Alexi Lalas, la rockstar del pallone
Con i suoi lunghi capelli rossi, l’espressione stravagante e simpatica, Alexi Lalas ha lasciato una traccia del suo passaggio in Serie A. Dopo i mondiali del 1994 il difensore nato nel Michigan aveva firmato un contratto con il Padova e aveva portato così in Italia i suoi interessi e il suo personaggio che non è certo passato inosservato. Nelle interviste diceva addirittura che il calcio non era la sua prima passione. Prima arrivava la chitarra, la musica, infatti, gli dava la tranquillità giusta per cancellare una sconfitta. Un rocker con il pallone tra i piedi, capelli lunghi e spirito avventuriero, Lalas non è stato il primo americano della storia a giocare in Italia, ma anche oggi quando si pensa allo sbarco di un calciatore a stelle e strisce nel nostro campionato la mente vola ancora a lui.
Lo sbarco a Padova
Il club veneto lo acquistò per 400 milioni di lire e consegnò all’allenatore Mauro Sandreani un difensore che anche i compagni – negli anni successivi – ricorderanno sempre disponibile e corretto con tutti, tanto in campo quanto fuori. Alla fine le presenze con il Padova sono state 44, 3 i goal segnati; poi l’addio all’Italia e una serie di i passaggi in altre squadre della Major League Soccer, fino al l’addio al calcio nel 2003 con la maglia dei Los Angeles Galaxy. Nella sua vita c’è stato tanto calcio, certo, ma anche l’hockey: nel 1987, da capitano della squadra di Cranbrook, mentre frequentava la scuola superiore del Michigan si è aggiudicato il campionato statale e ha attirato su di sé l’attenzione degli osservatori. Dagli anni dell’università però, è stato il pallone, il soccer, ad avere la meglio. Fisico forte, un metro e 91 di altezza gli hanno garantito un posto al centro della difesa nella Nazionale Olimpica degli USA alle Olimpiadi di Barcellona del 1992. Poi il Mondiale di casa due anni più tardi grazie alla fiducia ottenuta dall’allenatore Milutinovic – che contribuisce a fare di Lalas un’icona del pallone made in USA.
Il genio di Milutinovic
“E’ lui che mi hai insegnato a giocare quando ero solo un ventiduenne punk che non pensava al suo posto nel mondo. Quell’uomo è un genio assoluto“, dirà lo stesso Alexi del suo ex commissario tecnico. Sapeva che per dire la sua anche nel calcio italiano avrebbe dovuto lavorare, l’esordio in Serie A non fu proprio come aveva sognato perché la Sampdoria quel giorno travolse i veneti per 5-0, e anche le gare successive non furono esattamente da ricordare. Ma piano piano le cose migliorarono e Lalas riuscì a ritagliarsi il suo spazio. Parallelamente alla carriera da calciatore portava avanti anche quella da cantante e musicista. Il ’94 è anche l’anno del primo album inciso insieme alla sua band, i Woodland. Tra un’ospitata in TV e una dichiarazione mai banale al termine di una partita del suo Padova, il difensore americano diventa sempre più un personaggio, idolo della piazza veneta e seguito anche da tifosi avversari incuriositi dal suo modo di essere.
Il laureato
Qualcuno racconta che una volta i vicini chiamarono i carabinieri perché infastiditi dalle continue pallonate tirate contro la saracinesca in metallo del suo garage, mentre senza preoccuparsi della quiete pubblica, era proprio Lalas a fare la telecronaca delle sue giocate. Dopo la fine della carriera in campo è stato anche dirigente e commentatore televisivo. Poi ha superato l’esame per diventare arbitro e dopo 26 anni è riuscito anche a laurearsi, proprio nel college in cui aveva iniziato a studiare e a tirare calci al pallone. Finalmente dottore nel 2014, dopo un percorso di studi decisamente particolare. “L’ho fatto per i miei figli, perché capiscano che quando una cosa si inizia bisogna portarla a termine”. Il suo percorso italiano lo ha portato a termine in due sole stagioni, in cui è riuscito anche a segnare tre reti. Nel nostro paese Alexi torna sempre volentieri, senza più barba e capelli lunghi o camice variopinte da rocker ma con giacca e cravatta; segni del tempo che passa, anche se gli anni non hanno cambiato il suo spirito libero e le sue passioni.
Un rocker è per sempre
Oggi non lo troviamo più al centro di nessuna difesa ma capita ancora di vederlo con una chitarra in mano mentre, tra un’analisi tattica e un’opinione insieme ad altri ex colleghi, si lascia andare a quello che resta uno dei suoi amori più grandi. Il legame con Padova e con quel gruppo che per due anni cercò di restare in Serie A è rimasto forte. E in Italia, quando si parla dello sbarco dei nuovi americani, da McKennie a Reynolds, in tanti ripensano a lui. “Negli anni ’90 c’era Lalas, la rockstar del pallone!”. Un’etichetta che non ha scadenza per chi, quasi trent’anni fa, ha mescolato per primo l’universo del soccer a quello della musica. Con il sorriso spensierato e la voglia di scoprire l’America in un Padova che con lui ha superato i confini.