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Guerra Fredda in campo

Il 22 giugno 1974 al “Volksparkstadion” Amburgo andò di scena un match dal valore storico ed iconico: Germania Ovest contro Germania Est. Per la prima volta, in un Mondiale, si affrontarono le due Nazioni nemiche politicamente e simbolo della Guerra fredda e della divisione del Mondo in blocchi contrapposti. La partita fu vinta dai “democratici”, ma i “federali” vinsero il Mondiale perdendo solo quella partita che per la DDR significò però tantissimo sotto il punto di vista della propaganda.
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Germania Est vs Germania Ovest 1974 - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Federico Buffa, nel definire la portata dei Campionati del Mondo di calcio, dice che questi “hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno quelli di chi verrà”. Ed in effetti non ha torto: i Campionati del Mondo di calcio sono l’evento sportivo più importante ed atteso al pari delle Olimpiadi. A oggi ne sono state disputate ventidue edizioni, dalla prima in Uruguay nel 1930 fino a quella contestata in Qatar l’inverno scorso. In mezzo, l’evento, la storia del calcio.

L’edizione del 1974 è stata organizzata dalla Germania. Il mondiale tedesco è stato importante per diversi motivi: è stato il primo mondiale senza Pelé; è stato il primo Mondiale trasmesso a colori; è stato il primo con l’assegnazione dell’odierna Coppa del Mondo al posto della Coppa Rimet, consegnata definitivamente al Brasile dopo la terza vittoria; è stato il primo con la qualificazione di una rappresentante dell’Africasubsahariana, lo Zaire. “Germania ‘74” è stato il definitivo abbraccio del mondo verso il Paese teutonico che si era lasciato alle spalle il triste passato ed era diventato una locomotiva economica a livello mondiale.

A vincere quel Mondiale è stata proprio la Germania Ovest, sconfiggendo in finale i Paesi Bassi per 2-1, alzando al cielo la seconda Coppa del Mondo a venti anni dalla vittoria del Mondiale svizzero: come allora, la Germania aveva sconfitto in finale una Nazionale più forte tecnicamente, e più iconica, di lei (l’Ungheria della Aranycsapat allora, i Paesi Bassi del Totalvoetball nel Mondiale casalingo). Quella Germania era molto forte, fatta di individualità molto evidenti: da Maier a Hoeness, da Muller a Vogts, da Breitner a Netzer e Overath fino al capitano, Franz Beckenbauer. La Mannschaft vinse tutte le partite tranne una, diventata storica. E per capire l’epicità di quella partita c’è da tornare al 5 gennaio 1974, giorno del sorteggio dei quattro gironi di “Germania ‘74”, partendo da un presupposto: chi ha ospitato e vinto quel Mondiale era la Germania occidentale.

Il sorteggio decisivo

Qualificate di diritto erano Germania Ovest e Brasile, campione in carica. I padroni di casa furono inseriti nel girone 1 con la Nazionale cilena (qualificata al Mondiale dopo aver vinto il controverso spareggio contro l’Unione Sovietica) e quella dell’Australia, al primo Mondiale. Ne mancava ancora una per completare il girone ed il destino e la storia quel giorno decisero di unirsi: a completare il girone fu inserita la Germania orientale.

Per la prima volta dal 1949, le due “Germanie” si sarebbero affrontate. E anche qua, come il giorno del sorteggio, c’è da riavvolgere il nastro della storia al 23 maggio e al 7 ottobre 1949, quando, dalla Germania divisa tra le Forze alleate e l’Unione Sovietica, , nacquero due Paesi distinti: la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca. Una filo-occidentale, l’altra filo-sovietica. Due mondi diversi e contrapposti, come era il Mondo in quel periodo di Guerra fredda. Simbolo inequivocabile della contrapposizione, il Muro, innalzato il 13 agosto 1961,lungo 155 chilometri e alto poco più di 3,5 metri che divise la parte occidentale di Berlino (Berlino ovest) dal resto della città per accerchiarla ed impedire la costante fuga dei cittadini di Berlino est.

Inutile dire in quale dei due Paesi si stesse meglio.

 Dal punto di vista sportivo, poi, tra le due “Germanie” c’era un abisso. Itedeschi federali erano avanti anni luce rispetto ai “democratici”: un Mondiale vinto ed un secondo e terzo posto, Nazionale e Bayern Monaco campioni d’Europa in carica. La Germania democratica era invece al primo Mondiale della sua storia enon si era mai qualificata per un Europeo. Il calcio nazionale era dilettantistico e i giocatori non potevano militare se non nelle squadre del Paese. Solo nel 1974, il Magdeburgo, vinse la Coppa delle Coppe in finale contro il Milan, primo successo di una squadra dell’est che, in base al regolamento, avrebbe dovuto vedere le due squadre affrontarsinella finale di Supercoppa europea, partita che di fatto non si disputò mai per motivi, ovviamente, politico-diplomatici.

