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Raffaele Rubino, 26 novembre 2011 per sempre

In dieci anni la vita calcistica di Raffaele Rubino è passata dalle stalle alle stelle: sempre in provincia e con la grinta giusta per entrare nella storia del calcio italiano segnando in tutte le categorie con una sola maglia, quella del Novara.
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Raffaele Rubino - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Novara, stadio “Silvio Piola”, sabato 26 novembre 2011. Di scena, per la tredicesima giornata del campionato di Serie A, Novara contro Parma. I padroni di casa, tornati in massima serie dopo 55 anni di assenza, non vincono da due mesi (3-1 contro l’Inter il 20 settembre) e alla mezzora sono già sotto 0-1 grazie all’autogol di Matteo Centurioni. Insomma, anche questa partita si mette in salita per loro.

Al minuto 69 Mazzarani, da sinistra, cerca il cross che, in area, sbatte sul compagno Granoche. La palla è diretta verso l’out di sinistra ma su di essa si avventa come un fulmine Rigoni che di sinistro crossa in mezzo. Sulla palla si avventano Raffaele Rubino e Matteo Rubin. Il capitano del Novara ha la meglio, nel salto, sul proprio marcatore. Il giocatore azzurro colpisce perfettamente di testa la palla che…Stop! Fermiamo tutto e torniamo all’estate 2001.

Siamo all’Ata Hotel di Milano, teatro allora del calciomercato estivo. Nell’hotel milanese si incontrano l’allora 23enne Rubino ed un signore di mezza età corpulento che in carriera ha vinto, da aggregato, lo scudetto del 1974 con la Lazio e che è stato il capitano della Pistoiese nella stagione 1980/1981, quella della prima e finora unica stagione dell’Olandesina in Serie A. Quel signore allora era il direttore sportivo del Novara Calcio ed era Sergio Borgo.

In principio era un "samurai"

Rubino, barese di nascita, aveva giocato quella stagione (e metà della precedente) con la maglia della Pro Sesto dove aveva segnato in tutto solamente otto reti in Serie C1. Un po’ poco per un attaccante. Un attaccante che fino a quel momento aveva giocato alla periferia del calcio militando tra Serie D (Noicattaro e Bisceglie), Serie C2 (Bisceglie e Pro Sesto) e Serie C1 (Brescello). Rubino era tentato dal tornare a giocare vicino a casa, capendo che per lui non c’era più spazio nel calcio che contava. Pazienza!

Tra i due ci fu una vivace discussione. Borgo, uno senza peli sulla lingua e che in inverno si sedeva sulla panchina del Novara in camicia e con le maniche arrotolate, ad un certo punto dice a Rubino, in poche parole: “sei un samurai, ma senza palle”. Rubino si arrabbia, ma Borgo fa una proposta al giocatore: non tornare a casa, vieni a giocare a Novara, ancora in Serie C2 puoi fare ancora qualcosa e far vedere cosa sei capace di fare. Come allenatore avrebbe trovato Stefano Civeriati, anche lui presente durante la discussione tra il giocatore ed il corpulento direttore sportivo.

Il Novara allora era una nobile decaduta: militava da cinque stagioni consecutive in Serie C2 ed era reduce da ben tre finali play out vinte consecutivamente. Borgo, che conosceva come pochi la “provincia”, era il deus ex machina della squadra piemontese allora presieduta dai fratelli Andrea e Riccardo Mastagni. Rubino accetta: sarebbe stato il numero 9 dei piemontesi. La squadra aveva voglia di tornare nel calcio che contava. A Rubino, occhio azzurro e capelli mosso biondo, venne affiancato in attacco un 27enne romano con i capelli lunghi ed il pizzo: Massimiliano Palombo.

Come si chiuse la prima stagione di Lele Rubino a Novara? 16 gol, miglior marcatore della squadra insieme a Palombo che di gol ne registrò quattordici: i due giocatori vennero soprannominati “Calypso Boys”, come i due attaccanti del Manchester United Dwight Yorke e Andy Cole. Il primo gol, Rubino lo segnò il 16 settembre 2001 a Valenza. Il Novara, che durante la stagione vide un avvicendamento in panchina (di Chiara per Civeriati), chiuse il campionato al terzo posto, migliore posizione in Serie C2 da sette stagioni. La squadra uscì subito nella semifinale play off contro la Pro Patria (che poi vincerà gli stessi). Rubino non giocò per infortunio la partita di ritorno allo “Speroni”: non si saprà mai cosa sarebbe successo se l’attaccante barese avesse giocato in terra bustocca. Fatto sta che Rubino sembrò rigenerato, ha guadagnato la fiducia di tutti ed era pronto a tornare il vero “samurai”.

