Arena Civica di Milano
Viale Byron a Milano è una via che costeggia il Parco Sempione, a pochi passi dall’Arco della Pace. Se si attraversa questa via si costeggia un luogo sportivo molto noto in città e a livello nazionale, che nasce all’inizio come luogo non dedito ad eventi sportivi, ma alle celebrazioni.
Questo luogo è l’Arena Civica, oggi lo stadio più vecchio d’Italia e d’Europa, teatro fino alla scorsa stagione delle partite della terza squadra di Milano, l’Alcione, che in quel “tempio” si è costruita la sua prima promozione tra i professionisti. Peccato che la squadra arancione non vi giocherà il suo primo campionato “pro” scendendo in campo a Fiorenzuola d’Arda, a oltre cento chilometri di distanza. Il motivo?
Beh scopriamolo insieme. Nulla di negativo, salvo che l’Arena Civica è un luogo del culto laico sportivo.
Dove è la sua sacralità? C’è da tornare al 1805 …
Dalle naumachie alle prime attività sportive
Nel 1805 la città di Milano fa parte del Regno d’Italia napoleonico, ne è la capitale e ha una popolazione di circa 120mila abitanti. Chi governa veramente a Milano è Napoleone Bonaparte. E quell’anno una commissione milanese ad hoc decide di costruire in città un luogo dedito alle feste e alle celebrazioni. L’allora amministrazione comunale dà l’incarico di costruire quel luogo all’architetto neoclassico svizzero Luigi Canonica, già creatore del Foro Bonaparte di Milano.
Canonica stila il progetto e il 18 agosto 1807 la struttura è inaugurata davanti a Napoleone con il nome di “anfiteatro”, prendendo spunto dalle strutture dell’antica Roma (in particolare il circo di Massenzio), sostituendo l’idea iniziale di Giovanni Antolini considerata troppo costosa e poco conforme all’idea di Napoleone. L'idea di Canonica, infatti, è scelta perché più economica ed idonea per la città.
L’anfiteatro ha una forma ellittica lunga 238 metri, larga 116 e con una capienza di oltre trentamila spettatori. La struttura è costruita con materiale proveniente dall’abbattimento delle mura di fortificazione del Castello sforzesco ed i resti del castello di Trezzo d’Adda, paese a pochi chilometri a est della città.
Si costruisce anche un edificio adibito a tribuna d’onore con all’interno particolari decorazioni pittoriche: è la “palazzina Appiani”, dal nome di Andrea Appiani, il pittore preferito di Napoleone.
E’ una naumachia ad inaugurare l’impianto, una battaglia navale che si svolgeva ai tempi degli antichi romani. Per l’occasione, l’impianto viene sommerso da acqua presa dai Navigli e dalle rogge circostanti l’anfiteatro.
Nel 1870 l’anfiteatro cambia nome in “Arena Civica” e diventa di proprietà del Comune di Milano: da allora l’Arena Civica diventa luogo di spettacoli teatrali, corse di cavalli, spettacoli circensi, pattinaggio su ghiaccio e giochi pirotecnici. Verso la fine dell’Ottocento diventa anche luogo di gare di ciclismo, allora lo sport più in voga, praticato e seguito dagli italiani: nel 1895 si tengono i campionati italiani di ciclismo.
L’Arena Civica però nel Novecento diventa luogo calcistico, lo sport che iniziava a sostituire il ciclismo nelle attività ricreative (e di passione) degli italiani.
15 maggio 1910, la prima partita della Nazionale
L’Arena Civica diventa famosa perché ospita la prima partita della Nazionale italiana di calcio: è il 15 maggio 1910 e per la prima volta scende n campo la formazione che include i migliori giocatori della allora Prima categoria, la “bis-nonna” dell’odierna Serie A.
La partita è Italia-Francia che, a sua volta, aveva debuttato il 1 maggio 1904 contro il Belgio in casa dei Diavoli rossi. Vince la nostra Nazionale 6-2 con tripletta di Lana e reti di Fossati, Rizzi e Debernardi. La Nazionale scende in campo con una maglia completamente bianca, colore neutro in attesa di adottare un altro colore per le divise.
Il calcio in quel periodo è ancora pionieristico: la Federazione è nata nel 1898 a Torino con il nome di FIF (Federazione Italiana Football) per poi diventare FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio). A volere la nascita di una “Nazionale” per l’Italia è l’allora presidente della Federcalcio, Luigi Bosisio.
Il primo allenatore è Umberto Meazza, membro della commissione tecnica incaricata di scegliere ed allenare i giocatori. Insieme a lui, allora giocatore in forza alla US Milanese, ci sono Alberto Crivelli dell'Ausonia Milano, Agostino Recalcati della US Milanese, Giuseppe Gama Malcher dell’Internazionale Milano e Giannino Camperio del Milan.
