Andrea Carnevale, Resilienza
L’estate di Italia ’90, delle Notti magiche, del nostro calcio ai vertici d’Europa e del Mondo e di quel Mondiale tanto atteso dove avremmo voluto vedere lo “zio” Bergomi alzare la Coppa del Mondo a Roma l’8 luglio. Invece quella sera alzò la coppa più bella di tutte Lothar Matthaeus: a noi sono spettate le briciole, vincendo la “finalina” di Bari contro l’Inghilterra per un terzo posto che ha lasciato molto rammarico.
Rimarrà indelebile negli anni la maglia azzurra numero 19 di Salvatore Schillaci che per un mese fece sognare i tifosi azzurri. Lui, il suo essere un underdog, lui il sottovalutato, quello che non ti aspetti e che con sei gol ha vinto, come Paolo Rossi in Spagna nel 1982, la classifica marcatori. Ovviamente l’attaccante più atteso non era Schillaci, ma il numero 21: Gianluca Vialli.
E dopo di lui, il numero 16, Andrea Carnevale. Proprio l’attaccante allora in forza al Napoli era tra i più attesi in tutta la manifestazione, ma fece male giocando solo due partite sulle sette giocate dagli azzurri. E in Italia-Austria, partita di debutto della nostra Nazionale, al 75’ il Commissario tecnico Vicini lo tolse per Schillaci il quale, quattro minuti dopo, su cross perfetto di Vialli, batté Lindenberger e fece sognare un Paese intero.
Ma Andrea Carnevale è stato altro, tanto altro: uno dei più importanti attaccanti italiani di quel periodo, uno che ovunque sia andato si è fatto apprezzare per grinta e voglia di fare. Aveva ottimi colpi, grazie anche alla sua stazza fisica e alla corsa veloce. E questa è la sua storia.
Gli inizi nel Latina. Attaccante di valore su e giù per lo Stivale.
Se si vuole chiamare un abitante di Monte San Biagio, paese di 6mila abitanti della Provincia di Latina, sul suo numero fisso c’è da digitare lo 0771 mentre se si vuole inviare una cartolina il Cap è 04020. Andrea Carnevale una chiamata sul “fisso” o una raccomandata da parte di un dirigente del Latina l’avrà ricevuta nell’estate 1978.
Ha 17 anni, gioca nel Fondi, squadra di Seconda categoria di un paese a meno di dieci chilometri da Monte San Biagio, è un buon prospetto e il Latina è la principale squadra della provincia, militante allora in Serie C1. I Carnevale hanno sette figli (Giuseppina, Rossana, Romana, Milena; Enzo, Andrea e Germano), il padre è un ex ferroviere e la madre è casalinga. Frequenta le scuole dell’obbligo, non è molto brillante seduto sui banchi, ma quando è su un campo da calcio è un altro: il suo nome appare sul taccuino di diversi osservatori, ma il primo club che bussa è il Latina.
Non è ancora un professionista, ma vuole diventarlo. È un dilettante: di giorno lavora, di sera si allena, la domenica gioca. Cosi sempre. Ha due particolarità: fisicamente è messo bene e corre tanto. Queste lo fanno passare dal Fondi al Latina. Ha 17 anni e mezzo (è nato il 12 gennaio 1961) e tante speranze nella borsa che prepara per andare ad allenarsi. La stagione 1978/1979 vede Carnevale scendere in campo 24 volte, segnare tre reti, ma il Latina retrocede in Serie C2.
