Junior Messias, il profeta di Ipatinga
Qualcuno ha storto il naso alla notizia che “l’A.C. Milan si è assicurato le prestazioni di Junior Messias dal Crotone”.
Chi sognava un colpo di maggiore sensazione, chi non lo reputa “uno da Milan” (pur senza conoscerlo).
Lo stesso fondo Elliott, proprietario del club rossonero, storceva il naso, poco convinto di investire su un ragazzo che, il 13 maggio 2022, spegnerà 32 candeline.
Solo chi conosce veramente la storia di questo brasiliano, nativo di Ipatinga, sa che in realtà il Milan non ha sbagliato a prenderlo. Anzi, forse ha messo a segno uno dei migliori colpi degli ultimi anni.
Non ne siete convinti? Non conoscete la sua storia? Beh, ve la raccontiamo noi. Forse vi ricrederete.
Un fattorino con talento
La seconda vita italiana di Junior Walter Messias inizia nel 2011, quando dalla Vale del Rio Doce si trasferisce a Torino per seguire il fratello, col desiderio di reinventarsi una nuova vita.
Gli anni prima, in Brasile, sono anni di giovanili del Cruzeiro, di passione per il calcio, da giocare sui campi in terra battuta, e di sregolatezze. Altrimenti non sarebbe brasiliano.
Al suo approdo in Italia Junior Messias è un brasiliano come tanti, che cerca lavoro per mantenere sé e la sua famiglia.
Allora inizia con il pulire i mattoni, per poi passare a consegnare frigoriferi e televisori a domicilio.
Lavoro duro, ma per il calcio c’è sempre tempo, se dentro di te brucia la vera passione. Ed è così che Junior si destreggia, particolarmente bene, nei tornei amatoriali. Quello che una volta veniva definito il “dopolavoro”.
Arriva Ezio, e la situazione cambia
In tutte le storie, anche in quelle più belle, non può mancare il fattore C a dire la sua. Il Fattore Culo. Ci vuole, aiuta. È vero, la Dea Bendata ama essere corteggiata. Ma è indispensabile se vuoi arrivare tanto in alto.
Per Messias tutto questo si palesa nel momento in cui Ezio Rossi, che in carriera è stato un ottimo giocatore e un signor allenatore, finisce per chissà quale motivo ad allenare una selezione di rifugiati.
Gli capita di vedere all’opera questo ragazzo brasiliano, che sulla maglia ha scritto semplicemente Junior. Lo rincorre per dirgli: “ragazzo, ma lo sai che hai talento? Dovresti giocare in categoria, altro che nell’amatoriale”.
Quando il mister viene chiamato per allenare il Casale, nobile decaduto del nostro calcio, se lo porta con sé. In Eccellenza. Convinto che il brasiliano anche lì possa dire la sua.
Junior ci pensa, tanto. Si tratterebbe di non riuscire più a conciliare la sua più grande passione con il lavoro, che gli permette di portare il pane in tavola.
“Ti garantisco 1500 euro al mese di stipendio”
“Allora vengo, mister”
32 partite. 21 gol. La scalata al grande calcio comincia da qui.
Il Piemonte come trampolino
Si sposta di pochi chilometri per andare al Chieri, in serie D. Segna 15 gol e vince la Coppa Italia Dilettanti.
Su di lui mette gli occhi la Pro Vercelli, che però non riesce a tesserarlo per via del passaporto da extracomunitario.
Ci crede invece il Gozzano, che se lo porta nella provincia di Novara, sognando il grande salto nel professionismo.
È qui che il calcio italiano si accorge di Junior Messias. Gli addetti ai lavori, quantomeno.
In rossoblù gioca qualche metro indietro, i gol li lascia ad altri. Ma dimostra di avere visione di gioco, intelligenza tattica, un mancino con pochi eguali e uno strappo devastante, con cui apre le difese avversarie manco fossero scatolette di sardine.
Partecipa al miracolo del club, che riesce ad approdare in Serie C, ma che ben presto è costretto a salutare colui che per tutti, oramai, è Messias prima che Junior, un profeta.
È arrivata infatti una di quelle chiamate che non si possono rifiutare, e non più in Piemonte stavolta. Ma bensì in Calabria, a Crotone.
Per giocare la serie B.
Il Messia pitagorico
Ancora oggi il presidente dei calabresi Gianni Vrenna non smette di ringraziare il figlio Raffaele, meritevole di aver creduto nelle qualità del ragazzo.
In due anni con la maglia dei pitagorici Junior inizialmente fatica a ritagliarsi il proprio spazio, in una squadra che si dimostra subito una delle più serie candidate alla promozione diretta.
Poi, dopo una rete al Trapani, al crepuscolo del 2019, le cose cambiano. Il profeta non esce più dal campo, e diventa trascinatore di una squadra che centra l’agognato ritorno in serie A.
Un anno nella massima serie, prima della repentina ridiscesa. Giusto il tempo di togliersi lo sfizio di dire, a 30 anni, “ok, ci sono arrivato, ora devo solo restarci”.
Non solo ci resterà, ma farà molto di più.
Perché il 31 agosto 2021 Junior Messias firma per il Milan. Chiudendo il cerchio di quella che si può considerare una vera e propria Favola, con tanto di F maiuscola.
La scelta giusta
Al Milan degli ultimi anni, dal giorno dopo lo scudetto di Max Allegri e la diaspora delle vecchie glorie rossonere, è sempre stata imputata una carenza di personalità.
“Se la fanno sotto”, “Sentono il peso della maglia”, “Soffrono San Siro” dicevano.
E in parte le solite note malelingue avevano pure ragione. Hanno anche avuto il coraggio di tentare (senza per fortuna riuscirci) di sporcare l’ottimo lavoro di Stefano Pioli degli ultimi anni dicendo “vincono solo perché ora il pubblico non c’è”.
Bene, ammettiamo pure che sia vero. Che a questo Milan manchi carattere e personalità.
Allora non c’è dubbio alcuno: hanno preso l’uomo giusto. Il Profeta di Ipatinga.
Pensate che uno che, senza sapere mezza parola di italiano, puliva mattoni e consegnava frigoriferi, giocando a calcio nei ritagli di tempo, possa aver paura ora che, a quasi 32 anni, ha la possibilità di vestire la maglia di uno dei club più prestigiosi del mondo, in uno degli stadi più belli del mondo? Giocando oltretutto la Champions League.
Esatto, nemmeno secondo noi.
E allora ci sentiamo di dirlo: caro A.C. Milan… hai fatto proprio un bel colpo!!!!