni a calcetto. e a 16 anni arriva la chiamata delle chiamate: il San Paolo. E se il Tricolor chiama, non si può che dire di sì. Il motivo? Beh, leggere il palmares del club è sufficiente per capire che è una delle squadre più famose del calcio sudamericano. 

Quando si pensa al Brasile si pensa, tra le tante cose, al calcio, alle sue bellezze naturali e al carnevale che ha in Rio la sua capitale. Anderson Hernanes rimane a San Paolo fino al 2005, riuscendo a debuttare nel campionato paulista. Vestirà la maglia del Tricolor fino al 2010, con una parentesi in “B” con il Santo André nel 2006. Nel 2007 torna al San Paolo dove viene spostato in mezzo al campo, diventando uno dei prospetti più interessanti del calcio brasiliano. E con in campo il talento di Recife, il San Paolo vince due Campeonati Brasileiro Série A ed il centrocampista vince anche il titolo di miglior giocatore. E vincere il titolo di miglior giocatore del proprio campionato è un qualcosa che fa sempre curriculum. Curriculum che si impreziosisce con la medagli di bronzo alle Olimpiadi di Pechino del 2008, con i verde-oro che vincono il loro girone davanti a Belgio, Cina e Nuova Zelanda per poi battere nei quarti il Camerun ma perdendo 3-0 contro l’Argentina. I ragazzi del CT Carlos Dunga sfidano  ancora il Belgio nella “finalina” che vede la Seleçao battere i Diavoli rossi e vincere la loro seconda medaglia di bronzo olimpica dopo Atlanta ’96. 

Con un pedigree di questo tipo, non si può che essere appetibili sul mercato. Che per i brasiliani (e tutti i sudamericani) significa andare a giocare in Europa.  

Hernanes ha davanti a sé un foglio bianco da scrivere: la sua carriera è ad una svolta.

 

Un “profeta” a Roma: gli anni alla Lazio e l’affetto dei tifosi

Come tutti i calciatori sudamericani che sognano di sfondare nel calcio la meta è l’Europa: Hernanes su quel volo Brasile-Europa sogna in grande atterra a Roma dove ad accoglierlo c’è Claudio Lotito, presidente della Lazio. Il patron biancoceleste non è fisicamente nei pressi della scaletta che lo vede scendere, ma con il cuore è lì: è costato 13 milioni e si sa che Lotito segue pedissequamente il detto “minima spesa/massima resa”, ma sul 25enne centrocampista brasiliano ci scommette e sa che quel ragazzo potrà far fare alla sua squadra il salto di qualità. Il centrocampista firma un contratto quinquennale ed è uno dei più pagati della rosa guidata da Edy Reja, un tipo pragmatico. 

Quasi nessun tifoso laziale conosce o sa chi sia Hernanes e cosa si fa quando si vuole scoprire qualcosa? Si apre YouTube e si cercano informazioni. Ci sono i soliti video con le “best skills” dove i laziali possono apprezzare le giocare del loro nuovo centrocampista, ma scoprono anche che Hernanes ha un apodo, come tantissimi sudamericani: profeta. Nonostante sia una persona devota, scoprono che il suo soprannome è frutto di uno sbaglio perché in realtà dovrebbe chiamarsi “poeta”, ma l’assistente di un noto conduttore tv brasiliano che voleva fare una trasmissione su di lui sbaglia, e invece di “poeta” scrive sul copione “profeta”: la trasmissione passa da “Hernanes o poeta” a “Hernanes o profeta”. 

I tifosi biancocelesti però si affezionano al nickname sbagliato e sperano che con un giocatore devoto e (magari) baciato dal Signore possano tornare a vincere qualcosa di importante: “mo’ che avemo pijato er profeta, tornamo ‘a vince”. Scoprono inoltre che gioca anche a scacchi e quindi si aspettano che sia un’azione avanti all’avversario come quando gioca con pedoni, alfieri, cavalli, torri, donne e re bianchi e neri. In effetti Hernanes con la maglia della Lazio fa molto bene, anche se in tre stagioni e mezzo la Lazio otterrà come miglior piazzamento un quarto posto in campionato nella stagione 2011/2012 e disputa tre stagioni di Europa League. Ma nel cuore dei tifosi aquilotti la vittoria pesante è quella della Coppa Italia il 26 maggio 2013. Beh la coppa nazionale non è lo scudetto, ma la sua coccarda appare sulla maglia della squadra vincitrice la stagione successiva. Quella vittoria per la Lazio vale come vincere una Champions o un Campionato del Mondo e il  “profeta” e i suoi compagni vincono la finale di Coppa Italia nell’inedita partita contro gli arcirivali della Roma in un altrettanto inedito “derby del Colosseo” nell’ultimo atto della coppa nazionale. 

