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Arturo Di Napoli, il sinistro del Re

I 29 giorni che fecero innamorare i tifosi del Vicenza e gli appassionati della serie A di Arturo Di Napoli. Il ragazzo milanese, dal mancino squisito, diventato Re Artù nel suo viaggio in provincia.
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Arturo Di Napoli - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Chi nella seconda metà degli anni ’90 ha avuto l’onore e il privilegio di tifare il Lanerossi Vicenza (all’epoca: Vicenza Calcio), ha riempito il bagagliaio di ricordi. Belli e meno belli.

Si ricorderà sicuramente di Guidolin, l’allenatore dei miracoli. Di Pieraldo Dalle Carbonare, l’enorme presidente. Si ricordera dei grandi capitani, da Giovanni Lopez a Mimmo Di Carlo, passando per Fabio Viviani. Si ricorderà anche di quella serata a Londra, del gol annullato ingiustamente. Oppure delle trasferte europee in Polonia, Olanda e Ucraina.

Si ricorderà della meravigliosa cavalcata della Coppa Italia, con le notti insonni prima del ritorno col Napoli. Ma anche dell’annata con Colomba e Reja, del duro ritorno sulla terra e dell’amara retrocessione in serie B.

Si ricorderà di Luiso, Otero, Ambrosetti, Brivio, Maini. E poi Zauli, lo Zidane della provincia! Mamma mia che giocatore!

Si ricorderà sicuramente anche di Arturo Di Napoli. 

Quel ragazzo milanese, con la faccia da ragazzino e la maglia col numero 20 sulle spalle. A cui è bastata una stagione in biancorosso per folgorare l’esigente e competente pubblico del Menti. Un amore a prima vista, che come tante grandi passioni è durato troppo poco. Ma non così tanto da non essere ricordato con enorme affetto. 

Lo stesso affetto che tuttora lega colui che da Vicenza in poi diventerà Re Artù alla tifoseria della Nobile Provinciale

Il gol di Arturo Di Napoli con la maglia della Salernitana su punizione contro il Taranto

Riserva di Ronaldo? No, grazie

Siamo all’alba della stagione sportiva 1997/1998. Allenatore: ancora, ovviamente, Francesco Guidolin.

Arturo Di Napoli arriva al Vicenza in prestito dall’Inter. Ha disputato due stagioni di apprendistato, da giovanissimo, ad Acireale e a Gualdo, in serie C. Poi è finito a Napoli, prima di essere richiamato alla casa base nel gennaio del 96.

Ha deciso di non rimanere all’Inter. Nonostante possa sembrare l’occasione della vita, per un attaccante di 23 anni, lui fa le valigie perché vuole giocare, vuole essere protagonista. A Milano gli hanno spiegato che dovrà accontentarsi di fare il quarto, forse quinto attaccante, perché dal Barcellona è arrivato un fenomeno che sarà il centro del sistema solare nerazzurro per i prossimi anni (peccato non si tratti di UN fenomeno qualsiasi, ma DEL Fenomeno: Ronaldo Luis Nazario Da Lima).

Lui risponde “no grazie”. Gli spiegano che tra le offerte ricevute per averlo in prestito c’è, appunto, quella del Vicenza, e lui decide che quella può essere la soluzione giusta per iniziare a camminare con le proprie gambe nel mondo del pallone. E approda così all’ombra dei berici.

Un Menti da conquistare

A Vicenza c’è da sgobbare per trovare spazio, i capitani sopracitati glielo spiegano subito: c’è da entrare innanzitutto nelle idee tattiche di Guidolin, e già non è facile. Inoltre, in rosa c’è una concorrenza niente male: è rimasto l’avioncito Otero, intoccabile, e dal Piacenza è arrivato il bomber Pasquale Luiso, che sarà inevitabilmente il 9 titolare.

In più il Lane ha acquistato dal Ravenna uno spilungone di 188 cm, che si dice sia un gran bel calciatore, e a Guidolin stuzzica l’idea di giocare con lui trequartista dietro un’unica punta. Si chiama Lamberto Zauli, e a tutti dimostrerà effettivamente di essere un gran bel calciatore.

Arturo, sulla carta, andrebbe a prendere il posto che è stato di Giovanni Cornacchini. Il bomber tascabile, il bello di notte. Una seconda linea pronta a ritagliarsi il proprio spazio e dare un contributo ogni qual volta il mister lo chiami in causa.

Qualcuno al Menti nutre qualche perplessità sul fatto che questo mancino milanese ce la possa fare. Anche perché, al netto di 10 gol con la maglia del Gualdo, in tutte le altre annate ha fatto appena intravedere le sue qualità. Sarà all’altezza?

Ebbene. Gli basteranno esattamente 29 giorni. Non solo farà ricredere gli scettici: qualcuno arriverà a pensare che il vero Fenomeno lo ha comprato il Vicenza, non l’Inter.

