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La punizione redentrice di David Beckham

Il 6 ottobre 2001 David Beckham realizza uno dei gol più importanti della sua carriera: una punizione meravigliosa al 93′ firma il 2-2 con la Grecia e porta l’Inghilterra ai Mondiali.

La maglia numero 7, i capelli rasati, le maniche lunghe e la fascia di capitano al braccio: tutto fa di quelle immagini un momento iconico del calcio di inizio millennio.

Ma la storia di quel gol parte da lontano, dal 30 giugno 1998, Mondiale di Francia. Si gioca Argentina contro Inghilterra, Falklands contro Malvinas. Ancora una volta vincono gli argentini, 4-2 ai rigori, ma Beckham viene espulso per un fallo di reazione su Simeone, di fatto condannando la sua squadra e, da quel momento, perde anche il rispetto dei suoi tifosi.

Nel 2001 le qualificazioni al Mondiale di Corea/Giappone 2002, sono iniziate malissimo e nel confronto con la Germania, l’avversario più temibile del girone, gli inglesi perdono in casa. Si arriva così all’ultima giornata dove le due squadre si giocano il primo posto del girone. Tutti danno per scontato che la Germania vinca contro la Finlandia costringendo l’Inghilterra ai playoff. Invece i tedeschi pareggiano, ma la nazionale dei Tre Leoni è sotto di 2-1 contro la Grecia.

All’ultimo minuto c’è una punizione dai 30 metri. Beckham va sul pallone, rincorsa sicura, mani sui fianchi, tensione palpabile sugli spalti, e poi boooom: la palla finisce all’incrocio quasi telecomandata. È l’apoteosi per i tifosi inglesi, è il gol che manda agli spareggi l’odiata Germania.

La corsa liberatrice di Beckham verso i tifosi è un momento speciale, è il momento in cui i tifosi inglesi lo perdonano. “Per me, è stata la redenzione da quella espulsione”, le parole del giocatore a fine partita.

Pochi sanno, però, che Teddy Sheringham aveva chiesto a Beckham di battere la punizione. La risposta? “Vattene Ted, non riesci nemmeno ad arrivare alla porta” e aveva ragione.

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