Eppure quello strano derby fra le due Nazionali fu molto atteso anche perché fu decisivo per capire chi avrebbe vinto il girone: Beckenbauer e compagni avevano sconfitto il Cile (1-0) e l’Australia (3-0), mentre i ragazzi del CT Georg Buschner ebbero la meglio sugli oceanici (2-1) e pareggiarono 1-1 con la Roja sudamericana. Entrambe si erano già qualificate per la seconda fase a gironi, ma si doveva stabilire il primo ed il secondo posto. Chi avrebbe vinto il girone, nella seconda fase avrebbe affrontato il campione del Mondo uscente (il Brasile), la squadra tecnicamente più bella (ed iconica) del Mondiale (l’Olanda di Johan Cruijff) e una squadra sudamericana in cerca di risposte ma sempre ostica da affrontare come l’Argentina; la seconda classificata se la sarebbe invece vista contro Polonia, Svezia e Jugoslavia, nel complesso molto più abbordabili.

Tutto si sarebbe deciso il 22 giugno. Teatro della sfida lo stadio di Amburgo, il “Volksparkstadion”. L’ordine pubblico per il “match dei match” fu elevatissimo. Non solo per motivi politici, ma anche perché erano ancora freschi, nella memoria del Paese occidentale, i fatti di Monaco di Baviera del 5 e 6 settembre 1972 quando, durante le Olimpiadi estive tenutesi nella capitale della Baviera (e quindi in Germania ovest), morirono diciassette persone (tra cui undici atleti israeliani) per mano dei terroristi palestinesi antisionisti di Settembre nero. Inoltre, alla minaccia della RAF, il movimento terrorista tedesco, che aveva avvisato di voler posizionare una bomba all’interno dell’impianto si aggiungeva anche il pericolo della tifoseria del St. Pauli, seconda squadra di Amburgo, il,  risaputamente con ideologie comuniste e quindi schierata per i “cugini” tedesco orientali.

Lo stadio fu tutto sold out e alle 19:30 ci fu il calcio di inizio e anche il suono degli inni nazionali fu un qualcosa di storico ed iconico: per la prima volta l’inno tedesco orientale, il “Auferstanden aus Ruinen” (“Risorti dalle rovine”) veniva suonato nella Germania occidentale. Quando partì “Das Lied der Deutschen” (“Il canto dei tedeschi”), lo stadio di Amburgo tremò. La Germania ovest giocò con la classica divisa bianca e i pantaloncini neri, la “Est” con maglia blu e i pantaloncini bianchi.

Lo stadio era tutto Wessi, mentre dalla Germania est furono staccati 8.500 biglietti per i tifosi Ossi. I tifosi dell’Est per la prima volta dal 1961 poterono entrare nella Germania occidentale ed ebbero uno speciale visto turistico, da parte del loro governo, della durata della partita: una volta finito il match, tutti sarebbero dovuti tornare a casa.

La partita ebbe una hype incredibile, tanto da dividere il tifo anche di coloro che erano a casa davanti alla tv. nei bar o in ascolto della radiocronaca.

Auf die Plätze, vorsichtig, los!

In campo, non ci sarebbe dovuta essere storia: la Ovest poteva schierare due Palloni d’oro (Muller e Beckenbauer, vincitori nel 1970 e nel 1972) ed un terzo classificato (Netzer, in panchina quel giorno, nel 1972 dietro a Muller e Beckenbauer), quindici giocatori che due anni prima avevano vinto l’Europeo casalingo e sette che avevano vinto il mese prima la Coppa dei Campioni con il Bayern Monaco; la Est era composta da giocatori dilettanti che provenivano prettamente da Carl Zeiss Jena, Magdeburgoe e Lokomotiv Lipsia.

Il Commissario tecnico Helmut Schön schierò Maier, Vogts, Breitner, Beckenbauer, Schwarzenbeck, Cullmann, Gabrowski, Overath, Muller, Hoeness e Flohe. Di contro, gli Ossi di Georg Buschner si presentano sul rettangolo di gioco con Cruj, Kurbiuweit, Bransch, Weise, Wätzlich, Kreishe, Lauck, Sparwasser, Irmscher, Kishe e Hoffmann. Arbitro dell’incontro, l’uruguayano Barreto Luiz.

