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C'era una volta il talento italiano

“Giocare bene a calcio è la cosa più semplice del mondo, ma giocare a calcio bene, bene è la cosa più difficile che ci sia” di Johan Cruyff
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Talenti italiani nel calcio - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Parafrasando il capolavoro di Sergio Leone, guardiamo insieme la formazione dell’Italia che si apprestava ad affrontare gli Europei di calcio nel 2002.
 

In porta, Gianluigi Buffon e Francesco Toldo. In difesa, calciatori come Fabio Cannavaro (futuro Pallone d’Oro), Alessandro Nesta e Paolo Maldini. A centrocampo, con la maglia numero 21, Andrea Pirlo incanta il mondo con le sue trame inimmaginabili. In attacco, numeri dieci puri come Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Marco Di Vaio, Antonio Di Natale e Christian Vieri (unico vero numero nove, insieme a Simone Inzaghi).

Ecco, rileggeteli ad alta voce e sarà impossibile non pensare: ma, a distanza di quasi venticinque anni, nel panorama nazionale odierno, dove troviamo piedi e nomi del genere?

La risposta, purtroppo, non esiste. O meglio, esiste, ma bisogna stare attenti a non cadere nella solita retorica del “bisogna tornare a giocare per le strade delle città”. Una frase che, seppur romantica e parzialmente vera, ha poco senso nel mondo di oggi, fatto di social, telefoni e iper connessione 24 ore su 24. Il mondo cambia, e con esso anche il calcio.

Il discorso sui giovani talenti italiani va avanti ormai da diversi anni, complice l’assenza da due Mondiali consecutivi e un sistema calcistico che sembra in profonda crisi: dalle squadre Primavera alle scuole calcio dilettantistiche, fino alla Serie A.

Molti commentatori ed ex calciatori hanno spesso denunciato la tossicità di certi ambienti, dove allenatori e dirigenti dei settori giovanili pensano più alla propria carriera che alla crescita del singolo giocatore. Il problema è quindi strutturale. Le società preferiscono investire su talenti stranieri, spesso trascurando i vivai nazionali, dove il talento – talvolta – esiste eccome.

Attenzione: la Nazionale italiana ha giocatori di talento (Tonali, Barella, Bastoni, Donnarumma, Kean), ma spesso le viene rimproverata la mancanza del fenomeno, del fuoriclasse in grado di trascinare il gruppo. Un Mbappé, un Lamine Yamal, un Musiala.

Oggi, Francesco Camarda (classe 2008) incarna per età, talento e prospettiva questo ruolo. Ora starà al Milan, a noi tifosi e al mondo del calcio in generale, trattarlo come si deve.

In Italia il calcio è più di un semplice gioco, e partire da questo assunto è necessario per comprendere davvero le radici del problema. In altre nazioni i giovani giocano perché il pubblico è stato educato ad aspettare, a dare tempo al talento per germogliare. Noi no. Noi viviamo col calendario in mano e l’almanacco sul tavolo: se l’Inter, dopo aver accarezzato il sogno del secondo Triplete, fallisce, per noi è un fallimento totale. In Italia conta solo l’arrivo, il percorso è roba da sognatori.

Sogno, un giorno, che il coraggio che molte squadre mostrano in Europa arrivi anche in Italia. Che il talento possa emergere anche dai “figli di seconda generazione” e che, finalmente, la famosa stella torni a indossare con orgoglio la maglia azzurra della Nazionale.

Nel frattempo – ed è questo il vero obiettivo di questo articolo – proviamo a scovare insieme quei piccoli talenti di periferia o dei campionati minori che, in questa stagione, si sono messi in luce e meritano attenzione. Non saranno (ancora) nomi da copertina, ma forse tra loro si nasconde la prossima grande stella.

Giacomo Gabbiani – 19 luglio 2006

Giacomo Gabbiani, attaccante della Cremonese Under 20, ha realizzato quest’anno 27 gol in 35 gare nel campionato Primavera. Numero 10 e vero faro della squadra lombarda, rappresenta un autentico patrimonio per il club e per il calcio italiano.

