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Romeo Anconetani, il presidente dei miracoli

Per sedici anni Romeo Anconetani è stato l'anima del Pisa. Triestino d'origine, con i suoi gesti scaramantici e quella verve inconfondibile che lo rendeva un personaggio unico nel panorama calcistico, ha saputo far innamorare un'intera città. È stato lui a riportare finalmente i nerazzurri in Serie A dopo quattordici lunghi anni di attesa, trasformando il Pisa in una realtà conosciuta in tutta Italia.
Oggi lo stadio che porta il suo nome si prepara a vivere un momento storico: dopo 34 anni dall'ultima volta, il Pisa tornerà a calcare i palcoscenici della massima serie. Un sogno che Romeo aveva accarezzato per una vita intera.
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Quando si pensa a Pisa vengono subito in mente: piazza dei Miracoli e la Torre pendente, il suo passato di Repubblica marinara, la Normale e la Sant’Anna, l’atavica rivalità con Livorno e l’aver dato i natali a Galilei e Fibonacci. 

Ma c'è un altro volto di questa città che risuona nel cuore di chi ama il calcio: quello del Pisa Sporting Club nato nel 1909, sopravvissuto a due rifondazioni (1994, 2009)  e pronto a tornare in Serie A dopo trentaquattro lunghi anni. 

Quando si parla della Pisa calcistica,  non si può non pensare al più noto presidente della storia del club, nonché uno dei personaggi calcistici più famosi tra gli anni Ottanta e Novanta: Romeo Anconetani. Istrionico e vulcanico, un po' macchietta ma autentico innamorato del pallone, fu uno dei presidenti più carismatici degli anni '80 e '90. 

Ancora oggi, a 26 anni dalla sua scomparsa, il ricordo di quell'uomo che spargeva sale, come rito scaramantico, prima delle partite all'Arena Garibaldi vive nei cuori non solo dei tifosi pisani, ma di tutti coloro che lo hanno visto dispensare la sua saggezza calcistica davanti alle telecamere.

Ma chi era davvero Romeo Anconetani? Una storia che merita di essere raccontata.

Da Trieste alla Toscana: le prime esperienze calcistiche e la squalifica.

Nato a Trieste e diplomatosi in disegno, Anconetani non ha ancora trent'anni quando si trasferisce in Toscana, uno spostamento che gli cambia per sempre la vita. Il calcio lo affascina visceralmente: non per giocarlo, ma per viverlo da dentro. 

Inizia così a fare “pratica“ seduto dietro una scrivania negli anni Cinquanta, prima con una squadra dilettantistica a Lastra a Signa (cittadina alle porte di Firenze), poi all'Empoli e al Prato. È lui a inventare i botteghini, a organizzare i primi treni speciali per consentire ai tifosi di seguire la squadra in trasferta. Un visionario del pallone che pensa ai tifosi quanto alla squadra.

Ma il destino gli riserva una prova durissima. Un sordido giro di combine lo porta alla squalifica a vita, un colpo che avrebbe spezzato chiunque. Romeo no: si reinventa come consulente, una sorta di "libero professionista" del calcio. 

I presidenti lo cercano per i suoi consigli, per quell'archivio di giocatori che custodisce nella memoria meglio di qualsiasi database moderno. Anconetani, senza saperlo, è un procuratore ante litteram,

Adolfo Anconetani diventa presidente del Pisa ... nel nome del padre

Nel 1978, ormai toscano d'adozione, Anconetani sente che era arrivato il momento del grande salto: possedere una squadra di calcio. La squalifica gli impedisce di farlo direttamente, ma l'ostacolo non lo ferma. Tramite il figlio Adolfo, fiuta l'occasione: il Pisa, club nerazzurro in Serie C1 che ha assaporato la massima serie nel lontano 1968/1969, è in vendita. Bastano 300 milioni di lire e una stretta di mano con il presidente Luigi Rota a siglare il passaggio di consegne.

Formalmente Romeo Anconetani resta nell'ombra, ma poco importa: quell'uomo partito da Trieste, che aveva combattuto in guerra e vissuto ai margini del calcio, ora possiede la squadra della città dove ha scelto di vivere. È la stagione 1978/1979, e da quel momento il Pisa non sarà più lo stesso. Il calcio italiano sta per scoprire un personaggio indimenticabile.

1978-1994: la fantastica epopea del Pisa di Anconetani

Romeo Anconetani resta nell'ombra fino all'estate del 1982, quella magica del Mundial spagnolo. La vittoria azzurra porta un'amnistia che lo riabilita: finalmente può tornare a essere ufficialmente presidente del Pisa, ruolo che mantiene fino al 1994. 

