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Oasis, Stone Roses e il fenomeno Madchester

Manchester è una città in cui si canta, si tifa e si sogna. Un luogo dove le chitarre ruggiscono come cori da stadio, mentre il pallone rotola seguendo melodie che abitano la memoria collettiva. Qui la sfida non si consuma soltanto sul prato verde, ma prende forma anche sui palchi dei festival e nei pub di quartiere, tra una canzone urlata a squarciagola e una pinta di birra.
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Con la reunion dei fratelli Gallagher, la metropoli inglese sta riscoprendo i fasti vissuti tra l’esplosione della scena Madchester, con gli Stone Roses come capofila, e il britpop anni ’90 targato Oasis.

Una città con due anime: quella degli Oasis che incarna il cuore operaio e fiero del City, e quella degli The Stone Roses che riflette lo spirito più underground e “red” della sponda United.

Oasis e Manchester City: è sempre il football a comandare

Dopo sedici anni di silenzi e tensioni, Liam e Noel tornano sullo stesso palco. Lo fanno con un tour che non è solo un evento musicale, ma una celebrazione collettiva. Tutto prende forma alla vigilia della finale di Champions del 2023, quando Liam twitta una promessa che sa di provocazione: “Se vinciamo la Champions, riformiamo gli Oasis.”

In pochi ci credono, ma il City vince. E quel tweet diventa realtà. Un sogno che va oltre il calcio e che riporta la band simbolo della working class sulle scene. Nell’incredulita’ generale. 

L’amore tra i Gallagher e il Man City nasce a Burnage, un sobborgo caratterizzato da strade grigie e speranze pronte a fallire. Tifare gli “SkyBlues”, negli anni in cui il club fatica e lo United fa incetta di trofei, è un atto di fede, quasi un gesto politico. Quando Definitely Maybe esce nel 1994, il City attraversa anni difficili. Però quell’album diventa un inno generazionale, una dichiarazione d’identità per chi cresce tra le case popolari sognando l'agognato riscatto. 

Ed è con quello stesso spirito che si riempie il Maine Road ogni maledetto sabato pomeriggio, ben prima dell’era globale dell’Etihad Stadium. Basterebbe guardare la pellicola “Jimmy Grimble” per capirne esattamente il contesto, ma questa è un’altra storia.

Nel 2024, quella simbiosi si rinnova con una maglia celebrativa: la terza divisa del City disegnata da Noel in persona omaggia la copertina di Definitely Maybe, nel 30esimo anniversario dalla pubblicazione. Un gesto che mescola estetica, orgoglio e successo. Con uno spot, targato Puma, divenuto iconico per il popolo Citizens.

Alcuni brani degli Oasis sono colonne sonore non ufficiali del club: Wonderwall risuona a ogni match e Don’t Look Back in Anger unisce tifosi e giocatori, tra storiche vittorie e cocenti delusioni. Entrambe le tracce sono presenti in un altro album biblico della band, (What's the Story) Morning Glory?, che compirà anch'esso trent’anni alla fine del 2025.

Ed entra di diritto in questa soundtrack BritFootball anche “D’You Know What I Mean?”, che Noel dedica a sorpresa a Pep Guardiola durante uno dei live reunion del 11 luglio scorso a Heaton Park, nel cuore di casa loro. La folla si agita, qualcuno fischia, ma Noel non si trattiene: Chi cazzo state fischiando?”. Difende Pep senza esitazioni e tra il pubblico lui sorride, divertito. Manchester vibra e la leggenda continua.

Ai ragazzi di Burnage va anche riconosciuto il merito di aver plasmato una nuova sottocultura all'interno degli stadi inglesi fondendo musica e identità urban. Con le loro canzoni che riecheggiano sugli spalti del Regno Unito, e non solo. 

L’abbigliamento di Liam, parka con jeans slim e sneaker, è diventato uniforme da stadio, simbolo di appartenenza a quel movimento culturale figlio del britpop. Come la squadra del cuore, gli Oasis sono un’idea da indossare, vivere e cantare. In ogni stand, un pezzo della loro eredità resiste e vive, tra stile, orgoglio e spirito britannico.

La storia tra Oasis e City non è solo calcio o musica. È il racconto di una comunità unita da un sogno condiviso, che ha trovato nel sound la propria rivalsa. Al centro, la voce di due fratelli capaci di trasformare passione e determinazione in un fenomeno unico nel suo genere. Intorno a loro, una band che non è solo un gruppo musicale, ma il simbolo di un’identità collettiva. 