"L’attitudine al lavoro e la cattiveria agonistica sono ciò che lo contraddistinguono. Giacomo affronta ogni partita come se fosse una finale: ha un approccio alla gara e una foga diversa dagli altri. È famelico quando cerca il gol, ma sa sacrificarsi per la squadra e fare una corsa in più quando serve. Sul piano tecnico ha una capacità atletica superiore rispetto ai suoi coetanei: basti pensare che, nonostante la sua struttura fisica (1,69 m), riesce sempre a duellare nei contrasti aerei grazie a un timing e a un’abilità nel salto che lo rendono costantemente pericoloso".

Così ha parlato il suo agente, Matteo Preziosi, ai microfoni di PianetaSerieB.it. La chiamata in prima squadra è arrivata, con tanto di esordio nell’ultima giornata di Serie B contro il Pisa. Chissà se potrà dare una mano alla formazione di Castori nei delicatissimi playoff.

Mattia Liberali – 6 aprile 2007

Dall’attacco passiamo a un ruolo delicatissimo: il centrocampo. È il reparto che, negli ultimi anni, ha sfornato più talenti. Mattia Liberali è certamente uno di questi, tanto che il giornale The Guardian lo ha inserito nella lista dei 60 migliori talenti al mondo nati nel 2007.

Lui e Camarda rappresentano il futuro della squadra rossonera. Dopo aver partecipato alla tournée estiva, ha esordito in Serie A nel pareggio contro il Genoa. Quest’anno ha collezionato 19 presenze, 3 gol e 2 assist nel campionato Primavera, oltre a 8 presenze in Serie C con la squadra del Milan Futuro.

Liberali è un centrocampista principalmente offensivo, ma, grazie alla sua enorme qualità, riesce ad adattarsi anche come mezz’ala o regista. Nell’ambiente si parla molto bene di lui: nonostante la giovanissima età, sembra già maturo e con le idee chiare.

Andrea Natali – 28 gennaio 2008

Figlio d’arte, suo padre Cesare ha giocato oltre 300 partite in Serie A. Andrea è cresciuto nei settori giovanili di Udinese e Milan, per poi trasferirsi a 12 anni all’Espanyol e, successivamente, firmare con il Barcellona, che di talenti se ne intende.

In blaugrana è arrivato fino alla formazione B, senza mai esordire in prima squadra. Attualmente gioca nel Bayer Leverkusen, nel campionato Under 19. A giugno, con l’Italia U17, ha vinto l’Europeo da assoluto protagonista.

Ottima qualità palla al piede – ormai caratteristica essenziale anche per un difensore – Natali è un centrale capace di giocare sia in una difesa a quattro sia a tre. In Bundesliga non hanno paura di lanciare i giovani, e Natali potrebbe presto trovare il suo esordio tra i professionisti, con la speranza di rivederlo un giorno anche in Serie A.

Augusto Bando – 24 ottobre 2006

Ha infranto un record che ad Ascoli resisteva da ben 30 anni: Bando è diventato, a 17 anni, 10 mesi e 25 giorni, il più giovane marcatore della storia del club bianconero.

Il classe 2006 è un centrocampista che unisce qualità e quantità, ma spicca soprattutto per una caratteristica: la personalità. A poche settimane dalla firma del suo primo contratto da professionista, è diventato subito capitano dell’Ascoli. Niente paura, anzi.

È stata una delle rivelazioni in un’annata difficile per la squadra marchigiana, che però può consolarsi con la crescita di un talento come il giovane centrocampista torinese.

Questi sono solo alcuni esempi delle giovani promesse italiane, ma ce ne sono molti altri di cui, forse, parleremo più avanti.

Il calcio italiano ha bisogno di fantasia, coraggio e stelle. I giocatori ci sono: serve solo la volontà di scoprirli, credere in loro e accompagnarli nella crescita.

Deborah Gelly, interpretata da Elizabeth McGovern nel film da cui abbiamo rubato il titolo, si rivolge a Robert De Niro (Noodles) chiedendogli quanto avesse aspettato quell’incontro. La risposta di De Niro fu: "Tutta la vita".

Ecco, non facciamo lo stesso errore. Troviamo il coraggio di far emergere il talento. Basta aspettare.

Racconto a cura di Bernardo Mancini

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