La storia del boxing day
È entrato da anni oramai di diritto all’interno di quel pacchetto chiamato “immancabili tradizioni”, da aprire solo e rigorosamente durante il periodo delle feste. A conclusione di una 3 giorni passata, quasi completamente, dalla maggior parte delle persone con le gambe sotto la tavola, circondati da amici e parenti.
Dopo la cena della Vigilia e il pranzo di Natale, il 26, nel giorno dedicato dalla religione cristiana a Santo Stefano protomartire, il primo dei sette diaconi chiamato ad aiutare gli apostoli a diffondere il Verbo, arriva il Boxing Day. E quindi, magari dopo una corsetta mattutina, giusto per smaltire le pantagrueliche abbuffate dei giorni precedenti, non resta che accomodarsi sul divano e accendere la televisione, mentre i più fortunati, principalmente i sudditi di Re Carlo, possono addirittura recarsi allo stadio.
Perché il 26 si gioca. A calcio principalmente, ma pure a rugby. E all’ippodromo di Kempton Park, nella contea del Surrey, si corre il tradizionale “King George VI Chases”.
Andiamo a scoprire l’origine del mito del “giorno delle scatole” e perché nel Regno Unito è diventata la data, la partita che all’uscita dei calendari tutti vanno immediatamente a cercare.
Il giorno delle scatole
Letteralmente è “il giorno delle scatole”. Questo perché nei paesi del Commonwealth era il giorno in cui le agiate e facoltose famiglie britanniche erano solite donare alla propria servitù delle scatole, appunto, contenenti per lo più generi di prima necessità, come vestiti e viveri.
Con il passare degli anni, come spesso accade, la tradizione è leggermente mutata. Oggi è il giorno in cui si è soliti donare qualcosa più in generale alle persone maggiormente bisognose, e spesso a finire nelle scatole sono i regali più indigesti ricevuti il giorno precedente. Una tradizione nata nell’Ottocento britannico, ma che la Chiesa Cattolica ha deciso di seguire quasi pedissequamente, ed è per questo che non c’è da stupirsi nel vedere delle scatoline più piccole, fuori dai luoghi di culto, per raccogliere le offerte dei fedeli, da distribuire poi alle famiglie più povere della diocesi.
Più recentemente, il giorno di Santo Stefano è coinciso con la data di partenza dei saldi. Una tradizione, questa, un po' affievolitasi nel corso degli anni, ma nella quale il minimo comune denominatore rimangono le scatole, dal momento che, con i negozi presi d’assalto di persone golose di sfruttare i ribassi dei prezzi, è possibile notare le cataste di cartone ammucchiate fuori dalle attività commerciali.
1860. Nasce il calcio
Nel 1860 in Gran Bretagna arriva il calcio, destinato a cambiare per sempre la vita e le abitudini del popolo inglese e non solo.
Il 26 dicembre 1860 va in scena, infatti, a Sheffield la prima partita di calcio della storia. A sfidarsi due tra le squadre più antiche del mondo: lo Sheffield Fc e l’Hallam Fc, in un primordiale derby di Sheffield.
Con la nascita della First Division, antesignana dell’attuale e più moderna Premier League, la partita del 26 entra ufficialmente nella tradizione. Nei primi anni, addirittura, si giocavano due partite di andata e ritorno, a Natale e a Santo Stefano, che spesso vedevano contrapporsi due squadre della stessa città. Si cercava, infatti, di studiare i calendari ad hoc, in modo da far disputare i derby durante le feste, giorni in cui storicamente, con la sospensione del lavoro, i tifosi avevano più possibilità di accedere agli impianti. Un po' quello che ancora oggi accade nell’NBA americana, dove a essere perno della tradizione e il “Christmas Day”, giorno in cui vengono dirottate tutte le partite più interessanti dell’intricatissimo calendario.
Negli anni la partita di Natale viene abbandonata, lasciando spazio solo al Boxing Day del 26. Come avviene anche oggi, in tempi molto più recenti. Addirittura, in barba alle logiche televisive, destinate poi inesorabilmente a prendere il sopravvento, fino ai primi anni dell’attuale millennio il programma prevedeva tutte le partite lo stesso giorno alla stessa ora, fatto salvo per l’anticipo di pranzo (il cosiddetto “lunch match”) e il posticipo del tardo pomeriggio, solitamente destinato alla gara più accattivante in termini di classifica
Gli storici Boxing day
Nel corso dei decenni sono tanti i Boxing Day passati alla storia.
