Sandro Tovalieri, un cobra al servizio del gol
Dicono fosse una delle migliori promesse in giallorossso, poi il destino lo ha fatto giramondo del pallone. Era partito dalla provincia, da Ardea, in quell’Agro Romano dove un teorico di antiche storiografiche passioni fece sbarcare Enea fuggente da Troia in fiamme e dove un più pratico di leggi culinarie sa che l’unico vigente codice di queste parti è quello del Mangiarebere, soprattutto se a centro tavola troneggia lo spettacolo fumante di un vassoio con una porchetta.
Per professare calcio si deve andare a Pomezia, dove a 11 anni si gioca niente e poco di meno che a quattro calci ad un pallone, fino a quando il pallone entra tre volte nella rete della Roma e tutte e tre le volte il merito è tutto e solo suo.
Così Sandro Tovalieri diventa calciatore: visto da un emissario della Roma che lo porta nella squadra Primavera dove già sognano il loro futuro calciatori come Di Livio e Giannini, il Principe.
L'affermazione
Con la Primavera nella capitale vince un Torneo Allievi e quello che forse a buon diritto viene considerato il campionato del mondo del calcio giovanile: il Torneo di Viareggio.
A soli sedici anni conosce la serie A, anche se il prato verde lo vede solo dalla panchina; a volerlo è nientepopodimeno che il santone di tante calcistiche fortune giallorosse: Niels Liedholm.
Ma a Roma rimane poco, comincia invece la parte più interessante di tutta la carriera; prima a Pescara dove diviene titolarissimo e capace di 10 reti; quindi ad Arezzo con dodici segnature. Forse il punto più alto di questo periodo è la convocazione in Nazionale Under 21, stoppato nella lista delle preferenze solo da due giganti come Vialli e Mancini.
Il ritorno a casa
Dopo le salutari esperienze in provincia Tovalieri torna a Roma, dove lo aspetta finalmente la prima squadra, quella di Sven Goran Eriksson. L’esperienza con la squadra del cuore ha alti e bassi ma ha una giornata di lusso calcistico quando, in una squadra di miracoli come quella giallorossa, fatta di nomi altisonanti (Pruzzo, Boniek, Ciccio Graziani, Bruno Conti per citarne alcuni), riesce a mettere a segno una rete contro il Napoli di Maradona, in una partita finita in parità con il pareggio del Pibe de Oro. Nel campionato perso per un niente a favore della Juventus Tovalieri realizza in tutto 3 reti ma si rifà in Coppa Italia con otto goals e la vittoria finale nel torneo.
Poi ricomincia la giostra dei trasferimenti: di nuovo Arezzo, Ancona, Avellino, Bari, Atalanta, Sampdoria, Cagliari, Perugia, Reggiana, Ternana e ancora un centinaio di gol messi a segno in quindici anni di ulteriore carriera lontano dalla capitale.
Ma se bastano i tanti gol a ricordare il calciatore Tovalieri, per saper dell’uomo basta tornare per un attimo alla partita contro il Napoli del 1985: quella giornata calcistica rimarrà per sempre impressa nella carriera di Sandro Tovalieri per due motivi: lui che a fine partita vede il suo nome accanto a quello di Diego su tabellone delle marcature e Diego che gli regala la maglia, inaspettato cimelio.
Che a casa Tovalieri non ci finirà mai. Saputo di un piccolo tifoso partenopeo in precario stato di salute, Sandro non ci pensa nemmeno una volta: gli regala quella che sarebbe stato come un trofeo vinto. Ma al cuore non si comanda e quello del calciatore Sandro Tovalieri da Ardea, piccolo tifoso romanista che ha realizzato il sogno di giocare con la squadra dei suoi sogni di bambino, è più grande di qualsiasi souvenir da tenere appeso presso la bacheca dei ricordi.
Racconto a cura di Vincenzo Di Salvo