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Paolo Poggi, la figurina introvabile

L’epopea del mitico Paolo Poggi, Veneziano fino al midollo, Udinese per diritto, l’uomo della rarissima figurina e dell’ex-gol più veloce della Serie A.
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Paolo Poggi - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Paolo Poggi, un nome che risuona con forza nei cuori dei tifosi veneziani e che incarna l'amore viscerale per la propria terra natale. La sua carriera calcistica è stata un inno alla fedeltà, al sacrificio e all'amore per il calcio di provincia.

La storia di un calciatore brillante, di un figlio di Venezia, di un giocatore dalle doti rare e… dalla figurina ancor più rara.

Iniziando il nostro viaggio attraverso la sua storia, ci immergiamo nei primi passi di Paolo nel mondo del calcio, tra le onde della laguna veneziana.

La nascita di un talento

Paolo Poggi fa il suo ingresso nel mondo del calcio professionistico vestendo la maglia del Venezia. I suoi primi passi come calciatore risalgono agli albori della sua giovinezza, quando il richiamo del campo da gioco si trasforma in una melodia irresistibile. Le calli e i campielli di Venezia sono il suo terreno di gioco iniziale, dove le partitelle tra amici e le prime sfide organizzate lo vedono emergere come un talento più che promettente.

La sua dedizione e il suo impegno lo conducono presto sotto i riflettori del calcio professionistico veneziano. Un membro dello staff del Venezia lo nota mentre dà due calci ad un pallone nella Pineta di Sant’Elena e, dopo essersi recato nel panificio della mamma di Poggi per intavolare una trattativa, lo porta tra i pulcini dei Lagunari.

Fa il suo ingresso in prima squadra nel 1989, e i suoi primi anni da professionista li trascorre sotto la guida di Alberto Zaccheroni, allenatore che incontrerà nuovamente all’Udinese e che contribuirà fortemente alla sua maturazione calcistica, come racconta lo stesso attaccante:

“Sapeva esattamente cosa farmi fare, come, quando. Da calciatore è difficile avere un livello autocritico molto alto. Con gli anni mi sono reso conto che ogni singola scelta che aveva fatto nei miei confronti era azzeccata”.

La maglia arancio-nero-verde del Venezia diviene presto il vessillo di Poggi, e il giovane comincia a farsi notare per la sua abilità nel campo e per la grinta e la tenacia con cui affronta ogni incontro.

Il Penzo è il palcoscenico su cui si esibisce con orgoglio, e lui ci mette ben poco a conquistare il cuore dei tifosi locali - molti di loro, essendoci nato e cresciuto in quella città, li conosceva fin da bambino ...

Tra Torino e Udine: fuori dalla laguna

Il percorso di Paolo Poggi non fu sempre confinato alla laguna veneziana. Una breve parentesi lo vede infatti approdare al Torino nel 1992, un'esperienza che, seppur fugace, contribuisce a plasmare il suo percorso calcistico.

Coi Granata Poggi disputa due stagioni, incrociando peraltro il suo cammino con quello di un giovanissimo Bobo Vieri. A Torino Stefano mette a segno sei reti in Serie A e due in Coppa Italia, entrambe proprio nel derby contro la Juventus.

Dà così il suo contributo alla vittoria della Coppa, che ad oggi rimane il più recente trofeo vinto dal Toro. E quelle reti contro la Vecchia Signora gli varranno l’eterna riconoscenza dei tifosi granata …

Poi, nell’estate del 1994, Paolo passa all’Udinese di Fedele, che milita in Serie B.

Guardandolo in retrospettiva si può dire che trasferimento all'Udinese non fu solo un cambio di squadra; fu un cambiamento di prospettiva che avrebbe segnato il suo destino calcistico. Paolo si inserisce perfettamente nel tessuto della squadra friulana, diventando un punto di riferimento dell’attacco e guadagnandosi l'affetto dei tifosi.

Alla prima stagione in bianconero, Poggi è subito il capocannoniere della squadra e risulta quindi decisivo per la promozione dei friulani nella massima serie.

Resta ad Udine per ben sei stagioni, condividendo un lungo pezzo di strada con una nostra vecchia conoscenza, Tomas Locatelli, col quale nasce una straordinaria intesa che contribuisce al grande salto di qualità dell’attaccante veneziano.

Ritrova inoltre Zaccheroni, che riesce a valorizzarlo al massimo inserendolo in un tridente di altissima qualità: Poggi, Bierhoff, Amoroso. Che tempi…

Negli anni successivi si conferma un tassello fondamentale per la squadra, andando in doppia cifra in più occasioni e venendo addirittura notato dal Milan a cavallo del Duemila. In quegli anni alla panchina dei Diavoli era passato proprio Zaccheroni:  Paolo dice di no per tenere fede alla parola data al presidente Pozzo.

E proprio in quegli anni nasce la leggenda dell’introvabile figurina di Poggi: nel 1997 infatti l’azienda dolciaria TOPPS cerca di fare concorrenza alla Panini presentando un suo album di calcio, le cui figurine potevano essere collezionate tramite l’acquisto dei chewing-gum messi in commercio proprio dalla TOPPS. Chewing-gum assolutamente immangiabili, a detta di chi quegli anni li ha vissuti.

A chi riuscirà a completare l’album la TOPPS promette ricchi premi, ma ci sono due figurine che proprio nessuno sembra trovare: una è quella di Sergio Volpi, l’altra è proprio quella di Paolo Poggi.