Meazza non può convocare i giocatori della Pro Vercelli, la migliore squadra di club del tempo, in quanto i suoi giocatori sono squalificati. Pro Vercelli e Inter finiscono il campionato a pari punti e per assegnare lo scudetto serve uno spareggio.
Il Presidente della FIGC Bosisio si impegna con la Pro Vercelli affinché la gara si disputi dopo l’impegno della Nazionale con la Francia evitando sovrapposizioni con altri impegni dei calciatori della Pro (in particolare in 3, Fresia, Milano II e Innocenti che il 24 aprile dovevano giocare la partita con la Nazionale Militare). Il direttivo federale, invece, fissa la gara proprio il 24 aprile e la risposta del Presidente della Pro Vercelli, Luigi Bozino, è schierare per protesta schiera una squadra di ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, che rimediano una sonora sconfitta (10-3). I calciatori della Pro vengono squalificati per tutto il 1910 (poi la squalifica fu ridotta a settembre) e costretti a saltare la prima e la seconda gara della Nazionale (a Milano con la Francia il 15 maggio e a Budapest con l’Ungheria il 26 maggio).La prima Italia, dunque, nasce senza alcuni tra i calciatori migliori, che in 3 anni avevano vinto 2 volte lo scudetto, rinunciando a vincerne un altro.
L’Arena Civica fa da cornice al debutto della Nazionale con la presenza di oltre 4mila spettatori. Il primo “undici” è composto da Mario de Simoni in porta; difesa con Attilio Treré, Virgilio Fossati, Franco Varisco e capitan Francesco Calì; centrocampo con Giuseppe Rizzi, Domenico Capello, Enrico Debernardi e davanti il “tridente” Boiocchi-Lana-Cevenini I.
In totale, la nostra Nazionale (che adotta il colore azzurro “Savoia” il 6 gennaio 1911, sempre all’Arena Civica, nel match contro l’Ungheria, perso dall’Italia, in quella che è la terza partita assoluta dell’Italia, la seconda casalinga, la seconda in viale Byron) gioca all’Arena Civica sei partite complessive di cui l’ultima il 24 novembre 1935 contro l’Ungheria, terminata 2-2.
I derby della Madunina. La fucilazione di otto antifascisti
Il football diventa lo sport principale giocato all’interno dell’Arena Civica ed entrambe le principali squadre di Milano, il Milan (nato nel dicembre 1899) e l’Ambrosiana (il nome “fascistizzato” dell’Inter, nata il 9 marzo 1908) vi giocano tante partite.
I nerazzurri giocano in viale Byron tra il 1930 ed il 1947, lasciando il campo di via Goldoni in zona Porta Venezia, vincendo nel periodo due scudetti ed una Coppa Italia, mentre il Milan vi gioca tra il 1941 e il 1945, lasciando l’impianto sito nel quartiere di San Siro dove vi giocano dal 1926, per motivi legati alle difficoltà per raggiungere lo stadio e problemi legati al secondo conflitto mondiale.
Nel 1944 l’Arena Civica è scelta anche come sede della “final three” del campionato di Alta Italia tra i Vigili del Fuoco di La Spezia, il Venezia ed il Torino Fiat: a vincere sono gli spezzini.
La fine della guerra porta anche al termine delle partite delle due squadre milanesi all’Arena Civica che vanno a giocare allo stadio di San Siro, acquistato dal Comune di Milano. L’ultimo derby meneghino all’Arena Civica si gioca il 21 luglio 1946 in casa dell’Inter e si impone il Milan per 0-1 con gol di Puricelli. L’ultima partita di rilievo internazionale giocata nell’impianto di viale Byron è il match di Coppa delle Fiere tra Inter e Lione del 10 dicembre 1958, con vittoria 7-0 dei nerazzurri.
Il grande calcio lascia l’Arena Civica al termine della stagione 1963/1964 quando vi gioca per l’ultima volta il Circolo Sportivo “Rizzoli” che disputa le sue due uniche stagioni in Serie C per poi sciogliersi.
Durante il periodo caldo della guerra, il 19 dicembre 1943, l’Arena Civica è teatro della fucilazione di otto antifascisti a seguito dell’uccisione del segretario del Partito fascista Repubblicano milanese, Aldo Resega: sono fucilati Carmine Campolongo, Fedele Cerini, Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Carlo Mendel, Giuseppe Ottolenghi e Amedeo Rossin. I responsabili della loro morte sono membri della Legione “Ettore Muti” e del gruppo “Trieste”, gruppi militari della Repubblica Sociale Italiana di stanza a Milano.
Da tempio dell’atletica alla “cavalcata delle valchirie”
L’Arena Civica, dopo l’addio del calcio, rimane al suo posto ed è sfruttata sotto un altro punto di vista: la pista di atletica.