Novara porta girevole

La stagione 2002/2003 del Novara non vide però Rubino in rosa: la sua bella stagione portò il Novara a cederlo al Siena in Serie B. Al suo posto a Novara arrivò un giocatore che, nel look, richiamava Palombo, Lorenzo Pinamonte: a fine stagione, il Novara tornerà in Serie C1 la stagione successiva vincendo i play off. Rubino a Siena fece benissimo: 28 partite, sette reti e Siena promosso in Serie A. Rubino fu tra i protagonisti della storica promozione dei toscani in Serie A: non male per uno che due anni prima si sentiva dare del “samurai senza palle”.

Tra le estati 2002 e 2007 Rubino ed il Novara ebbero un rapporto quasi da porta girevole: partiva da Novara, andava a giocare “fuori”, tornava a Novara, giocava, ma poi via. In quel lasso di tempo giocò in azzurro una stagione e mezza, segnando diciannove reti. Partiva da Novara e vi tornava dopo un anno e mezzo a Siena, sei mesi al Torino, sei mesi a Salerno e una stagione intera a Perugia, tra Serie B e Serie C1.

A Perugia, nella stagione 2006/2007, non fece male (10 gol per lui), ma nell’estate 2007 Lele ricevette una telefonata e dall’altro capo c’è ancora lui, Sergio Borgo. Borgo è ancora il ds del Novara e ha seguito (come ha sempre fatto) Rubino e ci crede in un “Rubino quater” a Novara, la quarta ripartenza dell’attaccante da Novara. Rubino non era molto dell’idea di ripartire ancora da una piazza che non lo amava più, ma il direttore di Soncino gli disse che la squadra, dalla stagione precedente, era guidata da un suo coetaneo, ragazzo con le idee chiare, un imprenditore serio che voleva far tornare il Novara grande. Rubino si incontrò poco dopo con Borgo insieme al suo agente e al cognato Emiliano Bigica ed accettò ancora l’offerta del direttore di Soncino: la stagione 2007/2008 vide la numero 9 sulle spalle del biondo attaccante barese per la quarta volta in sette stagioni.

Rubino si chiarì con i tifosi, loro accettano ciò che disse loro il giocatore: non lascerò più Novara. E come andò quella stagione? Novara ottavo in classifica e Rubino autore di 18 reti, il suo massimo in carriera. Era fatta: Rubino era rientrato nei cuore dei tifosi.

La stagione successiva Borgo lo fece diventare capitano, ma fu una stagione interlocutoria per lui (nove reti) e per squadra (ancora ottavo posto), ma qualcosa stava cambiando nel Novara.

Vento nuovo in città: si sogna la Serie B, arriverà la Serie A

Nell’estate 2009 Massimo de Salvo, quel coetaneo di Rubino che diceva Borgo, fece una campagna acquisti importante, portando sotto la Cupola un allenatore esperto ma molto sfortunato nei risultati (Attilio Tesser) ed una serie di giocatori di valore assoluto, fuori categoria, tra cui, a novembre, Nicola Ventola, compaesano e amico di Rubino con cui aveva vinto il campionato nazionale Allievi e la Coppa Italia di categoria nella stagione 1994/1995.

Purtroppo de Salvo dovette rompere con Borgo. Come sarebbe stata la stagione di Rubino senza il suo mentore? Lui segnò sette reti ma la squadra vinse il campionato e fu promossa in Serie B dopo 33 anni. Rubino, domenica 23 maggio 2010, alzò al cielo del “Piola” la Supercoppa di Lega Pro vinta contro il Portogruaro per un double incredibile.

La stagione in Serie B non vide grandi stravolgimenti nella rosa, se non due innesti. Rubino era ancora il capitano e segnò sei reti: la prima contro il Crotone, l’ultima il 16 aprile contro il Piacenza con in mezzo il gol del pareggio di testa all’88’ contro l’Atalanta che ammutolì un “Atleti azzurri” pieno. Rubino con il gol al Crotone siglò un piccolo record: era diventato l’unico giocatore nella storia centenaria del Novara ad aver segnato almeno una rete in Serie C2, Serie C1 e Serie B. E cosa fece a fine stagione il Novara? Non solo divenne campione d’inverno, ma arrivò terzo a fine stagione e nei play off sconfisse Reggina e Padova: dopo 55 anni la squadra tornò in Serie A. Massima gioia tra i tifosi che videro raggiungere un sogno e massima gioia nello spogliatoio per un obiettivo insperato ad inizio stagione.

In Serie A Rubino fu confermato capitano, ma la società lo fece scivolare addirittura a quinta punta, l’ultima scelta tecnica, scalzato da giocatori che conoscevano meglio di lui la categoria. “Lele” aveva un sogno, un grande sogno: non solo diventare il primo giocatore del Novara a segnare nelle quattro serie professionistiche, ma diventare il primo a farlo a livello nazionale con la stessa squadra. Nessuno c’era mai riuscito nella storia del nostra calcio, poteva farcela Raffaele Rubino che dieci anni prima veniva bollato come “samurai senza palle”?

