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Vicenza, il Lane di Rossi

Siamo nella città del Palladio, nello storico Stadio Menti del Real Vicenza. Ci catapultiamo negli anni ‘70 delle sorprese, iniziati con il Cagliari campione d’Italia, in un 1978 cornice del miglior risultato di sempre per una neopromossa. La squadra di Gibì Fabbri che incanta l’Italia intera.
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Il Lane di Rossi - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

Tutto ha inizio con una retrocessione dolorosissima. È il 1975 quando il Vicenza, da ben vent’anni nella massima serie, sprofonda in B. 

Il campionato cadetto è un’autentica sofferenza per la squadra di mister Cinesinho, che evita la serie C alla penultima giornata grazie al pareggio interno con la Spal. 

Il Presidente Farina decide quindi di attuare una rivoluzione tra il malumore dei tifosi, affidando la panchina a Gibì Fabbri e facendo tre scommesse.

Un fallimento totale nell’Inter: Cerilli.

Un giocatore per quell’epoca a fine carriera: Salvi.

Uno scarto della Juve, bocciato dal Como: Paolo Rossi.

E la promozione diventa realtà grazie soprattutto a Pablito, ala destra spostato centravanti da Fabbri, capocannoniere a 21 reti di una squadra che incanta.

Sogno Scudetto 

Arriviamo così al sogno infranto, alla celebre stagione 1977/78 del Lanerossi.

Dopo la cavalcata trionfale, Giussy Farina sembra intenzionato a vendere. Non trovando acquirenti, rimane alla guida della squadra convincendo un Rossi corteggiato da mezza Italia a restare per la Serie A. 

L’inizio è però disastroso, e dopo i due punti in cinque giornate si torna alle origini per provare a centrare la salvezza. 

Cerilli, ceduto al Monza, ritorna in veneto per Vincenzi, con Guidetti in arrivo da Como: 4-3-3 ripristinato. 

Galli, tra i pochissimi a giocare senza  guanti, a difendere la porta Berica. 

Il ministro della difesa Giorgio Carrera libero supportato da Prestanti, con gli ottimi terzini Callioni  e Lelj.

L’ ‘ormai finito’  Salvi, regista di grande intelligenza, coadiuvato da Falloppa e il nuovo acquisto Guidetti. 

Il baffo Filippi e il furetto Cerilli ad arare le fasce, con Paolo Rossi unica punta. 

La sesta giornata  di campionato, Vicenza Atalanta, termina 4-2 in un’apoteosi biancorossa. È la partita della svolta.

Una serie di risultati incredibili e inaspettati, frutto di un gioco spumeggiante e di un centravanti inarrestabile, portano l’ormai ribattezzato Real Vicenza a essere la vera rivale della corazzata Juventus.

“Veramente non ho mai creduto che una squadra di provincia potesse giocare al calcio come ha giocato il Vicenza” disse il grande Gianni Brera

I berici continuano a vincere e convincere, con le vittorie per 3-1 all’Olimpico e al Franchi, e la vittoria per 4-1 sul Napoli, ma i bianconeri non commettono passi falsi restando a distanza di sicurezza.

Poi, a due giornate dal termine con i veneti a -4, arriva la scontro diretto a Torino che può decide il campionato.

Il triste epilogo

La partita inizia nel peggiore dei modi, con la rete di Bettega che porta avanti i bianconeri al 20’.

La reazione vicentina non tarda ad arrivare, e al 25esimo Filippi mette in mezzo per Rossi che insacca il pareggio di testa. Trascorrono appena dieci giri di lancetta e Boninsegna ristabilisce le distanze, 2-1, ma appena prima dell’intervallo su una gran botta di Salvi arriva la deviazione di Furino che manda le squadre al riposo in parità. 

Al minuto 63’ ecco  l’episodio decisivo, con Tardelli che trova un gran cross a centroarea per lo splendido stacco di Bettega che insacca la doppietta e spegne le speranze biancorosse. Il sogno svanisce sul risultato di 3-2, dopo una partita carica  di emozioni, con la consolazione di un seppur glorioso secondo posto finale.

Paolo Rossi, capocannoniere a 24 reti, si guadagna la convocazione ai mondiali oltre a scatenare una vera battaglia mercato alle buste essendo in comproprietà con la Juventus.

Farina, spinto dal calore dei tifosi, offre una cifra spropositata per l’epoca e trattiene il fenomeno di Prato.

Costretto poi a smantellare la squadra per risanare le spese, la stagione 1978/79 , proprio quella del Perugia dei miracoli, porterà a una delusione cocente chiamata retrocessione e l’inevitabile trasferimento dell’eroe cittadino in Umbria.

Il Real Vicenza, concluso un ciclo straordinario, navigherà nelle torbide acque delle serie minori per diversi anni, con un sogno infranto che avrebbe reso giustizia alla scarna bacheca  della “nobile provinciale”.

Difficile chiedere di più a una squadra memorabile che ha incantato gli appassionati di tutta Italia, ma il crudo e ingrato albo dei vincitori lascia purtroppo spazio a una sola protagonista. 

" Ottantamila persone al San Paolo a fine partita ad applaudirci a scena aperta, le carovane di macchine di napoletani che ci accompagnano strombazzando fino a Capodichino. E noi sul pullman a non crederci, io avevo la pelle d’oca ma non ero il solo. Quello è stato per tanti di noi il momento più bello della carriera. "
Giorgio Carrera
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