Sulla pista di atletica si corsero diverse gare cui presero parte Luigi Beccali (oro a Los Angeles 1932) sui 1500 metri, Adolfo Consolini (oro olimpico a Londra nel 1948) nel disco e Carlo Lievore nel giavellotto, già campione d’Europa di specialità.
C’è da attendere gli anni Settanta con due prestazioni eccezionali, il record del Mondo sugli 800 metri da parte di Marcello Fiasconaro e la sfida tra Pietro Mennea ed il giamaicano Don Quarrie sui 200 metri nel 1977: Quarrie l’anno prima a Montreal aveva vinto l’oro olimpico su quella distanza dove vinse anche l’argento sui 100 metri, mentre la “Freccia del Sud” (futuro campione olimpico a Mosca sui 200 metri) in Canada aveva chiuso al quarto posto sui 200 metri ed era stato bronzo a Monaco nel 1972.
Il calcio ha solo un ruolo marginale in quegli anni, ma ciò che avviene il 18 luglio 1986 è ricordato come un evento in grande stile. Quel giorno si presenta ufficialmente il nuovo presidente del Milan, Silvio Berlusconi. L’allora imprenditore milanese, fondatore di Fininvest, ha acquistato il Milan da Giuseppe Farina nel febbraio precedente e ha la volontà di risollevarlo non solo dalla grave crisi finanziaria che lo ha colpito, ma anche farlo tornare ai fasti di un tempo, visto che, a causa del Totonero e di una stagione sciagurata due stagioni dopo, aveva giocato due campionati di Serie B nelle stagioni 1980/1981 e 1982/1983. Per non parlare del fatto che non vince lo scudetto dalla stagione 1978/1979 ed una coppa europea (la Coppa delle Coppe) dal 1973: troppo tempo per un club di quel cabotaggio.
Perché Berlusconi sceglie quel luogo simbolo dello sport di Milano? Per almeno due motivi: la sua storia; è la sede degli allenamenti del Milan di Rocco. Berlusconi decide quel venerdì pomeriggio di presentarsi al pubblico milanista …alla Berlusconi: l’imprenditore atterra sul campo dell’Arena Civica in elicottero accompagnato dalla “Cavalcata delle valchirie” di Richard Wagner, simbolo di eroismo in guerra. I tifosi sono estasiati nel vedere il loro nuovo presidente presentarsi in questa maniera e sono certi che la squadra sarebbe tornata ai fasti di un tempo lontano (cosa che poi avviene durante i trentuno anni di presidenza berlusconiana).
Quel giorno la squadra, reduce dal settimo posto della passata stagione in campionato e dagli ottavi di Coppa Uefa, è presentata ai tifosi accorsi in diecimila. Presentatore dell’evento, Cesare Cadeo.
L’intitolazione a Gianni Brera e le partite del Brera FC
Il 19 dicembre 1992 è un giorno triste per milioni di appassionati sportivi: muore, a seguito di un incidente stradale, Gianni Brera, il più noto giornalista sportivo italiano del tempo. 73 anni, Brera aveva scritto per La Gazzetta dello Sport (diventandone anche per un breve periodo direttore), il Giorno, il Guerin Sportivo, Il Giornale e Repubblica ed è diventato noto per i soprannomi dati ai calciatori. Penna caustica ma dotata di una eccezionale verve, Brera ha lasciato il segno nel giornalismo italiano e nel 2002, a dieci anni dalla sua scomparsa, l’amministrazione di Milano decide di intitolargli l’Arena Civica.
Con l’inizio del nuovo secolo, la “Arena Civica Gianni Brera” abbraccia anche il rugby, ospitando le partite dell’Amatori Rugby Milano tra il 2010 ed il 2011. L’impianto sportivo tra l’Arco della Pace ed il Parco Sempione ospita complessivamente undici incontri della Nazionale italiana.
All'inizio degli anni 2000, l’Arena Civica ospita la squadra milanese del Brera FC, fondata da Alessandro Aleotti, giornalista nativo di Cesena e noto volto televisivo lombardo. La squadra, dai colori nero-verde, fondata nel 2000, proprio nella stagione 2000/2001, partecipa al campionato di Serie D, la “Serie A dei dilettanti”. Ha avuto negli anni, come allenatori, ex giocatori della nostra Serie A come Walter Zenga (proprio in quella stagione), Enzo Gambaro e Amedeo Mangone.
A fine stagione la squadra retrocede in Eccellenza e quella retrocessione fa capire al management della società che lo scopo della squadra non deve essere solo quello di giocare a calcio, ma di impegnarsi anche in attività collaterali come il sociale: integrazione, rispetto verso le minoranze e le persone in difficoltà, tanto da vedere la nascita di una squadra parallela, il Free Opera, nella stagione 2003/2004 impegnata nel campionato di Terza categoria, l’ultimo livello del nostro calcio, e composta da soli giocatori detenuti.