Nonostante questo, qualcuno si è accorto di lui: non più un club di Serie C1 quando militava in Seconda categoria, ma un osservatore di un club di Serie A. Quella squadra è l’Avellino del presidente Sara e del giovane direttore sportivo Pierpaolo Marino. Il sogno del ragazzo, che per campare faceva di tutto si stava avverando: Serie A. Forse è rimasto sorpreso che in due stagioni sia passato dal penultimo gradino del nostro calcio al livello più alto. O forse no, perché in cuor suo sapeva che un giorno avrebbe fatto il grande salto. Il sogno inizia l’11 maggio 1980, 30° turno e ultima giornata, debuttando al “Partenio” con la Roma: vincono i giallorossi, ma ad Andrea Carnevale poco importa. I lupi irpini si salvano e Carnevale rimane in terra irpina fino all’estate 1981 quando dopo 12 partite ed un gol (segnato il 29 marzo 1981 ad Ascoli) con i biancoverdi arriva la chiamata della Reggiana, Serie B e 700 chilometri a nord da Avellino. “Non è una bocciatura, ma la necessità di fare esperienza”: questo è il mantra del 20enne attaccante laziale.
Ma il ragazzo ha patito (giustamente) il salto di sette categorie in quattro campionati. Una cosa che ci sta, che ci deve stare: capire gli errori per non rifarli. A Reggio Andrea Carnevale prende confidenza con il gol, segnando cinque reti nella prima stagione e undici nella seconda. Solo che la stagione non la termina in maglia granata, ma la chiude a Cagliari, sempre in cadetteria, dove rimane per la seconda parte della stagione. Ma Carnevale vuole di più, molto di più: deve trovare continuità e migliora il suo rapporto con il gol.
E nell’estate 1983 sale su un altro aereo e arriva a Catania, club neopromosso in Serie A e tornato in massima serie dopo tredici stagioni. Alla giuda degli etnei c’è Di Marzio, ma è una stagione sfortunata sia per il giocatore (che gioca 23 partite e segna solo tre reti) e per il club della città del “liotru” che retrocede subito in cadetteria. Tra le reti da ricordare, quella proprio contro l’Avellino l’11 marzo 1984 allo stadio “Massimino”. Carnevale in Serie B non ci torna ed il motivo è che spostandosi addirittura di 1.500 km verso nord trova la svolta alla sua carriera: nell’estate 1984/1985 è un attaccante dell’Udinese, il che significa che si allenerà e giocherà con Zico, Edinho, Mauro, Gerolin ed il campione del Mondo Franco Selvaggi.
Chi è che lo ha voluto in Friuli? Quello che lo aveva voluto sei stagioni prima ad Avellino, Luis Vinicio. La stagione è importante perché è considerata quella tra le più dotate tecnicamente della storia della Serie A, visto che ogni squadra aveva in rosa diversi giocatori fortissimi tecnicamente (le zebre friulano avevano Zico, che valeva per due). L’Udinese quell’anno chiude al dodicesimo posto, Zico ha avuto diversi problemi fisici, ha lasciato il club con l’inizio del girone di andata e l’attacco del club del presidente Mazza è tutto sulle spalle (comunque forti) dell’attaccante di Monte San Biagio: sette reti, suo massimo fino a quel momento in massima serie.
Per la seconda volta è capocannoniere della squadra in cui gioca ma, se prima lo era in Serie B (con la Reggiana), ora in Serie A è un’altra storia. Carnevale sente la fiducia del club, dei compagni e dei tifosi. Rimane in Friuli due stagioni, mettendo a referto in tutto sedici reti (allora la Serie A era a 16 squadre e si giocavano 30 partite). Le due più importanti? Sicuramente la doppietta al Napoli di Maradona il 23 marzo 1986.
E proprio la squadra partenopea bussa alla porta dell’Udinese e chiede: “Quando volete per Andrea Carnevale? Sapete, farebbe al caso nostro”.
L’approdo al Napoli: quattro anni bellissimi e vincenti.
Funziona così: se giochi bene, ti cercano. Lo ha fatto in principio il Latina e la storia calcistica di Carnevale è sempre stata così: se hai potenziale, il tuo telefono squilla.
E nell’estate 1986, a 25 anni, Andrea Carnevale ha l’opportunità della vita: competere per lo scudetto e per le coppe. Lo cerca proprio il Napoli, la squadra cui aveva segnato una doppietta. Il Napoli ha due particolarità: lotta per lo scudetto e ha un numero 10 che altre squadre al Mondo non hanno.