Torniamo a quel 26 novembre e al cross di Rigoni di quel Novara-Parma. Il numero 10 azzurro pennellò in mezzo una palla che vede Rubino, partito per la seconda volta in stagione titolare, prendere il tempo al quasi omonimo Rubin. Rubino colpì la palla di testa in maniera impeccabile e…la palla entrò in rete all’estrema destra di Mirante. 1-1 e palla al centro.

26 novembre 2011: il sogno si realizza

Ma quel gol non poteva passare in cavalleria. Rubino ce l’aveva fatta: era diventato il primo giocatore italiano a segnare in tutte le serie professionistiche con una sola maglia. Non appena la palla entrò in rete, il “Piola”, metaforicamente, crollò: i tifosi aspettavano la rete del loro “re leone” come aspettavano i regali sotto l’albero e dagli spalti si propagò un urlo che si sentì per diversi chilometri.

Il giocatore venne abbracciato dai compagni e lui scoppiò in lacrime. Piangeva come un bambino mentre lo speaker urlava il suo nome e i tifosi il suo cognome. L’allora massaggiatore della squadra, Lorenzo de Mani, si diresse dalla panchina verso il giocatore con una t-shirt bianca con una scritta in nero: “RECORD!” Rubino, ancora di più in lacrime, la mostrò a tutto lo stadio. Ce l’aveva fatta ad entrare nella storia.

La partita fu vinta dal Novara per 2-1 con il gol vittoria di Marco Rigoni che, di testa anche lui, trafisse sull’estrema destra Mirante. I primi tre punti dopo due mesi per il Novara.

La sera stessa ed il giorno dopo tutti (giornali, telegiornali sportivi e non) parlarono di quel: un orgoglio per tutti i tifosi azzurri, l’apice di un biennio incredibile. La stagione vide il Novara chiudere al 19° posto e la squadra retrocesse. Rubino quella stagione segnò ancora un gol (al Catania) e ripartì ancora da Novara.

Chiuse l’esperienza in azzurro il 30 giugno 2014 con la squadra che retrocesse, dopo quattro stagioni, in Serie C. Rubino in quelle due stagioni giocò ancora 45 partite e segnò altre dieci reti. Due su tutte: quella del 28 ottobre 2013 al Cesena al debutto in campionato e quella contro il Lanciano che sancì il sorpasso le “Re leone” di Bari su Silvio Piola al secondo posto nei marcatori all time del Novara Calcio (87 reti contro 86).

Rubino giocò ancora un anno a Prato, nella stagione 2014/2015, sempre in terza serie (ora chiamata “Lega Pro), chiudendo la carriera. Appesi gli scarpini al chiodo, il “Re leone” non ha lasciato il calcio ed è diventato prima osservatore per il Parma e poi direttore sportivo a Trapani e Castellammare di Stabia. Oggi ha 45 anni e ha ancora i capelli della stessa lunghezza di quando giocava.

Ma nessuno dimenticherà, almeno a Novara, quel freddo sabato sera di fine novembre. Un gol che ha fatto sognare un’intera tifoseria da parte di un giocatore che con quel gol di testa (la sua specialità) ha scritto il suo nome nella storia del nostro calcio. Un gol di valenza storica: la “provincia” ce l’aveva fatta ancora una volta ad emozionare il calcio nella sua interezza.

Raffaele Rubino era un giocatore semplice che dopo quel gol si lasciò andare ad un pianto a dirotto sotto la curva dove si posiziona il tifo novarese più accesso. E poi quella maglia bianca, semplice, con una scritta (“Record!”) in pennarello nera, una tshirt che lui ha definito “di Serie C” per dimostrare l’umiltà di questo uomo che con tenacia, perseveranza, grinta e cazzimma è entrato negli annali del nostro calcio. Lui che, a partire da quel 2001, qualcuno credeva ancora lui quando nessuno in lui credeva e lui lo ha voluto ricompensare mostrando gli attributi e la grinta da quell’incontro di dieci anni prima.

E pazienza se da allora il record di Raffaele Rubino è stato superato prima da Lorenzo Pasciuti del Carpi (capace a segnare almeno un gol con il Carpi tra la Serie D e la Serie A il 9 gennaio 2016, giorno del trentottesimo compleanno di Rubino), poi da Alessandro Lucarelli (il 30 dicembre 2016 con il Parma) e poi da Mario Santana il 3 marzo 2021 con la maglia del Palermo.

Lele ama Novara, Novara ama Lele. I tifosi amano entrambi

Novara e Rubino, Rubino e Novara: una love story nata per caso e caratterizzata da tenacia, costanza, fede e gol. Una semplice palla che gonfia la rete e che per un giocatore come Rubino (“salito” dalla Puglia per sfondare nel grande calcio) ha significato il riprendersi la vita (calcistica) in pieno.

Per il leone la terra di conquista è la savana, mentre per Raffaele Rubino la terra di conquista è stata la provincia, geograficamente Novara. Da vero leone (biondo) qual era quando insaccava le porte avversarie battendosi il palmo sul cuore.

Racconto a cura di Simone Balocco

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