Il mondo si ferma, il calcio no
11 settembre 2001 o 9/11 è la data che ha cambiato la storia del mondo moderno. Una data indelebile, impressa nella memoria collettiva come poche. L’attentato alle Torri Gemelle ha segnato la vita di tutti noi, uno spartiacque che ha cambiato il nostro modo di vivere, di viaggiare e di vedere il mondo rendendoci più vulnerabili, modificando per sempre alcune nostre abitudini.
L’11 settembre 2001 è un martedì. Alle 11 del mattino di New York entrambe le Torri Gemelle cadono al suolo, colpite da due aerei dirottati. “L’America è sotto attacco” le parole sussurrate a George W. Bush mentre è in visita a una scuola. In Europa sono le 17 e mancano poche ore all’inizio della più prestigiosa competizione calcistica del mondo: la Champions League.
L’11 settembre 2001 per il calcio è l’ennesima occasione persa. Perchè se l’UEFA comincia ad interrogarsi sull’eventualità di rimandare le partite alla fine decide che tutte si devono giocare.
E così in Roma-Real Madrid, Galatasaray-Lazio, Lokomotiv-Mosca Anderlecht, Dinamo Kiev-Borussia Dortmund, Liverpool-Boavista, Mallorca-Arsenal, Schalke 04-Panathinaikos e Nantes-PSV Eindhoven si confina il ricordo delle vittime nel minuto di silenzio prima del fischio d’inizio.
La decisione di far disputare le gare viene aspramente criticata e, sotto le grandi pressioni, la UEFA decide di rinviare le partite del mercoledì (tra cui Porto-Juventus dopo che i bianconeri furono anche costretti a lasciare il loro hotel perchè vicino a un obiettivo sensibile) ma ormai la frittata è fatta.
“Una scelta giustificata da motivi di ordine pubblico a pochissime ore dall’inizio delle partite” è la versione ufficiale dell’UEFA ma il massimo organo calcistico europeo consegna al mondo l’immagine di un calcio sordo agli avvenimenti extracampo preferendo la logica del profitto e del “the show must go on”, la stessa che si era visto percorrere all’Heysel.
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