Carnevale non appena viene contattato dall’allora ds del Napoli, Marino (uno che già conosceva), ha qualche esitazione: “sarò in grado di giocare in una squadra del genere?”. Sicuramente la notte successiva alla chiamata di Marino Carnevale non avrà dormito, ma il mattino dopo ha dato l’ok: giocherò nel Napoli e mi allenerò e giocherò con Diego Armando Maradona, che ha ereditato da Zico la palma di miglior giocatore del Mondo (“ruolo” che si giocava ai tempi anche con Platini).
Ferlaino, presidentissimo del Napoli, stacca un assegno da 4 miliardi e si porta a Fuorigrotta Andrea Carnevale. I partenopei hanno battuto una folta concorrenza, ma alla fine la scelta del giocatore ha contato di più. Carnevale vestirà la maglia del “ciuccio” per quattro stagioni, giocando in tutto 152 partite e segnando 47 reti: gioca di più, segna di più. E vince: due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa UEFA. Nelle quattro stagioni avrà due tecnici, Ottavio Bianchi e Albertino Bigon e l’attaccante latinense (che gioca con la 7 e gioca largo) dimostrerà che dagli errori è cresciuto ed é diventato un giocatore che in Serie A poteva starci senza problemi.
Il primo anno è da sogno: il Napoli schiera in contemporanea Maradona, Giordano e Carnevale in un tridente che viene ribattezzato “MaGiCa”. Carnevale entrò nei tabellini il 17 settembre 1986 segnando il gol vittoria nel primo turno di Coppa Uefa contro i francesi del Tolosa, che vinceranno poi il ritorno ai rigori. In campionato la prima rete arriverà il 23 novembre quando il ragazzo di Monte San Biagio segnerà una doppietta all’Empoli al “San Paolo” alla decima giornata.
A fine torneo i gol di Carnevale saranno otto, due reti in meno di Maradona, mentre in Coppa Italia saranno cinque. E la stagione 1986/1987 è da record: il Napoli fa il double campionato-coppa nazionale, terza squadra a riuscirci dopo il Torino (1942/1943) e la Juventus (1959/1960). Delle otto reti segnate da Carnevale, quella più importante è stata quella segnata proprio il 10 maggio 1987 alla Fiorentina: vantaggio di Carnevale, pareggio di Baggio e Napoli che vince il campionato con tre punti di vantaggio sulla Juventus.
Gioia immensa per la vie della città e dove c’erano grosse comunità di napoletani in giro per l’Italia. Per Carnevale, il sogno si realizzava, per non parlare del fatto che avrebbe giocato in Coppa dei Campioni la stagione successiva. E il cammino sarebbe iniziato niente meno che contro il Real Madrid. Peccato che la stagione 1987/1988 per Carnevale non fu positiva per lui: segnò solo due reti in campionato e nella partita di ritorno del primo turno della “coppa dalle grandi orecchie” venne espulso per fallo su Buyo.
A pesare su Carnevale fu il rapporto incrinatosi con Bianchi e l’arrivo a Napoli di Antonio Careca che spinse il tecnico di Brescia a cambiare la “MaGiCa” con l’aggiunta di Careca., La stagione successiva invece fu la migliore dal punto di vista realizzativo per Carnevale, andando in rete ben tredici volte. Il Napoli arrivò secondo dietro al Milan, perse la finale di Coppa Italia contro la Samp. ma vinse la Coppa Uefa contro lo Stoccarda: nella campagna europea Carnevale segnò tre reti, tra cui quella del momentaneo 2-0 nei quarti contro la Juve. In campionato i gol furono otto, tra cui una tripletta al Pescara. La stagione 1989/1990 è l’ultima di Carnevale in maglia azzurra.
E chiude in bellezza con il secondo scudetto del club: dopo il 10 maggio 1987, ora la data storica dei tifosi napoletani era diventato il 29 aprile 1990. L’attaccante di Monte San Biagio ha 29 anni, davanti è una certezza e ha raggiunto il suo obiettivo: essere un attaccante da Serie A. Dodici anni prima giocava in Seconda Categoria. Ma il cammino di Carnevale a Napoli finisce nell’estate 1990.