In questi sedici anni, la storia del Pisa si divide in due epoche: prima e dopo la presidenza ufficiale di Romeo. Sono anni di magia pura. Prima ancora di diventare presidente, Romeo aveva già orchestrato il capolavoro: nel 1982 il Pisa torna in Serie A dopo quattordici anni, con Agroppi in panchina e i gol di Casale e Bertoni. La gioia dei tifosi pisani è doppia: mentre loro tornano nella massima serie, l'odiato Livorno sprofonda in Serie C2.

Il Pisa non sfigura tra i grandi, raggiungendo subito l'11° posto ma retrocedendo l'anno successivo. Inizia così l'era del "presidentissimo", un'epoca d'oro anche se fatta di saliscendi tra A e B dove Anconetani ci ha sempre messo il cuore. Sedici allenatori in sedici anni, sei presenze in Serie A, quattro promozioni e due Mitropa Cup. Ma soprattutto, quella scaramanzia leggendaria: i chili di sale sparsi sull'Arena Garibaldi prima delle partite, le polemiche furibonde con chiunque osasse contraddirlo e quel mix tra santone e ciarlatano che lo rendeva unico.

Sotto la Torre pendente, in sedici anni di gestione Anconetani, sfilarono diversi e giocatori che ancora oggi fanno battere il cuore ai tifosi nerazzurri: da Piovanelli a Dolcetti, da Nista a Cristallini, da Mannini a Faccenda fino a Padovano e Sclosa. E non mancarono gli stranieri, divisi tra top e flop: l'olandese Scarpa d'oro 1982 Win Kieft, i sudamericani Dunga (sì, quel Dunga), Chamot e Simeone (sì, quel Simeone), il baffuto attaccante della "Danish Dynamite" Klaus Berggren, l'uruguaiano Caraballo, l'inglese Elliot, l'olandese Been, il belga Severeyns e il danese Larsen. Quest'ultimo e Kieft, dopo la parentesi pisana, divennero campioni d'Europa con le loro rispettive Nazionali.

Anconetani lascia il club nel 1994 con i conti in rosso. Il Pisa viene dichiarato fallito e deve ripartire dall'Eccellenza per poi tornare tra i professionisti due anni dopo. Il Pisa attraversa anni bui, fallimenti e ripartenze (l'ultima dalla Serie D nel 2009), fino allo scorso giugno quando, dopo trentaquattro anni, riconquista la Serie A. Un sogno che Anconetani aveva cullato fino al 3 novembre 1999, giorno della sua morte. 

L'eredità di Anconetani a Pisa

Nel 2001, la giunta comunale di Pisa rende omaggio a all'uomo che ha fatto conoscere il club in Italia e all'estero conferendo allo Stadio Arena Garibaldi un secondo nome ovvero "Stadio Arena Garibaldi-Romeo Anconetani". Un riconoscimento giusto e doveroso.

Ancora oggi, Anconetani è molto amato dai tifosi pisani nonostante quella bizzarra idea di fondere Pisa e Livorno in uno strano "Pisorno". Lo ricordano per la sua vulcanicità, per essere stato istrionico all'ennesima potenza ma anche per la sua vera competenza calcistica. Burbero ma passionale, scaramantico ma vicino alla città. Un pò macchietta ma un pò padre per tutti i giocatori che con lui vinsero in Italia e in Europa. 

Non era un capitano di industria, ma uno che sapeva il fatto suo e la folla presente il giorno del suo funerale all'Arena Garibaldi ne fu la prova.

Dopo di lui arrivarono solo disastri: due fallimenti, tre stagioni tra i dilettanti, tanta terza serie. Nel 2002, in un gesto simbolico che raccontava la disperazione della piazza, la presidenza onoraria del Pisa fu assegnata a Gunther IV, un pastore tedesco.

Il prossimo 31 agosto, la squadra di Alberto Gilardino (nato nell'anno del Mundial spagnolo e della prima promozione in Serie A del Pisa dal 1969) debutterà in casa contro la Roma di Gasperini. 

Ironia della sorte: proprio Pisa-Roma fu l'ultima partita del club nerazzurro in Serie A il 26 maggio 1991, giocata allora all'Arena Garibaldi e oggi "Arena Garibaldi-Romeo Anconetani".

Stavolta, forse, non servirà il sale nel pre-partita.

Racconto a cura di Simone Balocco

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