Quello rimarrà l’unico trofeo che Hernanes vince in maglia laziale, eppure tra lui e i tifosi nasce un rapporto molto speciale. Un rapporto di stima e affetto, rispetto e passione. I tifosi si sa non bisogna mai deluderli: magari si può perdere, ma l’importante è impegnarsi e…Hernanes è uno che si impegna e che ha fatto di tutto per fare bene con la maglia biancoceleste. E fa impazzire i tifosi che lo vedono fare una capriola dopo una sua rete. 

Gli anni laziali vedono il nostro Poeta giocare anche tante volte nella sua Nazionale, prendendo parte alla Confederations Cup 2013, un torneo che si disputava un anno prima del Mondiale in casa del Paese organizzatore e dove si sfidavano la Nazionale del Paese ospitante, quella Campione del Mondo in carica e le sei squadre Nazionali campioni continentali. Il Brasile, con in campo il numero 8 di Recife, vince la sua terza Confederations consecutiva. Va da sé che Hernanes, sempre impiegato dal CT Scolari, è stato fondamentale ed è stato uno dei migliori giocatori del torneo. 

Hernanes piace a tante squadre. Squadre che a differenza della Lazio possono competere in Italia e in Europa per arrivare nelle finali che contano e alzare trofei. E nel gennaio 2014 l’asso di Recife passa all’Inter per la stessa cifra con cui Lotito lo aveva portato in Italia. 

La notizia manda nello sconforto tutta la tifoseria capitolina che non vuole che il giocatore vada via. E il 30 gennaio alcuni tifosi laziali vanno a Formello per vedere per l’ultima volta il loro idolo. Lo vedono andare via in macchina e lo fermano, dicendogli di non andare via e si mettono a fare alcune foto con lui. Gli dicono che anche se andrà via non si dimenticheranno di ciò che ha dato alla causa laziale. 

Ad un certo punto l’”uomo” Hernanes prende il sopravvento sull’Hernanes “calciatore”, si commuove per l’affetto ricevuto e regala a quei tifosi le sue scarpe da gioco che aveva sul sedile passeggero. Un gesto inatteso quanto incredibile. Ma per Hernanes ora c’è l’Inter. 

Inter e Juventus, parentesi

Con la maglia dell’Inter Hernanes fa male: non incide ed è la brutta copia di quello visto sui campi della Serie A dove con il destro e con il sinistro faceva quello che voleva. Hernanes gioca in nerazzurro una stagione e mezza segnando appena sette reti. Tra queste, ben tre alla Lazio “impreziosite” dalla “capriola” (la sua esultanza) che fa arrabbiare i tifosi laziali ma che il giocatore dice di aver fatto per dispetto a Lotito che non credeva più in lui. 

Scolari convoca Hernanes per il Mondiale casalingo del 2014, manifestazione che il Brasile tornava ad ospitare dopo il 1950. E se quel Mondiale è passato alla storia per il “Maracanazo”, sessantaquattro anni dopo diventa il Mondiale del “Mineirazo”, con la lezione di calcio da parte della Germania che si impone addirittura 7-1 in semifinale contro i padroni di casa. E come se non bastasse, il Brasile perde anche la finale per il terzo posto contro l’Olanda per 3-0. Hernanes gioca solo tre partite in una rosa che si pensava potesse alzare al cielo la Coppa del Mondo. E invece nulla di ciò e tante critiche 

Si pensa che nella stagione 2014/2015, con Hernanes maggiormente impiegato, la squadra nerazzurra possa essere quella del riscatto. E infatti il “profeta” con l’Inter gioca tanto, ma non riesce ad esprimersi al meglio. E se un giocatore non riesce a dare il meglio c’è solo una via di uscita: la cessione. Eh sì, anche i profeti possono non dare il meglio di sé. 

E Hernanes si sposta in Piemonte per vestire la maglia della Juventus: l’Inter si “porta a casa” 11 milioni e la Juventus per la stagione 2015/2016 avrà un centrocampo molto forte e competitivo con Khedira, Marchisio, Pogba, il “talismano” Padoin, Asamoah e al “tucumano” Pereyra, viene affiancato anche il “profeta”. 

Peccato che con la maglia bianconera numero 11, Hernanes faccia peggio che con l’Inter: debutta in Champions League e fa l’accoppiata scudetto-Coppa Italia, ma il suo apporto è da comprimario. Unica nota positiva del soggiorno torinese è l’aver conosciuto le Langhe, un territorio collinare del Piemonte meridionale compreso tra le Provincie di Cuneo e Asti. Per il resto, la sua peggior stagione italiana.

