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Vito Mannone, il portiere volante

A 17 anni la partenza dall’Italia… per non tornare più. La carriera di un portiere che si è costruito fuori da un paese che, chissà come mai, non lo ha mai voluto per davvero
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Vito Mannone - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Fare un esperienza diversa, cercare di imparare e, se possibile, di ritagliarsi il proprio spazio, vivendo in una delle più belle città del mondo e vestendo la maglia di uno dei club più prestigiosi.

Oltre a ciò, la consapevolezza dell’importanza di una vetrina come la Premier League, nonché di capitare in un’ottima accademia calcistica.

Per poi tornare, in Italia, in serie A, appena possibile. Per imporsi in maniera definitiva.

Devono essere queste, più o meno, le idee e i pensieri che frullano nella testa a Vito Mannone, quando a 17 anni, e siamo nel 2005, prende il volo direzione Londra. Perchè all’Atalanta, che ne detiene il cartellino e che ha cresciuto questo giovane portiere fin dai suoi primi passi, è arrivata un’offerta dell’Arsenal, che lo vuole nella propria Academy. E che sia il club orobico che il ragazzo di Desio hanno accettato di buon grado.

Quello che Vito probabilmente non sa è che, salvo per rispondere alle convocazioni dell’under 21, e per le sporadiche visite a parenti e amici, in Italia non ci tornerà mai più.

E la sua carriera da numero uno la costruirà integralmente al di là delle Alpi.

Il sogno Arsenal

Il 24 maggio 2009 l’Arsenal è impegnato in un match, l’ultimo della stagione di Premier League, all’Emirates Stadium contro lo Stoke City. I Gunners, pochi giorni prima, hanno perso, in maniera abbastanza sanguinosa, un derby contro il Manchester United valido come semifinale di Champions League.

Quel pomeriggio il tecnico Arsene Wenger opta per un parziale turnover. E tra i pali dà fiducia al buon Vito, facendo accomodare, tra panchina e tribuna, sia il titolare Almunia sia il giovane Wojciech Sczeszny.

Non è tuttavia il debutto ufficiale di Vito tra i professionisti, dal momento che già due anni prima era stato mandato in prestito al Barnsley, dove aveva giocato, senza nemmeno convincere troppo, un paio di partite.

Ma quel giorno forse ha capito che quella scelta, quella di lasciare Bergamo e Desio, casa sua, fu la più giusta.

Perché non capita tutti i giorni di giocare, così giovane, in uno stadio come l’Emirates. E di vedere che gente come Fabregas, Van Persie, Kolo Tourè, Walcott e Arshavin hanno la maglia uguale alla tua.

I gunners vincono 4-1,Vito fa il suo (incolpevole sul gol di Fuller) e viene confermato per l’anno successivo.

D’altronde in quegli anni, all’Arsenal, le porte sono davvero girevoli. Si arriva persino a rimpiangere Lehmann, che ha salutato tutti nel 2008 e che i tifosi del Milan ricorderanno bene, anche se malvolentieri.

Troppo incerto Almunia, titolare designato. Fabianski idem con patate. Sczseszny è ancora, forse troppo giovane.

Nella stagione successiva l’Arsenal panchina ufficialmente Almunia, reo dell’ennesima incertezza contro il Manchester City, e affida al portiere italiano i galloni da titolare.

Anche stavolta Vito sfrutta benissimo la sua chance, giocando bene sia in Premier che in Champions League (memorabile, in particolare, la gara di campionato contro il Fulham, in cui Mannone para anche le mosche).

Quindi il primo di tanti, inspiegabili, accantonamenti. Il club decide di ridare fiducia ad Almunia. E lo stesso farà negli anni successivi, anche quando il polacco Szcszesny diventerà il titolare, al netto delle buone prestazioni del nostro Vito.

A cui tocca fare quindi le valigie e spostarsi altrove per trovare spazio.

In Italia? Macchè. Sempre nel Regno Unito, con due anni di prestito alle tigri dell’Hull City.