Il top il Brera lo raggiuge nella stagione 2006/2007 con la vittoria del campionato di Prima categoria e la promozione nella categoria Promozione, proprio mentre l’Inter vinceva il suo quindicesimo scudetto ed il Milan la sua settima Champions League: Milano caput mundi del calcio italiano.
Tornata in attività poi nel 2011 dopo un periodo di stop, gioca sempre all’Arena Civica salvo per la stagione 2018/2019 quando è costretta a "emigrare" al centro sportivo “La Spezia” di Famagosta, nella zona sud della città, perché l’Arena Civica era in manutenzione.
Nei momenti in cui il Brera FC gioca all’Arena Civica, l’impianto meneghino è teatro di tanti “terzi tempi”, una pratica presa dal rugby dove a fine partite squadre e tifosi si incontrano per fare gruppo e passare momenti divertenti insieme mangiando e bevendo.
Il Brera FC lascia l’Arena Civica con la fine della stagione 2016/2017 e al suo posto, alla “Gianni Brera”, dal 2021, scende in campo un’altra squadra di Milano: l’Alcione.
L’esperienza dell’Alcione e l’impossibilità di ospitare partite di calcio professionistico
L’Alcione è una squadra di Milano nata nel 1952 e ha giocato sempre tra i dilettanti. La scorsa stagione la squadra orange vince il girone A di Serie D e ciò gli permette di disputare, per la prima volta nella sua storia, il suo primo campionato professionistico italiano.
La squadra di mister Giovanni Cusatis diventa la terza squadra di Milano a giocare tra i professionisti e la città meneghina diventa così la terza città italiana ad avere tre squadre tra i professionisti dopo Roma (Lazio, Roma e Lodigiani per ventidue stagioni) e Verona (Hellas, Chievo e Virtus Verona per quattro stagioni).
L’Alcione, espressione del quartiere 7 (nella zona occidentale della città, dove è presente lo stadio “Meazza”), ha sempre giocato nel centro sportivo “Kennedy”, vicino alla sua sede, e a partire dal 2021 ha giocato le sue partite all’Arena Civica, ma la squadra arancione questa stagione non potrà giocarvi in quanto l’impianto non è idoneo ad ospitare partite di livello professionistico poiché non in regola con alcune norme, come l’assenza di tornelli per l’afflusso dei tifosi e la capienza necessaria per ospitare un numero minimo di tifosi.
L’Alcione giocherà, quindi, il suo primo campionato professionistico lontano da Milano al velodromo “Pavesi” di Fiorenzuola, adatto al professionismo in quanto fino alla scorsa stagione la locale squadra rossonera ha giocato nella terza serie nazionale. La distanza è di oltre cento chilometri dalla città di Sant’Ambrogio ed è un vero peccato non poter portare il calcio professionistico all’interno dell’impianto sportivo più vecchio d’Italia e d’Europa.
La scorsa stagione, in concomitanza con l’Alcione, all’Arena Civica vi ha giocato la squadra femminile dell’Inter, militante in Serie A. Il momento clou è la partita contro il Milan del 25 novembre 2023: a distanza di settantasette anni dall’ultima volta, in viale Byron si è disputato il derby tra le due squadre cittadine. A prevalere sono le nerazzurre per 1-0.
“Arena Civica-Gianni Brera” baluardo del restauro degli stadi in disuso in Italia? Magari
Con l’addio dell’Alcione, il calcio abbandona l’Arena Civica. Purtroppo il discorso “stadi” in Italia è un tasto molto dolente: è molto difficile (soprattutto burocraticamente) costruire nuovi impianti e quelli presenti sono molto vecchi e soggetti a diverse ristrutturazioni. Alcuni poi non sono in linea con i parametri del professionismo e le squadre che vi giocano sono costrette a giocare in impianti a norma distanti chilometri dalla città della squadra.
Come l’Arena Civica, sono tanti gli impianti in Italia in queste condizioni, ma si spera che un giorno (non troppo lontano) impianti di questo tipo possano tornare al centro della vita sportiva (e calcistica) delle loro città.
E magari l’”Arena Civica Gianni Brera” può essere il capofila di una ripresa degli impianti sportivi abbandonati per diventare sedi di partite di calcio importanti e non destinati a diventare dei ruderi.
Sarebbe un vero peccato che un impianto che trasuda storia come l’Arena Civica sia abbandonato e non sfruttato come una volta. Non si dice che debbano tornare le naumachie, ma sport e passione sicuramente sì.
Racconto a cura di Simone Balocco