In tutta Italia nascono presto delle vere e proprie leggende relative a queste due figurine. i bambini del Sud credono che Volpi e Poggi siano in commercio soltanto al Nord, quelli del Nord che sia possibile trovarli soltanto al Sud.

La verità è che queste due figurine erano state stampate in tiratura estremamente limitata (si parla di 50-100 copie in tutto) proprio per evitare che troppi bambini completassero l’album ed esigessero i premi promessi.

Ed è la stessa TOPPS ad ammetterlo durante una puntata di “Mi manda Lubrano” quando delle madri insospettite dall’irreperibilità dei due calciatori si rivolgono addirittura alla nota trasmissione di Rai 3.

Poggi ramingo

Il destino di un calciatore di provincia spesso lo porta a vagare per l'Italia, portando la propria esperienza e passione in diverse realtà calcistiche. Paolo Poggi non fa eccezione, toccando alcune delle città più iconiche del calcio italiano. I suoi trascorsi a Roma, Bari, Parma e Piacenza, seppur brevi, contribuiscono a forgiare ulteriormente la sua identità calcistica.

L’esperienza alla Roma di Capello sarà l’unico vero assaggio di grandissimo calcio della carriera di Paolo, e purtroppo non andrà molto bene. Totti, Cafu, Samuel, Montella, Nakata, Batistuta… la qualità è altissima, la concorrenza è aspra, e Poggi trova pochissimo spazio. Con grande umiltà, è lui stesso ad ammettere di non aver avuto in quell’occasione la forza mentale di superare le avversità incontrate lungo il cammino:

“Ogni mattina mi svegliavo per andare ad allenamento sapendo di non poter sbagliare un colpo: ti immagini far brutte figure davanti a quei giocatori lì? Non so se a fregarmi sia stata la pressione, ma evidentemente nella mia testa non ho avuto la capacità di alzare l’asticella”

Ad ogni modo, l’episodio più rilevante di questi anni si verifica proprio a Piacenza, dove Poggi si rende protagonista di un record straordinario: il suo gol messo a segno in Fiorentina - Piacenza, partita terminata con la vittoria dei Biancorossi per 3 a 1, è il più veloce della storia della Serie A.

E’ il 2 dicembre 2001: calcio d’inizio dei padroni di casa, pressione asfissiante di Dario Hübner che favorisce l’accorrente Poggi. L’attaccante veneziano si allunga il pallone e calcia di collo destro ad incrociare, battendo un incolpevole Manninger.

Il record, forse qualcuno se lo ricorderà, è stato poi battuto dalla recente rete messa a segno da Rafael Leao in Milan-Sassuolo nella stagione 2020-21.

Il richiamo di Venezia

Ma il capitolo più toccante e romantico della carriera di Paolo Poggi è senza dubbio il suo ritorno al Venezia nel 2002-2003. La Serie B è il palcoscenico su cui Poggi decide di ritornare nella sua città natale, anche a costo di una riduzione dell'ingaggio. Il richiamo della laguna, delle strade familiari e dei tifosi che lo avevano visto crescere come calciatore fu più forte di qualsiasi altra offerta.

La dedizione alla causa veneziana, l'energia positiva dei tifosi e l'atmosfera unica dei campionati minori faranno sì che quello di Poggi al Venezia sia un amore destinato a durare per sempre.

Tra una stagione e l’altra giocata al Penzo, Paolo partirà ancora per due nuove avventure: una breve in Serie A ad Ancona (dove ritrova Dario Hübner, suo compagno di squadra ai tempi del Piacenza) e una, un po’ più lunga, a Mantova, dividendosi tra C1 e B.

Al Mantova, peraltro, Poggi ritrova ancora una volta Hübner e contribuisce prima alla promozione in Serie B e poi al raggiungimento dei playoff per accedere alla Serie A.

Proprio nel corso di questi playoff Poggi registra un nuovo record: mette infatti a segno una rete che, all’età di 35 anni, gli vale il titolo di marcatore più anziano della storia dei playoff.

Nonostante queste “scappatelle”, l'ormai trentenne veneziano tornerà sempre e comunque al baricentro della sua carriera calcistica e forse della sua intera vita: quella laguna che lo aveva visto dare i primi calci ad un pallone, quei tre colori - arancio, nero e verde - che sembrano cuciti sulla sua pelle.

Il Venezia, e si può dire che fosse scritto nel destino, è l'ultima tappa del suo lungo viaggio calcistico.

Qui Poggi torna un’ultima volta per disputare le ultime tre stagioni della sua carriera con la maglia dei Lagunari, sempre in Serie C, prima di appendere gli scarpini al chiodo nel 2009.

Dal 2016, Paolo è entrato a far parte dello staff tecnico del suo Venezia.

Paolo Poggi rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi veneziani come l'emblema di un amore indissolubile per la propria città e squadra. La sua carriera ha incarnato i valori del calcio di provincia, dimostrando che la grandezza di un calciatore non si misura solo dai trofei sollevati, ma anche dalla dedizione, dall'amore e dalla passione che riversa in ogni partita.

E chissà se la Dolber scelse il suo nome a caso quando decise di stamparne così poche figurine … Noi preferiamo credere che, in qualche modo, avesse compreso che Paolo era effettivamente un calciatore raro.

 

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