Rory Delap, La catapulta dei Potters
Dal 1996 al 2018 l’Arsenal ha avuto un’unica guida tecnica, quella di Arsene Wenger. L’allenatore più longevo della storia dei Gunners, nonché il più vincente. In patria ha vinto praticamente tutto, incluso un campionato riuscendo a mantenere il numero ZERO nella casella delle sconfitte. In Europa ha vinto decisamente meno, anzi nulla. E’ l’unico allenatore ad aver perso almeno una finale delle tre principali competizioni europee: Coppa delle Coppe, Coppa Uefa e Champions League.
1667 le volte che si è seduto su una panchina da allenatore. Nel mondo del calcio le ha viste praticamente tutte.
Quasi tutte.
Un sabato di inizio novembre 2008 si presentò alle interviste post partita di un match perso visibilmente irritato. Perché quello che gli era appena accaduto non lo aveva mai visto prima.
Il sempre ostico Stoke City
A Stoke-on-Trent, e al Britannia Stadium in particolare, ci sono due cose da temere.
In primis, il vento. Che a Stoke-on-Trent soffia come in poche altre parti d’Europa. Una delle cose peggiori che vi possa capitare nella vita è trovarvi lì a tentare di mettere in piedi un castello di carte. Al Britannia Stadium il rituale del sorteggio prima del calcio d’inizio diventa importante come in nessun altro stadio. Perché se sbagli la scelta del campo e ti ritrovi controvento, sono davvero dolori.
La seconda cosa da temere è la tignosità di una squadra come quella dello Stoke City. Il secondo club più antico del calcio inglese, che di periodi di successi non ne ha praticamente mai vissuti. Ma ha sempre saputo mettere in campo squadre compatte, dure, difficili da affrontare. Battere i Potters è sempre un’impresa non banale.
A questi due fattori, nella stagione 2008-2009 il manager Tony Pulis ne aggiunge un terzo. Un irlandese di 183 cm, non dotato di piedi chissà quanto raffinati. Ma in possesso di una qualità in grado, da sola, di cambiare le partite. Si chiama Rory Delap e indossa la maglia numero 24.
Il giavellottista: l’arma segreta di Tony Pulis
Rory Delap, che in realtà è nato in Inghilterra, vicino a Birmingham, a scuola eccelleva in particolare in una materia: l’educazione fisica. Oltre a una già ottima prestanza atletica, Rory aggiunge una speciale abilità in una disciplina sportiva in particolare: il lancio del giavellotto.
Il suo professore già sogna di farne un bimbo-prodigio di questa disciplina. Ma a Rory piace giocare a calcio, sport che già pratica con discreto successo. E che continuerà a praticare, con buona pace del suo speranzoso insegnante.
Gli inizi al Carlisle United, prima nelle giovanili e quindi in prima squadra. Poi il passaggio al Derby County, dove ha l’occasione di giocare in Premier League in pianta stabile. Esterno destro, occasionalmente anche terzino. Il classico giocatore duttile e generoso, che ogni allenatore vorrebbe avere.
Nel 2007 approda allo Stoke City, contribuendo alla promozione dei Potters, che tornano così in Premier dopo 4 anni di purgatorio.
Sulla panchina siede Tony Pulis. Un allenatore molto pragmatico, che bada al sodo. Non si vergogna a difendere il risultato con tutti i propri effettivi, in Italia verrebbe definito un “catenacciaro”. La sua strategia però si rivela estremamente efficace, tanto che, nella sua carriera, Pulis non ha mai conosciuto l’amarezza di una retrocessione.
Lo Stoke che inizia la stagione 2008/2009 è plasmato a immagine e somiglianza del proprio allenatore.
Un portiere di esperienza come Sorensen in grado di pilotare le letture dei compagni. Un centrale fisico e abile nel gioco aereo come Shawcross, un rubapalloni in mezzo al campo come l’irlandese Whelan, e due attaccanti magari poco prolifici, ma di grande sacrificio, come il giamaicano Fuller e il maliano Sidibe.I bookmakers non paiono molto convinti nelle possibilità di salvezza dei Potters. Troppa poca qualità. Secondo molti, per Pulis è arrivato il momento di assaporare il gusto amaro del fallimento.
Tony però ha un’arma segreta. Ha notato, già durante la stagione precedente, che il suo esterno destro Rory Delap si diverte in allenamento a sfidare i compagni a chi manda il pallone più distante con le mani. Una sfida che Rory vince puntualmente. E a mani basse.
A Pulis viene un’idea geniale. Sfruttare queste doti, che gli derivano proprio dal suo passato da giavellottista. Incarica così Rory Delap della battuta di qualsiasi rimessa laterale nella sua fascia di competenza. All’occorrenza, nei minuti finali, si incaricherà anche di quelle nell’altra fascia. E quando Delap si appresterà alla battuta, i compagni dovranno sistemarsi in area di rigore pronti a saltare. Come fosse un calcio d’angolo. Per gli avversari sarà difficilissimo, praticamente impossibile, prendere adeguate contromisure.
