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Il derby del cielo, Brighton vs Crystal Palace

Una delle rivalità più strane e bizzarre di tutto il calcio europeo. La storia di come due club separati da 50 miglia di strada siano diventati rivali per l’eternità.
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Brighton vs Crystal Palace - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Poco meno di 50 miglia. Più o meno un ora e mezza di strada, lungo la M23, l’autostrada che collega Londra al mare del Sud.

È la distanza che intercorre tra lo stadio del Crystal Palace e quello del Brighton Hove and Albion.

Eppure, tra i due club, esiste una delle più acerrime rivalità di tutto il Regno Unito. Forse anche la più strana e bizzarra di tutto il football d’Oltremanica, per i modi in cui nasce e prosegue.

Per capirla bisogna tornare indietro fin circa alla metà degli anni ’70. Quando in un replay match di FA Cup, giocato in campo neutro allo Stamford Bridge, succede realmente di tutto.

Risse, spintoni, decisioni arbitrali controverse. Fino alla scellerata invasione di campo dei due allenatori, che si dirige verso il direttore di gara per aggredirlo.

Inizia da lì l’insana rivalità tra Gabbiani e Aquile, che anche se derby di fatto non è, potremmo comunque chiamare “derby del cielo”.

Da Delfini a Gabbiani

Prima però c’è un doveroso antefatto. Pochi anni prima, infatti, nell’agosto del 1974, i due club si sfidano per un incontro di campionato al Goldstone Ground, impianto del Brighton.

Sulla panchina di questi ultimi siede nientemeno che Peter Taylor, lo storico “vice” di Brian Clough, anche se si dice fosse lui il vero allenatore in campo.

È un pomeriggio molto afoso, e le due tifoserie, nel pre partita, fanno il pieno di birra, esagerando con le quantità. Cose che comunque, in Inghilterra, sono all’ordine del giorno.

Vince il Brighton, con rete di Mal Allison, ma fuori dal campo i fumi dell’alcol rendono il clima incandescente, con scontri feroci tra le due tifoserie.

Fino a quel momento, i tifosi e giocatori del Brighton, venivano soprannominati “dolphins”, i delfini.

Da quel giorno cambieranno per sempre appellattivo: perché se quelli del Palace sono le Eagles, le aquile, loro dunque saranno i Gabbiani, the Seagulls.

Si accende così la miccia, perché le opposte fazioni se le promettono per successive occasioni. Ma il meglio, o il peggio, deve ancora venire.

Migliori nemici

Stamford Bridge, come detto. Stadio del Chelsea, e dunque campo neutro. Scelto per ospitare l’ennesimo replay match tra Palace e Brighton, tra Eagles e Seagulls.

L’incontro infatti, valido per l’FA Cup, ha già subito due rinvii, dovuti al maltempo. Si tratta poi del terzo match di replay, dopo che i primi due sono terminati in pareggio.

I due club sono relegati nella Third Division (per intenderci, la nostra serie C). Ma hanno tutte le carte in regola per provare a risalire la china.

Sulle panchine siedono due che si conoscono molto bene, forse anche troppo bene, tra loro.

Sulla panchina del Palace, infatti, c’è Terry Venables. I Gabbiani, invece, sono guidati da Alan Mullery.

Tra i due allenatori corre tutto, tranne che buon sangue. Anni prima, infatti, da giocatori e compagni di squadra, si sono contesi la fascia di capitano del Tottenham. Da lì in poi l’uno non ha più praticamente potuto vedere e sopportare l’altro.

Già nel prepartita i due si beccano, si stuzzicano. Con l’inevitabile effetto che sul campo diventa la classica “sfida nella sfida”. La tensione è alle stelle.

Mullery perde la testa

Il 6 dicembre parola, finalmente, al campo.

Partita molto maschia, con contrasti duri da una parte e dall’altra. Ma nessuno si scandalizza, d’altronde siamo pur sempre in Inghilterra.

La sbloccano le Aquile, con Phil Holder. Pareggia Peter Ward, ma la rete viene annullata per un tocco di mano dello stesso giocatore dei Gabbiani, viziato però da una chiara spinta di Cannon.

A 12 minuti dalla fine, il fattaccio. Calcio di rigore per il Brighton.

