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Il Quadrilatero Piemontese

Il 2 ottobre è il giorno del Quadrilatero piemontese del calcio, una giornata dedicata a parte della storia del calcio italiano: le città di Alessandria, Casale Monferrato, Novara e Vercelli segnarono un’epoca quando le loro squadre vincevano e davano i loro giocatori più forti alla Nazionale. E a distanza di oltre un secolo dalle loro gesta, ora la storia calcistica di quella parte di Italia non verrà mai più dimenticata.
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Quadrilatero Piemontese

Il 2 ottobre la Chiesa festeggia gli Angeli custodi e mancano 90 giorni esatti alla fine dell’anno. Dal giugno 2021 si festeggia un’altra cosa, una cosa più laica, quasi pagana. Grazie ad una legge ad hoc voluta dal Consiglio regionale del Piemonte, il 2 ottobre è la Giornata del Quadrilatero piemontese del calcio. Non c’entra la figura geometrica, ma il pallone. Questo “quadrilatero” rappresenta quattro squadre di quattro città (Alessandria, Casale Monferrato, Novara e Vercelli) che hanno scritto la storia del calcio italiano tra l’inizio del Novecento ed i suoi anni Venti. Perché se nel Nord Est il “quadrilatero” era la storica linea difensiva austriaca nell'allora Lombardo-Veneto che delimitava il perimetro tra Peschiera del Garda, Mantova, Verona e Legnago e a Milano il “quadrilatero” è quello della moda, nel Piemonte orientale il “Quadrilatero” è la storia del nostro calcio.

C'erano una volta le scarpe di cuoio

La scelta del 2 ottobre ricorda l’anniversario della prima giornata del campionato di Prima Divisione 1921/1922 (la “nonna” dell’odierna Serie A), “nato con il progetto di riforma ideato da Vittorio Pozzo per porre rimedio alle tensioni tra le grandi squadre e le società minori”, come recita il testo della legge regionale n.16/2021 promossa da consiglieri di maggioranza e di minoranza che integra la norma del 2020 che prevede il ricordo del Grande Torino il 4 maggio e le vittime dello stadio Heysel il 29 maggio, due eventi luttuosi che hanno colpito il Torino e la Juventus nel 1949 e nel 1985.

Oggi le squadre del fu Quadrilatero piemontese del calcio militano tra il girone A di Serie C (Alessandria, Novara e Pro Vercelli) e la Promozione piemontese (Casale), ma durante l’epoca pionieristica del nostro calcio erano l’”università del calcio”. Un calcio totalmente diverso da quello di oggi, un calcio dove non c’erano i social, i calciatori non erano star e se si voleva vedere una partita c’era da andare nei campi delle squadre e non esistevano gli abbonamenti alla pay tv. Allora era un calcio di provincia che si giocava su campi non perfetti, con palloni di cuoio duro e le maglie che non erano di materiale tecnico come le odierne e non c’erano le seconde e le terze maglie: c’era allora una sola maglia di materiale pesante per tutto il campionato. Era un calcio vero, passionale, genuino. Parafrasando Francesco de Gregori, se il ciclismo di Costante Girardengo (piemontese di Novi Ligure) si svolgeva in un periodo “quando si correva per rabbia o per amore”, anche il calcio in quelle quattro città laboriose del Piemonte orientale era uguale.

Per intenderci: nel periodo in cui il “Quadrilatero” era in voga, i tifosi si spostavano in bici, si portavano il pranzo al sacco (la “schisceta”) ed in campo i giocatori se ne davano di santa ragione e sugli spalti il tifo era molto accesso. E ancora oggi, a distanza di un oltre un secolo, le partite tra queste squadre portano a rafforzare l’ordine pubblico perché i derby sono sempre derby. Anche se non sono partite tra squadre delle stesse città, ma sono pur sempre derby regionali dove conta il predominio: meglio vincere un derby e salvarsi all’ultimo respiro, per capirci.

Perché il Quadrilatero piemontese del calcio era considerato una sorta di “università”? Perché tra il 1908 e tutti gli anni Venti, queste squadre vinsero otto scudetti (sette la Pro Vercelli, uno il Casale), una Coppa Coni (l’Alessandria) e tanti loro giocatori venivano convocati in Nazionale. Delle quattro, il Novara è stato l’unico a non vincere titoli, ma andare a giocare nel suo campo o ospitarlo non era per nulla facile. Anzi.