Lascia Napoli ed il suo amico Diego Maradona e firma con la Roma. E in più c’è Italia ’90: si gioca in casa il Mondiale e lui arriva alla manifestazione con i galloni di campione d’Italia e con la voglia di vincere la Coppa del Mondo.
L’azzurro della Nazionale: più dolori che altro.
La seconda metà degli anni ’80 è stato un grande momento per il nostro calcio: quelli che oggi sono i cosiddetti “boomer” allora erano giovani di 20/25 anni che si stavano mettendo in mostra con le Selezioni nazionali giovanili e con i club di appartenenza.
Il top si ebbe nel biennio 1986-1988 quando la Under 21 vinse l’argento agli Europei, la Selezione olimpica (la Under 23) si piazzò quarta a Seul ’88 e la Nazionale maggiore (con nove giocatori di quella Under 21) si piazzò al terzo posto agli Europei “maggiori”. Lo zenit sarebbe stato Italia ’90. E in tutto questo, Andrea Carnevale era presente ed era tra i protagonisti più attesi. Il bomber di Monte San Biagio arrivò in Nazionale tardi, debuttando il 22 aprile 1989 nell’amichevole contro l’Uruguay al “Bentegodi” e nella seconda partita, giocata il 26 aprile contro l’Ungheria allo “Iacovone” di Taranto, segnò la sua prima rete.
Tutto era pronto per il Mondiale casalingo: tutto era pronto per la coppia d’attacco azzurra Vialli-Carnevale. Con Samp e Napoli avevano fatto sfracelli e ora tutti volevano che si ripetessero anche in Nazionale. Sia Vialli che Carnevale deluderanno, non segnando in nessuna delle partite giocate dagli azzurri.
Addirittura Carnevale fu sostituito sia contro Austria che Stati Uniti per far posto al più “pronto” Schillaci, poi cannoniere della manifestazione a grande sorpresa. L’ultima partita dell’attaccante del Napoli in azzurro è stata proprio quella contro gli Usa: dopo di allora non giocò più durante il Mondiale e anche nell’anno successivo. Contribuì al suo allontanamento dall’azzurro un gesto di stizza rivolto a Vicini al momento del cambio contro gli Usa, come avvenne sedici anni prima con Chinaglia verso Valcareggi in Germania al momento della sua sostituzione.
Per Andrea Carvevale in tutto solo dieci partite e due reti con la maglia della Nazionale. Carnevale però ebbe la fortuna di condividere con Totò Schillaci tutta l’epopea azzurra stando con lui in camera diventando anche molto amici. Il giorno dopo la finale di Roma, l’attaccante laziale convolò a nozze con la conduttrice e showgirl Paola Perego, conosciuta tre anni prima: avranno due figli, Giulia e Riccardo.
Il post Mondiale vede Carnevale lasciare Napoli: diventa il nuovo attaccante della Roma targata Ottavio Bianchi. Con il tecnico bresciano Carnevale aveva fatto il double sono tre anni prima con il Napoli, ma i rapporti si erano un po’ raffreddati rispetto ai tempi napoletani. C’erano i presupposti per una grande avventura. C’erano, non si realizzarono.
L’arrivo alla Roma: si poteva fare di più. La squalifica per doping.
La Roma che nella stagione 1990/1991 si presenta ai nastri di partenza del nuovo campionato è una Roma che punta in alto: reduce dal sesto posto nel campionato precedente, il presidente Viola porta a Trigoria Carnevale, Aldair, Carboni e Peruzzi. Capitano è il “principe” Giannini, Bruno Conti chiuderà la carriera quella stagione e l’attacco è formato dalla coppia Carnevale-Voeller, con il tedesco reduce dal Mondiale vinto in casa degli italiani.