29 giorni di super Di Napoli

Dal 31 agosto al 28 settembre. In questi 29 giorni Arturo fa come chi deve vendere un automobile a un potenziale cliente. Gliela presenta, descrivendola in pompa magna. Gliela mostra, elencandone le caratteristiche tecniche. Per poi passare alla dimostrazione, mettendo sotto gli occhi dell’utente tutti quelli che sono gli accessori di cui è dotata, nel dettaglio.

31 agosto 1997. Sampdoria – Vicenza. IL DRIBBLING.

Nello sfortunato esordio di Marassi, dopo il vantaggio blucerchiato di Boghossian, Di Napoli sfrutta uno splendido movimento di Luiso, che gli apre le acque manco si trovasse sul Mar Rosso. Arturo punta due avversari, con una serpentina li manda uno per uno al bar dello stadio a ordinare cappuccini e spedisce un fendente diagonale di sinistro alle spalle di Ferron. 1 a 1. Come si dice? Chi ben comincia…

3 settembre. Pescara – Vicenza. Coppa Italia. L’ABILITA’ BALISTICA.

Match più complicato del previsto per il Lane. Il Pescara del vicentino doc Viscidi oppone una strenua resistenza, e dall’80esimo i ragazzi di Guidolin sono pure in 10 perché è stato espulso Dicara. Ci vuole un episodio, un lampo, un colpo di genio. Al minuto 93 Di Napoli si guadagna una preziosa punizione dal limite. Si incarica della battuta e spedisce un celestiale arcobaleno a morire all’incrocio dei pali, alle spalle dell’incolpevole Bordoni. Hai capito il ragazzo?

14 settembre. Vicenza – Piacenza. IL MANCINO VELLUTATO.

Esordio al Menti in cui Luiso e Ambrosetti rimontano lo svantaggio iniziale di Tramezzani. A chiudere la partita ci pensa, manco a dirlo, Di Napoli: discesa devastante ancora di Ambrosetti sulla sinistra, scarico a rimorchio per l’ex Gualdo che di sinistro, senza guardare, manda alle spalle del gigantesco Sereni sul secondo palo. Ok, questo è forte vero.

18 settembre. Vicenza – Legia Varsavia. Coppa delle Coppe. L’ASSIST.

Altro esordio, stavolta europeo. I biancorossi partono col botto, spavaldi già dai primissimi minuti. Dopo 10 giri di lancette Arturo semina il panico nella difesa polacca, ridicolizza con un sombrero un impronunciabile difensore, e con uno squisito pallonetto incarta un pacco regalo per la testa di Luiso, che a porta vuota non può sbagliare. E meno male che dicevano fosse egoista!

21 settembre. Vicenza – Napoli. IL SENSO DEL GOL.

Rivincita della finale di coppa dell’anno precedente. Match sentitissimo da entrambe le tifoserie. Al minuto 17 Dicara svetta di testa su corner, Taglialatela si addormenta e calcola male la traiettoria del pallone, che sbatte sulla traversa e torna in campo. Da metri zero arriva il piattone di Di Napoli, ed è 1 a 0. Eh beh, se segna pure così.

28 settembre. Milan – Vicenza. LA CAPACITA’ DI DETERMINARE.

Alla Scala del Calcio, Vicenza stanco dall’impegno di Coppa Italia e Milan, ovviamente, strafavorito. Prima dell’intervallo, punizione dai 30 metri. Tutti si aspettano il bolide di Ambrosetti, invece tira lui: Arturo. Sinistro a giro, già visto a Pescara. Ma stavolta da più distante. Palla a fil di palo. Taibi vola ma la graffia solo. È 1 a 0. 23 anni dopo l’impresa targata Faloppa-Damiani, il Lane batte il Diavolo e sbanca San Siro. Basta, lo amo già alla follia!

La vittoria del Vicenza a San Siro contro il Milan grazie al gol decisivo di Arturo Di Napoli

Arturo diventa Re

Basta questo, non serve raccontare altro. La stagione proseguirà, con una salvezza senza eccessivi patemi in campionato, e un’eliminazione in semifinale contro il Chelsea a Stamford Bridge che ancora grida vendetta.

Non ci saranno tanti altri gol di Di Napoli, perché, effettivamente, da un certo momento in poi, Zauli si prende le chiavi del Vicenza e Guidolin cambia sistema di gioco, riducendo inevitabilmente lo spazio per il suo numero 20.

Arturo si inventerà una carriera da Re, Re Artù, in provincia. Empoli, Piacenza, Venezia, Palermo, Messina (dove decide di fermarsi qualche anno in più del solito), Salernitana.

Tanti i gol, tante le magie messe in tela con quel sinistro divino di cui dispone. Tante le tifoserie che si innamoreranno perdutamente di lui, e che ancora oggi lo ricordano con affetto.

Tra queste, il pubblico del Menti. Al quale bastò un anno, ma che dico un anno? 29 giorni, per capire che al Lane quell’estate era arrivato un vero Re.

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