Si ringrazia l’Inghilterra per averci regalato il football

Come nacquero queste quattro squadre? La Pro Vercelli nacque nel 1903 come “branca” della locale società di scherma che abbracciò il nuovo “diporto” esportato Oltremanica; il Novara nel 1908 da un'idea di otto studenti delle scuole superiori che si ritrovarono in un bar cittadino per creare una squadra che unisse tutte le formazioni studentesche locali; il Casale nel 1909 dalla volontà del professor Raffaele Jaffe di creare una squadra di calcio dopo aver visto giocare, in un paese limitrofo, i suoi allievi, mentre l'Alessandria nel 1912 grazie alla volontà della Unione Ginnastica Forza e Coraggio di ampliare i suoi interessi (sportivi) anche al neonato football. I templi di queste squadre erano i campi di Piazza d'Armi e degli Orti per l’Alessandria; il Priocco, la Furnasetta ed il “Natal Palli” per il Casale;  il campo di via Lombroso per il Novara; il Foro Boario per la “Pro”.

Gli italiani allora si stavano scoprendo tifosi, incuriositi sempre più da quel “diporto” portato in Italia nel 1877 dal torinese Edoardo Bosio e poi diffuso dagli inglesi nel nostro Paese che ebbero in sir James Richardson Spensley il suo divulgatore attraverso il Genoa CFC. Due figli dell’Ottocento Bosio e Spensley, due gentlemen e i primi a capire che quello sport british avrebbe cambiato la vita (sportiva) degli italiani.

In Inghilterra si giocava a football da molto prima; la prima partita giocata laggiù risale al 26 dicembre 1860 quando si sfidarono, al Sandygate Road di Sheffield, Hallam FC e Sheffield FC (club nati nel 1860 e nel 1857) con vittoria dello Sheffield per 0-2. Nel 1863 nacque poi la Football Association (la Federcalcio inglese), nel 1871 si tenne la prima edizione della FA Cup, il 30 novembre 1872 si disputò la prima partita tra due Nazionali (Inghilterra vs Scozia) e la prima edizione del campionato inglese (la allora First Division) è datata 1888/1889. In Italia, e proprio in Piemonte, nacque la prima squadra di calcio (la Torino Football Cricket Club) e l’8 maggio 1898 si tenne, quella sola giornata domenicale, a Torino, la prima edizione del campionato italiano di calcio con quattro squadre partecipanti (Genoa CFC, Internazionale Torino, Società Ginnastica Torino, FootBall Club Torinese) con la vittoria del Genoa CFC.

Bianco, grigio, azzurro e nero-stellato: i colori del “Quadrilatero”

Il “Quadrilatero” si impose in una parte di Italia già ricca economicamente (il triangolo Torino-Milano-Genova) e le squadre dei capoluoghi (Juventus, Milan e Genoa) vinsero gli scudetti tra il 1898 ed il 1907. A rompere il loro dominio, nel 1908, la Pro Vercelli che vinse il primo dei suoi sette scudetti. La “Pro”, nei successivi quattordici anni, vinse sette scudetti (1908 e 1909 contro l'US Milanese, 1911 contro il Vicenza, 1912 contro il Venezia, 1913 contro la Lazio, 1921 contro il Pisa e 1922 contro la Fortitudo Roma). Nel 1914 arrivò la terza vittoria piemontese nel campionato nazionale (allora chiamata Prima Categoria): il Casale vinse il suo primo (e finora unico) titolo nella doppia finale contro la Lazio. Nei primi sedici campionati italiani, sette titoli arrivarono dalla regione sabauda, sei da Genova ed uno dalla Lombardia.

Un successo clamoroso per le squadre piemontesi, soprattutto per le due “piccole” che divennero note anche all’estero: i bicciolani vercellesi disputarono una serie di amichevoli in Sud America nel 1914 tanto da gemellarsi con il Palmeiras di San Paolo, nato proprio nel 1914 per mano di una serie di italiani immigrati in Brasile che costituirono il primo nucleo del futuro Verdão, la Sociedade Esportiva Palestra Italia, sfidando anche gli inglesi del Liverpool. Il Casale fu la prima squadra italiana a sconfiggere una squadra inglese (il Reading) in tournée in Italia nel 1913.

Anche le maglie delle squadre del “Quadrilatero” sono notevoli, fin dalla loro fondazione: la maglia bianca della Pro Vercelli, la maglia grigia dell’Alessandria, l’azzurro del Novara e l’unicum del Casale, una maglia totalmente nera con una stella bianca sul petto, nata come risposta a quella totalmente bianca della “Pro”. Pro Vercelli che ha “caratterizzato” anche la maglia della Nazionale nelle sue prime due partite, fino al 6 gennaio 1911 quando lasciò la maglia bianca per adottare l’azzurro ancora oggi usato.

