I giorni della Mitropa
La Mitropa Cup è stata l’antesignana della Coppa dei Campioni. Un torneo prestigioso, il più antico dei continentali, essendo stato disputato per la prima volta nel 1927. Raccoglieva, con regolamenti sempre modificabili, le migliori squadre degli stati dell'Europa Centrale, da cui il nome (mitteleuropa).
Interrotta col secondo conflitto mondiale e ripresa a inviti nel 1955, perse progressivamente il suo prestigio. Fu mantenuta in vita dapprima come torneo per chi, nei rispettivi campionati nazionali si piazzava dietro ai posti utili per qualificarsi alle altre coppe europee, poi per i vincitori delle seconde divisioni.
Quando il Pisa vi partecipa, invece, la Mitropa è un mix delle sue due ultime formule, ma a quattro squadre: vi accedevano la vincitrice della Serie B italiana e, dei massimi campionati di Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia, le migliori classificate non qualificate ai tornei continentali.
Nel 1984/85 la squadra del Presidentissimo Romeo Anconetani e del mister Gigi Simoni aveva vinto il campionato cadetto con un finale thriller che lo vedeva tallonato da Lecce (a pari punti ma secondo per differenza reti), Bari e Perugia. Era una squadra costruita su forti individualità della B, qualche elemento della A e due stranieri amatissimi dai tifosi. Nella formazione tipo, davanti allo storico portiere Alessandro Mannini (9 anni al Pisa) ci sono Stefano Colantuono, Domenico Progna, Giuseppe Volpecina, Franco Ipsaro Passione e all’occorrenza un giovane Roberto Chiti. Il mediano, anche lui bandiera nerazzurra, è Ferruccio Mariani, con Paolo Giovannelli e Michele Armenise al suo fianco per comporre il centrocampo. In attacco, le ali Paolo Baldieri e il danese Klaus Berggren, pronte a sfornare assist a beneficio di Wim Kieft, ex Ajax.
Il Pisa può contare sul fattore campo e su uno spirito combattivo. Il quadrangolare della competizione mitteleuropea era previsto in due giorni, 14 e 17 novembre 1985, durante la sosta per le nazionali e avrebbe avuto per sede proprio l’Arena Garibaldi e lo stadio Porta Elisa di Lucca.
Gli altri partecipanti sono il Debrecen (ottavo nel campionato ungherese), il Rijeka (ottavo in Jugoslavia) e il Sigma Olomouc (sesto in Cecoslovacchia). Il sorteggio vede i toscani opposti al Sigma Olomouc in semifinale. La sfida è molto equilibrata, ma all’80’ Klaus Berggren segna il gol dell’1-0 che manda in finale la compagine nerazzurra, ora allenata da Vincenzo Guerini. Nell’altra semifinale, svoltasi il 14 novembre in contemporanea, anche il Debrecen piega per 1-0 il Rijeka. 72 ore dopo, vengono disputate le due finali all’Arena Garibaldi. Il Rijeka conquista il terzo posto vincendo 3-2, ma gli occhi sono tutti puntati sui padroni di casa.
Oltre 12000 spettatori col fiato sospeso sopportano un freddo artico, portandosi pure le coperte di lana. Paolo Baldieri non vuole mancare, prende l’aereo dalla Polonia (24 ore prima era in nazionale) e si accomoda in panchina pronto a subentrare.
Come contro il Sigma, anche col Debrecen è una partita a scacchi, sbloccata da un nome che non ti aspetti, Stefano Colantuono: il terzino destro raccoglie un pallone deviato su una punizione di Berggren e al 42’ porta avanti il Pisa. Nel secondo tempo, Baldieri sostituisce Ciro Muro, gli uomini di Guerini gestiscono finché al 77’ l’altro terzino, Giuseppe Volpecina, parte in serpentina da sinistra, entra in area e crossa basso sul secondo palo. Baldieri non ci arriva ma alle sue spalle irrompe Kieft, che da centravanti vero piazza la zampata e chiude i conti sul 2-0.
Romeo Anconetani e Klaus Berggren sollevano al cielo la Mitropa Cup, conquistata contro squadre più abituate alla massima serie, il che avvalora la gioia immensa e mitigherà l’amarezza della retrocessione in campionato maturata nei mesi successivi.
Una rosa forte, il ritorno in A e la seconda Mitropa
Ma i nerazzurri sono nel miglior momento della loro storia e l’anno dopo, col ritorno in panchina di Gigi Simoni, si riprendono di forza la Serie A, ancora da primi ex aequo col Pescara di Galeone.
Per la massima serie, il Presidente Anconetani acquista tra gli altri un giovane brasiliano di belle speranze, Dunga, e dall’Aston Villa il difensore Paul Elliott. Per il resto, è il Pisa dei confermatissimi Nista in porta, della retroguardia Mario Faccenda e Roberto Chiti, garanzia di fedeltà. Ci sono prospetti dal passato milanista come Stefano Cuoghi, e interista, Daniele Bernazzani. Claudio Sclosa, futuro Lazio, ha dato un contributo decisivo in B con sette reti, rendendo l’attacco molto ben assortito insieme al centravanti, Lamberto Piovanelli, e all’ala sinistra Luca Cecconi.
Dunque, sarà di nuovo Mitropa Cup nel 1988. La formula è cambiata ancora, chiaro sintomo di un torneo che è al canto del cigno (quattro anni dopo sarà soppresso). Vengono ammesse sei squadre divise in due gironi: le prime due classificate della Serie B italiana e della seconda divisone ungherese, più le vincitrici della B cecoslovacca e jugoslava.
Il Pisa se la deve vedere con gli slavi del Vojvodina Novi Sad (vincitrice della Mitropa nel 1977) e con gli ungheresi del Kaposvár; nell’altro girone, il Pescara affronta gli ungheresi del Vaci Izzo e i cecoslovacchi dello Slovan Bratislava. Chi svetta nei due raggruppamenti giocherà la finale.
La Mitropa ha di nuovo luogo nella città della torre pendente, dal 24 al 30 maggio 1988. I pisani si presentano galvanizzati all’appuntamento: con mister Giuseppe Materazzi hanno evitato la retrocessione giungendo tredicesimi, sfruttando anche le sole due condannate alla B, per effetto della norma che porterà da 16 a 18 squadre la Serie A dalla stagione 1988/89, e si sono tolti la soddisfazione di battere sia l’Inter che la Fiorentina.
Così non ci sarà storia: 2-0 al Kaposvar (Bernazzani e Cecconi i marcatori), 1-0 al Novi Sad (Cuoghi). Dall’altra parte, tutte e tre hanno due punti a testa, solo la differenza reti sancisce il primato e quindi il passaggio in finale del Vaci Izzo.
Il 30 maggio, un’Arena Garibaldi infuocata spera nel bis, trascinata dal super acquisto per la prossima stagione, Mario Been. E la partita non ha storia: Cecconi al 33’ e Sclosa al 36’ indirizzano le sorti per i toscani. Bernazzani, mediano ma per l’occasione terzino, appone il sigillo del 3-0 al 75’.
Il Pisa vince ancora la Mitropa Cup, con il presidente e Sclosa che regalano la stessa istantanea di tre anni prima, portando il trofeo sotto la curva Nord in tripudio. In coabitazione con diverse altre squadre, la creatura di Romeo Anconetani ha conquistato per due volte la più antica competizione europea e nell’albo d’oro si pone alle spalle del solo Vasas Budapest, risultato scintillante del Pisa più forte di sempre.
Racconto a cura di Carmelo Bisucci