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Silvio Baldini, sognare libero: la missione tricolore

E’ partito il nuovo corso dell’Italia Under 21: Silvio Baldini, bacchetta in mano, sta già infondendo tutto sé stesso per risvegliare l’orgoglio nazionale.
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Da Massa Carrara a Tirrenia, un’ora di macchina, il nuovo Commissario Tecnico degli Azzurrini stimola l’ambiente fin dal principio. Anticipa le mosse, porta entusiasmo e ambizione, trascinando tutti. Dopo la vittoria di Pescara, una carriera di passione e cuore, l’occasione di risvegliare l’orgoglio nazionale, sognando in grande. Il cammino è lungo, gli Azzurrini partono con due vittorie. Si esaltano nelle difficoltà, rilanciando tra gli ostacoli. L’uomo giusto al posto giusto: con questa guida, i nostri talenti possono crescere davvero.

01/09/2025. Ore 17:00 circa

Suona la campanella della prima ora. Baldini, dalla sua Massa Carrara, impiega poco più di un’ora per raggiungere Tirrenia, sede della Nazionale Under 21. Emozione e letizia. Nella presentazione come nuovo  Commissario Tecnico,  non sembra di ascoltare uno degli allenatori più navigati del calcio italiano. La felicità negli occhi di un bambino, ha appena compiuto 67 anni, in quel momento zaino in spalla, merenda nel grembiule, le maestre lo avrebbero serenamente accolto nella classe di subentro alla prima elementare.

Non è un incarico qualunque

Il nuovo CT, da sempre si definisce più educatore che allenatore, può finalmente intrecciare valori e sogni personali con quelli delle giovani promesse del calcio italiano. La sua missione è chiara: risvegliare l’orgoglio nazionale, trasmettere il valore della maglia azzurra, dell’Inno di Mameli, affermandosi come calciatori e uomini. Curriculum alla mano, Baldini punta sul lavoro, sulla forza smisurata del gruppo e dei sogni. Parte in anticipo, la squadra lo segue subito a ruota. Le prime due vittorie degli Azzurrini, in rimonta e in inferiorità numerica, ne sono la conferma.

La chiamata sulla panchina azzurra è frutto di gavetta, preparazione e tanti sacrifici. Immaginate Gardaland, montagne russe e ripidi sali-scendi. Ecco, è la sua carriera. Non barcolla, cresce con le spalle larghe, in un contesto in cui nulla è dovuto, tutto da guadagnare. Fin dall’infanzia, impara ad apprezzare il valore della vita quotidiana, della famiglia e del lavoro. Acquisendo consapevolezza e maturità, riesce a godersi ogni incarico come agli esordi. Baldini, con passionalità travolgente, rigenera entusiasmo e speranza in ambienti spesso indifferenti e stanchi. L’ultima volta a Pescara, ora subito in Nazionale.

Da allenatore, in poco più di 10 anni, passa dalla Promozione Toscana alla Serie A. Si afferma proponendo bel calcio e idee innovative. Lancia giovani e conquista piazze. Poi una lenta discesa. Silvio è schietto e forte, agisce come sente. Faticoso da contenere, più semplice da screditare. Si allontana dal calcio, un ambiente in cui non si ritrova più. La ripartenza alla Carrarese in Serie C, la squadra della sua città, senza essere retribuito, si ciba dell’affetto della gente. Naviga in terza serie, fino all’impresa di Pescara, e la chiamata in Nazionale. Vince la meritocrazia.

La Serie B con il Pescara

A Pescara, l’ultima stagione, la missione è chiara: riportare i biancazzurri in Serie B. Lo dichiara subito, il 13 luglio 2024. E’ un sabato. Esordisce parlando di sogno, magia, destino. E di obiettivo Serie B. Alcuni ne intravedono le sembianze di un folle, abbagliato dalle bollenti temperature pescaresi. 

In realtà, misura ogni parola, conosce ciò che dice. Punta sulle peculiarità della città, la passione dell’ambiente, sulla potenza del pensiero che condiziona l’atto. Pensare positivo per tendere al massimo risultato. Fin dal giorno zero, apporta ottimismo e slancio, assumendosi responsabilità e rischi. Quando la vittoria del campionato non è più alla portata, ridisegna il percorso in chiave play-off con un finale sprint. 

Dall’alto della sua esperienza, accantona critiche e fisiologiche incomprensioni frutto di un tortuoso cammino. Come un parafulmine, le sfrutta per motivare ulteriormente i suoi ragazzi. Coccolati come figli, al fianco di una tifoseria stretta e compatta, i biancazzurri sfornano una finale copertina per il calcio romantico. 