Per 77 minuti, il pallino del gioco fu tutto per i tedeschi occidentali. Eppure, la tecnica e l’estro di Beckenbauer e soci non riuscirono a superare il muro (calcistico) messo in campo dai tedeschi democratici. La palla non voleva entrare in nessuna delle due porte.

Poi al minuto 78, la svolta: il portiere della DDR, Croy, anticipò Muller su girata in area di Cullman e diede la palla, a destra, a Kurbjuweit. Il numero 2 in maglia blu si involò sulla fascia destra e, superato il centrocampo, lanciò per Sparwasser. Il centrocampista del Magdeburgo stoppò la palla di testa e poi di coscia, superò il neoentrato Höttges e Vogts calciò in porta e superò Maier.

Vantaggio DDR: gli 8500 tifosi giunti oltre Elba fecero festa e Sparwasser, dopo una capriola, fu sommerso dai compagni.

Beckenbauer da vero leader spronò la squadra e disse che lo svantaggio poteva essere rimediato. Tutti erano convinti che nei restanti tredici minuti avrebbero pareggiato, ma così non fu: quando l’arbitro diede il triplice fischio, la gioia dei tedeschi orientali fu incontenibile. Ce l’avevano fatta: avevano battuto i “cugini”:loro, i dilettanti, avevano battuto i ricchi professionisti dell’occidente capitalista.

Sparwasser divenne un idolo in tutto il Paese e per la piccola DDR la kermesse non finì dopo tre partite, ma durò almeno altre tre partite. E dopo altre tre partite i tedeschi dell’Est se ne tornarono a casa perdendo contro Brasile, Olanda e pareggiando contro l’Argentina.

Nonostante la sconfitta nel derby, la Germania ovest cambiò registro, superò le tre avversarie nella seconda fase a gironi, la vinse, e il 7 luglio contese all’Olanda la Coppa del Mondo. A vincere furono i tedeschi federali per 2-1 in una partita passata alla storia anche per i primi due rigori concessi in una finale mondiale e per l’azione oranje che portò al primo penalty.

I tedeschi dell’Ovest benedissero la sconfitta di Amburgo che permise loro di arrivare secondi, essere inseriti in un secondo girone morbido e poi vincere la Coppa, mentre i tedeschi dell’Est, intrisi di propaganda dai loro vertici politici, vinsero il girone, furono spremuti e nella seconda fase a gironi dopo due partite (su tre) erano già fuori dalla kermesse. In quel caso, Bonn fu più furba di Berlino est. E nel calcio non sempre perdere fa male.

Le due “Germanie” si unirono poi il 3 ottobre 1990 e calcisticamente il divario tra le due “cugine” tra il 1974 e l’unificazione divenne ancora più netto: la Germania Ovest vinse il Mondiale di Italia ’90, giocò tre finali mondiali consecutive e le squadre di club vinsero in quei sedici anni sette coppe europee; la DDR non partecipò più ad un Mondiale e le squadre di club fecero magrissime figure in Europa, anche se la Nazionale olimpica vinse la medaglia d’oro a Montreal nel 1976.

La Nazionale della Germania democratica giocò la sua ultima partita il 12 settembre 1990 contro il Belgio in un’ amichevole che doveva essere però un match di qualificazione a Euro ’92.

“Tu dov’eri quando ha segnato Sparwasser?”

La storia dello sport è stata sempre ricca di eventi influenzati dalla politica: dalle Olimpiadi di Berlino 1936 al “bagno di sangue di Melbourne” del 6 dicembre 1956; dal podio degli afroamericani Tommie Smith e John Carlos a Messico ’68 alle contestazioni delle Olimpiadi invernali di Grenoble ’68; dal doppio boicottaggio olimpico Stati Uniti-Unione Sovietica di Mosca e Los Angeles fino l’esclusione del Sud Africa da ogni appuntamento sportivo tra il 1970 ed il 1993.  In mezzo a questi eventi, una partita di calcio di un Mondiale che doveva decidere chi avrebbe vinto un girone e che aveva visto Davide battere Golia, il povero battere il ricco, il proletario battere il capitalista, la Trabant battere le supercar. E a distanza di 49 anni da quella vittoria, tanti tedeschi un tempo “democratici” oggi (almeno) sessantenni, sono rimasti colpiti dall’esito di quella partita tanto che tra loro ancora oggi si chiedono “Dov’eri quando ha segnato Sparwasser?”,

