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Stefan Schwoch: "Tanto già lo so segna Stefan Schwoch"

Stefan Schwoch e il Vicenza. Il miglior bomber della storia della serie B e della città del Palladio. Una storia d’amore iniziata nel 2001 e destinata a durare in eterno. Tra 74 gol e un clamoroso “no” al Napoli.
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Stefan Schwoch - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Nei nostri racconti, noi di Tacchetti di Provincia non amiamo troppo parlare di numeri.

Perché sono dati freddi, che non rendono l’idea delle storie e dei percorsi dei nostri eroi. Sono oltretutto molto spesso poco indicativi. Non ci piacciono.

Faremo un’eccezione però questa volta. Perché per parlarvi di Stefan Schwoch non possiamo non partire dagli spaventosi numeri che ha messo insieme durante il suo cammino.

260 gol in 682 presenze in carriera. Miglior marcatore della storia della serie B con 135 reti messe a segno. Un record che Daniele Cacia, nonostante una rincorsa lunga una carriera non è riuscito a eguagliare, fermandosi a 134.

22 gol in una sola stagione con la maglia del Napoli. Record della squadra partenopea condiviso con Antonio Vojak, perdurato fino agli anni più recenti, quando a frantumarlo sono arrivati Edinson Cavani prima e Gonzalo Higuain poi.

Quarto miglior marcatore della storia del Lanerossi Vicenza con 74 reti, meglio di Vinicio e Paolo Rossi. Dietro soltanto a Spinato, Marchetti e Quaresima (calcio di guerra, altra storia).

Proprio della storia d’amore tra Stefan e il Vicenza vogliamo parlarvi oggi. Una storia lunga, travagliata e al contempo ricca di sentimento. Cominciata in una calda estate di 20 anni fa.

Il bomber di tutti

Nell’estate del 2001 Stefan è un navigato attaccante di 31 anni che si è imposto a suon di gol tutte le piazze toccate.

Crevalcore, Pavia, Livorno, Ravenna, Venezia, Napoli, Torino. Viene il mal di testa a seguire il percorso di Schwoch guardando la cartina geografica. Ovunque Stefan è diventato idolo assoluto. A Napoli in particolare, dove durante anni bui è riuscito a diventare beniamino della tifoseria partenopea.

Tutti i gol di Stefan Schwoch con la maglia del Napoli nella stagione 1999/2000

A suon di gol, certo. Ma forse anche per una questione di sangue. Padre abruzzese, madre palermitana, nonno polacco scappato in Italia durante la Guerra. Con un sangue così misto di culture diverse, e un fiuto del gol come il suo, adattarsi a realtà così differenti diventa una pura formalità.

Nell’estate del 2001, appunto, arriva per Stefan la chiamata del Vicenza. Che a lui sarà sembrato un posto come un altro, come uno di quelli precedentemente visitati in carriera.

Squadra dal passato glorioso, società ambiziosa, tifoseria calda. Ci sono tutti gli ingredienti. 

Quell’estate inizierà una storia d’amore, quella tra Schwoch e la città del Palladio, che durerà 8 anni, anzi una vita. Un legame indissolubile che perdura ancora oggi. Visto che a Vicenza, Stefan, per la prima volta, ha deciso di fermarsi e restare.

Vicenza: il posto perfetto

Diciamoci la verità: i primi anni di questo amore sono anni facili.

Perché facile sarebbe stato per qualunque bomber in cerca di gloria scegliere Vicenza. La proprietà inglese (la stessa che tuttora detiene il Tottenham) investe parecchi soldi per costruire squadre di spessore. Il Lane ogni anno è una delle migliori candidate per il salto di categoria. 

Per Stefan il posto giusto per provare l’assalto a quella serie A, solo annusata per qualche mese ai tempi del Venezia.

Il vero punto di svolta avviene nel 2004. Gli inglesi, contestatissimi, abbandonano la nave. Un manipolo di imprenditori locali, con modeste disponibilità economiche, rileva la squadra. Sarà l’inizio del Medioevo biancorosso, un’agonia destinata a durare per lunghi anni, fino al provvidenziale avvento di Renzo Rosso.

Quell’anno sulla panchina del Vicenza c’è un emergente Giuseppe Iachini, chiamato a pilotare una squadra messa insieme senza molto criterio, fatta di giovani di belle speranze (alcuni dei quali faranno poi una signora carriera, come Biondini e Padoin) e alcuni reduci della precedente gestione. 