C’è tanta attesa per Carnevale in giallorosso e l’attaccante segna alla prima, alla terza e alla quarta giornata di campionato (contro Fiorentina, Bari e Inter) e una rete in Coppa Uefa contro il Benfica all’”Olimpico” dopo 1’. E poi basta. Come “basta”? Eh sì, la stagione 1990/1991 di Carnevale si interrompe l’8 ottobre 1990. Infortunio? No: il giocatore è trovato positivo al lipopil, un farmaco a base di fentermina. Carnevale positivo al doping. Con lui, Angelo Peruzzi.
Ovviamente i due calciatori assunsero il farmaco senza avvisare lo staff medico del club capitolino. Il 13 ottobre i giocatori vengono squalificati per un anno e la sentenza è confermata il 30 ottobre. Dalla tribuna Carnevale vede i compagni arrivare noni in campionato, ma soprattutto vincere la Coppa Italia e arrivare a giocarsi la finale di Coppa Uefa nella finale tutta italiana contro l’Inter, poi vinta dai nerazzurri.
Per Carnevale quella squalifica sarà come una mannaia sulla sua carriera che lo vedrà tornare in campo solo il 20 ottobre 1991, nel campionato successivo, al “delle Alpi” contro il Torino. La sua prima rete post-squalifica la sigla il 3 novembre a San Siro contro il Milan. Carnevale vestirà il giallorosso fino al termine del torneo 1992/1993, ha 32 anni e la carriera sembra arrivata alla fine. Ma non è così.
La chiusura tra Udine e Pescara. L’arresto per spaccio. La carriera dirigenziale all’Udinese.
Tra l’estate 1993 e quella del 1996, Andrea Carnevale giocherà, in tutto, 94 partite con l’Udinese e 53 con il Pescara, segnando 54 reti in totale. I grandi palcoscenici per Carnevale sono lontani, ma le esperienze in Friuli e Abruzzo lo rigenerano: solo 10 presenze in Serie A con l’Udinese e poi cadetteria con i bianconeri e con i pescaresi, ma la consapevolezza di essere tornato a giocare a calcio senza pensieri e pressioni.
L’ultima rete Andrea Carnevale la segna il 14 aprile 1996 al “Garilli” di Piacenza: sarà la numero 154 della sua carriera. Una carriera partita dalla Seconda categoria di Latina e che lo ha visto giocare nel massimo torneo nazionale, in Europa ed in Nazionale. Nel 2002 il nome di Carnevale torna prepotentemente alla ribalta in quanto l’ex calciatore viene arrestato in un’inchiesta di spaccio di droga; con lui, altre undici persone finiscono in carcere, lui andrà agli arresti domiciliari. Ne uscirà assolto ma quell’esperienza lo ha ferito molto.
Tre anni dopo si sposa con la compagna Beatrice che gli dà un’altra figlia, Arianna. Nel 1997 Carnevale aveva divorziato dalla Perego e oggi è nonno di due nipoti datogli dalla primogenita Giulia. Dopo una salita, c’è sempre una discesa e dal 2010 Carnevale ha abbracciato una nuova professione: il dirigente calcistico. E questa nuova carriera inizia a Udine. Da 15 anni Carnevale è nell’organigramma della squadra bianconera. Oggi è il responsabile scounting del club bianconero: il suo ruolo è quello di incontrare gli osservatori, vedere migliaia di partite e giocatori sconosciuti e trovare quelli che fanno al caso del club. Un ruolo difficile, molto difficile. Voleva rimanere nel calcio una volta ritiratosi, voleva diventare un dirigente calcistico e grazie al club di Giampaolo Pozzo c’è riuscito.
E i risultati si vedono: l’Udinese non gioca per i vertici della Serie A, ma la sua mission è quella di trovare ovunque nel Mondo i migliori giovani, formarli, farli crescere, farli giocare tra i professionisti, farli notare al grande calcio e cederli. Ma non solo: in capo a Carnevale c’è tutta la rete di scouting del club, ovvero l’Udinese ha sparsi nel mondo tantissimi osservatori che rispondono tutti all’ex bomber di Monte San Biagio. Un ruolo delicato in cui l’ex giocatore dà sé stesso e ci mette la stessa passione che metteva quando segnava.
