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Andrea Pierobon, parate senza età

È tuttora il giocatore più longevo del calcio italiano. Una carriera indissolubilmente legata al Cittadella, dove è nato e dove ha iniziato, quasi 30 anni prima di dire stop. Quando la lancetta del tempo segnava: 45 anni, 10 mesi e 9 giorni.
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Andrea Pierobon - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Stagione sportiva 1987-88. La Serie A conosce il nome di Arrigo Sacchi, che al primo anno sulla panchina del Milan scuce lo scudetto dalle maglie del Napoli di Maradona, riportando a Milano il Tricolore.

Ruud Gullit alza il Pallone d’Oro, ma ben presto gli Europei dell’estate, in Germania Ovest, sposteranno i riflettori su un altro dei Tulipani di Rinus Michels: Marco Van Basten, che trascinerà gli Orange alla vittoria finale, anche grazie a quello che forse è tuttora il gol più bello della storia del calcio, segnato durante la finale contro l’Unione Sovietica.

In Veneto, e più precisamente a Schio, nella laboriosa provincia di Vicenza, quell’anno un giovane portiere 18enne fa il suo esordio in prima squadra, nel corso di un match di Serie D (allora conosciuta come Interregionale) tra i padroni di casa dello Schio, appunto, e il Cittadella.

Si chiama Andrea Pierobon, che a Citta è pure nato, oltre ad esserci cresciuto.

La sua ultima partita la giocherà quasi 30 anni più tardi, il 22 maggio 2015: sempre protagonista il Cittadella, stavolta contro il Perugia, stavolta in Serie B.

A 45 anni, 10 mesi e 9 giorni Andrea Pierobon ritocca per l’ultima volta il suo record (il primato di Marco Ballotta era già stato frantumato), e rimane tuttora il giocatore più longevo del nostro calcio.

Solo un certo Gianluigi Buffon rischia ora di toglierli questa immensa soddisfazione.

L'arrivederci di Piero

Quel giorno, a Schio, Pierobon compie pure una signora parata, su una decisa incornata di un attaccante avversario. Ne farà altre, ma non abbastanza da convincere l’allora allenatore granata, Paolo Bottacin, a dargli fiducia e ad assegnarli i galloni di portiere titolare.

Così nel 1990 Andrea dà l’arrivederci alla società che lo ha cresciuto, con la voglia, un giorno, di tornare e di essere finalmente protagonista.

Si sposta di qualche chilometro, a Castelfranco Veneto, per vestire la maglia del Giorgione.

Quindi prosegue la sua lenta ascesa nel calcio professionistico, che lo porta fino all’esordio in serie B, avvenuto il 6 novembre 1994 con la maglia della Fidelis Andria, quando durante un match di campionato viene chiamato dalla panchina perché il titolare, Beniamino Abate, è stato espulso. E dunque tocca al portiere veneto entrare in campo al posto del sacrificato Daniele Pasa.

Dopo un ritorno in Veneto, con conseguente ridiscesa di categoria, per giocare prima con il Treviso e quindi con il Venezia, eccolo approdare in quella che sarà, a suo dire, per sempre la sua seconda casa.

Ferrara. Per vestire, ovviamente, la maglia della SPAL.

Ferrara seconda casa

Se si va a guardare la hall of fame del club estense, nella classifica dei calciatori che più di tutti hanno indossato la maglia biancazzurra, Pierobon si trova in seconda posizione, con 263 gettoni. Una ventina in meno di Giulio Boldrini, storico mediano (e libero poi) della Spal del presidentissimo Paolo Mazza.

“Piero” a Ferrara gioca per 8 lunghi anni, saltando appena 9 partite. Con l’unico rammarico di non essere mai riuscito a portare la squadra alla Serie B che tanto ambiva.

Arriva subito, al suo primo anno, una promozione dalla serie C2. Con Gianni De Biasi allenatore arriva anche il trionfo in Coppa Italia di Serie C. Ma mai, purtroppo, il grande salto.

Nel 2005 Pierobon ripercorre la A13 per tornare, a 36 anni suonati, a chiudere la carriera là dove tutto è cominciato, ovvero a Cittadella. Per giocare in granata gli ultimi scampoli di calcio della propria esistenza.

Questo almeno è quello che pensano tutti, quando leggono del trasferimento. La realtà si rivelerà presto ben diversa.

Per sempre Citta

Qualcuno ha anche provato a metterlo in panchina, a fargli fare il 12esimo. All’inizio della stagione 2010-2011, dopo qualche rara sbavatura, il Citta fa giocare al suo posto Simone Villanova. Salvo doversi ben presto ricredere.

L’anno successivo il club acquista Alex Cordaz dal Lugano, per provare a farne il nuovo titolare. Niente da fare.

Il ruolo da protagonista Andrea Pierobon se lo è sempre ripreso.

Il 18 maggio 2013 gioca lui, e non Cordaz, il decisivo match salvezza contro l’Ascoli. Il Citta vince allo scadere grazie a un gol di Daniele Baselli, e Andrea para davvero tutto quello che passa davanti la propria porta.

Pare non sentire il peso dell’età. Tutto grazie a una vita molto regolare e a una perfetta gestione e conoscenza del proprio corpo, che gli consentono, in quasi 30 anni di carriera, di saltare appena 5 allenamenti in totale.

Aggiungiamoci il fatto che il buon Andrea si è messo una folle idea in testa, ora: portare il Cittadella in serie A. Innanzitutto per scrivere una favola di sport in puro stile-Chievo. E poi anche per giocare nell’unica categoria del nostro calcio che gli manca, quella più importante.

Mica tanto folle come idea, anzi. Il Cittadella la promozione in serie A la rischia veramente.  Nel 2010 i granata, infatti, si arrendono solo in semifinale playoff al Brescia di Beppe Iachini.

L’ultima partita di Pierobon, al Citta e in carriera, è paradossalmente anche la più amara. Perché la sconfitta interna contro il Perugia (0-2 con gol di Fabinho e Parigini) costa al club padovano la retrocessione in serie C.

Andrea esce in lacrime dal campo, sente di non poter lasciare così. E dentro di lui alberga l’idea di giocare un altro anno, giusto per riportare la squadra nella categoria che merita.

Ma qualcuno gli spiega che esistono altri modi per aiutare il club, la città. Che non necessitano per forza di un continuo prevaricamento delle umane possibilità.

Diventa così l’allenatore dei portieri. Ruolo che, in segreto, lo ha sempre affascinato. Un modo come un altro per celebrare il proprio matrimonio con la squadra della sua città. “Finchè morte non ci separi”.

E pazienza se a breve quel rompiscatole di Gigi Buffon gli soffierà il record di longevità

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