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Matteo Brighi, l'indispensabile

405 presenze in serie A. 55esimo nella classifica all-time. Scopriamo cosa aveva di speciale il tuttocampista romagnolo Matteo Brighi, ritiratosi a 38 anni poche stagioni fa.
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Matteo Brighi - Tacchetti di Provincia

È nato a Rimini, ed ha mosso i primi passi da calciatore nel vivaio della società romagnola.

“Ah gente di mare insomma? Eh ma quelli non son continui. Toglili la spiaggia e il profumo di salsedine e cambiano, danno il meglio di sé solo nella loro comfort zone.”

È stato lanciato nel grande calcio dalla Juventus.

“Eh ce ne sono tanti che hanno iniziato alla Juve. Mica tutti però sono diventati dei giocatori importanti”

È stato un centrocampista in grado di fare le due fasi con uguale qualità.

“Oh mamma mia, ancora con questa storia del tuttocampista, del centrocampista box-to-box. Ma lasciamole agli inglesi queste cose qua, qui in Italia non funzionerà mai una roba del genere”

Ha collezionato 405 presenze in serie A. 55esimo nella classifica all-time

“Ah… però. Interessante. Scusa, chi sarebbe questo?”

Nome: Matteo
Cognome: Brighi

Segni particolari: Indispensabile.

Il gol vittoria di Matteo Brighi con la maglia della Roma contro il Genoa

Il centrocampista della porta accanto

Matteo Brighi è come la ragazza che abita nell’appartamento di fianco al tuo.

Carina, educata, magari poco appariscente. Ne trovi tante più belle di lei, per questo tendi un po’ a trascurarla. Ma poi ti accorgi che non puoi più farne a meno, ed è troppo tardi. E allora ti manca.

Matteo è proprio così.

Faccia da bravo ragazzo, sembra il classico tipo che la domenica mattina va a cantare in chiesa. Niente pettinature esagerate o all’ultimo grido. Niente tatuaggi! (Sembra strano parlando di un giocatore di calcio, ma è così).

Chi ha avuto occasione di trovarselo di fronte in una qualsiasi delle 405 battaglie sopracitate, mai si sarebbe probabilmente immaginato che dietro quello sguardo un po’ bambino, si nascondesse un centrocampista con i contro coglioni. Che non molla mai. Che ti ruba palla e ti riparte. Che potrebbe andare  segnare su un suo stesso passaggio, talmente è bravo e versatile.

Nella massima serie ha vestito tantissime maglie. Quella della Juve innanzitutto, la prima società a capire che in quel ragazzo romagnolo albergasse un’ anima da campione. Poi tanta tanta provincia: Bologna, Parma, Brescia, Chievo, Roma, Atalanta, Torino, Sassuolo, Empoli.

Ha cambiato tante squadre, ma non perché non sia uno che si adatta facilmente. Anzi.

È che ciascuna di queste singole squadre, in un certo momento, ha pensato di poter fare tranquillamente a meno di lui. Di poterlo rimpiazzare senza eccessivi problemi. Nelle “probabili formazioni” di fine calciomercato, difficilmente c’era il suo nome. Spesso era dall’altra parte, sotto il titolo “trattative in uscita”.

Se ne pentiranno amaramente tutte e 10. Perché di giocatori così ce ne sono davvero pochi in giro.

Intervista a Matteo Brighi

Brighi caput Roma

Roma probabilmente la tappa più importante.

Dopo tanta gavetta, l’occasione di imporsi in una delle grandi del nostro calcio.

Due maestri come allenatori, Spalletti e Ranieri. Tre mostri sacri a contendergli la maglia come Pizarro, Perrotta e De Rossi. Ma all’ombra del Colosseo Brighi si toglie le soddisfazioni migliori. Una coppa Italia, una Supercoppa Italiana. E, ciliegina sulla torta, una doppietta in Champions League, contro il Cluj. Il classico momento in cui capisci che, forse, davvero ce l’hai fatta.

Molti sostengono che Roma sia una piazza in grado di mangiare giocatori e allenatori, talmente alta è la pressione  dettata dall’amore dei tifosi. Devi essere in grado di reggerla. 

Lui ce l’ha fatta. Ha saputo ritagliarsi un ruolo importante nel cuore dei tifosi. Con la sua qualità, la sua determinazione, il saper stare al suo posto, e garantire, ogni qual volta ce ne fosse bisogno, la maglia sudata a fine partita al magazziniere incaricato di mandarla in pulitura.

La sfortunata parentesi di Bergamo

Bergamo il rimpianto più grande.

Ci arriva dopo le stagioni in giallorosso con l’intento di diventare un leader della Dea. Una lesione al perone gli toglie la possibilità di giocarsi appieno le sue carte.

Ma anche lì, la determinazione di questo ragazzo. Il saper ripartire, senza mollare di un centimetro.

Sì, c’è da recuperare, da sudare, da soffrire. Ma si sta lì, a mettercela tutta e ad aspettare. Che se lo vuoi davvero l’occasione arriva.

E a Torino la sua strada è ripartita. Fino ad Empoli, la piccola Empoli. Dove a 38 anni ha deciso di aver fatto abbastanza.

Le 405 meraviglie di Matteo

405 presenze. Tante, davvero.

Più di Scirea, di Tassotti, di Savoldi, di Fuser, di Bulgarelli. Per guardare all’attualità, Chiellini lo ha superato solo in questo mese. Bonucci è ancora bello dietro.

Molti di più i chilometri percorsi. In giro per il campo, a coprire, rubare palla e ripartire. 

Un giocatore così se ce l’hai te lo tieni. Chi lo ha capito ha fatto le proprie e le sue fortune.

Ora ha preso il patentino da allenatore, ma dice che non se la sente, che non lo avverte come un vestito tagliato su misura per lui.

Sarebbe un peccato. Perché ai giovani che oggi si affacciano al grande calcio farebbe davvero bene imparare da lui e portarsi a casa un pezzettino di Matteo Brighi.

Il ragazzo partito da Rimini bambino, e diventato indispensabile nel resto d’Italia.

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