Pescara-Ternana è un thriller scritto dal miglior regista, Scorsese o Tarantino poco importa. L’Adriatico, dai soliti 3-4 mila di inizio stagione, è stracolmo in ogni ordine di posto. Nelle difficoltà e nella sofferenza, lo Stadio (che fu di Galeone e Zemanlandia) schiaccia il tasto ON proiettandosi nella dimensione del suo allenatore, quella del romanticismo e dell’amore. La magia pare svanita, la Ternana è a un passo dal traguardo, gli spalti intonano il coro di sempre. Dal 1936, rigorosamente in dialetto pescarese. 

Tradotto: “Il Pescara deve segnare”. Il Pescara è sotto di un uomo, sotto nel punteggio, l’aspirazione massima è agguantare i rigori. Il portiere però cammina a stento, su una gamba sola. La magia di Pescara ritorna prepotente, sulla stessa frequenza della squadra e dell’allenatore. 

Con uno stoico Plizzari, è Serie B dopo 4 anni. Dalla profezia pronunciata nell’estate precedente dal tecnico toscano, sembra trascorsa un’eternità. Alla partenza era il sogno di uno, l’epilogo è la realizzazione del sogno di tutti. Nella maniera più Baldiniana possibile.

A metà giugno, però, un fulmine scuote la città adriatica. Dopo una pausa riflessiva, Baldini comunica di non voler proseguire in Serie B. Si è spento il fuoco dentro, non avverte più la magia e la follia necessaria per cavalcare i propri sogni. Pescara è sola e affranta. 

Alla partenza, aveva annunciato: “L’obiettivo? Tornare in B e poi in A...”. E il capitolo si chiude a metà. Il mago si contorna dell’affetto dei cari, della famiglia, della sua terra. Saluta e ringrazia Pescara, l’ha accolto e amato, vincendo insieme a lui. Non vuole allenare altrove, almeno fino a gennaio.

Un fulmine scuote la sua vita

A metà luglio, però, un fulmine scuote la sua vita. La chiamata in Nazionale smonta tutti i piani, impossibile da rifiutare. Baldini è un uomo di principi e valori, un allenatore che va oltre il calcio. Il calcio, in fondo, è lo strumento per arrivare al cuore della gente, gonfiando il suo, quello di chi gli sta intorno. 

Nel post-partita di Pescara-Ternana, uno dei suoi trionfi più importanti, non avrebbe mai lasciato la linea allo studio, in diretta Rai, per risvegliare l’orgoglio nazionale. Dimostra profondo interesse verso il calcio italiano, in un momento no. Gli viene concessa la possibilità di selezionare e condurre i migliori talenti del Paese, sterzando ciò che non va. Nella Nazione che adora.

Dopo una carriera di corse e di rincorse, all’età di 66 anni, Baldini è il comandante di tutti gli italiani. In faccia a furfanti e lestofanti. Soprattutto, è la guida dei più giovani. A cui insegnare che calcio non è solo calcio. E’ cultura, passione, identità. Calcio è inseguire i propri sogni puntando sul lavoro, senza losche scorciatoie. La purezza del percorso, più del risultato che ne consegue. Può finalmente rievocare la forza dell’educazione nello sport.

Silvio, allora, esordisce a modo suo. Al suono della campanella, parla di destino, responsabilità, sogno. Crede nei suoi ragazzi, certo di valorizzarli. Gli chiede di giocare con il cuore, in grado di indicare la giusta via lungo il cammino. Anticipa le mosse, esponendosi ad eventuali attacchi. 

L’obiettivo? Vincere Europeo e Olimpiadi. E’ lo scudo perfetto a protezione dei “ragazzotti” con tutto ancora da dimostrare. L’Italia, forse, non è ancora pronta a godersi per intero un allenatore così. Inconsapevole, però, del vortice da cui sarà presto risucchiata. 

A tratti sciamano, a tratti uragano. Baldini, bacchetta in mano, indossa subito il mantello azzurro. L’inizio è dei migliori, gli Azzurrini partono con due vittorie su due. In rimonta, in inferiorità numerica. La potenza del gruppo e dell’affiatamento, in grado di bypassare ostacoli e imprevisti.

Un sognatore libero

Baldini è un sognatore libero. A Pescara, alla festa promozione, indossa la maglietta consegnatagli da un tifoso a inizio campionato. Davanti, ben impresso il suo mantra: “Sognare, essere libero”. L’aveva gelosamente custodita in un cassetto, per ritirarla fuori al momento opportuno. 

Domenica 8 giugno: il momento è giunto. Baldini, ancora adesso, non smette di sognare. Si assume tutti i rischi, rilanciando forte il messaggio: gli obiettivi si raggiungono credendo nei sogni. Oggi, i suoi, sono quelli di tutti gli italiani. 

L’Italia ha chiamato. Baldini ha detto sì. Sognare ad occhi aperti, in Italia si può.

Racconto a cura di Simone Sebastiani

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