E durante la loro golden age, le squadre del Quadrilatero piemontese del calcio ebbero tra le loro fila idoli indiscussi e ricordati ancora oggi: i fratelli Felice e Giuseppe Milano, i fratelli Carlo ed Alessandro Rampini, Guido Ara e Virginio Rosetta della Pro Vercelli; Ettore Reynaudi, Mario Meneghetti, Enrico Patti, Enrico Migliavacca e Giustiniano Marucco del Novara; i fratelli Attilio e Giovanni Gallina, Giuseppe Parodi, Angelo Mattea ed Eraldo Monzeglio per il Casale; Guglielmo Brezzi, Adolfo Baloncieri, Giovanni Ferrari e Carlo Carcano per l'Alessandria. E l'Italia che vinse tutto il vincibile tra il 1934 ed il 1938, tra le proprie fila, ebbe ben otto giocatori che vestirono in carriera i colori delle quattro del “Quadrilatero”: Giuseppe Cavanna, Pietro Ferraris, Eraldo Monzeglio, Umberto Caligaris, Virginio Rosetta, Silvio Piola, Giovanni Ferrari, Luigi Bertolini. Ma negli anni Trenta il Quadrilatero piemontese del calcio viveva già di ricordi.

Ti ricordi del Quadrilatero del calcio piemontese?

La “magia” del “Quadrilatero” terminò con il l’arrivo del professionismo: le quattro squadre non seppero “stare al passo”. Nel 1929/1930 però, con la nascita del girone unico “all'italiana”, Pro Vercelli e Alessandria furono inserite nella prima Serie A, mentre Novara e Casale fecero parte delle prime diciotto squadre facenti parte del primo torneo cadetto.

La Pro Vercelli a oggi conta sei presenze in Serie A (l'ultima nella stagione 1934/1935), il Casale quattro (l'ultima nella stagione 1933/1934) e l'Alessandria tredici, l'ultima nella stagione 1959/1960. Anche il Novara conta tredici apparizioni in massima serie, l'ultima delle quali nella stagione 2011/2012 dopo un “buco” di cinquantacinque anni. Il Casale, inoltre, oggi rappresenta la città più piccola ad avere una squadra campione d’Italia, la squadra che manca da più tempo dalla Serie A e l’unica squadra non di un capoluogo di provincia a vincere il titolo nazionale.

Le squadre del Quadrilatero piemontese del calcio giocarono contemporaneamente nello stesso campionato solo in tre occasioni da allora: nella Serie B-C Alta Italia 1945-1946, nella Serie C 1977/1978 e nella Serie C2 1986/1987. Una cosa poi, triste, accomuna le quattro squadre del “Quadrilatero”: con il fallimento del Novara Calcio il 10 gennaio 2023, tutte hanno avuto alle spalle almeno un fallimento societario. Una cosa di cui non andare fieri, ma che purtroppo ha accomunato le quattro compagini una volta membri dell’”università del calcio” del Piemonte orientale.

Eppure c’era un tempo in cui quattro squadre piemontesi composte da giocatori made in Italy (ma anche made in Piemunt) dettavano legge, erano rivali per antonomasia e tra le loro fila militavano giocatori leggendari. E da quelle parti arrivavano anche gli scudetti e molti loro giocatori erano presenze fisse in Nazionale. Città ricche di storia e fascino che hanno scritto la storia della provincia calcistica quando si giocava con scarpe pesanti e palloni di cuoio.

Erano gli anni del leone della Pro Vercelli, dell’orso dell’Alessandria, del cinghiale di Casale Monferrato e del falco del Novara. Anni di grande calcio, di un calcio in bianco-e-nero, divertimento ed andare a vedere quelle squadre giocare già con l’ansia il lunedì mattina sperando che la domenica pomeriggio arrivasse il prima possibile. Ed è anche grazie a loro se in Italia si gioca e si tifa per il giuoco del calcio ed è giusto festeggiarlo come si deve. Ed è giusto parlarne e dedicare eventi a tema dove sono mostrate le maglie di quei tempi, i gagliardetti, i cimeli e le immagini di gioco dipinte, nonché i loro parenti che raccontano le gesta dei loro avi.

La storia non va dimenticata, ma studiata ed approfondita. Anche se calcistica. Specialmente quella del Quadrilatero piemontese del calcio.

 

L’immagine utilizzata è opera di Alberto Ravetti realizzata per la “Celebrazione del Quadrilatero e dei suoi Campioni” del 29.10.23 - Tutti i diritti riservati.

Racconto a cura di Simone Balocco

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