Prima di questo ruolo Carnevale ha svolto un altro ruolo molto delicato, ossia il responsabile del settore giovanile sempre dell’Udinese. Però nel 2024 si scoprì una verità sconcertante nel passato di Andrea Carnevale. C’è da tornare al 25 settembre 1975: Andrea ha solo 14 anni e la sua vita subisce un trauma pazzesco.
Calcio come salvezza: i fatti di Monte San Biagio e di Aversa del 1983.
Giovedì 25 settembre 1975 la vita dei Carnevale cambia radicalmente. I Carnevale sono una famiglia proletaria della più profonda provincia laziale della prima metà degli anni ’70. Papà Gaetano è emigrato in Germania per cercare fortuna dopo aver lavorato in ferrovia come operaio, la madre Filomena è casalinga ed alleva i loro sette figli. Gaetano ha un “difetto”: è un padre geloso e violento contro la moglie e la famiglia.
È molto geloso e la gelosia è una pessima malattia: spesso la sera alza le mani sulla moglie, umiliandola. In paese è nota la violenza famigliare e il piccolo Andrea spesso va dai carabinieri, ma loro non possono fare molto in quanto gli dicono “fino a quando non c’è sangue, non possiamo fare nulla”. Il 25 settembre 1975 Filomena è al fiume che lava i panni (i Carnevale non possono permettersi una lavatrice). Il marito la raggiuge, litigano e la picchia. Gaetano però va oltre: è armato di un’accetta, colpisce la moglie e la uccide. Dopo il gesto, va a costituirsi.
Andrea non sa che il padre ha ucciso la madre: lo scopre dalla sorella maggiore Giuseppina. Andrea perde la pazienza, si reca dove il padre ha ucciso la madre con un barattolo: non si scompone e raccoglie in un barattolo del sangue. Si dirige dai carabinieri e mostra ciò che ha raccolto ai militari come segno di sfida vinta: “volevate il sangue? Eccolo. Sarete contenti ora”. Gaetano Carnevale sarà arrestato e rinchiuso nel carcere di Aversa: si toglierà la vita otto anni dopo, nel 1983, gettandosi dalla finestra dell’istituto dove era rinchiuso proprio quando il figlio era andato a trovarlo.
A 22 anni Andrea Carnevale è orfano. Due anni dopo l’omicidio, Andrea incontra il padre, lo osserva e poi lo abbraccia, perdonandolo del gesto ma capendo che il padre era affetto da schizofrenia e non era mai stato curato. Andrea Carnevale ha giocato a calcio portandosi nel cuore e nell’anima il ricordo della madre uccisa e del padre suicidatosi in carcere. Eppure lui è andato avanti per la sua strada: voleva fare il calciatore e c’è riuscito. Ha terminato le scuole superiori e si è laureato. Non ha mai mollato, neanche davanti alle avversità della vita, non si è mai abbattuto. Testa alta, maniche rimboccate ed ecco uno dei principali attaccanti italiani degli anni Ottanta.
Carnevale non ha mai raccontato la sua vicenda personale quasi per difendersi. Si è costruito una fortezza che gli ha fatto dimenticare (quanto possibile, ovviamente) la morte dei genitori e ha proseguito la sua vita da uomo e calciatore. Ora è nonno, ma racconta la sua esperienza per condannare la piaga dei femminicidi (113 in Italia nel 2024, 21 ad inizio maggio 2025): incontra i figli orfani di femminicidi e le loro famiglie e racconta loro la sua storia e come ha fatto a superare il trauma, come in una sorta di girone (dantesco) consolatorio.
Andrea Carnevale ha giocato con Zico, Maradona, Giannini e Voeller, ma i suoi genitori non lo hanno (purtroppo) mai visto giocare a calcio da professionista ed indossare la maglia della Nazionale. La vita non ha regalato niente ad Andrea Carnevale: si è guadagnato tutto da solo grazie a questo sport. Grazie calcio, quindi.
Racconto a cura di Simone Balocco