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Paolo Nicolato, il grande salto

Dopo anni di gavetta nelle giovanili del Chievo e dopo il percorso federale con le giovanili azzurre, l’allenatore vicentino ora approda in Lettonia. Per provare a emulare quanto fatto nel basket da Luca Banchi.
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Paolo Nicolato - Illustrazione Tacchetti di Provincia

“Italians do it better”. Soprattutto se si tratta di fare gli allenatori.

Nella pallavolo oramai è un dominio quasi totale, dal momento che molti coach del Bel Paese sono ancora oggi impegnati alla guida delle squadre, maschili e femminili, di club o nazionali, più importanti al mondo. Nel calcio la musica non cambia. Ai prossimi europei ci saranno 3 allenatori a fare compagnia ai nastri di partenza al nostro commissario tecnico Luciano Spalletti: Montella con la Turchia, Calzona con la Slovacchia e Toscano con il Belgio. E più in generale in Europa la scuola italiana di Coverciano domina ancora, visti gli ottimi risultati raggiunti dai vari Antonio Conte, Carlo Ancelotti, Simone Inzaghi e Roberto Mancini negli ultimi anni.

Di quanto gli italiani “lo sappiano fare meglio” se ne sono accorti anche in Lettonia, dopo aver affidato la panchina della nazionale di basket, lo sport più popolare del Paese, a Luca Banchi. Risultato? Prima qualificazione della storia al Campionato Mondiale e storico quinto posto finale.

Devono quindi aver pensato: “perché non fare la stessa cosa con la Nazionale di calcio?”

Ed ecco che il 5 febbraio del 2024 viene annunciato Paolo Nicolato come nuovo commissario tecnico. Un classico self-made man, partito dai dilettanti veronesi e arrivato, in Italia, sino alla panchina dell’Under 21. E chiamato ora ad un difficile compito.

Perché, se coach Banchi, nella pallacanestro, può contare su elementi da NBA, come Davis Bertans o Rodions Kurucs, Nicolato dovrà arrangiarsi con ciò che ha, in una nazione in cui la tradizione calcistica prossima allo zero.

È atteso dal grande salto. Per la Lettonia e per la propria carriera, alla non più tenera età di 58 anni.

Nei dilettanti come in Champions

Non era di sicuro la passione a fare difetto al Paolo Nicolato allenatore. Semmai il talento, o quantomeno la fortuna. Nato a Lonigo, al confine tra le provincie di Vicenza e Verona, da giocatore non è andato oltre la Prima Categoria.

Per inseguire quell’innata passione decide subito di diventare allenatore, dividendo il lavoro da rappresentante con quello da fare sul campo, alla guida del San Martino Buon Albergo, del Bussolengo, del Concordia. La stagione 98-99 lo vede addirittura alla guida della Foroni Verona, squadra femminile del capoluogo veneto, che pochi anni più tardi arricchirà la propria bacheca con ben 2 scudetti consecutivi, tra il 2002 e il 2004, più una Coppa Italia.

Qualcuno li definirebbe “bassifondi del calcio”. Per Paolo valgono come una Coppa dei Campioni. Ogni terreno sconnesso, ogni vetusto impianto, ogni partita all’apparenza insignificante sono per lui una buona occasione per mettere in pratica ciò che non ha mai smesso di studiare, neanche oggi.

La scintilla è scattata con il Milan di Sacchi, a fine anni ’80. Da lì in avanti il suo è stato un percorso di studio “matto e disperatissimo”, come lo avrebbe definito Leopardi. Giornate e giornate spese ad aggiornarsi, ad imparare dai migliori. E poi giù, a capofitto a lavorare sul campo, studiando tattiche da opporre non all’Ajax di Van Gaal o al Manchester United di Ferguson, ma all’Hellas Monteforte piuttosto che alla Sambonifacese. Poco importa

Quel treno per Chievo

Nell’estate del 1999 alla sua stazione ferma il treno giusto. Direzione: Chievo. Piccolo quartiere di Verona città dove pare che un facoltoso imprenditore abbia deciso di investire i soldi guadagnati producendo panettoni nella squadra di calcio locale. E dove pare che questa sia cresciuta sempre di più, fino a guadagnarsi in pianta stabile il professionismo.

