Bernard Lama, le chat noir
Due mesi di squalifica.
Questa la pena che la Football Association commina a Bernard Lama, portiere francese passato a inizio stagione a difendere i pali della porta del West Ham dopo essere stato un idolo a Parigi, reo, qualche settimana prima, di essere risultato positivo alla cannabis.
Il tutto potrebbe tranquillamente essere etichettato come errore di gioventù, se non fosse che il ragazzo, nato in Francia ma cresciuto in Guyana, si sta avvicinando al 35esimo compleanno. Ma tutto sommato, nulla di gravissimo e irreparabile, e la stessa FA non adotta, con il giocatore, il classico “pugno duro” all’inglese.
Il problema vero ha un nome e cognome: Aimè Etienne Jacquet, commissario tecnico della nazionale transalpina. La sua lunga formazione, compiuta più in federazione che sul campo, lo ha reso una specie di sergente di ferro. E sulla disciplina non transige.
La sua decisione è drastica e irrevocabile: Bernard Lama non sarà più il portiere titolare della Nazionale.
In pochi mesi a quello che i tifosi del PSG soprannominavano “Le Chat”, il gatto, viene tolto il ruolo da protagonista nella Francia che, pochi mesi dopo, vincerà il Mondiale giocato in casa, laureandosi poi, due anni più tardi, pure Campione d’Europa.
Un cerchio quasi perfetto
Un vero peccato, perché si sarebbe chiuso lo straordinario cerchio della vita di questo portiere, rimasto nell’immaginario collettivo, oltre che per le sue parate spettacolari, anche per quegli inseparabili pantaloni lunghi della tuta, e per i suoi look piuttosto eccentrici.
Figlio del periodo coloniale francese, nato a Tours ma, come detto, cresciuto in Guyana, a inizio anni ’80 torna in patria, e viene tesserato dal Lille, con cui non ha però mai modo di scendere in campo.
Il LOSC lo manda a giocare, ma se il prestito all’Abbeville si rivela un buco nell’acqua, molto più fruttuoso è il secondo prestito, stavolta al Besançon, in Seconda Divisione.
Una volta rientrato al Lille, si guadagna subito i galloni della titolarità. Gioca con regolarità per 4 stagioni, e si toglie pure lo sfizio di entrare nel novero dei “portieri in grado di segnare un gol”, trasformando un rigore in un’ultima giornata di campionato giocata tra le mura amiche contro lo Stade Lavallois, e conclusasi con un rotondo 8-0.
Terminato il suo contratto con il LOSC, rimane in Ligue 1 vestendo le maglie di Metz, Brest e Lens. Nel 1992 viene acquistato dal Paris Saint Germain. Un trasferimento che gli cambierà la vita, perché nella capitale diventerà idolo assoluto, vincendo diversi trofei e scrivendo record che verranno battuti molti anni dopo. E con la maglia del PSG conquista anche quella della Nazionale, esordendo in una partita contro Israele il 17 febbraio 1993, e giocando gli Europei inglesi del ’96 da titolare.
Nel 1997 l’approdo in Premier League, con il West Ham che lo acquista a suon di sterline per affidare i pali della propria porta a un guardiano più affidabile del ceco Miklosko.
Poi quella leggerezza, quella dannata canna a cambiare tutto, irrimediabilmente.
Attore non protagonista
Lama accetta la squalifica, comprendendo l’errore commesso. L’essere messo in secondo piano in Nazionale decisamente no. Anni dopo parlerà addirittura di “scelta razzista” da parte della Federazione, rea a suo avviso di avere influenzato Jacquet.
Il CT non gli chiude però totalmente le porte. Bernard sarà convocato, farà parte della spedizione. Ed è per questo che ancora oggi può fregiarsi della medaglia d’oro di campione del mondo.
Ma giocherà un altro. Chi? Fabien Barthez. Portiere occitano di statura piuttosto minuta (180 cm), ma molto agile e che sta molto ben figurando in Ligue 1 con la maglia del Monaco.
Il destino darà ragione a Jacquet, e non solo perché Barthez si dimostrerà un super portiere, chiamato ben presto a risolvere il “goalkeeper problem” che in casa Manchester United regna dal giorno dell’addio a Peter Schmeichel (per informazioni citofonare a Massimo Taibi). Ma durante quella stessa rassegna mondiale, con la Francia campione dopo aver asfaltato 3-0 in finale il Brasile di un Ronaldo irriconoscibile, verrà pure votato come “miglior portiere del torneo”.
Per Bernard Lama oltre al danno la beffa. L’amichevole pre-mondiale, giocata e persa ai rigori dalla Francia contro il Marocco, rimarrà la sua ultima apparizione tra i pali dei Blues.
Il ritorno a Parigi
Cacciato in malo modo, da Londra e dalla Premier in generale, Le Chat verrà riaccolto a braccia aperte dal “suo” Paris Saint Germain, che lo riporta in patria riaffidandogli la titolarità.
È un PSG molto diverso da quello che ha lasciato, e che non riesce a vincere nemmeno un trofeo. In compenso Bernard si toglie una doppia soddisfazione.
Scrive innanzitutto un nuovo record di imbattibilità: 685 minuti senza prendere gol. Un primato resistito fino al 2013, battuto poi da Salvatore Sirigu nel Paris degli sceicchi.
Quel ritorno a Parigi gli dà inoltre la possibilità di non uscire dal giro della Nazionale, e di venire convocato dal nuovo c.t. Roger Lemerre per gli Europei del 2000, stavolta addirittura come terzo portiere, alle spalle anche di Ulrich Ramè, oltre che di Barthez.
Un altro trionfo ottenuto stando pressoché a guardare. Con la consapevolezza di essersi uscito di scena proprio sul più bello.
L’ultimo anno lo trascorre, ormai 40enne, al Rennes, prima di eclissarsi quasi totalmente dal mondo del calcio.
Nel 2006 la ricomparsa, quando viene nominato commissario tecnico della nazionale del Kenya. Ma paga a caro prezzo un’intervista in cui calca un po' troppo la mano nel descrivere l’arretratezza del calcio kenyota e la quasi totale mancanza di strutture, finendo così per l’essere cacciato anche da quella realtà.
Per i tifosi parigini, e francesi in generale, rimarrà Le Chat Noir, con quei suoi balzi da un palo all’altro fatti rigorosamente in pantaloni lunghi. Ma del gatto sarebbero servite le proverbiali 7 vite per avere almeno un’altra opportunità di vincere Mondiale ed Europeo da protagonista assoluto,
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