Ma le sue parate non sono rimaste inosservate. C’è in particolare un allenatore italiano che convince il proprio club a investire sul numero uno brianzolo, per portarlo nella propria squadra. Quel tecnico si chiama Paolo Di Canio.

E dove lo porta? In Italia? È il suo momento? Niente da fare: SUNDERLAND.

14 anni di Inghilterra

Vito Mannone non attraverserà praticamente più il Canale della Manica di fatto fino a febbraio 2019.

Dopo l’esperienza a Sunderland, in cui paradossalmente trova più spazio con allenatore Gus Poyet rispetto al connazionale Di Canio, arriva infatti quella al Reading.

Non prima di essersi distinto per un gesto che ne descrive perfettamente le qualità umane e di sportivo: ovvero sia quando si fa promotore del rimborso dei biglietti per tutti i tifosi dei Black Cats che hanno assistito, percossi e attoniti, allo 0-8 subito in casa del Southampton.

Dopo 14 anni di Inghilterra è il momento di cambiare aria.

Torna in Italia? Qualcuno deve averlo notato, dal momento che ha pure giocato con la Nazionale Under 21, quando il commissario tecnico è un altro illustre italiano emigrato in terra d’Albione a tentar fortuna, Pierluigi Casiraghi.

No niente Italia, nemmeno stavolta. Non deve neppure cambiare lingua, giusto lo slang.

La nuova frontiera si chiama Major League Soccer: Minnesota United.

Avanti e indietro per l’Atlantico

Nell’estate del 2020, diciamoci la verità, un po’ tutti avevamo perso le tracce di Vito Mannone. E insieme a esse le speranze di vederlo giocare nel nostro campionato.

Come nella miglior puntata di “Chi l’ha visto?” qualcuno asserisce di averlo scorto giocare addirittura nel campionato danese. Ed è così, perché fa 6 mesi all’Esbjerg.

In pochi però sanno che, in America, è stato votato “Goalkeepe of the Year”. Miglior portiere della stagione.

Poi rieccolo tornare, come una saetta che squarcia il sereno, nei top campionati europei.

Niente Italia, neanche stavolta, ve lo diciamo subito. Francia. Anzi, Principato di Monaco per la precisione.

I monegaschi lo comprano a parametro zero per completare il proprio reparto portieri, dando l’occasione a Mannone di esordire anche in Ligue 1, quando si fa male il titolare Lecomte.

Anche stavolta, come in Inghilterra, Vito sfrutta al meglio la sua chance. Che però stranamente non gli consente, nemmeno stavolta, di poter diventare il titolare. Perché viene acquistato Nubel.

Ma grazie a quelle sue prestazioni, trova subito un’altra squadra, che stavolta pare potergli concedere decisamente più spazio.

È il Lorient. Dove Vito Mannone si trova tuttora, senza tuttavia rimanere parcheggiato, come accadeva agli U-Boat nazisti nel porto cittadino. Ma dove gioca e si diverte ancora.

Sembra passata una vita dal giorno del suo esordio, in realtà Vito ha solo 35 anni. Quindi potenzialmente altri 2-3 stagioni buone davanti a sé.

E chissà se toccherà aspettare proprio l’ultimo spiraglio di sole, nel tramonto della propria carriera, per vederlo di nuovo nel Bel Paese.

Peggio di altri?

Vito Mannone è il portiere volante per definizione. Partito da giovane verso altri lidi e mai più tornati a casa.

Era il 2005 quando lasciò Bergamo. E più di qualcuno si immaginava di vederlo presto fare il viaggio di ritorno. E invece Vito è rimasto là, dove si è costruito una vita e una carriera.

E mentre noi lasciavamo alla Premier League le sue parate, qua che accadeva?

Le squadre del nostro campionato puntavano su stranieri semi-sconosciuti, come se la nostra scuola portieri avesse qualcosa da invidiare al resto del mondo?

Dal 2005 in poi abbiamo visto i Diego Lopez, i Goicoechea, gli Adan, i Koprivec, i Joe Hart, gli Eduardo.

Senza offendere nessuno. Ma tanto valeva mettere… il portiere volante.

Scopri le storie di altri portieri di provincia. Scopri i: Portieri Leggendari.

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