È un treno che porta dritto in Serie A. Dove il ChievoVerona di Delneri molto presto approderà, per meravigliare tutta Europa con il proprio calcio casereccio, fatto di giocatori che campioni non sono ma che come tali si comportano.

Un grazie Nicolato lo deve dire soprattutto a Maurizio Costanzi, eccellente responsabile del settore giovanile clivense, con un occhio sempre aperto sui campi di provincia. Dove sicuramente avrà scorto la passione e la preparazione di questo giovane allenatore. Tanto da sceglierlo per far crescere i ragazzi del club.

Si decide di farlo partire con i Giovanissimi Nazionali. Poi arriveranno gli Allievi Nazionali. Infine la Primavera, guidata per 10 lunghi anni fino al punto più alto raggiunto dal club gialloblù: lo Scudetto Primavera, vinto nella stagione 2013/2014.

Ha ufficialmente trasformato una squadra che, al suo arrivo, aveva ancora quasi esclusivamente ragazzi di Verona, in una splendida realtà, capace di battere, nelle fasi finali, la giovane Juventus di Simone Pepe, Emil Audero e Eric Lanini, la Primavera della Fiorentina, nel cui organico spiccano talenti come Venuti, Bandinelli e Bernardeschi, e infine i baby del Torino, nella finale disputata al Romeo Neri di Rimini, in cui i giovani granata hanno potuto fare affidamento sui vari Gyasi, Aramu, Morra e Barreca.

Il Chievo di Nicolato, invece, è questo: Moschin in porta; difesa con Aldrovandi, Magri e Brunetti; sugli esterni Sanè e Troiani; Steffè, Mesetti e Mbaye a centrocampo; davanti Yamga e Marchionni.

In mezzo a questi 10 anni colleziona pure un’esperienza in Prima Squadra, come vice di Eugenio Corini, cervello in cabina di regia con Del Neri, e chiamato anni dopo a salvare la squadra in una delle stagioni più tribolate.

Anni unici, intensi e di grande formazione per Paolo Nicolato. Che impara a fare le cosiddette “nozze con i fichi secchi”, a lavorare con il materiale umano a propria disposizione, senza avere la possibilità di accampare chissà quali pretese. E che, a detta di molti, lo rendono pronto a guidare una vera prima squadra

Lo scotto di Lumezzane

Nel 2014 è il Lumezzane a credere in lui, costringendolo a percorrere i pochi chilometri che separano Verona, oramai sua città adottiva, dal paese posto in mezzo alle colline bresciane, la cui squadra è impegnata nel campionato di Lega Pro.

L’impatto sarà piuttosto traumatico. Il 30 ottobre, alla decima giornata, arriva il primo esonero. Poi il ritorno in panchina, giusto il tempo per salvare la squadra nella sfida vita-o-morte ai playout contro la Pro Patria. Poi di nuovo un tira e molla di esoneri e richiami che si protrae anche durante la stagione successiva.

Niente, è andata male.

Non per una questione di “essere pronti”, né tantomeno per competenza e preparazione. È semplicemente il bello e il brutto del calcio. Certe annate nascono storte e non c’è modo di raddrizzarle.

Il problema, per Paolo, è che non è facile da lì rimettersi in gioco. Sono passati solo due anni dallo scudetto Primavera vinto con il Chievo, ma il calcio si sa, dimentica facilmente. E non è facile soprattutto per lui, uomo mite, di poche parole (dosate ma dette nei momenti giusti), poco avvezzo (anzi totalmente allergico) ai social network e all’auto-propaganda.