Iachini può contare su uno Schwoch a mezzo servizio causa continui infortuni. Decisivo sarà allora il rientro del “gemello del gol” Massimo Margiotta a gennaio, che a suon di reti permetterà al Lane di salvarsi con assoluta tranquillità, in quella che tuttora, nel capoluogo berico, definiscono una vera e propria impresa.

In altri momenti della sua carriera, questo sarebbe stato il momento perfetto, per un giocatore come Schwoch, per andarsene. E non per essere uno Schettino pronto ad abbandonare la nave, ma per il semplice fatto che un attaccante così, probabilmente, avrebbe meritato piazze più ambiziose, o comunque squadre in grado di giocarsi la promozione piuttosto che la salvezza.

Ma oramai è troppo tardi. Ammetti di essere innamorato quando ormai quel sentimento fa già parte di te. Vicenza e i vicentini oramai gli sono dentro, nel cuore suo e della sua famiglia. Non resta che lasciarsi trasportare da tutte le emozioni che questo comporta.

Napoli chiama Stefan

A gennaio 2005 Stefan, finalmente integro fisicamente, ha già messo a segno un buon bottino di reti. A tutti coloro che pensavano fosse un giocatore finito, tocca ripassare.

Arriva una di quelle chiamate che, se da un lato non vedi l’ora che arrivi, dall’altro speri di non ricevere mai.

Napoli. Il Napoli. Il nuovo Napoli, che con Aurelio De Laurentiis è ripartito dalla serie C, desideroso di ri-scalare le gerarchie del nostro calcio. 

Napoli vuole Stefan, l’attaccante giusto per la rinascita. E Stefan tentenna.

De Laurentiis mette sul piatto una gran bella offerta, per lui e per il Vicenza. 

I dirigenti biancorossi devono aver allargato le braccia nel vederla: “Stefan, noi ti vogliamo bene, e mai e poi mai ci passerebbe per l’anticamera del cervello l’idea di cederti. Però sai i problemi economici, i bilanci, eccetera eccetera. A un’offerta così facciamo fatica a dire di no. Per cui… decidi tu”.

Se esistesse un manuale intitolato “Scelte giuste per avere una carriera di successo”, probabilmente a questo punto della storia ci sarebbe un punto. E dalla pagina successiva inizierebbe un nuovo capitolo intitolato “Il Ritorno a Napoli”.

Perché sì. Sarebbe oggettivamente stato conveniente per tutti.

Ma se andasse tutto secondo i piani, che razza di storia d’amore sarebbe?

Biancorosso per sempre

La leggenda narra di un pianto disperato del figlio alla notizia dell’imminente trasferimento all’ombra del Vesuvio di tutto il nucleo familiare. Di come Stefan non abbia saputo resistere nel vedere le sue lacrime. La verità la sa probabilmente solo lui.

Sta di fatto che Schwoch a Napoli non ci va. Decide di restare. D’ora in poi la parola “casa” sarà per sempre sinonimo di Vicenza.

La tifoseria biancorossa, competente da sempre sulle dinamiche del pallone, e che si era già in parte rassegnata a veder partire il proprio capitano, lo adotterà come un figlio. Come una di quelle bandiere che oramai non esistono più.

E proprio ai suoi gol dovrà la sopravvivenza della propria squadra nella cadetteria. Saranno anni cupi, molto cupi. Un andirivieni di giocatori e allenatori. Anni di salvezze raggiunte in extremis, di facili proclami e  aspettative quasi sempre deluse, di sogni di gloria riposti sempre troppo presto nel cassetto.

L’unica certezza assoluta: i gol di Stefan. 74 alla fine in maglia biancorossa. Il più bello di tutti, al Menti, in un derby vinto 4 a 1 con l’Hellas Verona. Destro al volo su lancio dalle retrovie. Roba da fenomeni.

Il più bel gol di Stefan Schwoch con la maglia del Vicenza nel derby contro il Verona

Per tutti questi motivi, il 1 giugno 2008, all’ultima partita della carriera di Stefan, gli sguardi del pubblico del Menti sono smarriti, oltre che tristi. Perché c’è sì da salutare una delle ultime bandiere biancorosse, sì l’amarezza nel non vedere più in campo il talento del proprio numero 9.

Ma anche la consapevolezza che, da quel momento in poi, non ci sarà più nessun gol di Stefan a salvare il Lane dal baratro. E che, nelle partite difficili, quando niente sembrerà andare per il verso giusto, non basterà più cantare a squarciagola:

" Tanto già lo so, tanto già lo so, segna Stefan Schwoch "
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