Ah già, che fine fece l’eroe di Amburgo? Jurgen Sparwasser divenne l’esempio da seguire: era l’atleta socialista che aveva battuto l’atleta occidentale. La DDR era da sempre una fucina di medaglie olimpiche (389 in totale di cui 153 d’oro in cinque Olimpiadi), ma nel calcio, sport poco considerato al di là della cortina di ferro, era praticamente zero e quella vittoria fu vista come la vittoria della propaganda. La vittoria che avrebbe fatto bene a tutti e che avrebbe dato slancio al blocco sovietico. Sparwasser giocò sempre nel Magdeburgo (si ritirò nel 1979) e rifiutò il passaggio al Bayern Monaco per non tradire il suo Paese, rinunciando ad una vita migliore (non solo sportivamente). Si dovette accontentare di un premio partita di 2.000 marchi, anche se si vociferò che gli eroi di Amburgo avrebbero avuto anche auto, una casa nuova ed un importante bonifico bancario. Tutto sempre smentito.

Poi però Sparwasser nel 1988 compì un gesto eclatante esconsiderato:dopo una partita tra vecchie glorie in territorio occidentale, rimase nel territorio “nemico” dichiarandosi rifugiato politico e non tornò nella DDR. Quando la notizia della sua fuga arrivò alle orecchie di un funzionario del Ministero degli Interni, la vulgata dice che questo scosse la testa e si batté le mani sulle gambe dicendo “No! Spari no. Tutti, ma Spari no!”. L’eroe di Amburgo aveva tradito il suo Paese.

Oggi Sparwasser ha 75 anni e forse è ancora arrabbiato perché il suo gol fu usato per fini propagandistici e non sportivi, ma sicuramente sarà orgoglioso di sé stesso e dell’impresa dei suoi compagni che, come novelli Davide, avevano battuto i più forti in un contesto dove la tecnica calcistica era marginale rispetto alla contrapposizione politica.Era il 1974:la Guerra Fredda sembrava non volere finire, i due blocchi si guardavano ancora in cagnesco e il pericolo di una escalation nucleare era ancora viva.

Ah una cosa: quello non fu proprio il primo match assoluto di calcio tra le due “Germanie”. Si affrontarono infatti anche due anni prima a Monaco di Baviera nel torneo olimpico e a vincere per 2-3 fu la DDR sui cugini della BRD. Era l’8 settembre 1972, due giorni prima era avvenuto il massacro al villaggio olimpico.

A livello di club, si ebbero altri quindici derby tedeschi: il Bayern Monaco sconfisse, sempre agli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, la Dynamo Dresda ed il Magdeburgo nelle stagioni 1973/1974 e 1974/1975; il Werder Brema eliminò al primo turno la Dynamo Berlino nell’edizione della “coppa dalle grandi orecchie” 1988/1989; il Bayer Uerdingen sconfisse la Dynamo Dresda nei quarti di finale di Coppa delle Coppe 1985/1986; l’Amburgo estromise la Dynamo Dresda negli ottavi di Coppa Uefa 1974/1975; nella Coppa Uefa 1977/1978, il Magdeburgo eliminò lo Schalke 0k di Gelsenkirchen nei sedicesimi; nella Coppa Uefa 1978/1979 il Carl Zeiss Jena perse contro il Duisburg; nei sedicesimi di Coppa Uefa 1979/1980 lo Stoccarda eliminò la Dynamo Dresda (nell’edizione con quattro squadre della RFT in semifinale); il Magdeburgo eliminato subito nei trentaduesimi contro il Borussia M’bach nella Coppa Uefa 1981/1982 e il Werder Brema eliminò il Viktoria di Francoforte sull’Oder nei sedicesimi della Coppa Uefa successiva; il Lokomotiv Lipsia eliminò il Werder Brema nei sedicesimi della Coppa Uefa 1983/1984; i sette gol con cui il Bayer Uerdingen eliminò il Carl Zeiss Jena nei trentaduesimi della Coppa Uefa 1986/1987; lo Stoccarda che eliminò la Dynamo Dresda nella semifinale di Coppa Uefa 1988/1989, il Borussia Dortmund che eliminò il Chemnitz nei trentaduesimi di finale di Coppa Uefa 1990-1991, ultimo derby tra due squadre delle due “Germanie” in ordine di tempo.

Ma tutte queste partite non valsero, spiritualmente-moralmente-iconicamente-calcisticamente, nulla davanti a quel derby di Amburgo di quel 22 giugno 1974.

 

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