Gli asciugamani, presagio di sventura
Il 1 novembre 2008 al Britannia Stadium arriva un ambizioso Arsenal. Non più la squadra degli Invincibili, ma una formazione di livello comunque molto alto, che vede tra i propri ranghi elementi del calibro di Kolo Tourè, Fabregas, Ramsey, Walcott e Van Persie. L’obiettivo minimo dei Gunners è la top 4, eventualmente si proverà a rompere le scatole alle corazzate United, Liverpool e Chelsea nella lotta al titolo.
Poco prima del fischio d’inizio di Rob Styles si nota un collaboratore con la tuta dello Stoke disseminare le fasce laterali di asciugamani. Chissà come mai. Forse i Potters hanno problemi di sudorazione eccessiva. Ma con questo vento? Mah.
La partita inizia, e lo Stoke sistema subito 9, a volte 10, giocatori dietro la linea del pallone, col chiaro obiettivo di non prenderle. Il vento soffia forte. Wenger capisce subito che sarà un pomeriggio difficile.
All’11esimo minuto, il fattaccio. Rimessa laterale dal lato destro. Delap prende uno degli asciugamani e lo passa con cura sul pallone. Poi prende una breve rincorsa e comincia a correre. Dalle sue mani parte una folgore che attraversa tutta la trequarti campo dei Gunners, per terminare la propria corsa sul secondo palo. Dove Fuller ha la meglio in un duello di lotta greco-romana con Tourè. La palla rotola alle spalle di Almunia e lo Stoke City è in vantaggio.
Wenger si alza e si staglia in piedi, coperto dal suo sempre lungo cappotto. Vorrebbe dire qualcosa ai suoi, non è possibile subire gol da rimessa laterale! Ma non sapendo bene cosa dire, preferisce infondere tranquillità alla squadra. Che cerca subito di riprendere il controllo della partita, faticando però terribilmente a bucare la difesa dei Potters. Che ora, a vantaggio ottenuto, si fa ancora più densa, rendendo la trequarti campo una vera tonnara.
A inizio ripresa la situazione non si sblocca, e Wenger decide di schierare l’artiglieria pesante. Dentro Walcott e Van Persie (inizialmente risparmiati), fuori Sagna e Denilson. Poi Adebayor si fa male, ed entra anche il messicano Vela. L’Arsenal, con 4 attaccanti, pianta le tende nella metà campo dei Potters, che resistono.
Al 73esimo, il copione si ripete. Altra rimessa laterale, dallo stesso lato dove è nato il primo gol. Delap prende di nuovo il suo asciugamano e accarezza il pallone. Questa volta sa che l’avversario se lo aspetta. Sono tutti là, in the box. Per un attimo gli viene anche l’idea di sorprendere tutti e battere corto, ma Pulis dice NO. Si va dentro.
Rincorsa, altra palla infuocata catapultata in area di rigore. Una spizzata. Poi il basso ventre di Olofinjana spinge la palla di nuovo alle spalle di Almunia. Ed è 2 a 0.
Wenger è incredulo, vorrebbe protestare, ma non sa bene con chi. Pulis invece si gode il funzionamento del suo “perfect plan”.
A qualcuno nell’Arsenal saltano i nervi. A Van Persie in particolare, che addirittura carica il portiere e viene espulso. Theo Walcott fa le spese del gioco duro dello Stoke, e deve abbandonare il campo infortunato, lasciando i suoi in 10 uomini. Un bolide di Clichy accorcerà le distanze al 94esimo, quando ormai è troppo tardi.
Ha vinto lo Stoke.
La furia di Arsene, la lezione di Rory
A fine partita ai microfoni si presenta un Wenger furibondo. Parlerà di scandalo, chiedendo di cambiare le regole del gioco per far battere le rimesse con i piedi piuttosto che con le mani. Susciterà l’ilarità di tutto il Regno Unito.
Rory Delap invece sarà un fattore per la tranquilla salvezza dello Stoke City. Le sue rimesse laterali faranno tremare le difese di tutto il campionato. Solo a fine novembre, dei 13 gol della sua squadra, 7 verranno propiziati dalla sua lunga gittata.
Fino al 2013 seminerà il panico in maglia Potters, prima di chiudere la carriera al Barnsely e al Burton Albion. Per poi tornare a Stoke-On-Trent da assistente tecnico, ruolo che ricopre anche attualmente.
Al Britannia Stadium lo ricorderanno per sempre come Delapidator. La sua tecnica verrà copincollata in tutto il mondo, e tuttora sono sempre di più i giocatori che adottano “la catapulta” nei falli laterali. Per il mondo del calcio sarà probabilmente il miglior battitore di rimesse laterali che la storia ricordi
E l’uomo che convinse Arsene Wenger a cambiare le regole del gioco.