 

L’esperienza cinese, il ritorno in Brasile e quella voglia di tornare in Italia

A febbraio 2017 Hernanes saluta in un solo colpo Juventus, Italia ed Europa: firma con l’Hebei di Qinhuangdao. Era il periodo in cui tanti giocatori andavano a giocare in Cina con la speranza di trainare il calcio in un Paese che era zero calcisticamente e attraverso giocatori talentuosi (anche se un po’ in là negli anni) si pensa di farlo decollare. Ma in Cina il nostro Hernanes fa ancora peggio che con Inter e Juventus. Non decolla nulla in Cina, nemmeno il “profeta”. 

Ma Hernanes non è ancora finito e sente di poter dare ancora tanto al calcio. E per tornare il profeta di un tempo tra il febbraio 2017 e l’estate 2021 fa la spola tra Qinhuangdao e San Paolo. Ovviamente in Brasile fa la differenza (vincendo anche un Campionato paulista), mentre in Cina non fa né addizioni, né moltiplicazioni e né divisioni. 

Siamo nel luglio 2021 ed Hernanes, 36 anni, sa di essere arrivato ai titoli di coda della carriera e vuole una “last dance”, un ultimo momento dove fare ancora quello che lo ha fatto conoscere al Mondo, il calciatore. Per questo motivo firma un contratto di un anno con lo Sport Recife. Recife, dove la sua vita era iniziata. Nel luglio 2022 decide di dire basta: il profeta saluta tutti, si ritira ma non va in nessun eremo sperduto dove leggere la Bibbia o vivere da asceta. Decide di aprire una “casa”, non a Recife ma a Montaldo Scarampi, in provincia di Asti, in Italia. 

La nuova vita imprenditoriale e la firma con l’ASD Sale

Hernanes in Brasile si ricorda ancora dell’Italia, l’ha sempre avuta nel cuore. Come dargli torto, del resto? Ha una pazza idea: tornare nel nostro Paese, ma sotto un’altra veste. Non più calciatore ma un altro lavoro che fa rima con “calciatore”, imprenditore. Con i soldi guadagni in carriera fa ciò che vuole e, nell’agosto 2010, sale su un aereo e torna in Italia. Con lui, moglie e figli al seguito. Questa volta la meta non sono metropoli, ma la campagna piemontese. Lui non ha dimenticato quando nell’anno juventino gli avevano fatto scoprire le Langhe, terra di vino e di cibi fantastici. 

Siamo nel 2020, anno di Covid, ma Hernanes rischia e rileva un’attività a Montalto Scarampi, un paese di poco più di 700 abitanti con un nome strano (e nell’Astigiano sono tanti i comuni con due nomi particolari), decidendo che quella sarà un’azienda vinicola. E apre anche una struttura ricettizia di livello. La notizia del suo arrivo in quella zona di Piemonte non passa inosservata ed inizia il consueto tam tam mediatico. E che nome gli dà? Semplice “Ca’ del Profeta”. Gli affari vanno bene, si “beve” bene, si mangia altrettanto e la location è molto bella. I vini che tratta il brasiliano sono quelli mitici di quella terra: Brachetto, Grignolino e “la” Barbera. 

Ma Hernanes è uno che vive di calcio e non poteva stare senza giocare. Che fare? Chi tessera un giocatore di 38 anni che non gioca da almeno due? Ma Hernanes vuole tornare a giocare assolutamente perché sa che può ancora dire la sua, visto che fisicamente è integro e si è sempre allenato per conto suo. Ma dove? Con che squadra? In che serie? Ecco il colpo di genio: l’ASD Sale, squadra di Prima categoria, la settima categoria del nostro calcio. Dilettantismo puro e semplice giocato su campi che in comune con i campi di calcio in cui militava un tempo il talentuoso centrocampista di Recife ha solo il colore delle strisce. 

Hernanes ed il club stellato alessandrino trovano un accordo (le parti firmeranno nella cantina di “Cà del Profeta”) e parte la nuova vita del giocatore: maglia numero 15 sulla schiena e una gran voglia di giocare. E segnare: prima partita giocata, il 15 ottobre 2023, gol dopo tre minuti dal suo ingresso in campo. E dopo il gol, per non perdere l’abitudine e far godere i tifosi di una squadra che ha sempre giocato nei dilettanti più puri, l’iconica capriola. Il video del gol e dell’esultanza hanno fatto il giro del web. 

Il “profeta” è tornato e pazienza se le squadre che affronterà al “Bortoletto” di Sale non sono le squadre di Serie A o i top team stranieri europei ma si chiamano Monferrato, Costigliole, Solero, Viguzzolese, Felizzano, Annonese e Frugarolo. Per chi ama il calcio, non c’è categoria. Profeta o non profeta che sia. In alto i calici e brindiamo ad un “ragazzo” di quasi quarant’anni pazzo per il calcio e che ha deciso di investire nel nostro Paese quando in pochi decidono di farlo.  

Brindisi e gol, il profeta la mette dentro sempre e comunque.  

Racconto a cura di Simone Balocco

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