Il giorno delle scatole del 1962 segna la fine della carriera di calciatore di uno dei più promettenti attaccanti della Nazionale Inglese, destinato secondo gli addetti ai lavori a essere il centroattacco titolare agli oramai prossimi mondiali cileni. In una partita più simile a un match di hockey su ghiaccio che di football, per la tanta neve caduta nel Regno durante i giorni precedenti, Brian Clough, centravanti del Sunderland, scivola nel tentativo di recuperare un pallone, franando rovinosamente addosso al portiere del Bury, e salutando per sempre il suo legamento crociato. Sarà forse proprio quell’episodio a cambiare il destino dello stesso Clough, che diventerà, negli anni a venire, il miglior allenatore inglese della storia, andando a vincere improbabili titoli e coppe dei campioni alla guida di club come il Derby County e il Nottingham Forest.
È l’anno del Big Freeze, un imponente ondata di maltempo che di fatto, nei giorni seguenti, costringerà la federazione a sospendere diverse partite, e a farne le spese sarà pure il leggendario terzo turno della Coppa d’Inghilterra, rimandato sostanzialmente in blocco (ma questa è un'altra storia).
Il mondo del calcio farà pace con il Boxing Day l’anno successivo. Il 26 dicembre 1963 si tocca infatti un record inarrivabile di 66 gol segnati durante il giorno delle scatole, una media di 7 reti per partita. Il 2 a 0 del Leicester, in casa contro l’Everton, risulterà alla fine essere il risultato più misero. Tolte le passeggiate di salute di Liverpool e Chelsea (rispettivamente 6-1 contro lo Stoke City e 5-1 in casa del Blackpool), ci saranno pareggi ricchissimi di gol ed emozioni (come il 3-3 finale di Nottingham Forest-Sheffield United e Wolverhampton-Aston Villa, o addirittura il 4-4 tra West Bromwich Albion e Tottenham) e autentiche “scoppole”, anche per squadre da sempre leggendarie per il football d’Oltremanica: il Manchester United di Matt Busby uscirà sepolto di reti dalla trasferta di Burnley (6-1); identico destino per il West Ham, che ne prende 8 in casa dal Blackburn Rovers; il Fulham, a Craven Cottage, va addirittura in doppia cifra contro l’Ipswich Town.
Quella giornata passerà alla storia anche per gli 800 km percorsi da tifosi e giocatori del Chelsea per giocare nel profondo nord contro il Blackpool, ancora oggi il più scomodo away game disputato nel giorno di Santo Stefano.
Durante il Boxing Day sono stati anche segnati alcuni dei gol più iconici nella storia del campionato inglese. Come la straordinaria mezza rovesciata di Trevor Sinclair su assist di Joe Cole in un West Ham-Derby County del 2001, o il “colpo dello scorpione” dell’armeno Mkhitaryan contro il Sunderland a Old Trafford nel 2016. Strepitosa anche la serprentina di David Ginola, che con la maglia del Tottenham salta 5 giocatori del Watford prima di insaccare e correre ad esultare.
Nel lontano 1920 ci fu pure un Boxing Day che non piacque alla Football Association. Di fronte le Dick Kerr’s Ladies, squadra femminile del reggimento militare di Preston, e il St. Helen’s, squadra di ragazze della periferia di Liverpool, per quello che, ancora oggi, rimane probabilmente il primo match di calcio femminile della storia. 53 mila le persone presenti, quel giorno, a Goodison Park, casa dell’Everton. 10 mila i tifosi rimasti fuori perché sprovvisti di biglietto. In totale quasi 65mila anime per un match non organizzato dalla FA, con buona pace dei cravattati signori del football d’oltremanica.
Curiosando nelle statistiche si legge che, nell’odierna Premier League (e quindi dal 1992) la squadra più vincente del Boxing Day è il Manchester United, grazie soprattutto ai fasti dell’era Ferguson. Molto magro invece il bottino dell’Aston Villa, vittorioso solo 5 volte su 25. Malissimo invece Sheffield United, Bournemouth e Brentford, ancora a secco di sorrisi in questo giorno speciale.
Nella classifica marcatori di Santo Stefano in testa svetta Harry Kane, in rete in 10 occasioni e evidentemente rapido a digerire le abbuffate natalizie. Secondo posto per il Dio della Kop di Liverpool Robbie Fowler, a segno 9 volte (7 curiosamente lontando da Anfield). Terza posizione per il re dei bomber inglesi, Alan Shearer, a pari merito con l’irlandese Robbie Keane, transitato anche in Italia come una meteora con la maglia dell’Inter.
E quest’anno come andrà? Chi è in Inghilterra a quest’ora è già al pub, con immancabile cappello da Babbo Natale e pinta d’ordinanza rigorosamente a portata. A noi non resta che metterci comodi sul divano e gustarci lo spettacolo