Brian Horton, freddissimo, insacca il gol del pari. Ma Ron Challis fischia: il rigore va ripetuto, troppa gente in area al momento del tiro. Peccato che fossero solo i giocatori del Palace ad aver invaso. Ma per il VAR c’è tempo, il penalty si ribatte.

Horton perde la necessaria lucidità, Paul Hammond para, e il Crystal Palace ottiene il pass per il turno successivo.

Al fischio finale di Challis, però, si scatena il finimondo.

Mullery perde la testa, e scatta verso il direttore di gara, con il chiaro intento di colpirlo ripetutamente. Qualche previdente tutore dell’ordine riesce a placarlo, a Mullery non resta che riempire l’arbitro di improperie.

Nel frattempo dagli spalti comincia a piovere di tutto verso l’allenatore del Brighton, ustionato dal caffè bollente scagliato da qualche tifoso.

A quel punto Mullery si divincola dalla marcatura, e stampa in faccia il V-sign, la lettera V fatta con le dita (una specie di “vaffanculo” in puro stile british).

Non solo. Dalla tasca estrae qualche sterlina, la getta per terra e dice: “non valete nemmeno questi pochi spicci, maledette Eagles”.

Le gesta del mister vengono emulate dai tifosi dei Gabbiani, che fuori dal campo ne combinano di tutti i colori. Gli scontri dureranno diverse ore, con cariche della polizia fino a Victoria.

Il derby del cielo si è ufficialmente infuocato

L'incredibile svolta

Già questa storia basterebbe per rendere l’idea della particolare rivalità tra questi due club. Ma l’Inghilterra è un paese che sa sempre come stupirti.

Quello che accade, infatti, 6 anni dopo è ancora più incredibile.

Il Crystal Palace esonera Terry Venables, e va in cerca del sostituto. Al presidente Ron Noades viene una pazza idea: “e se chiamassimo l’allenatore di quei bastardi del Brighton?”

Più di qualcuno, probabilmente, prova, con tutto il dovuto rispetto, a chiedere al patron se sia in vena di scherzare o cosa. Ma si fa alla maniera di Noades, e Alan Mullery si siede, senza imbarazzo alcuno, sulla panchina delle Eagles.

In città si scatena una specie di sommossa popolare. La sede del club viene assediata.

Il mister viene esonerato solo due anni più tardi, nel 1984. E per i tifosi delle Aquile è praticamente festa patronale. Nei dintorni di Selhurst Park tutti si riversano per strada, o dentro ai pub. E sulla cancellata dell’impianto londinese appare uno striscione:

“Finalmente ci siamo liberati di quel Gabbiano macchiato di petrolio e di merda di mucca”

Un odio che non si placa

L’eco di quel derby del cielo, detto più comunemente “derby dell’A23”, si protrae per tutti gli anni seguenti, arrivando fino ai giorni nostri.

E i protagonisti non possono assolutamente tirarsi indietro.

Nel 1985 Henry Hugton, arcigno difensore del Palace, durante un match di campionato contro il Brighton, fa letteralmente marmellata della gamba di Gerry Ryan, giocatore dei Seagulls, con un intervento da sanzionare più con il codice penale che con altro, e che ne tronca definitivamente la carriera.

Nel 2012-2013 i due club si ritrovano contro, nei playoff promozione che portano alla Premier League. Negli spogliatoi del Falmer Stadium i giocatori londinesi trovano però una brutta sorpresa: escrementi umani sparsi un po' ovunque.

Scoppia il cosiddetto “poo-gate”, che ovviamente invade le prime pagine dei tabloid. La stessa Football Association apre un’inchiesta, ma il colpevole non verrà mai trovato.

E se pensate che, ai giorni d’oggi, l’odio sportivo si sia affievolito, vi sbagliate di grosso.

Basta vedere come il social account manager del Palace, nel pubblicare sui canali ufficiali della squadra la tabella dei prossimi appuntamenti, abbia volutamente e accuratamente evitato di scrivere la parola BRIGHTON per intero, inserendo invece lo stemma degli odiati rivali, e sostituendo le lettere del nome con delle x.

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Perché da quel 6 dicembre del 1976 non si è più tornati indietro. È il derby del cielo, tra i Gabbiani e le Aquile.

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