Ma c’è un motivo se la scuola di Coverciano è all’avanguardia rispetto alle altre d’Europa, e questo motivo è semplice: c’è competenza nella scelta delle persone nella gestione delle risorse umane.

Maurizio Viscidi, vicentino come Nicolato, e da poco nominato “coordinatore delle selezioni giovanili azzurre”, il 4 agosto 2016 sceglie lui come allenatore della formazione Under 18.

La sua preparazione e il suo saper lavorare con i giovani lo rendono una scelta sicura, sulla quale nessuno non ha dubbi. E Paolo entra così in federazione come selezionatore.

Il percorso federale

Già nel 2017 viene promosso alla guida dell’Under 19. All’Europeo di categoria del 2018 conquista una tanto onorevole, quanto beffarda, medaglia d’argento, a seguito della sconfitta in finale ai rigori contro il Portogallo, che gli azzurrini avevano già battuto nella fase a gironi.

Quell’Italia è una covata micidiale di talenti che ancora oggi rifornisce la Nazionale Maggiori, con gente come Zaniolo, Scamacca, Pinamonti, Frattesi, Tonali e Kean. Tutti ancora a corto di presenze in prima squadra, selezionati e valorizzati dall’allenatore veneto.

Nel 2018 uno scambio di ruoli con l’omologo Federico Guidi lo porta alla guida dell’Under 20. E anche qui i risultati non tardano ad arrivare. Al Mondiale di categoria gli azzurrini vincono in carrozza il girone di qualificazione, ed eliminano poi i padroni di casa polacchi e il Mali, fermandosi solo in semifinale di fronte alla sorprendente Ucraina, futura campionessa. Arriva soprattutto un’altra sfornata di giovani talenti, molti dei quali già allenati l’anno precedente. Si aggiungono però prospetti interessanti come Colpani, Sottil, Bellanova, Luca Pellegrini e Buongiorno.

Inevitabile, nel 2019, la chiamata in Under 21. Con lui alla guida le aspettative sono altissime, e non solo perché conosce alla perfezione il gruppo, avendolo di fatto allevato sin dall’inizio.

L’Italia stravince il girone di qualificazione agli Europei 2021, con 25 punti conquistati sui 30 disponibili. Durante la fase finale, in Slovenia, si presenta imbattuta ai quarti, dove viene eliminata dal solito stramaledetto Portogallo, stavolta non ai rigori ma ai supplementari.

Rivince, da imbattuta, il girone di qualificazione alla rassegna continentale del 2023, assicurandosi una nuova chance di vittoria. Ma il girone D in cui la squadra viene sorteggiata è veramente ostico. L’Italia perde di misura all’esordio contro la Francia, con gol decisivo transalpino irregolare segnato da Barcola. Vince poi contro la Svizzera grazie a Pirola, Gnonto e Parisi, ma subisce due gol di troppo. Alla terza partita arriva un’inopinata sconfitta contro la Norvegia che vuol dire “eliminazione per classifica avulsa”.

Una delusione enorme per una Nazionale data per molti tra le favorite per la vittoria finale, e che vuol dire oltretutto rimanere esclusi dal Torneo Olimpico di Parigi 2024.

Una amarezza troppo grande per poter proseguire. Si aggiungono delle differenze di vedute con la Federazione. Il 1 luglio 2023 Nicolato lascia l’incarico di selezionatore

In Lettonia

Ora, come detto, il “grande salto”.

L’avventura in Lettonia, per guidare la Nazionale Maggiore del Paese Baltico. Una pagina bianca tutta da scrivere, che necessita innanzitutto di un perizioso lavoro di ricerca di giocatori. Al momento il cartellino più prestigioso in rosa è quello di Raimond Krollis, centravanti nato a Riga, ceduto dallo Spezia a gennaio in prestito all’MFK Vyskov, in serie B ceca.

Racconto a cura di Fabio Megiorin

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