Una sola voce e una sola unica bandiera, quella del City.

Roses Are Red

Dal versante opposto della città, i The Stone Roses portano sul palco l’anima dello United. La chitarra di John Squire, la voce incendiaria di Ian Brown, i riff di Mani e il groove martellante di Reni. Chiunque di loro potrebbe rappresentare l’alter ego perfetto di Liam e Noel. Il calcio per la band è un rito con un unico motivo conduttore: il sostegno incondizionato ai Red Devils.

This Is the One, traccia simbolo dell’album d’esordio, diventa così l'inno di Old Trafford, un canto che precede ogni battaglia sul campo.

Nel 2024, Adidas e United raccontano questa storia con Roses Are Red: una campagna dallo stile visionario e nostalgico, dove si intrecciano le emozioni di una leggenda United come Gary Neville con l'amore incondizionato delle gente che calca gli spalti del “Theatre of Dreams”, tra flashback musicali della scena Madchester firmata Roses e parole cariche di trasporto emotivo. 

Il nome del progetto gioca con la doppia valenza della rosa rossa del club, simbolo anche del Lancashire, e del nome della band. La colonna sonora è, naturalmente, This Is the One, e ciò che colpisce non è solo la sua forza evocativa, bensì il profondo senso di appartenenza che lo spot riesce a trasmettere.

E poco importa se oggi la band non è più in attività, la loro eredità riecheggia ancora forte tra i gradoni dello Stretford End. Quello stesso settore dove capeggia uno striscione con la scritta "One Love – Stretford End – MUFC", un omaggio a un singolo del gruppo del 1990. Una vera dichiarazione d'amore nei confronti della band a tinte roses.

Una capitale della musica

Oasis e Stone Roses sono soltanto la punta di un iceberg che affonda le sue radici in una tradizione musicale travolgente.

Negli anni ’80 e ’90, Manchester rivoluziona la musica. Ian Curtis guida i Joy Division da cui nascono successivamente i New Order. I The Smiths dipingono malinconiche introspettive con le parole di Morrissey e le chitarre di Johnny Marr.

Nel cuore pulsante della città, pub e cantine diventano laboratorio di contaminazioni tra rock e acid house. È da qui che la scena Madchester decolla, con gli Happy Mondays, gli Inspiral Carpets e mille altri che rendono la città un faro di assoluta ispirazione per le band di tutto il mondo.

Una rivalità mai nata

Manchester resta sempre la vera protagonista. Essere per gli Stone Roses o per gli Oasis è spesso una questione di radici, di suoni ascoltati da bambini o di sciarpe indossate in età adolescenziale. Se Liam e Noel impersonano la rivendicazione di chi viene dalla periferia, i Roses rappresentano la raffinatezza acida e psichedelica di chi attraversa la città a testa alta, nonostante tutto.

Eppure la musica unisce dove il calcio spesso divide. Noel riconosce negli Stone Roses un’influenza fondamentale nella genesi degli Oasis, mentre Liam pubblica, nel 2024, un album con John Squire. Le leggende della musica che superano le divisioni calcistiche, oltre ogni più fervida immaginazione.

A differenza della faida tutta made in England tra Oasis e Blur; qui la rivalità assume toni forti, scanditi da frecciatine reciproche che vogliono rimarcare una leadership a livello nazionale. Un dualismo che ha tutto il sapore del football: City contro Chelsea. Non potrebbe essere altrimenti.

Ma ogni cosa arriva al suo tempo, e sorprende che sia Damon Albarn, frontman dei Blur, a riconoscerlo con classe: «Possiamo dire senza problemi che gli Oasis hanno vinto tutto: la battaglia, la guerra, l’intera campagna militare del britpop».

Una resa elegante, un tributo, un “pasillo de honor”.

City or United?

La Madchester e il Britpop nascono dallo stesso background. Palchi e curve si confondono, così come cori e ritornelli.
Manchester amplifica tutto. Trasforma il rumore in racconto. Resta ruvida, a tratti brutale, ma sempre autentica. Una città che vibra al ritmo di melodie iconiche, sia all’Etihad che all’Old Trafford.

Perché scegliere tra City e United, tra Oasis e Stone Roses, è solo una sfumatura in una narrazione che unisce e non divide. 

A Manchester, tutto convive: rivalità, musica e sogni. E proprio lì, nella città che vive di contrasti, ogni scelta diventa parte di un’unica, grande storia.

Racconto a cura di Giuseppe Vassallo

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